Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: crazy_k    13/08/2012    1 recensioni
Andrea Santi si era sentito sbagliato da quando, per la prima volta, il suo sguardo aveva indugiato sul corpo del cassiere del supermercato dove sua madre era solita fare la spesa. Si era vergognato di se stesso e dei suoi pensieri.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prompt Utilizzato: Dalla prima all’ultima pagina, Imperdonabile, Un giorno questo dolore ti sarà utile (P. Cameron)
Tema Trattato: Coming Out, Omofobia
Note: Scritta per il contest estivo Lo Slash è un Diritto, indetto da Florelle e Il_Genio_del_Male su Facebook.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
WRONG
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il cielo sopra la sua testa era limpido come l’acqua della sorgente più pura. Non una nuvola, non un’imperfezione in quell’azzurro infinito. Andrea era convinto di poter riuscire a vedere le stelle e i pianeti nelle profondità dell’universo, se solo avesse sforzato un po‘ la vista.
Con il collo reclinato all’indietro e gli occhi appannati dalle lacrime, con i polmoni arsi dalla mancanza d’aria e le corde vocali che vibravano impazzite in un urlo disperato, era consapevole di aver compiuto un errore imperdonabile.
 
Andrea Santi si era sentito sbagliato da quando, per la prima volta, il suo sguardo aveva indugiato sul corpo del cassiere del supermercato dove sua madre era solita fare la spesa. Si era vergognato di se stesso e dei suoi pensieri.
 
Il sole gli batteva sul viso, accecandolo con il suo bagliore.
Il dolore s’irradiava dalla parte inferiore del suo corpo in ondate sempre maggiori, lambendo tutte le terminazioni nervose di cui era dotato, portandolo lentamente e inesorabilmente verso la pazzia.
Malgrado ne sentisse l’irrefrenabile desiderio masochistico, non aveva il coraggio di abbassare lo sguardo.
Sentiva il corpo premuto con forza addosso al suo dimenarsi negli ultimi spasmi disperati prima di cedere impotente alla morte.
Stringendo i denti, il giovane pensò che quella fosse una punizione più che giusta per chi, come loro, aveva peccato.
 
La famiglia Santi si recava in chiesa tutte le domeniche.
Andrea e i suoi genitori si sedevano sempre nella prima fila di panche disponibili, esattamente davanti all’altare. Lo facevano per non perdersi nemmeno una parola di quello che veniva detto. 
Alla fine della messa, la signora Santi si avvicinava al figlio e l’ammoniva seria: ricordati di non recar mai dolore al Signore o Lui ne recherà a te il doppio.
Andrea non capiva come potesse il Dio sanguinario di sua madre essere lo stesso di quello che si raccontava nel grande libro che leggeva Padre Colombo.
 
Andrea percepì chiaramente la mano che gli stringeva la camicia affievolire la presa e cadere inerme su ciò che rimaneva delle sue gambe.
Con uno scatto involontario si accartocciò su se stesso e lanciò un urlo disumano. Una sofferenza inimmaginabile aggrediva con furia cieca la sua mente. Sentiva il proprio cuore lacerarsi e le lacrime continue soffocarlo, impedendogli di prendere fiato e otturandogli la gola.
Le sirene dell’ambulanza lampeggiavano impazzite quel pomeriggio d’inizio estate, cercando forse con il loro suono persistente di coprire le grida d‘aiuto. Uomini con indosso giacche fluorescenti si affannavano attorno ai rottami dell’auto, trascinandone fuori il guidatore svenuto. Una donna piangeva disperata chiamando a gran voce il nome del marito. Una bimba stringeva tra le braccia la sua bambola preferita, macchiata indelebilmente del sangue del padre.
E lui non poteva far altro che scusarsi, in silenzio, con costanza e dedizione.
 
Andrea aveva capito che cos’era quando aveva sorpreso il suo amico d’infanzia Giorgio baciare un altro ragazzo. Avevano entrambi quindici anni.
Lui era come Giorgio.
All’inizio, si era allontanato dall’amico, cambiando strada quando lo incrociava, ridendo di lui insieme ai compagni. Aveva provato ribrezzo per quel ragazzo così immorale. Lo odiava perché sembrava felice di essere quello che era… Un deviato. Pareva così contento, quasi orgoglioso di appartenere a quella categoria di persone che i suoi amici amavano definire froci, rottinculo, checche… Giorgio s’innamorava di chi voleva e non aveva paura del giudizio della gente.
Lo invidiava. Lo invidiava così tanto che aveva cominciato a seguirlo, a osservarlo, a prender nota di tutte le sue piccole imperfezioni e piano piano, si era accorto di non riuscire più a staccargli gli occhi di dosso.
Il padre di Andrea non si era fatto scrupoli a usare le maniere forti per far rinsavire il figlio quando se n’era accorto. Una volta finito, gli aveva rivolto parole dure come l’acciaio, grondanti rabbia e delusione.
Sua madre aveva scosso la testa, addolorata e triste. Un giorno questo dolore ti sarà utile, così gli aveva sussurrato prima di lasciarlo solo, agonizzante sul pavimento.
 
Andrea avvertì la presa salda dei soccorsi sulle sue spalle. Si divincolò, lottando contro coloro che cercavano di salvarlo perché non avrebbero dovuto farlo, perché era colpa sua, perché lui aveva disobbedito e il Signore aveva espresso la sua volontà.
Andrea non sarebbe stato perdonato.
 
Aveva iniziato a vedersi con Giorgio in segreto, lontano dalla luce del giorno, dagli sguardi accusatori delle persone. Studiavano insieme, si preparavano per la maturità, si sfidavano a interminabili battaglie coi videogiochi. Passavano intere serate rinchiusi l’uno nella camera dell’altro.
E si abbracciavano. Giorgio rispettava la paura dell’altro e aspettava, in silenzio, che i tempi fossero maturi.
C’erano voluti quattro anni: quattro anni prima che avesse il coraggio di uscire allo scoperto. 
Un appuntamento, questo gli aveva proposto Giorgio. Qualcosa di semplice, senza pretese come… Una passeggiata lontano dalla città.
Si erano presi per mano e avevano camminato l’intera mattinata. Avevano riso, scherzato… Andrea non sapeva che Giorgio aveva organizzato la loro uscita nei minimi dettagli, non sapeva che l’aveva fatto perché c’era una cosa che voleva dirgli, una cosa che non gli aveva detto prima per paura di vederlo scappare.
Giorgio aveva fatto fermare il compagno e l’aveva messo a sedere su un muretto alto poco più di un metro, così che i loro occhi fossero alla stessa altezza.
Andrea aveva capito che quello era un momento importante e, per un attimo, aveva pensato che in fin dei conti ciò che stavano facendo non dovesse essere per forza sbagliato.
 
Fu un attimo. Una frazione di secondo o poco meno.
 
Una strada provinciale costeggiava quel muretto. La usavano solo i trattori che portavano il fieno alle stalle, o i pastori che conducevano le greggi ai pascoli. Non era nemmeno una strada asfaltata.
Due auto arrivarono a tutta velocità e una di loro tentò il sorpasso. Cozzò violentemente contro la parte anteriore dall’altra e si ribaltò.
 
Andrea non sentì mai le parole che Giorgio aveva aspettato tanto a dirgli.
Vide quell’ammasso di metallo rotolare verso di loro a gran velocità e colpirli in pieno. Sentì il corpo del ragazzo di fronte a sè spezzarsi contro il suo e inchiodarlo al muro. Venne schiacciato a ridosso della roccia e dalla vita in giù non riuscì più a muoversi.
Furono solo grida, pianti e dolori. Il tempo smise di scorrere e le parole di sua madre gli si stamparono a fuoco nell’animo.
Il ragazzo aveva compiuto un azione imperdonabile innamorandosi di un altro uomo e Dio l’aveva punito.
Capì perché suo padre l’aveva disconosciuto.
Capì perché sua madre non lo guardasse più negli occhi.
Era sbagliato.
 
Quando si svegliò, Andrea era in ospedale. Solo. 
I funerali di Giorgio erano già stati fatti. Nessuno gli disse dov’era stato sepolto e lui non lo chiese.
 
Il giovane non recuperò mai l’uso delle gambe. Si abituò presto a usare la carrozzella in modo autonomo e divenne autosufficiente.
Si sposò con una giovane donna, una volta conclusi gli studi.
Ebbe due figli e li portò a messa tutte le domeniche, sussurrando loro all’orecchio: ricordatevi di non recar mai dolore al Signore o Lui ne recherà a voi il doppio.
 
Rivide Giorgio la notte prima di morire: sorrideva e gli sussurrava qualcosa, dietro di lui un’auto si avvicinava. Quella volta Andrea non distrasse l’attenzione. Nel sogno, rimase concentrato sulle labbra dell’amico.
 
Lo trovò la moglie, la mattina dopo.
Il dottore disse alla famiglia che doveva esser morto senza nemmeno accorgersene. Ci credettero tutti perché il vecchio aveva un lieve sorriso ad incurvargli le labbra.
Nessuno seppe mai che Andrea sorrideva perchè finalmente era riuscito a sentire le parole che Giorgio aveva da dirgli quel lontano giorno di giugno.
 
Fu Giorgio la vita di Andrea: dalla prima all’ultima pagina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END









Attenzione:
La storia potrebbe essere male interpretata. L'omossesualità NON è sbagliata e nessun atto omofobo è giustificato.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: crazy_k