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Autore: Montana    13/08/2012    2 recensioni
10 songs Challenge.
Sfida:
1. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
2. Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
3. Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua drabble.
4. Scrivine 10, poi pubblicale.
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le loro vite con Zoe'
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Le loro vite con Zoe

Sfida:

  1. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom
  2. Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità causale e fai partire.
  3. Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto è scombussolata la tua drabble.
  4. Scrivine 10, poi pubblicale.

 
 
Allora, so che dovrei scrivere il decimo capitolo di Zoe, ma sono a un punto morto quindi ho bisogno di cazzeggiare un po’. Arriverà presto, comunque, non disperatevi!
Queste sono 10 storie con più o meno tutti i personaggi di “La nostra vita con Zoe”, e ce ne sono alcune spoiler ma metterò l’avvertimento. Altre sono su situazioni già successe, altre missing moments...
Au revoir!
 
 

1. We Are Young – Fun ft. Janelle Mone (Zoe/Marco spoiler!)

Zoe stava letteralmente abbracciando il cesso. E non era una bella cosa, non per lei.
Non aveva vomitato, lei l’alcool riusciva a reggerlo piuttosto bene, l’unico problema era che si ubriacava. E quello non era un bene, non per lei.
Si era svegliata quella mattina che era stesa per terra in un salotto che non era assolutamente il suo (non aveva orribili divanetti di cavallino in casa, lei), con addosso una coperta che non era neanche una coperta ma Marco, più ubriaco di lei. Probabilmente erano crollati per terra a fine serata e non se n’erano neanche resi conto.
Aveva impiegato qualche secondo a capire cosa cazzo ci facesse lì, poi tutto le era tornato alla mente: la festa di autunno, i boccoli, la sfida dei cicchetti, Marco che ballava in modo stupido, i suoi meravigliosi occhi verdastri... le loro lingue che giocavano a rincorrersi.
Era scappata in bagno, non sapeva neanche come aveva fatto a scrollarselo di dosso senza che lui si svegliasse. Doveva scusarsi, dirgli che era successo solo perché erano ubriachi e assicurarsi che non succedesse più.
Si asciugò una sola, singola, fastidiosa lacrima, perché nonostante tutto no, non doveva più succedere.

 

2. Violet Hill – Coldplay (Marco)

Ad essere sincero, non gli era mai piaciuta particolarmente la neve. Era fredda, umida, troppo bianca e rendeva impossibile giocare a calcio.
Mentre tutti i bambini, da piccoli, andavano in visibilio per quella maledetta polvere di ghiaccio, e si sfidavano a palle di neve per tornare a casa fradici e ammalati, lui metteva il broncio e la guardava male fuori dalla finestra. Poi ci giocava a palle di neve, per non essere preso in giro da Lorenzo e dagli altri bambini del condominio, ma continuava a odiarla.
Fortunatamente, finita l’infanzia aveva cominciato a nevicare sempre meno frequentemente, e le palle di neve avevano perso fascino agli occhi di tutti.
Poi aveva incontrato quella ragazzina, con gli occhi talmente grandi che aveva sempre paura di caderci dentro, che la neve l’amava e faceva a palle di neve come un maschio. L’amava per questo, anche se non riusciva ad ammetterlo. L’aveva anche baciata in un giorno di neve!
Marco la squadrò qualche secondo quando se la trovò sul pianerottolo di casa, lei tutta vestita e lui in mutande.
E sorrise.
Dopotutto, la neve non faceva più così tanto schifo.


 
3. Rolling In The Deep – Adele (Cosimo spoiler!)

 Quando aveva letto il suo nome sul giornale, nell’articolo dell’incidente, per poco non gli era venuto un colpo. Aveva anche pensato all’ipotesi che potesse non essere lei, ma quante persone c’erano al mondo che si chiamavano così?
Non aveva parlato di quello per tutto il giorno. Aveva riflettuto.
L’ultima volta che l’aveva vista, lei era in lacrime sulla porta di casa sua, con un braccio al collo e un cerotto sulla fronte, che lo implorava di perdonarla perché lei lo amava.
E lui le aveva semplicemente chiuso la porta in faccia, dicendole che non l’aveva mai amata, che era stato tutto solo per prenderla in giro. Eiffel, l’aveva chiamata, per l’ultima volta con quel soprannome che odiava.
Non era stata colpa sua, lui lo sapeva. Suo fratello non poteva sapere dei suoi... attacchi. E lui non avrebbe dovuto gridarle dietro che era colpa sua e della sua pazzia se erano finiti così.
Lui non si era fatto neanche un graffio, di lei non gli importava a quei tempi, poteva essersi rotta tutte le ossa come nessuna. Suo fratello era ancora in ospedale e non si sapeva se e quando sarebbe uscito.
Erano passati quattro anni da quel giorno, e questa volta era lei quella stesa in un lettino senza la sicurezza di svegliarsi. Con un ragazzo che non era lui lì al suo fianco.
 


4. Mean - Taylor Swift (Federica/Enrique)

 Entrò in casa, Federica, con una vita distrutta, un matrimonio finito e senza sapere come dirlo a sua figlia.
Corse nella sua camera (non sarebbe mai più stata la loro) e aprì l’armadio di Enrique (non l’avrebbe mai più chiamato “suo marito”). Cominciò a tirare fuori tutte le (poche) camicie che ancora non si era portato nella sua nuova casa, con quella sua nuova moglie Eleonore, con quella sua nuova figlia di cui non aveva voluto sapere il nome, con quella sua nuova vita tutta francese come aveva sempre voluto.
Come aveva potuto abbandonarla? Sapeva anche lui dei problemi di Zoe, era stato lui il primo ad accorgersene, cazzo! E il medico si era raccomandato di rimanere uniti finché la situazione non si fosse stabilizzata, e non si sarebbe mai stabilizzata.
Come poteva abbandonare Zoe? Aveva sedici anni, era ancora una bambina, aveva ancora i suoi problemi e non aveva più un padre. Non gli avrebbe permesso di vederla, se proprio voleva abbandonarla.
“Mamma?”
Ci mise qualche secondo a capire che stava parlando con lei, non era abituata a sentirsi chiamare così.
Si girò e vide sua figlia, Zoe, sulla porta, con un’aria strana. “Mamma, cosa c’è?”
Federica boccheggiava. “Zoe... tuo padre...”
Zoe sospirò e andò ad abbracciarla.
Zoe sapeva, pensò Federica. Zoe sapeva e non aveva detto niente. Zoe era più forte di quanto pensassero.
Scoppiò a piangere tra le braccia di sua figlia, perché lei poteva anche essere forte, ma Enrique rimaneva lo stesso bastardo, cattivo e codardo.


5.
Rose’s Turn - Gypsy: A Musical Fable (Alessandra)

 A nessuno piace essere usati. Ad Alessandra piaceva ancor meno.
Quel bastardo, l’aveva sempre e solo usata. Per i compiti, prima. Per le verifiche, poi. Per scaldargli il letto, alla fine.
E lei, lei si era innamorata come una cretina, non aveva fatto altro che assecondarlo, sperando che un giorno avrebbe smesso di provarci con chiunque altra e l’avrebbe amata.
Com’era stata stupida, Alessandra. Non c’era amore per lei, non da lui almeno.
Per questo odiava Zoe: perché Zoe aveva l’amore e non sapeva accettarlo.



6. The Show Must Go On – Queen (Virginie)

Si stavano strette, loro tre. Come non avrebbero potuto, dopotutto? Erano sempre così in disaccordo, così contrastanti.
Facevano litigate tremende, che lasciavano Zoe con un mal di testa altrettanto tremendo e con le mani che tremavano dalla rabbia e dal nervoso.
Ogni tanto Virginie pensava che le altre due si sarebbero ammazzate, e che lei sarebbe semplicemente rimasta lì a vedere lo sterminio e morire assieme a loro, perché senza una non potevano esserci le altre due. Era quello il loro problema maggiore.
Zoe cercava di vivere senza di loro. Si era presa Léon e Marco proprio per quello, per sentirsi protetta. Ma loro conoscevano ogni suo piccolo, sporco, subdolo segreto. Ogni sua colpa.
E potevano piegarla sulle ginocchia, farle prendere a pugni il pavimento e l’armadio finché non si spellava le nocche o finché non arrivava Federica ad aiutarla.
E la vedevano ogni volta rialzarsi come se non fosse successo nulla, uscire sorridendo e sperando che loro non si facessero sentire mentre era fuori.
Qualcuna di loro avrebbe vinto però, prima o poi.
E Virginie era quasi sicura che sarebbe stata lei quella a uscire trionfante.
 


7. Firefiles – Owl City (Léon)

A Léon piaceva l’estate. Si divertiva, quand’era piccolo, ad andare in giro per le campagne vicine alla casa dei suoi nonni, inventandosi storie in cui era eroe, vittima e cattivo.
Era sempre stato un bambino molto solo, le uniche che gli facevano compagnia d’estate erano le lucciole che gli si posavano addosso quando se ne stava steso nell’erba la sera, la notte, quando i suoi nonni quasi si dimenticavano di lui. Vedeva sempre anche un sacco di stelle cadenti, quando era là, perché la prima città era a chissà quanti chilometri di distanza. Gli piaceva pensare di nuotare nella Via Lattea e poter spingere giù le stelle cadenti perché tutti potessero esaudire i loro desideri.
Una sera, quando era piccolo, aveva espresso il desiderio di trovare qualcuno che lo facesse sentire meno solo.
Ora aveva Marco, Zoe, e soprattutto Giulia.
E guai a chi diceva che era stupido credere in quelle cose!
 


8. Ordinary People – John Legend (Lorenzo spoiler!)

Zoe Blanchard, secondo il misero parere di Lorenzo Scotto, non era una ragazza comune.
L’aveva capito subito appena l’aveva vista aggirarsi per casa del suo migliore amico con la sua felpa e la sua maglia della Juventus.
Aveva continuato a pensarlo in quei due mesi in cui si erano sentiti via telefono, facebook, erano usciti insieme come amici per studiare o andare al cinema.
Ne aveva avuto la certezza dopo averla baciata sulla porta di casa in quella calda sera d’aprile, quando lei gli aveva semplicemente sorriso e gli aveva augurato la buonanotte.
In realtà, Lorenzo aveva sempre saputo anche che non erano fatti per stare assieme, lui e Zoe Blanchard. Lui sì, che era una persona comune. Troppo biondo, forse, e anche un po’ troppo alto, ma nel complesso normale.
Sfigurava, accanto a una ragazza come Zoe Blanchard. Non riusciva nemmeno ad identificarla solo come Zoe, a meno che non fosse assieme a lui.
Perciò, quando la vide salutare con un bacio il suo migliore amico sulla porta del condominio e poi scappare via sorridente, e salutarlo altrettanto allegra, sorrise compiaciuto perché aveva finalmente la conferma di aver ragione.
Nessuna ragazza comune avrebbe accettato Marco come fidanzato, non dopo aver rifiutato lui.



9. Mad World (Zoe)

A tredici anni, avere un braccio al collo e uno sbrago di dieci centimetri sulla fronte è niente.
Se hai anche il cuore spezzato e il respiro mozzo, allora diventa tutto un po’ più problematico.
Zoe camminava piangendo, anzi, singhiozzando, dopo che il ragazzo che aveva amato con tutta se stessa l’aveva cacciata dicendole di averla sempre presa in giro. Solo presa in giro.
Il cerotto sulla fronte le dava fastidio, voleva toglierlo e strapparsi anche tutti i punti.
Già si stava grattando il gesso con tanta forza da essersi mezza distrutta le unghie, ma non bastava a placare il dolore che provava dentro di sé.
Forse il suicidio sarebbe stato la cosa migliore. Disturbo da stress post-traumatico, l’avrebbero chiamato i poliziotti e i medici che l’avrebbero trovata impiccata. O forse era meglio tagliarsi le vene e immergersi nell’acqua bollente, col gesso non poteva fare bene il nodo. Ma non poteva neanche bagnarsi. Forse ingurgitare tutte quelle maledette pillole che dovevano “fare del bene” ma erano servite solo a trascinarla lì, forse quello sarebbe andato bene. Una sorta di legge del contrappasso, pensò.
 


10. Don’t Look Back in Anger – Oasis (Alaska spoiler!)

Ogni anno, il 27 di febbraio, Alaska vedeva la sua mamma alzarsi triste e cupa, e il suo papà cercare tutto il giorno di consolarla. In quel giorno, Alaska veniva coccolata e stritolata dalla madre ogni dieci minuti circa.
Un giorno aveva chiesto a suo padre perché la mamma fosse così triste, ogni 27 di febbraio.
Suo padre le aveva detto che, se tutto fosse andato bene, lei avrebbe avuto un fratello, o una sorella, che il 27 di febbraio avrebbe compiuto gli anni.
Alaska allora gli aveva chiesto perché non c’era, quel fratello o quella sorella.
Papà le aveva detto che era successo qualcosa di brutto alla mamma, e il fratellino o la sorellina non era riuscito ad arrivare. Per quello, le aveva detto, la mamma ti vuole così tanto bene. Perché credeva che non saresti mai nata neanche tu.
La mamma si incolpa per quello che è successo, aveva aggiunto, ma non è colpa sua. Sono anni che cerco di farglielo capire, perché non glielo dici anche tu?
Così Alaska era andata in cucina, si era seduta davanti alla mamma e con aria seria le aveva detto “Mamma, non è colpa tua, mio fratello ha solo perso l’occasione di avere te come mamma. E tu sei la mamma più superfantastica che c’è.”
Da quell’anno, ogni 27 febbraio la mamma di Alaska si svegliava con un peso sullo stomaco, ma bastava andare in bagno, guardarsi allo specchio e dire “Non devi guardarti indietro con rabbia” e tutto filava di nuovo liscio.

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So che mi state odiando, che volete sapere chi sono Cosimo, Virginie e Alaska e sapere perché diamine Zoe ha baciato Lorenzo, ma se continuerete a seguire la storia capirete tutto presto o tardi!
Adieu!

Montana

  
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