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Autore: BeeMe    15/08/2012    11 recensioni
Mentre l’ascensore che portava nelle viscere della terra sferragliava, Mr Everdeen ripensava alla voce della figlia.
Quando lei cantava la gente si fermava e la ascoltava.
Fino a quel momento nessuno era mai riuscito ad andarsene nel mezzo della canzone.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Katniss teneva il broncio, guardando ostinatamente da un’altra parte.

Ormai non sorrideva quasi più.

E Mr Everdeen adorava il suo sorriso.

-Non fare la bambina, Katniss - la rimproverò scherzosamente, cercando di riportare la figlia nella realtà.

Lei, per tutta risposta, salì ancora più in alto.

Era arrampicata su quell’albero da quasi un’ora e sembrava non aver intenzione di scendere.

L’uomo afferrò un ramo che gli sembrava più solido degli altri e si issò accanto alla figlia.

Lei non si mosse e continuò a guardare le persone che camminavano nella piazza vicino a loro.

Restò in silenzio per qualche minuto, poi non resistette oltre: -Mamma ha detto che mi avrebbe cacciata di casa....

Mr Everdeen la guardò, indeciso se crederle o meno.

-Stavo solo canticchiando. E poi non credevo mi sentisse, credevo fosse a casa del sindaco...

L’uomo la guardò, cercando il suo sguardo nascosto da una fitta coltre di capelli scuri.

-Dovresti legarli, lo sai? -disse improvvisamente prendendo una ciocca fra le mani -Magari in una treccia. Hai un bel viso, devi farlo vedere.

Lei piantò i suoi fieri occhi grigi sul volto del padre, cercando di capire cosa centrasse quel discorso sulla sua acconciatura con quello che gli stava raccontando.

La bambina si aspettava una spiegazione che non arrivò mai.

Mr Everdeen ritornò al vecchio discorso, quasi non avesse mai pronunciato quelle parole: -Che canzone cantavi?

Katniss scosse la testa, quasi a voler rendere ancora più ovvio il fatto che non avesse fatto nulla di male: -Quella canzone che mi hai insegnato tu, quella dell’albero degli impiccati...

-A tua madre non piace quella canzone, non dovresti cantarla più.

-Ma piace a me. Se vuoi posso non cantarla quando c’è lei.

-Ora non c’è.

Un piccolo sorriso illuminò il viso della bambina.

-Già, ora non c’è -sussurrò prima di incominciare a perdersi sulle note della canzone.

Mentre l’ascensore che portava nelle viscere della terra sferragliava, Mr Everdeen ripensava alla voce della figlia.

Quando lei cantava la gente si fermava e la ascoltava.

Fino a quel momento nessuno era mai riuscito ad andarsene nel mezzo della canzone.

La sua voce incantava, catturava le persone e non le lasciava più andare.

Il figlio del fornaio era uno dei tanti prigionieri in pugno a Katniss. Lei non lo sapeva, ma Mr Everdeen l’aveva notato.

Peeta avrebbe fatto qualsiasi cosa lei gli chiedesse, era caduto ai suoi piedi senza nemmeno conoscerla, ma la bambina non se ne rendeva conto.

Lei cantava per il piacere di farlo.

Sembrava un usignolo, come quelli che cantavano in miniera.

Come quello che in quel momento avrebbe dovuto cantare.

L’uomo si guardò intorno, ma l’unica cosa che scorse fu un luccichio dorato in fondo all’ascensore.

L’usignolo era caduto a terra, morto, senza che nessuno, a parte Mr Everdeen, se ne accorgesse.

Ma era troppo tardi per scappare.

Quando un usignolo moriva, il gas era troppo e la fine era vicina.

Così vicina che la si poteva sentire nell’aria.

Mr Everdeen pensò un’ultima volta alla sua famiglia, a sua moglie nel portico che lo salutava con un sorriso, alle sue figlie che cantavano sottovoce, poi tutto esplose.

Fuoco e cenere divorarono ogni cosa.

Di lui non rimase niente.

  
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