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Autore: noceur    15/08/2012    7 recensioni
«Do you believe in "happily ever after"?»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accarezzai i capelli della bimba bionda cenere, lasciandole poi un leggero bacio sulla fronte un po' sporgente e le sistemai affianco il suo adorabile pupazzo giallo a forma di orsacchiotto senza  cui non si sarebbe mai addormentata, in circostanze diverse da quella sera, la notte di capodanno, per cui eravamo stati tutti svegli fino a tardi per festeggiare con altre famiglie di amici, quali gli ex compagni miei e di mio marito. Uscii lentamente dalla stanza della bambina, nonché mia, a cui si era aggiunta una grande culla sei mesi prima, prestando di non fare troppo rumore, ma a quel punto Janet non si sarebbe svegliata neanche allo scoppio degli ennesimi fuochi d'artificio. Mi dispiaceva farla stancare e vederla addormentarsi fra le mie braccia e la testa quasi appoggiata sui tavoli dei ristoranti, ma alcune volte avevo necessariamente bisogno di svagarmi con le mie vecchie amiche, o amici, e a capodanno era quasi obbligatorio, un evento inevitabile. Attraversai il corridoio scarsamente illuminato, notando però che nella stanza di Bonnie, mia figlia maggiore, di otto anni, la luce era ancora accesa, nonostante l'ora. Entrai lentamente, magari si era addormentata con la luce accesa, invece era in piedi sul letto, che cercava disperatamente di afferrare un qualche libro dalla mensola vicina, ma con scarsi risultati poiché la sua altezza non la aiutava molto. Questo lo aveva preso sicuramente da me e non da suo padre, che poteva vantare un metro e settantotto assolutamente invidiabile.

«Attenta, che cadi - le dissi prendendola per i fianchi e facendola sedere sul letto - è ora di dormire, non credi? E poi dobbiamo spegnere la luce o Janet potrebbe svegliarsi, ma non si legge con la luce spenta, giusto?» la ripresi.  Era una cosa che faceva spesso, altro difetto che aveva preso da me, ma non volevo diventasse miope come la sottoscritta.Lei annuì, un po' incerta «Allora me la racconti tu una storia, mamma?» chiese tirando la cordicina della lampada poggiata sul suo comodino, e accennando un sorriso.
«E che storia vuoi che ti racconti?» domandai, già a conoscenza della risposta.
«La storia di come vi siete conosciuti tu e papà.» esclamò spalancando gli occhi dalla gioia. Naturalmente avevo indovinato.
Sorrisi abbassando la testa e facendo sdraiare la bellissima bimba, coprendola con il lenzuolo fino al collo, per poi sedermi sul pavimento, e iniziare a carezzarle i capelli.
«Bene, iniziamo.» sussurrai, con due bellissimi e grandissimi occhi verdi e curiosi che mi fissavano, pendendo dalle mie labbra.


˜


Era il primo giorno di scuola, una tiepida mattinata di settembre, quando lei lo vide per la prima volta, bellissimo in un cappotto blu scuro coi bottoni che lui teneva slacciati. Parlava, con un gruppo di persone che Clover non si soffermò a guardare, e rideva, un bellissimo sorriso a trentadue denti, la bocca leggermente dischiusa che diffondeva una fragorosa e cristallina risata che la bionda ragazza poteva sentire nonostante la distanza e il via vai di gente fra i due. La ragazza continuava a ripetersi di dover cercare il suo armadietto, ma, impassibile, non faceva altro che  fissare quel ragazzo, quei riccioli castani che gli ricadevano sulla fronte ad ogni accenno di risata, quelle fossette profonde ai lati della bocca, quegli occhi che da lontano erano di un grigio tendente al verde, ma che Clover avrebbe scommesso avessero innumerevoli sfumature, dal verde smeraldo all'azzurro, se visti da vicino.
Il ragazzo si girò distrattamente, richiamato forse da qualche amico, mostrando sotto il cappotto la  divisa della scuola, formata da un pantalone grigio chiaro, una camicia bianca ed una leggera giacca blu, su cui era ricamato il simbolo giallo e nero della scuola.  Il ragazzo sembrò non accorgersi inizialmente della bionda ragazza che lo fissava oramai da quasi un minuto ma, come in un film, la sua vista si riposò su quei capelli lisci come la seta e biondi cenere, spostandosi lentamente sui suoi occhi cerulei e le labbra sottili. Le rivolse un sorriso per tornare poi a chiacchierare spensieratamente con la sua stretta compagnia.
Clover scosse la testa, ripetendo sotto voce il numero del suo armadietto, per la centesima volta quella mattina «Centoventissette, Clover, centoventisette.». Attraversò buona parte del corridoio, scoprendo che i numeri più bassi iniziavano dalla porta della seconda entrata sul retro, ed essendo gli studenti su per giù 1200, il centoventisette era per forza un numero piccolo. La bionda stava pensando a quanti minuti prima si sarebbe dovuta svegliare considerando di dover fare il giro dell'edificio, quando si accorse di essere arrivata al suo tanto desiderato armadietto. Ricontrollò il codice di quest'ultimo per essere sicura di non bloccare i meccanismi, o comunque, di farsi notare in negativo, già il suo primo giorno di scuola. Ma non riuscì nel suo intento, poiché nonostante i numerosissimi tentativi, non riuscì ad aprire quell'aggeggio che le pareva più un'arma letale in quel momento. Sbuffò rumorosamente prima di girarsi a controllare l'ora sull'orologio a muro dietro di lei, che le faceva notare che le lezioni sarebbero iniziate di lì a pochi minuti. Controllò di nuovo l'ora, come se al solo sguardo le lancette dei minuti potessero tornare indietro ma naturalmente non successe nulla.
Si rimise all'opera e così concentrata com'era non si accorse nemmeno che un ragazzo di almeno venti centimetri più alto di lei la avesse affiancata, aprendo senza molte difficoltà il suo armadietto e tirandone fuori quelli che sembravano dei libri di chimica e biologia. Clover continuò a smanettare con il lucchetto fin quando il ragazzo, dopo una silenziosa risatina sui commenti poco fini della ragazza, non diede un colpo secco allo sportello, che si aprì immediatamente con uno scatto.
La ragazza alzò la testa per ringraziare quell'angelo che aveva salvato il suo primo giorno di scuola con le sue mani possenti ma delicate, alla vista, ma le parole le rimasero intrappolate in gola quando vide che pochi centimetri la separavano dal ragazzo dai bellissimi occhi verdi i cui riccioli le ricadevano vicino la fronte, e il suo «Grazie mille» uscì fuori più come un sussurro che nemmeno lei poté sentire. Lui le fece un altro dei suoi stupendi sorrisi prima di sbattere il suo armadietto e dirigersi verso la sua classe, passandosi una mano fra i capelli per spostarli dal viso.
La bionda recuperò i libri che le sarebbero serviti per le seguenti tre ore, e volò in classe, appena in tempo per sentire la campanella risuonare in tutto l'edificio.



-


buonasera!
no, non sono morta, ma la mia ispirazione sì ahah mi spiace tantissimo di non aver postato NULLA per qualcosa come due mesi se non di più, ma proprio non mi andava di scrivere çç
per chi seguiva 'let's have a summer romance': la continuerò, giuro, solo non so quando. Il capitolo nuovo in teoria è a metà però non mi convince molto neanche quella metà quindi vedrò di sistemarlo e di postare anche quello al più presto.

passando a questa nuova storia: premetto che il capitolo qui sopra non mi piace PER NIENTE (e no, non sono una di quelle che dice che le fa schifo un capitolo per farsi dire il contrario, lo penso davvero) perchè me lo ero immaginata completamente diverso e mi dispiace iniziare una storia che potrebbe diventare interessante, in questo modo obbriobrioso.
La storia sarà descritta in terza persona, e per me è una nuova esperienza perchè se avete letto le mie altre storie sono sempre stata abituata a scrivere in prima persona, ma volendo esprimere anche i sentimenti del ragazzo in questo caso, e non volendo dividere i capitoli per motivi di continuità della trama, ho optato per questa possibilità. Se sono proprio negata ditemelo che troverò un modo per risolvere ahah
il banner me lo ha fatto @Egg___s (ma davvero? ma che strano! lol) e la ringrazio enormemente perchè era esattamente come lo volevo **
La ragazza, Clover (non Clove come quella di Hunger Games, sia chiaro) l'ho immaginata come Elle Fanning, un po' cresciuta però. Beh, lui immagino abbiate capito chi è, e non mi interessa se troviate che non stiano bene insieme perchè a me piacciono un sacco insieme quindi ciao <3
vabbè, sono gusti, a me piacciono, se non la pensate come me non c'è bisogno di insultare, ditemelo gentilmente, e dato che non c'è lei nel banner potete immaginarvela anche come vi pare e piace.
Sono sicura di aver omesso qualcosa di tutto quello che mi ero segnata di dover dire.
Ah, ecco. Se mi seguite su twitter (@criminiall) forse avrete letto che volevo postare solo il prologo oggi, inteso come solo la parte in corsivo all'inizio, ma poi sarebbe venuto davvero minuscolo e io amo i capitoli chilometrici (non come quello qui sopra schifoso!) e allora ho aggiunto parte del primo capitolo che avevo scritto, che diventerà il secondo.
Ah, ultima cosa o mi dilungo troppo, Clover significa trifoglio, e fose ci sarà un riferimento a questa cosa nella storia, non so ancora.

Bene, se volete essere avvisate quando aggiorno ditemelo nella recensione o direttamente su twitter.
al prossimo capitolo,
mars.
  
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