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Autore: FloEvans    14/08/2012    0 recensioni
Il destino mi aveva appena imposto la sua folle danza. Potevo scappare , ma il destino è egoista e ciò che vuole prende senza chiedere. Oppure potevo sfidarlo sfacciatamente e lanciarmi nella sua danza. La paura si sostituì ad un emozione molto simile alla grinta e alzandomi da terra accettai la sfida. Debora, la cacciatrice di demoni!
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1,Prologo

Prologo

 
La notte correva impetuosa e buia sulle colline di Ginosa. Quella sera sembravano gridare vendetta al vento che noncurante le frustava e gli alberi dalle alte fronde si muovevano in una convulsa danza. Le nuvole dense rendevano lo scenario ancor più buio rilasciando la violenta pioggia che con eleganza si precipitava sul terreno. Tutto taceva meno che un leggero rumore di passi di una donna correva nell’oscurità. Un mantello le copriva il volto e lasciava intravedere solo due candide ciocche bionde.
E’ troppo veloce” pensò disperata la donna. Il suo petto danzava su e giù per l’affanno e il cuore le batteva forte, quasi a voler scappar via. Si guardò indietro e impulsivamente accarezzò il pugnale sotto il mantello. Lui era sparito, ma riusciva ad avvertire la sua presenza. Il silenzio avvolse la donna che aveva tutti i sensi allerta: un passo a tradire il suo nemico e la donna si ritrovò faccia a faccia con una sagoma in ombra. Con rapidità estrasse il pugnale, ma la sagoma incappucciata fu più veloce di lei. Alzò il braccio con forza e trafisse la donna con una lama insolitamente luminosa. La donna gemette di dolore e si gettò in ginocchio.
La sagoma dell’assassino si chinò su di lei bisbigliando: “Posso salvarti, renderti immortale!” la sua voce maschile era fredda e solo ad udirla incuteva una paura paralizzante.
Pensa, sconfiggere la morte, essere padrona del tempo, immortale!” continuò la sagoma “devi solo unirti a me” concluse offrendo una mano alla donna. Lei alzò il volto con le ultime forze rimaste. Avvertiva un dolore mai provato e il freddo si allacciò al suo corpo privandola lentamente della vita. La ferita provocata dal pugnale bruciava come mille lame roventi. A quel punto, il cappuccio cadde dal capo della donna rivelandone il bel viso. Due occhi verdi guardavano la morte con coraggio mentre le labbra piene si aprirono “Mai mi unirò a te! Bastardo!” gridò la donna accogliendo il suo destino con orgoglio e coraggio.
Sul volto semicoperto dell’aggressore si dipinse la rabbia e con velocità  piantò il coltello nel cuore della donna che si accasciò con il viso rigato dalle sue ultime lacrime. L’assassino guardò per due minuti la sagoma priva di vita di lei e poi, con noncuranza, estrasse il pugnale dal suo petto. Lo guardò affascinato, come se fosse un oggetto raro e assai interessante. Poi notò il sangue che imbrattava il pugnale e disgustato pulì la lama con l’orlo del suo abito.
Povera sciocca” guardò ancora il volto della donna scuotendo il capo “quale spreco” sospirò ancora guardandola con intenso desiderio “Sarebbe stata una guerriera ideale per il mio mondo”  parlò ancora tra se con voce fredda.
Quella voce fredda di chi non ama e non è amato.
Peccato” concluse camminando sul corpo senza vita della donna e poi sparì tra gli alberi. Di nuovo tutto taceva e solo un tuono gridò al cielo la sua dannata rabbia. Quella rabbia che solo una vita volata via può provocare. Quel dolore che nessuno colmerà mai.
   
 
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