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Autore: Lexy    27/02/2007    2 recensioni
Sirius/Severus Il titolo spiega già tutto, Sirius scappa di casa, ma il destino gli riserverà una brutta sorpresa. Costretto a vivere con la coppia più pazza del mondo, a fare il lavoro più ingrato del mondo, fianco a fianco con la persona più odiosa del mondo... cosa gli riserverà il futuro? Scopritelo fra cani, liti, rumorose riappacificazioni, e sentimenti scoperti piano piano...
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: L’AGGIUSTA FAMIGLIE

CAPITOLO 3: L’AGGIUSTA FAMIGLIE

 

 

Sirius stava camminando tranquillamente su una spiaggia bellissima, mentre una fresca brezza estiva gli spettinava dolcemente i capelli... che pace! Con sul viso il sorriso più ebete del mondo, Sirius pareva camminare a dieci centimetri da terra tanto si sentiva libero e felice!

 

Quand’ecco tutt’a un tratto, a coronare questa paradisiaca visione, vide davanti a sè, poco lontano, un bellissimo unicorno! Era così bello! Stava ritto in piedi in tutta la sua maestosità, a fissare le onde coi suoi bellissimi occhi neri.

 

Sirius sorrise nel sogno, immediatamente correndo verso l’animale, lo chiamò, la sua voce quasi in farsetto mentre gridava

 

“Unicorno?! Unicorno!! Come ti chiami?!”

 

L’animale si voltò e fissò Sirius, che si rese immediatamente conto della cazzata che aveva fatto: il candido animale aveva infatti sgranato gli occhi come a puntare un obiettivo, dopodichè le sue narici preseo cacciare getti di fumo, e col rumore di un treno in partenza, iniziò la sua corsa come una potentissima locomotiva...

 

E l’uomo legato sui binari era Sirius!

 

Il Grifondoro realizzato che l’unicorno stava cavalcando verso di lui con tutt’altro che buone intenzioni, immediatamente inizia a correre per sfuggirgli, voltandosi ogni tanto per constatare l’inevitabile avanzata del suo quadrupede insguitore.

 

Ormai era tardi... lo aveva raggiunto! Ma ecco, forse, la salvezza! Il Grifondoro superò uno scoglio oscuro, nascondendovisi poi dietro. L’unicorno proseguì la sua galoppata, perdendolo di vista. Sirius tirò allora un sospiro di sollievo, appoggiandosi con la schiena alla dura pietra.

 

D’improvviso però due occhi brillarono dietro di lui. Lo aveva ritrovato! Di nuovo i due ricominciarono il loro folle inseguimento. Ma era tutto inutile. Neanche un minuto dopo, ecco che l’equino aveva raggiunto la sua preda, e alzandosi sulle due zampe posteriori, sferra un calcio dritto sul didietro di Sirius.

 

“Aaaargh! No, Unicorno! Non prendermi a zampate sul didietro!”

 

Ancora una zoccolata sempre sullo stesso punto, e Sirius capitombolò a faccia avanti sulla sabbia, fece appena in tempo a voltarsi sulla schiena che vide ancora una volta l’unicorno alzarsi sulle zampe e colpirlo forte stavolta sulla fronte!

 

A quel punto Sirius aprì stancamente gli occhi su un panorama sconosciuto... di certo quella stanza sembrava tutto fuorchè Grimmauld Place! Quando i ricordi finalmente gli tornarono alla mente, si sollevò a sedere sul letto, e si massaggiò la fronte, imperlata di sudore, e non perchè fosse Estate e facesse caldo...

 

Il suo cuore ancora batteva all’impazzata dopo il feroce incubo appena avuto... emise un mugugno, e allungò un braccio sul lato sinistro del letto... ma dov’era Mocciosus? Avrebbe scommesso tutto quello che aveva (Il che non era molto) che quell’unicorno bastardo del sogno era proprio lui!

 

Si alzò a sedere sul letto con un gran mal di testa, quand’ecco che sentì più che vedere Mocciosus. La sua voce arrabbiata proveniva alta e potente dalle scale, accompagnata da quella del signor Renfield. Uscì nel corridoio per ascoltare meglio la conversazione.

 

“INSOMMA QUAL E’ IL PROBLEMA?!”

 

“IL PROBLEMA SONO I SUOI MALEDETTISSIMI CANI! ERANO GIA’ SEI!! SE NE RENDE CONTO?! SEI!! CHE BISOGNO C’ERA DI PRENDERNE UN ALTRO?! OH, IO NON LA SOPPORTO PIU’, NON SOPPORTO QUESTA CASA, QUESTO POSTO, E LEI CERTO NON E’ CHE SI SIA PRODIGATO NEL CERCARE DI FARMI SENTIRE A MIO AGIO! NO, NON MI INTERROMPA! IO ORA ANDRO’ A FARMI UNA PASSEGGIATA, E POI FARO’ LE MIE VALIGIE PER TORNARE A CASA!”

 

Gridò il moretto arrabbaitissimo, ed infatti pochi secondi dopo si udì lo sbattere violento della porta d’ingresso, segno che se n’era andato davvero. Sirius scese allora le scale, e non trovando nessuno, andò in salotto, dove vide il signor Renfield con gli occhi chiusi seduto alla sua solita poltrona. Sembrava tutto fuorchè felice di essersi liberato del ‘figlio del diavolo’...

 

“Ehm... signor Renfield?”

 

L’uomo aprì gli occhi di scatto, e fissando Sirius sbalordito, chiese brusco

 

“E tu come diavolo sei entrato? Non ti ho sentito!”

“Veramente, ho dormito qui...”

“E dove?”

“Io... ad essere sincero ho diviso il letto con Severus...”

 

L’espressione dell’uomo cambiò, assumendo la stessa identica espressione dell’unicorno del sogno, quando lo aveva puntato, e Sirius ancora una volta si sentì come se avesse appena firmato la sua condanna a morte.

 

“Tu... sicchè avresti dormito col figlio del diavolo?! Non passa neanche un giorno che già ti approfitti del piccolo demone?!”

 

“Eeeeh?! Ma cos’ha capito?! Non abbiamo fatto assolutamente niente! Solo dormito, giuro!”

“Si? E dovrei fidarmi?”

“Lo chieda a Piton! Lui le dirà la stessa cosa!”

“Lui... credo che se ne stia andando.”

“Sì, ho sentito.”

“Mh...” Assentì semplicemente l’uomo.

“Se le dispiace, perchè non gli chiede di rimenere?”

 

Sentite queste parole, il signor Renfield parve gonfiarsi d’indignazione.

 

“Io chiedere al figlio del diavolo una cosa del genere?! Ti và di scherzare! Da quando è arrivato qui ha rotto più stoviglie di quante questa casa non credevo potesse neanche contenere! Per non parlare di come tratta i miei cani! Ha sempre la rispostaccia pronta, è prepotente e autoritario, e poi... beh ora non mi viene altro in mente, ma ha un’infinità di altri difetti!”

 

“Ho capito. Vuole che lo convinca io?”

“Lo sapresti fare?”

“Non so, posso provarci.”

“Mh.”

“Però voglio un aumento sulla paga.”

“Non se ne parla!”

 

“Allora da domani si preparerà la colazione da solo! Senta... io conosco Piton, e posso assicurarle che è la persona più tenace del mondo! Per averlo portato a rinunciare, dev’essere una cosa seria! Se lei solo gli facesse capire ogni tanto che i suoi sforzi sono apprezzati... allora, magari, forse le cose andrebbero meglio!”

 

“Umpf! Sai, ragazzo, mia madre morì quand’ero giovane... non mi sono mai sposato, e non ho mai avuto figli, e se è per questo non ho mai nemmeno sentito la mancanza di una famiglia! I miei cani sono i miei figli per me.

 

Ma poi arriva questo diavolo maledetto che incomincia a dettare legge! Incomincia a dirmi come, quando e dove fare tutto! Mangiare, dormire, uscire di casa... tutto! Comincia a preparare da mangiare regolarmente, cosa che non gli ha chiesto nessuno!

 

Mi rimprovera se metto i piedi sul tavolo, se fumo più di un certo numero di sigarette, se lascio entrare i cani in casa! Mi proibisce di cammianre nelle stanze dove ha passato lo straccio, di entrare in casa mia senza pulirmi i piedi, insomma...

 

Eccolo che fa il lavoro di una madre, una moglie e un figlio messi insieme! Io vorrei che non fosse mai venuto a bussare (nel vero senso della parola, perchè non ha mai voluto usare il campanello NdT) a quella porta!”

 

“Non credo che questo sia vero.” Rispose pacatamente Sirius.

 

“Umpf! Infatti è così. Una volta che ti abitui a certe cose non puoi più farne a meno. E ti rendi conto del loro valore solo quando stai per perderle...”

 

“Uhm... allora, questo aumento?

 

“Lui deve fare ciò che ritiene sia meglio per lui. Ma se ci riesci, giuro, ti raddoppio lo stipendio!”

 

Sirius allora sorrise come a dire ‘affare fatto!’, e raccogliendo i vari collari e guinzagli, porta i cani a passeggiare nel parco. E proprio lì, come aveva immaginato, c’era Severus, seduto su una panchina, intento ad osservare qualcosa alla sua destra: una madre ed un padre amorevoli che tengono per mano un bambino sorridente.

 

Sirius prese posto nello spazio vuoto vicino a lui. Severus non si mosse, ma abbassò lo sguardo verso i cani che riconoscendolo avevano incominciato a saltellargli intorno, appoggiandosi alle sue gambe con le zampe anteriori. Il moretto li carezzò tutti uno alla volta, anche la nuova arrivata: Sheila. Un esemplare di pastore maremmano.

 

Finalmente, gli scappò un sorriso. Raramente Sirius ne aveva visto uno simile sul volto del Serpeverde. La maggior parte delle quali però era indirizzato a Mal-Mal-Malfoy... innervosito dal pensiero, decise di scacciarlo.

 

“Così, hai intenzione di andartene.”

“Umpf! Dovresti essere contento. Ora magari arriverà una bella ragazza a sostituirmi.”

“Mmm... magari!!”

“Già. E potrai raccontarle la favola dei coinquilini rumorosi.”

“Hei! Quello è vero!”

“Fin quando lo dici a me, ci credo.”

“Ah! Ah! Ah! Non sono un tipo raccomandabile, vero?”

 

“Non ci posso credere che stai rivolgendo proprio a ME questa domanda! Proprio tu che hai cercato di darmi in pasto ad un lupo mann...”

 

“Ooh, basta con sta storia! Dopo il fatto, ho cercato di parlarti e spiegarti che non ti volevo morto, ma ogni volta che ti beccavo da solo, tu o non volevi sentirmi, o gridavi di andarmene, o ti perdevo di vista perchè scappavi via! E lo stesso quando ci provavano Remus e James! Possibile che mi credi capace di ucciderti?! Peggio, di farti uccidere da Remus!”

 

“Beh, è quello che stava per succedere! Tu che avresti pensato?!”

 

Sirius a quel punto ammutolì. Non ci aveva mai pensato, ma fossero state le loro posizioni ribaltate, lui avrebbe subito pensato che un maghetto oscuro come Snivellus sarebbe stato perfettamente in grado di una cosa del genere!

 

Ma lui non era Piton! Lui era Sirius Black! Sole d’oro di Hogwarts...! Si poteve davvero pensare una cosa simile di lui? Forse, come tutti i Grifondoro ritenevano possibile l’eventualità di essere uccisi da un Serpeverde, anche per le serpi era la stessa cosa coi grifoni...

 

“E poi, Black, parliamoci chiaro: ieri, bene o male abbiamo giocato a fare ‘gli amici’, ma tu non vuoi vedermi là dentro più di quanto non voglia vedertici io! Ora il problema è risolto, sono io ad andarmene!”

 

“Aspetta un secondo! Mi stai facendo capire che te ne vai per colpa mia?!”

“Non solo! Ma anche per questo, sì.”

“Qual è il problema, allora?!”

“Umpf! Vorresti che te lo dicessi? Che sciocco!”

“Il signor Renfield ti vuole bene! Ha detto che sei la famiglia che non ha mai avuto!”

“Sì, certo. Inventane un’altra!”

 

“Oh, andiamo! Perchè diavolo dovrei voler inventare storie per trattenerti qui, se davvero, come dici tu, non vedo l’ora di liberarmi di te? Severus, che ti piaccia o no, quell’uomo è affezionato a te! Quindi orapensaci un po’! io vado a far passeggiare queste belve prima che sbranino qualcuno per noia!”

 

Disse, e si alzò appunto con tutta l’intenzione di andarsene, quando fu trattenuto ancora da Severus, che, con l’espressione a metà fra l’innervosito e il perplesso, chiese

 

“Che era quello?”

“Quello cosa?”

“Mi hai chiamato Severus!”

“Perchè, come ti chiami?”

“Ooh, lascia stare! Vattene, và!”

 

Sirius scoppiò in una delle sue coinvolgenti risate, e tornò al suo lavoro. Ripassando un paio d’ore dopo nei pressi della panchina dove stava Severus vide che al suo posto ora c’erano due innamorati a sbaciucchiarsi... si allontanò velocemente per non essere scmbiato per guardone.

 

Si diresse verso casa Renfield, con una strana pesantezza nel cuore. E se davvero al suo ritorno ci fosse stata ad accoglierlo una casa silenziosa, come quella in Grimmauld Place? Affrettò il passo, e lasciando i cani in giardino, aprì il portone, e vi si appoggiò con la schiena.

 

“INSOMMA, ME LO VUOI RIDARE OPPURE NO?!”

 

“SE LO PUO’ SCORDARE COME LA SUA PRIMA CAMICIA! HA GIA’ FUMATO DUE INTERI PACCHI! NON FACCIO IN TEMPO A GIRARMI UN SECONDO CHE SE NE METTE IN BOCCA UNA! DI QUESTO PASSO FINIRA’ COL MORIRE!”

 

“HEI! TI HO BECCATO A FUMARE DI NASCOSTO PIU’ DI UNA VOLTA!”

 

“UNO, NON LO FACCIO DI NSCOSTO, E DUE NON FUMO CERTO QUANTO LEI! ED ORA TORNI A LEGGERE IL SUO LIBRO, CHE LA CULTURA, NON HA MAI UCCISO NESSUNO, ALMENO!”

 

Sirius lasciò un sospiro di sollievo a sentire le solite voci arrabbiate della casa... poggiò i guinzagli dei cani sul mobile dell’ingresso, e si diresse verso il salotto, dove udì il mormorio di contestazione del signor Renfield, ma nessuna obiezione, mentre sprofondava nella sua solita poltrona, libro alla mano.

 

In quel momento, Severus uscì dalla stanza, e quasi collise contro Sirius, per un attimo i loro occhi si incrociarono, ed il Grifondoro disse

 

“Sei qui, vedo.”

 

“Umpf! Levati un po’ di torno, Black! Vi preparo la cena! Voi due siete proprio come i cani che vi piacciono tanto!”

 

“MEGLIO CANI CHE DEMONI COME TE!”

“ALMENO I DEMONI SANNO CUCINARE! ORA ZITTO E LEGGA!”

 

Ancora un grugnito arrabbiato, ma nessuna replica. Sirius sorrise, e mentre guardava Severus marciare verso la cucina, disse, a voce troppo bassa perchè le parole fossero intese

 

“È bello, vederti qui, comunque.”

“Come dici?”

“Nulla. Speravo di trovare la bella sostituta!”

“Tu spera. Tanto io resto! Ora va di là e aspetta la cena, forza!”

 

Sirius allora seguì l’esempio del sognor Renfield, e grugnì, indignato. Nessuna replica, però. Andò nella stanza accanto, e notò che il signor Renfield stava sorridendo, credendo di non essere visto.

 

Eh, sì... Sirius era quello che si suole chiamare un ‘aggiusta famiglie’! Ma la cosa ancora più bella per lui, era il cospicuo aumento in busta paga che avrebbe visto a fine mese! Eh, sì! La vita di Sirius Black, era proprio bella!

 

 

FINE CAPITOLO 3

  
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