Fanfiction basata sul videogioco Pokèmon Ranger – Ombre su Almia.
Non è necessario aver giocato per
leggerla, ovviamente. In fondo trovate qualche nota per chiarire qualche
termine che potrebbe essere sconosciuto.
SPOILER (!!)
un po’ su tutta la seconda metà del gioco, dall’ammissione alla Federazione
Ranger in poi – lo segnalo in caso a qualcuno potesse far fastidio, e mi tengo
un po’ “larga” per evitare di bruciare qualche sorpresa.
Buonanotte Alex
Dal fallimento della missione al
Tempio di Hippowdon, nel deserto di Haruba, Alex era uscito devastato. Riusciva
solo a pensare di aver combinato il guaio più grosso della sua vita,
permettendo che AJ scambiasse la Gemma Gialla per la sua libertà. Lui era forse
più importante della salvezza di Almia?
Si era lasciato sottrarre lo
Styler, lo strumento che rendeva tale un Ranger, non era riuscito ad impedire
che Aride inviasse un messaggio vocale alla Federazione in cerca di aiuto,
spacciandosi proprio per lui. Aveva insistito, ne aveva mandati diversi, sempre
più impaziente, ed AJ si era catapultata fin nel deserto di Haruba, aveva
catturato un Hippowdon e aveva attraversato le insidie del Tempio.
Il tutto mentre lui si contorceva
sull’elicottero del Team Pesto Buio, senza poter far nulla di concreto.
Lei era riuscita a catturare
Cresselia, il pokemon Guardiano, aveva preso la gemma Gialla e poi... poi lui
aveva fatto la figura del pollo.
Aride era sceso sulla cima del Tempio
con l’elicottero e lo aveva mostrato ad AJ, legato come un salame e totalmente
inerme; le aveva proposto lo scambio in modo arrogante e sgrammaticato e,
nonostante le di lui proteste, dopo pochi attimi di esitazione lei aveva
abbassato lo sguardo e aveva scelto la libertà dell’amico.
Ad Alex era crollato il mondo
addosso. Come poteva meritare il titolo di Top Ranger un fallito come lui? In
un giorno solo aveva disonorato il nome dei Ranger, spaventato a morte il suo
Pokemon compagno, fallito una cattura, una missione ed era caduto in mano
nemica. Come se non bastasse era stato visto legato come una salame da lei, dall’amica di sempre, e lei,
probabilmente impietosita, aveva preferito salvarlo piuttosto che portare a
termine la missione. Missione di riparazione per quella da lui fallita. Doppio
fallimento.
Si sentiva inutile e sbagliato. Ecco
come si sentiva Alex mentre volava su uno Staraptor verso la Federazione
Ranger. Come sarebbe riuscito a raccontare a Edvige e al professor Frenesio di
quell’enorme fallimento? Non osava pensarci. Si vergognava, terribilmente.
Forse avrebbe dovuto rifiutare il ruolo di Top Ranger, non ne era all’altezza.
La sua era stata una nomina in via eccezionale, per via dell’emergenza in cui
era caduta la regione di Almia. Forse quella volta avrebbe dovuto mettere da
parte orgoglio ed entusiasmo e riflettere su quanto sarebbe stato difficile
quel compito, prima di festeggiare. Non ne era stato all’altezza, dopotutto.
Atterrato davanti alla
Federazione, ringraziò e congedò lo Staraptor ed entrò di corsa. Meno tempo
avrebbe atteso, meno avrebbe pensato e meno si sarebbe fatto prendere dal
panico. Meglio affrontare subito il professore e la presidentessa della
Federazione, prima che arrivasse AJ a prendersi la colpa per l’accaduto –
perché, se la conosceva, lo avrebbe fatto.
Entrò di gran carriera, con la sua
solita carica di arroganza a nascondere i suoi reali sentimenti: sconforto e
rassegnazione. «Willy! Dov’è...?» cominciò, ma prima che potesse concludere la
frase, incrociò lo sguardo della presidentessa Edvige.
La sua maschera cadde all’istante,
mentre l’anziana donna gli sorrideva materna. «Bentornato, Alex. Come è andata
la missione? Glenda mi ha detto che non hai fatto rapporto».
Alex arrossì di vergogna e abbassò
lo sguardo. «Ho fallito» disse solo.
Quelle parole bastarono per
portare al silenzio la donna, che, tuttavia, non volle infierire. «Vieni,
andiamo in Sala Riunioni e, mentre aspettiamo AJ, mi racconterai cos’è successo».
Lui annuì e la seguì a testa
bassa.
Era sera inoltrata quando AJ tornò
alla Federazione. Si era fermata a svolgere qualche incarico cittadino ed era
passata a salutare i suoi genitori, che l’avevano invitata a cena.
Alex nel frattempo aveva finito di
raccontare la sua versione dei fatti da un pezzo e aveva anche cenato, mentre
lei aveva fatto rapporto a Glenda via messaggio vocale, sulla strada per il
ritorno.
«L’importante è che Alex stia bene
– disse Edvige, mentre il professor Frenesio era immerso nei suoi complicati
pensieri, alla ricerca di una soluzione per il guaio che i due nuovi Top Ranger
avevano combinato. – Avete raccolto comunque la Gemma Rossa e molti dati,
questo è abbastanza. Immagino che siate stanchi, andate a riposare. Domani
ripartirete con nuovi incarichi» li congedò la donna con un sorriso pacifico e
confortante.
«Sì. Buonanotte a tutti» salutò
Alex, dirigendosi poi verso la sua camera.
Sentiva lo sguardo di AJ su di sé,
mentre usciva a testa bassa dalla stanza. Era raro che Alex abbassasse la
guardia e lasciasse che gli altri notassero i suoi veri sentimenti, ma, quella
volta, si disse che non era importante. Era stanco e frustrato e aveva bisogno
di chiudersi in se stesso, al riparo della propria stanza, e leccarsi le
ferite.
Come si richiuse la porta alle
spalle, il ragazzo si tolse la divisa da Ranger e la lanciò con malagrazia
sulla sedia; l’uniforme non faceva che ricordargli il disastro che aveva
combinato quel giorno, sopravvalutandosi, come sempre aveva fatto in vita sua.
Si fece una doccia, per cercare di spazzare via il senso di rammarico che si
portava dietro da quel pomeriggio, poi infilò in fretta e furia il pigiama e si
gettò a letto, senza nemmeno abbassare le coperte. Portò le mani dietro la
testa e fissò a lungo il soffitto. Nella sua testa si ripetevano continuamente
le immagini di quella fallimentare missione. Prima la sconfitta inflittagli da
Cresselia, poi l’umiliazione di essere catturato da Aride. Infine la
consapevolezza di aver mandato in fumo anche la missione di AJ. Non solo la
propria, ma anche la sua.
Era... era un disastro. Come si
poteva fallire così tante volte in un giorno solo?
Aveva stabilito un nuovo,
schifosissimo record. Dov’erano i reporter? Doveva aspettarli sveglio o
sarebbero giunti il giorno seguente?
Chissà se i suoi genitori erano
orgogliosi di lui. Lui, al posto loro, non lo sarebbe stato.
Buizel, il suo pokemon compagno,
saltò sul letto e lo studiò a lungo. Lo osservò, gli annusò la fronte, poi si
accucciò al suo fianco e rumoreggiò piano per dargli la buonanotte.
Alex sospirò. «Ho spaventato anche
te, vero?» domandò, accarezzandogli la testa.
Buizel si strusciò contro la sua
mano, accettando le implicite scuse. Lo osservò con serietà qualche istante e
verseggiò di nuovo, per poi chiudere gli occhi. Sembrava volergli dire “Tutto è
bene ciò che finisce bene”.
Il problema, secondo Alex, era che
nulla era finito bene. Aveva trascinato con sé nel baratro del fallimento anche
AJ.
Avrebbe dovuto rinunciare al suo
incarico, forse. Era vero, diventare Top Ranger era e sarebbe sempre rimasto il
suo sogno, ma sapeva quando era il momento di tirarsi indietro. Non poteva
anteporre il proprio egoismo alla salvezza dell’intera regione. Se non era in
grado di svolgere il proprio compito, meglio tornare ad essere un Ranger di
Zona o, al limite, trovarsi un’altra occupazione.
Era ormai notte fonda quando un
fischio di Starly riecheggiò tra le mura della Federazione.
Alex stava ancora fissando il
soffitto, incapace di dormire, ma trasalì comunque quando sentì bussare alla
propria porta. Pigramente si tirò su a sedere, attento a non svegliare Buizel,
e, senza nemmeno accendere la luce, andò alla porta.
Fu sorpreso di trovare ad
aspettarlo nel corridoio buio AJ con il suo compagno Starly. Si stava guardando
attorno con espressione allarmata, preoccupata al pensiero che il fischio del
pokemon potesse aver svegliato qualcuno.
«Oh. Ciao» la salutò Alex,
sorpreso, passandosi rapido una mano tra i capelli rossi, spettinati e
schiacciati in modo indecente dal cuscino. Diede un’occhiata veloce al proprio
pigiama, ringraziando il cielo per aver avuto la decenza di indossare quello
grigio a tinta unita, anziché quello rosso con i Pikachu stampati sopra.
AJ lo guardò e sorrise. «Ciao!
Posso?» chiese, indicando la porta.
Alex annuì e si fece indietro per
lasciarla passare.
Si sentiva decisamente meno in
imbarazzo ora che, alla luce della luna proveniente dalla finestra, aveva
notato che anche lei era in pigiama. Un pigiama blu con un Mareep intento a
saltare una staccionata, stampato proprio sul petto. Zona in cui, pensò
arrossendo, non avrebbe dovuto per nessun motivo guardare.
«Ehm, siediti pure sul letto...» suggerì,
ringraziando mentalmente l’oscurità che nascondeva il disordine agli occhi
della ragazza. Se avesse saputo di quella visita, probabilmente avrebbe
riordinato un po’ e si sarebbe fatto trovare almeno pettinato. Almeno avrebbe
buttato gli involucri delle merendine sparsi sul pavimento. Forse. O forse
l’epilogo perfetto per quella giornata era proprio farsi vedere da lei come il
disastro che era.
«Grazie» sussurrò lei, obbedendo.
Starly volò alla finestra e, appollaiato sul davanzale, si perse nello scrutare
il paesaggio.
Alex lo imitò e per qualche
istante guardò le macchie boscose che circondavano la Federazione. Quante volte
AJ aveva portato a termine incarichi e missioni in quelle zone, mentre lui
combinava guai e poi cercava di risolverli nella regione di Fiore?
Socchiuse gli occhi, respirò a
fondo e tornò a guardare la ragazza.
Lei si accorse del suo sguardo e
sorrise, imbarazzata. Non era certo normale piombare nelle stanze altrui e
rimanere lì in silenzio, in attesa di chissà cosa. «Ti ho svegliato?» gli
domandò, cauta.
Alex scosse il capo, poi, non
sapendo se lei riuscisse a vederlo o meno, aggiunse: «No. Non riuscivo a
dormire».
La sentì ridacchiare. «Nemmeno
io».
Quasi arrossì vedendola così
ingenua e serena seduta sul suo letto. Fragile, disarmata, così diversa dalla
ragazza combattiva che vedeva in azione ogni giorno. Per un istante pensò che
se Settimio l’avesse vista in quel momento, con l’aria così tenera e
sprovveduta, ne avrebbe approfittato. Per un millisecondo si disse anche che se
invece di Settimio ci avesse provato lui, probabilmente lei non avrebbe avuto
nulla in contrario.
Arrossì al quel pensiero e sperò
che lei non se ne accorgesse.
La luce della luna la illuminava e
Alex, senza riuscire ad impedirselo, rimase ad osservarla, mentre lei tornava a
guardare fuori dalla finestra. L’espressione innocente e spensierata, da
bambina, i capelli castani insolitamente sciolti.
Quell’incursione notturna non
doveva essere in programma nemmeno per lei, o si sarebbe legata i capelli. Non
l’aveva mai vista così prima di allora, eppure lei sembrava a proprio agio. Si
fidava di lui, nonostante il pasticcio che aveva combinato al Tempio.
«Preoccupata per la Gemma Gialla?»
buttò lì lui, con una vena di amarezza nella voce.
Lei gli rivolse un’occhiata stranita,
poi respirò a fondo e accarezzò delicatamente la testa di Buizel, che non si
degnò nemmeno di svegliarsi, pigro com’era. Rimase in silenzio un po’ – parlava
sempre poco AJ, era una persona di poche parole – poi lo guardò con serietà.
«Non sono pentita della mia scelta di oggi pomeriggio» gli comunicò con
risolutezza.
Alex sostenne il suo sguardo
qualche istante, poi lo abbassò. «Hai fallito la missione per colpa mia»
rincarò, con un tono mesto che non avrebbe mai usato in pubblico. Soleva farsi
vedere forte e sicuro di sé, davanti a tutti. AJ era l’unica che, nonostante
lui indossasse sempre la propria maschera di arroganza, aveva intuito la sua
reale fragilità, il suo vero essere.
Si passò nuovamente una mano tra i
capelli, in un gesto che ripeteva spesso quando si sentiva a disagio.
Ironicamente, tutti lo prendevano per un vezzo di vanità.
Lei scosse il capo, severa, come
avrebbe fatto per placare un bambino capriccioso. Batté delicatamente una mano
sul materasso, invitandolo a sedersi accanto a lei.
Fu il turno di Alex di obbedire e,
sentendo il calore corporeo di lei lungo tutto il lato sinistro del corpo,
finse che il suo battito cardiaco non avesse accelerato, sperando che questo
bastasse a non farlo arrossire di più.
«Cosa? – la precedette con un
pizzico di arroganza mista a frustrazione. – Vuoi forse dirmi che non importa?
Che capita a tutti di sbagliare? Sono – siamo
– Top Ranger, AJ. Sai che vuol dire? Che siamo il livello più alto nella
gradazione dei Ranger. Sopra di noi c’è solo la presidentessa! Sì, lo so: siamo
stato nominati Top Ranger in via eccezionale, perché ce n’erano troppo pochi
per affrontare questa emergenza, ma ora lo siamo. Non possiamo permetterci
degli stupidi errori da ragazzini!»
«Noi siamo poco più che ragazzini, Alex» rettificò lei con tranquillità,
guardandolo dritto negli occhi.
«Si nota» sbuffò allora lui,
abbassando lo sguardo e il tono.
«Se non meritassi questa nomina
non saresti un Ranger di livello sette» osservò allora lei.
Lui si strinse nelle spalle. «Tu
lo sei di livello otto». Era sempre stato un tipo competitivo, Alex. Uno dei
motivi che lo avevano spinto a fare amicizia con AJ, era la sua bravura. Alex
aveva sempre desiderato essere migliore di lei. Era stato lo spirito di
competizione a spingerli a legare sempre di più, nel tempo.
La ragazza rise, dandogli una
gomitata. «E allora? C’era Aride ad aspettarti al Tempio di Hippowdon,
altrimenti ora lo saresti anche tu» spiegò lei, glissando sul fatto che anche
lei aveva avuto del filo da torcere nel vulcano Caldonio.
«Inoltre – riprese. – Settimio è
un Ranger di livello dieci, ma si comporta in modo riprovevole con Linda e
Glenda: fa loro regali e le illude. Credi che sia un uomo migliore di te?»
sciorinò, con una particolare intonazione ironica che insospettì Alex.
La guardò con gli occhi
leggermente sgranati: «Ci ha provato anche con te?» si stupì.
Lei ridacchiò, arrossendo
leggermente sulle guance. «Forse. Durante l’ultima missione era un po’ troppo
affabile. Faceva lo spavaldo e...»
«E??» Alex non sapeva se essere
incredulo o geloso. Optò per uno strano mix tra le due cose.
AJ rise apertamente, socchiudendo
gli occhi. «Era abbastanza ridicolo, a dire il vero. Ma evidentemente a certe
ragazze piace quel genere di comportamento. Non credevo che Glenda fosse il
tipo».
Alex fu sollevato da quella
rivelazione. Ad AJ Settimio sembrava ridicolo, lo ripeteva mentalmente,
gongolante. Poi improvvisamente si chiese se anche lui non si facesse un po’
troppo grosso, col suo fare arrogante. Sembrava ridicolo anche lui? No, forse
lui non lo sembrava. Si rabbuiò.
«Sai, una volta sono andata in
missione con Brando, il capo dei Ranger di Vien. Abbiamo dovuto affrontare due
grossi Cranidos e... – arrossì. – e me la stavo facendo sotto dalla paura. Era
già un po’ che facevo praticantato a Vien, quindi ormai avrei dovuto essere
abituata. Invece ero così terrorizzata che mi tremavano le mani e mi cadde lo
Styler. Un Cranidos lo pestò e quando lo recuperammo era distrutto».
«Ahia» commentò Alex con un
sorriso, per dimostrare la propria attenzione. Appoggiò la schiena al muro e la
guardò di sottecchi.
«Quel giorno – riprese, dopo un
risolino imbarazzato. – pensai di aver fatto un disastro. I meccanici
aggiustarono il mio Styler, ma io non volevo riprenderlo. L’avevo rotto, non
meritavo che mi fosse affidato di nuovo. Era il più grande errore che potessi
fare».
Alex incassò il colpo in silenzio,
senza dir nulla, senza nessuna espressione particolare. Detto da lei, però,
quella consapevolezza faceva ancora più male.
Si incantò qualche istante a
guardare quegli occhi scuri, che tantissime volte, a scuola e poi in servizio,
avevano cercato i suoi per ridere insieme di una battuta passata inosservata a
chiunque altro, ma non a lei. AJ coglieva l’ironia della vita; rideva delle
avversità e dei propri errori. Trovava sempre la forza di andare avanti e affrontare
ogni ostacolo. Catturava il pokemon giusto e lo eliminava, proseguendo poi
lungo il proprio cammino.
Alex si sentiva importante per
lei. Erano tante anche le volte in cui, prima di partire per una missione o
fare qualcosa di importante, AJ cercava il suo sguardo, gli chiedeva conferma.
Come se Alex potesse infonderle il coraggio necessario per affrontare una
missione importante.
Quando si accorse di starla
fissando, distolse lo sguardo, rapido, accorgendosi però del rossore che aveva
pervaso le sue guance. Si schiarì la voce e la spronò a continuare: «Dicevi?»
Lei annuì. «È lo Styler che fa il
Ranger, mi giustificai. Brando non era d’accordo. Mi disse che lo Styler è solo
uno strumento, mentre ciò che distingue un Ranger dal resto dalla gente è l’impegno
con cui svolge gli incarichi, aiuta i pokemon, protegge le persone e l’ambiente.
Quello che conta, insomma, è l’intenzione» concluse con un sorriso mesto.
Alex la osservò di sottecchi:
guardava di nuovo il mondo fuori dalla finestra e sorrideva assorta, le gote
ancora imporporate. Stava cercando di consolarlo. Stava cercando di evitare che
lui si scoraggiasse troppo, che abbandonasse il proprio ruolo da Top Ranger.
Un moto di gratitudine gli esplose
nel petto e, prima che potesse pensare lucidamente, le prese il volto tra le
mani e la baciò. Fu un bacio casto, affettuoso. Le loro labbra si incontrarono
solo per qualche istante e poi Alex realizzò cosa aveva appena fatto: l’aveva
baciata.
Si tirò indietro, rosso di
vergogna, e borbottò qualche parola sconnessa per scusarsi. Deglutì sonoramente,
attendendo la reazione della ragazza. Non aveva il coraggio di guardarla.
Dopo lunghissimi istanti di
silenzio non sapeva più che fare. Quindi cercò di rizzare le spalle e la spina
dorsale e tornò a poggiarsi al muro con la schiena, come se nulla fosse. In realtà
qualcosa era successo eccome. Un avvenimento con un sapore patetico - perché se
almeno l’avesse baciata come si deve,
avrebbe avuto la soddisfazione di essere riuscito ad aver battuto Settimio in
qualcosa, qualcosa di tenero e con le guance imporporate -, ma era pur sempre
un passo avanti dopo anni di sguardi sfuggenti e fantasie.
Ancora nessuna risposta da parte
di AJ. Nessuna parola, nessuna fuga, niente di niente.
Poi, proprio nel momento in cui
Alex stava per mettersi ad urlare frasi senza senso pur di sfogare l’agitazione
che si era impossessata di lui, sentì una leggera pressione sulla spalla e un
calore su tutto un lato del corpo. Si voltò a guardare, sorpreso, e trovò la
sua testa posata di lui. «Buonanotte Alex».
Boccheggiò un po’, prima di
riuscire a sussurrarle a sua volta una buonanotte.
La mattina seguente, a rapporto
presso la presidentessa Edvige, Alex non riuscì nemmeno a guardarla in faccia
tanto era il suo imbarazzo. Posargli la testa sulla spalla e dormire non era
una risposto al suo bacio. Non essendo stato in grado di interpretare quel
comportamento, aveva deciso si trattasse di un rifiuto. Ecco perché quando fu
assegnato loro un giro di pattugliamento e AJ gli chiese di andare con lui,
Alex si limitò a rispondere «Non mi piace rimanere fermo ad aspettare», senza
accennare a seguirla.
DubbiDomandeDelucidazioni:
-
Styler: è lo
strumento usato dai Pokèmon Ranger per catturare i Pokèmon. Non li cattura
veramente, ma, secondo il gioco, incanala i sentimenti di amicizia del Ranger e
li infonde al pokemon. Li rende amici del Ranger. Non so come sia fatto
esattamente, personalmente lo immagino come una sorta di lanciatore per i
Bayblade. XD
-
Aride: Uno
dei tre membri del Sinis Trio, ovvero i “pezzi grossi” del Team Pesto Buio, i
nemici di Pokemon Ranger – Ombre su Almia.
-
Federazione
Ranger: è il luogo in cui abitano e si riuniscono i Ranger e gli Assistenti
di Almia. Qui risiedono i Top Ranger, si discutono le missioni e si ricevono le
segnalazioni da parte dei cittadini quando qualcosa non va.
-
Glenda: una
delle assistenti della Federazione. Frequentava l’Accademia con Alex e AJ,
insieme si erano promessi di raggiungere i propri sogni, ovvero diventare
rispettivamente Ranger e Assistente.
-
Livello X, Top Ranger, Ranger di zona: Si diventa Ranger dopo essersi diplomati ad
un’accademia. Dopo il diploma, si viene assegnati ad un Quartier Generale, in
cui si trovano i Ranger di Zona. Questi sono Ranger, ma meno importanti dei Top
Ranger, che sono, appunto, il Top, i migliori e più importanti – e se la tirano
come pochi. Ci sono dieci livelli in tutto e più si portano a termine missioni
difficili e pericole, più si sale di livello.
-
Settimio:
uno dei Top Ranger, un po’ sciupafemmine a quanto ho capito. XD
-
Vien, Haruba, Vulcano Caldonio: luoghi della regione di Almia, in cui è
ambientato il gioco. Fiore è
un’altra regione adiacente, in cui Alex è stato Ranger di zona.