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Autore: realpandora    14/08/2012    3 recensioni
Questa è la mia prima McDanno, anzi... E' la prima storia che scrivo da 15 anni a questa parte; quindi cercate di avere pietà.
Questo capitolo inizia una settimana dopo la season finale della 2^ stagione, quindi attenzione agli spoiler per chi non l'ha vista.
Steve torna al quartier generale... Non da solo.
Grazie a babycin per avermi fatto da beta. Ti adoro, babe! E voi non odiatemi. Posterò un capitolo a settimana. Se riesco a tirarne fuori di più,sarete i primi a saperlo. ;P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non so perché vi vogliate fare del male, ma visto che volete a tutti i costi il secondo capitolo (masochisti siete, ve lo dico io!!!! XD) ECCOLO!
Al solito... Fate i bravi! :**

Capitolo due: Due chiacchiere a pranzo

 

Danny si ritrovò in macchina con la mamma di Steve, mentre il SEAL li seguiva con il suo pick-up. Era quasi strano trovarsi alla guida della Camaro con un McGarrett in auto. Guardò di sottecchi Doris più volte, rendendosi conto che lei, invece, lo stava fissando apertamente con uno sguardo interrogativo sul volto. 

Sentendosi sempre più a disagio, sbottò: "Cosa?"

La donna rimase a guardarlo con un mezzo sorriso e rispose: "Niente..."

"Non può guardare una persona con quello sguardo e poi uscirsene con 'Niente'. Non esiste. Se uno ha la faccia interrogativa è perché vuole chiedere qualcosa, non è niente!"

Doris sorrise più apertamente e le s’illuminò il volto, facendola sembrare di qualche anno più giovane - Danny ora capiva da chi Steve avesse preso il suo sorriso. "Oh mio Dio. Ma blateri sempre così tanto quando t’innervosisci?" Fece una piccola risatina alla faccia scioccata del biondo e continuò: "Ti dispiace se ti do del tu? Dopotutto hai più o meno l'età di mio figlio, no?"

Danny guidò qualche secondo ancora in silenzio, prima di risponderle: "Sì, può darmi del tu, non c'è problema." Si girò a guardarla brevemente. "E no. Non 'blatero' sempre così quando sono nervoso. Se non altro perché non sono nervoso. Mi succede solo quando è coinvolto un McGarrett; e nel caso di suo figlio succede sempre."

"Mi chiedevo che tipo di rapporto c'è tra te e mio figlio..." chiese Doris come se nulla fosse.

Il detective rimase a fissare il parabrezza davanti a sé con espressione ancora più scioccata. "Signora, se ci tiene alla pelle, queste non sono domande da fare così a bruciapelo mentre una persona sta guidando. Ma le pare? Ma che domanda è? Gliel'ha detto anche Steve: siamo partner." Vedendo uno sguardo malizioso cominciare a nascere sul viso della donna, Danny si affrettò ad aggiungere: "Partner lavorativi. E..." Tirò un grande sospiro, mordendosi il labbro inferiore. "Ed è il mio migliore amico, anche se a volte vorrei staccargli la testa."

Doris lo guardò con uno sguardo dolce sul volto - Danny capì anche da chi Steve avesse preso ad essere così espressivo - "Capisco. Beh, grazie per averlo protetto in questi anni."

Danny arrossì mentre, con sollievo, vide che erano arrivati dal camioncino di Kamekona. "Non è che abbia fatto molto. Suo figlio dopotutto è un SEAL, quindi non ha bisogno di molta protezione, tranne quella contro se stesso, a volte. Da quando lei se n'è andata…" Avendo parcheggiato la macchina, si girò verso la donna, che lo guardava con un sopracciglio alzato, "e non la sto condannando. Ho una figlia anch'io e, anche se non mi vedrei mai lasciarla, posso immaginare due o tre situazioni che mi potrebbero portare a comportarmi come lei." Guardò di nuovo fuori dal parabrezza. "Dicevo, dopo la sua 'morte', suo marito che lo ha mandato via, separandolo da Mary Ann, i SEALs e la morte vera del padre, Steve non è proprio il massimo a livello emotivo e sociale, ma dà il massimo tutti i giorni. Io cerco solo di non lasciarlo solo, quando me lo permette." Doris gli appoggiò una mano sulla spalla. Aveva notato lo sguardo e il tono malinconico del biondo. "Ed evito che si faccia uccidere. Anche questo quando me lo permette. Se non altro perché Grace, mia figlia, non mi perdonerebbe mai se succedesse qualcosa a suo 'zio Steve'!" Danny si fece scappare una risata. "Certo che non è facile quando si ha un cavernicolo come partner... senza offesa." Il detective guardò la signora McGarrett, pensando di essersi lasciato trasportare troppo come spesso gli succedeva quando parlava del partner, e quel che vide gli fece venire gli occhi lucidi e un nodo in gola: Doris aveva il viso rigato di lacrime e il sorriso dolce-orgoglioso che gli rivolgeva sempre Ma' Williams quando combinava qualcosa di giusto - aveva lo stesso sguardo, ad esempio, lacrime comprese, anche se per motivi diversi, di quando Danny l'aveva resa nonna.

"Grazie" disse Doris, stringendogli la spalla. Il detective si sentì arrossire, anche se non capiva bene per cosa lo stesse ringraziando.

In quel momento, qualcuno bussò al finestrino di Danny che, voltandosi, si ritrovò faccia a faccia con Steve, che lo guardava con uno sguardo perplesso e faceva segno con la mano di abbassare il vetro. "Avete intenzione di rimanere chiusi lì dentro ancora per molto?" 

Danny uscì dalla macchina, mentre Doris usava lo specchietto del parasole per levare ogni traccia di pianto. Il poliziotto fece il giro dell'auto e le aprì la portiera con un sorriso, offrendole la mano, mentre Steve incrociava le braccia sul petto e guardava, sempre più perplesso, il rapporto che si era creato tra la madre e il partner nel breve viaggio tra il quartier generale e il camioncino dei gamberoni di Kamekona.

Doris accettò la mano e ricambiò il sorriso, aggrottando poi le sopracciglia allo sguardo che il SEAL stava indirizzando loro. "Cosa c'è, Stevie? Geloso?" lo prese in giro la madre.

Steve si sentì avvampare e cercò di nasconderlo rispondendole in modo brusco "Doris. Odiavo già a sedici anni quando mi chiamavi Stevie, immagina ora. E comunque non c'è nulla di cui essere geloso. Eri in auto con Danny, dopotutto..." Non aveva neanche finito la frase che già voleva rimangiarsela. Soprattutto vedendo la reazione di Danny: appoggiato con la schiena alla Camaro, aveva incrociato un braccio lungo il petto mentre con una mano si teneva una tempia, lo sguardo fisso sul SEAL e le vene del collo che sembravano pronte ad esplodere. "E questo cosa vorrebbe dire? A parte che, pur essendo una bella donna, non sono mai stato portato per le signore più grandi di me; dovrei per caso ritenermi offeso?" La mano che era premuta sulla tempia si spostò a indicare a Steve la possibilità di rispondere.

Il comandante si passò una mano sulla faccia, prendendo tempo per cercare le parole adatte per evitare di offendere veramente il collega. "Danno, non intendevo in quel senso. È che tu sei sempre un tale gentiluomo con le signore, che..."Doris si mise a ridacchiare alla faccia imbarazzata del figlio e Danny alzò un sopracciglio, cercando, invano, di evitare di mettersi a ridere pure lui. Riuscire a mettere a disagio il Super-SEAL era sempre un po' esilarante. Steve aggrottò la fronte, infastidito, ma segretamente compiaciuto, che entrambi si stessero prendendo così apertamente gioco di lui.

"Andiamo a mangiare che è meglio. E voi due non cercate altri modi di coalizzarvi contro di me, grazie. Andate già abbastanza d'accordo così."

Andarono, Doris e Danny ancora sghignazzando, verso il furgone del grosso cuoco hawaiano e, dopo un saluto veloce - c'era un sacco di gente in fila quel giorno - fecero la loro ordinazione e si andarono a sedere al tavolo che Kamekona lasciava sempre riservato ai membri del 5-0; Danny da una parte, Steve e la madre dall'altra.

Mentre aspettavano le portate, Steve fece finalmente la domanda che moriva dalla voglia di fare da quando avevano lasciato il quartier generale. "Cos'ha combinato Rachel stavolta?"

Danny appoggiò le braccia al tavolo, incrociando le dita. Fece un profondo respiro, girando la testa di lato per guardare la gente che andava avanti e indietro sulla spiaggia, prima di voltarsi di nuovo verso il partner e rispondere. "Ti ricordi che ti ho detto che Stan vuole trasferirsi a Las Vegas e vuole portare tutta la famiglia con sé?" Al cenno di assenso di Steve, Danny continuò. "Beh, come ti ho detto prima che tu sparissi di nuovo, mi sono affezionato a questa trappola per turisti infestata dagli ananas e non ho alcuna intenzione di ... Ehi... Levati quel sorrisino soddisfatto dalla faccia!" Steve nascose la bocca con la mano, ma non poté nascondere il luccichio birichino che gli aveva illuminato gli occhi. Doris intanto guardava divertita lo scambio di parole tra i due. "Tsk... Come se tu c'entrassi qualcosa con questa decisione" mormorò Danny scuotendo la testa, con un’espressione quasi di tenerezza negli occhi mentre guardava il partner, ma quando riprese a parlare con tono normale, lo fece con un velo di tristezza. "Dicevo, non ho intenzione di lasciare l'isola e... Non ho nessuna intenzione di lasciar andare via la mia bambina. Quindi ho deciso di portare la mia ex-moglie in tribunale per i diritti di custodia: voglio riuscire a tenere mia figlia qui con me." Steve mise una mano sopra quelle del partner per trasmettergli un po' di conforto.

Danny, quasi senza accorgersene, ne liberò una, girandola per poi intrecciare le dita con quelle del SEAL, palmo a palmo. "All'inizio, Rachel ha provato a combattermi mettendo sul piatto il fatto che, come poliziotto, non sono mai a casa e Grace sarebbe sempre sola. Ma ho ribattuto che già con lei la maggior parte delle volte sta con il personale o chiama me in emergenza, così ho trovato una tata che badasse anche alla casa. E qui è intervenuto Kamekona, con una delle sue tanti parenti. L'ho già conosciuta e, ancora una volta, il nostro amico è stato veramente utile. È una donna simpatica, rimasta vedova giovane e senza figli. E senza alcuna intenzione di risposarsi. Ha accettato subito volentieri di occuparsi di Grace." Danny si fermò un attimo per l'arrivo di Kamekona con i loro piatti e arrossì leggermente quando si rese conto che, oltre a tenere la mano del partner in pubblico, gliene stava accarezzando anche con il pollice il dorso. 

Steve strinse per un secondo la mano del collega, prima di lasciarla andare e accettare il piatto. "Mahalo, Kamekona." 

"Di niente, brah" rispose il cuoco. "Ma dimmi, chi è questa bella signora accanto a te?" chiese, ammiccante.

Steve scosse la testa, incredulo al fatto che Kamekona ci stesse provando con sua madre. "Beh, brah, tu non ci crederai, ma lei è Doris McGarrett, cioè mia madre." 

Kamekona rimase un attimo a guardare prima Steve, poi Doris, che gli offrì la mano e un "È un piacere conoscerti, Kamekona." Dopodiché alzò le spalle con un gesto di noncuranza e disse: "Come dici tu, brah." Si volse verso Danny e riprese: "Mia cugina Kaiolohia sta arrivando. Trattala bene, mi raccomando."

"Non ti preoccupare. Non ho alcuna intenzione di correre dietro a tua cugina. Non voglio mica farti mantenere la promessa, sai?" rispose Danny con un mezzo sorriso.

Con un finto sguardo cattivo, Kamekona se ne tornò dai suoi gamberi, lasciando di nuovo soli i due colleghi e la donna.

Doris guardò affamata il piatto di gamberoni allo zenzero e papaya e cominciò a mangiare con gusto, mentre Danny la fissava con un misto di disgusto e comprensione. "Ora capisco da chi ha preso Steve i suoi gusti in fatto di cibo." Osservò il collega che attaccava con entusiasmo un piatto di gamberi con ananas e curry, prima di dedicarsi ai suoi più semplici gamberoni all'aglio.

Quasi a metà della portata, Steve chiese: "Oggi vai quindi in tribunale per dimostrare che hai veramente chi si può occupare di Grace quando tu non ci sei?"

Danny deglutì con fatica e si prese qualche secondo prima di rispondere, pulendosi le labbra e distogliendo lo sguardo. "Purtroppo non è così facile... Visto che ora Rachel sa che ho chi si può occupare di mia figlia, sta cercando di combattermi sul mio appartamento. Per ora non ho una stanza per Grace, ma sto cercando casa. Solo che non è facile." Il detective accasciò le spalle, sconsolato.

Steve lo guardò per qualche momento, non sapendo cosa dire; quando la madre gli diede una gomitata, si girò verso di lei. "Falli venire a casa nostra" mormorò la donna, avvicinando la testa al figlio. "Di certo sarebbe una sistemazione temporanea migliore. La bambina avrebbe una stanza sua; se la tata avesse qualche problema a tenerla, potrei sempre venire io e tu ci guadagneresti... Beh..." Fece un cenno della testa verso Danny, sorridendo. "Lui!"

"E tu dove dormirai?" ribatté Steve, sempre a bassa voce. "Io ho solo tre stanze da letto. Un letto deve rimanere libero per Mare. Non è che posso chiedere a te o a Danno di dormire sul divano per tutto il tempo... O con me." L'ultima parte era uscita come un sussurro quasi inudibile.

"Ehi. Perché ho l'impressione che stiate parlando di me?" domandò Danny, che cominciava a spazientirsi di quei bisbigli e cenni verso di lui.

Parlando a voce normale, ma rivolgendosi al figlio, Doris riprese: "Te l'ho detto. Non riuscirei a dormire in quella casa. Troppi ricordi. Starò in albergo, per ora, finché non troverò una sistemazione diversa." 

Con un’ultima occhiata alla madre per rassicurarsi che fosse certa della sua decisione, Steve si voltò verso Danny. "Trasferisciti da me. Grace può prendere la vecchia stanza di Mary Ann e tu la mia vecchia stanza. Possiamo sempre aggiungere un letto nella stanza della bambina, così, quando mia sorella verrà a trovarmi, avrà comunque un letto. Come hai sentito, Doris non ci sarà in casa, ma..." Si rigirò verso la donna per conferma e al suo cenno di assenso, continuò: "Ma si offre come aiuto in caso la cugina di Kamekona abbia dei problemi. Che ne dici?" Steve sperava realmente che il partner dicesse di sì.

  
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