CAPITOLO 3: L’AGGIUSTA
FAMIGLIE
Sirius stava camminando
tranquillamente su una spiaggia bellissima, mentre una fresca brezza estiva gli
spettinava dolcemente i capelli... che pace! Con sul viso il sorriso più ebete
del mondo, Sirius pareva camminare a dieci centimetri da terra tanto si sentiva
libero e felice!
Quand’ecco tutt’a un tratto,
a coronare questa paradisiaca visione, vide davanti a sè, poco lontano, un
bellissimo unicorno! Era così bello! Stava ritto in piedi in tutta la sua
maestosità, a fissare le onde coi suoi bellissimi occhi neri.
Sirius sorrise nel sogno, immediatamente
correndo verso l’animale, lo chiamò, la sua voce quasi in farsetto mentre
gridava
“Unicorno?! Unicorno!! Come
ti chiami?!”
L’animale si voltò e fissò
Sirius, che si rese immediatamente conto della cazzata che aveva fatto: il
candido animale aveva infatti sgranato gli occhi come a puntare un obiettivo,
dopodichè le sue narici preseo cacciare getti di fumo, e col rumore di un treno
in partenza, iniziò la sua corsa come una potentissima locomotiva...
E l’uomo legato sui binari
era Sirius!
Il Grifondoro realizzato che
l’unicorno stava cavalcando verso di lui con tutt’altro che buone intenzioni,
immediatamente inizia a correre per sfuggirgli, voltandosi ogni tanto per
constatare l’inevitabile avanzata del suo quadrupede insguitore.
Ormai era tardi... lo aveva
raggiunto! Ma ecco, forse, la salvezza! Il Grifondoro superò uno scoglio
oscuro, nascondendovisi poi dietro. L’unicorno proseguì la sua galoppata,
perdendolo di vista. Sirius tirò allora un sospiro di sollievo, appoggiandosi
con la schiena alla dura pietra.
D’improvviso però due occhi
brillarono dietro di lui. Lo aveva ritrovato! Di nuovo i due ricominciarono il
loro folle inseguimento. Ma era tutto inutile. Neanche un minuto dopo, ecco che
l’equino aveva raggiunto la sua preda, e alzandosi sulle due zampe posteriori,
sferra un calcio dritto sul didietro di Sirius.
“Aaaargh! No, Unicorno! Non
prendermi a zampate sul didietro!”
Ancora una zoccolata sempre
sullo stesso punto, e Sirius capitombolò a faccia avanti sulla sabbia, fece
appena in tempo a voltarsi sulla schiena che vide ancora una volta l’unicorno
alzarsi sulle zampe e colpirlo forte stavolta sulla fronte!
A quel punto Sirius aprì
stancamente gli occhi su un panorama sconosciuto... di certo quella stanza
sembrava tutto fuorchè Grimmauld Place! Quando i ricordi finalmente gli
tornarono alla mente, si sollevò a sedere sul letto, e si massaggiò la fronte,
imperlata di sudore, e non perchè fosse Estate e facesse caldo...
Il suo cuore ancora batteva
all’impazzata dopo il feroce incubo appena avuto... emise un mugugno, e allungò
un braccio sul lato sinistro del letto... ma dov’era Mocciosus? Avrebbe
scommesso tutto quello che aveva (Il che non era molto) che quell’unicorno
bastardo del sogno era proprio lui!
Si alzò a sedere sul letto
con un gran mal di testa, quand’ecco che sentì più che vedere Mocciosus. La sua
voce arrabbiata proveniva alta e potente dalle scale, accompagnata da quella
del signor Renfield. Uscì nel corridoio per ascoltare meglio la conversazione.
“INSOMMA QUAL E’ IL
PROBLEMA?!”
“IL PROBLEMA SONO I SUOI
MALEDETTISSIMI CANI! ERANO GIA’ SEI!! SE NE RENDE CONTO?! SEI!! CHE BISOGNO
C’ERA DI PRENDERNE UN ALTRO?! OH, IO NON LA SOPPORTO PIU’, NON SOPPORTO QUESTA
CASA, QUESTO POSTO, E LEI CERTO NON E’ CHE SI SIA PRODIGATO NEL CERCARE DI
FARMI SENTIRE A MIO AGIO! NO, NON MI INTERROMPA! IO ORA ANDRO’ A FARMI UNA
PASSEGGIATA, E POI FARO’ LE MIE VALIGIE PER TORNARE A CASA!”
Gridò il moretto
arrabbaitissimo, ed infatti pochi secondi dopo si udì lo sbattere violento
della porta d’ingresso, segno che se n’era andato davvero. Sirius scese allora
le scale, e non trovando nessuno, andò in salotto, dove vide il signor Renfield
con gli occhi chiusi seduto alla sua solita poltrona. Sembrava tutto fuorchè
felice di essersi liberato del ‘figlio del diavolo’...
“Ehm... signor Renfield?”
L’uomo aprì gli occhi di
scatto, e fissando Sirius sbalordito, chiese brusco
“E tu come diavolo sei
entrato? Non ti ho sentito!”
“Veramente, ho dormito
qui...”
“E dove?”
“Io... ad essere sincero ho
diviso il letto con Severus...”
L’espressione dell’uomo
cambiò, assumendo la stessa identica espressione dell’unicorno del sogno,
quando lo aveva puntato, e Sirius ancora una volta si sentì come se avesse
appena firmato la sua condanna a morte.
“Tu... sicchè avresti dormito
col figlio del diavolo?! Non passa neanche un giorno che già ti approfitti del
piccolo demone?!”
“Eeeeh?! Ma cos’ha capito?!
Non abbiamo fatto assolutamente niente! Solo dormito, giuro!”
“Si? E dovrei fidarmi?”
“Lo chieda a Piton! Lui le
dirà la stessa cosa!”
“Lui... credo che se ne stia
andando.”
“Sì, ho sentito.”
“Mh...” Assentì semplicemente
l’uomo.
“Se le dispiace, perchè non
gli chiede di rimenere?”
Sentite queste parole, il
signor Renfield parve gonfiarsi d’indignazione.
“Io chiedere al figlio del
diavolo una cosa del genere?! Ti và di scherzare! Da quando è arrivato qui ha
rotto più stoviglie di quante questa casa non credevo potesse neanche
contenere! Per non parlare di come tratta i miei cani! Ha sempre la
rispostaccia pronta, è prepotente e autoritario, e poi... beh ora non mi viene
altro in mente, ma ha un’infinità di altri difetti!”
“Ho capito. Vuole che lo
convinca io?”
“Lo sapresti fare?”
“Non so, posso provarci.”
“Mh.”
“Però voglio un aumento sulla
paga.”
“Non se ne parla!”
“Allora da domani si
preparerà la colazione da solo! Senta... io conosco Piton, e posso assicurarle
che è la persona più tenace del mondo! Per averlo portato a rinunciare,
dev’essere una cosa seria! Se lei solo gli facesse capire ogni tanto che i suoi
sforzi sono apprezzati... allora, magari, forse le cose andrebbero meglio!”
“Umpf! Sai, ragazzo, mia madre
morì quand’ero giovane... non mi sono mai sposato, e non ho mai avuto figli, e
se è per questo non ho mai nemmeno sentito la mancanza di una famiglia! I miei
cani sono i miei figli per me.
Ma poi arriva questo diavolo
maledetto che incomincia a dettare legge! Incomincia a dirmi come, quando e
dove fare tutto! Mangiare, dormire, uscire di casa... tutto! Comincia a
preparare da mangiare regolarmente, cosa che non gli ha chiesto nessuno!
Mi rimprovera se metto i
piedi sul tavolo, se fumo più di un certo numero di sigarette, se lascio
entrare i cani in casa! Mi proibisce di cammianre nelle stanze dove ha passato
lo straccio, di entrare in casa mia senza pulirmi i piedi, insomma...
Eccolo che fa il lavoro di
una madre, una moglie e un figlio messi insieme! Io vorrei che non fosse mai
venuto a bussare (nel vero senso della parola, perchè non ha mai voluto usare
il campanello NdT) a quella porta!”
“Non credo che questo sia
vero.” Rispose pacatamente Sirius.
“Umpf! Infatti è così. Una
volta che ti abitui a certe cose non puoi più farne a meno. E ti rendi conto
del loro valore solo quando stai per perderle...”
“Uhm... allora, questo
aumento?
“Lui deve fare ciò che
ritiene sia meglio per lui. Ma se ci riesci, giuro, ti raddoppio lo stipendio!”
Sirius allora sorrise come a
dire ‘affare fatto!’, e raccogliendo i vari collari e guinzagli, porta i cani a
passeggiare nel parco. E proprio lì, come aveva immaginato, c’era Severus,
seduto su una panchina, intento ad osservare qualcosa alla sua destra: una
madre ed un padre amorevoli che tengono per mano un bambino sorridente.
Sirius prese posto nello spazio
vuoto vicino a lui. Severus non si mosse, ma abbassò lo sguardo verso i cani
che riconoscendolo avevano incominciato a saltellargli intorno, appoggiandosi
alle sue gambe con le zampe anteriori. Il moretto li carezzò tutti uno alla
volta, anche la nuova arrivata: Sheila. Un esemplare di pastore maremmano.
Finalmente, gli scappò un
sorriso. Raramente Sirius ne aveva visto uno simile sul volto del Serpeverde.
La maggior parte delle quali però era indirizzato a Mal-Mal-Malfoy...
innervosito dal pensiero, decise di scacciarlo.
“Così, hai intenzione di
andartene.”
“Umpf! Dovresti essere
contento. Ora magari arriverà una bella ragazza a sostituirmi.”
“Mmm... magari!!”
“Già. E potrai raccontarle la
favola dei coinquilini rumorosi.”
“Hei! Quello è vero!”
“Fin quando lo dici a me, ci
credo.”
“Ah! Ah! Ah! Non sono un tipo
raccomandabile, vero?”
“Non ci posso credere che
stai rivolgendo proprio a ME questa domanda! Proprio tu che hai cercato di
darmi in pasto ad un lupo mann...”
“Ooh, basta con sta storia!
Dopo il fatto, ho cercato di parlarti e spiegarti che non ti volevo morto, ma
ogni volta che ti beccavo da solo, tu o non volevi sentirmi, o gridavi di
andarmene, o ti perdevo di vista perchè scappavi via! E lo stesso quando ci
provavano Remus e James! Possibile che mi credi capace di ucciderti?! Peggio,
di farti uccidere da Remus!”
“Beh, è quello che stava per
succedere! Tu che avresti pensato?!”
Sirius a quel punto ammutolì.
Non ci aveva mai pensato, ma fossero state le loro posizioni ribaltate, lui
avrebbe subito pensato che un maghetto oscuro come Snivellus sarebbe stato
perfettamente in grado di una cosa del genere!
Ma lui non era Piton! Lui era
Sirius Black! Sole d’oro di Hogwarts...! Si poteve davvero pensare una cosa
simile di lui? Forse, come tutti i Grifondoro ritenevano possibile
l’eventualità di essere uccisi da un Serpeverde, anche per le serpi era la
stessa cosa coi grifoni...
“E poi, Black, parliamoci
chiaro: ieri, bene o male abbiamo giocato a fare ‘gli amici’, ma tu non vuoi
vedermi là dentro più di quanto non voglia vedertici io! Ora il problema è
risolto, sono io ad andarmene!”
“Aspetta un secondo! Mi stai
facendo capire che te ne vai per colpa mia?!”
“Non solo! Ma anche per
questo, sì.”
“Qual è il problema,
allora?!”
“Umpf! Vorresti che te lo
dicessi? Che sciocco!”
“Il signor Renfield ti vuole
bene! Ha detto che sei la famiglia che non ha mai avuto!”
“Sì, certo. Inventane
un’altra!”
“Oh, andiamo! Perchè diavolo
dovrei voler inventare storie per trattenerti qui, se davvero, come dici tu, non
vedo l’ora di liberarmi di te? Severus, che ti piaccia o no, quell’uomo è
affezionato a te! Quindi orapensaci un po’! io vado a far passeggiare queste
belve prima che sbranino qualcuno per noia!”
Disse, e si alzò appunto con
tutta l’intenzione di andarsene, quando fu trattenuto ancora da Severus, che,
con l’espressione a metà fra l’innervosito e il perplesso, chiese
“Che era quello?”
“Quello cosa?”
“Mi hai chiamato Severus!”
“Perchè, come ti chiami?”
“Ooh, lascia stare! Vattene,
và!”
Sirius scoppiò in una delle
sue coinvolgenti risate, e tornò al suo lavoro. Ripassando un paio d’ore dopo
nei pressi della panchina dove stava Severus vide che al suo posto ora c’erano
due innamorati a sbaciucchiarsi... si allontanò velocemente per non essere
scmbiato per guardone.
Si diresse verso casa
Renfield, con una strana pesantezza nel cuore. E se davvero al suo ritorno ci
fosse stata ad accoglierlo una casa silenziosa, come quella in Grimmauld Place?
Affrettò il passo, e lasciando i cani in giardino, aprì il portone, e vi si
appoggiò con la schiena.
“INSOMMA, ME LO VUOI RIDARE
OPPURE NO?!”
“SE LO PUO’ SCORDARE COME LA
SUA PRIMA CAMICIA! HA GIA’ FUMATO DUE INTERI PACCHI! NON FACCIO IN TEMPO A
GIRARMI UN SECONDO CHE SE NE METTE IN BOCCA UNA! DI QUESTO PASSO FINIRA’ COL
MORIRE!”
“HEI! TI HO BECCATO A FUMARE
DI NASCOSTO PIU’ DI UNA VOLTA!”
“UNO, NON LO FACCIO DI
NSCOSTO, E DUE NON FUMO CERTO QUANTO LEI! ED ORA TORNI A LEGGERE IL SUO LIBRO,
CHE LA CULTURA, NON HA MAI UCCISO NESSUNO, ALMENO!”
Sirius lasciò un sospiro di
sollievo a sentire le solite voci arrabbiate della casa... poggiò i guinzagli
dei cani sul mobile dell’ingresso, e si diresse verso il salotto, dove udì il
mormorio di contestazione del signor Renfield, ma nessuna obiezione, mentre
sprofondava nella sua solita poltrona, libro alla mano.
In quel momento, Severus uscì
dalla stanza, e quasi collise contro Sirius, per un attimo i loro occhi si
incrociarono, ed il Grifondoro disse
“Sei qui, vedo.”
“Umpf! Levati un po’ di
torno, Black! Vi preparo la cena! Voi due siete proprio come i cani che vi
piacciono tanto!”
“MEGLIO CANI CHE DEMONI COME
TE!”
“ALMENO I DEMONI SANNO
CUCINARE! ORA ZITTO E LEGGA!”
Ancora un grugnito
arrabbiato, ma nessuna replica. Sirius sorrise, e mentre guardava Severus
marciare verso la cucina, disse, a voce troppo bassa perchè le parole fossero
intese
“È bello, vederti qui,
comunque.”
“Come dici?”
“Nulla. Speravo di trovare la
bella sostituta!”
“Tu spera. Tanto io resto!
Ora va di là e aspetta la cena, forza!”
Sirius allora seguì l’esempio
del sognor Renfield, e grugnì, indignato. Nessuna replica, però. Andò nella
stanza accanto, e notò che il signor Renfield stava sorridendo, credendo di non
essere visto.
Eh, sì... Sirius era quello
che si suole chiamare un ‘aggiusta famiglie’! Ma la cosa ancora più bella per
lui, era il cospicuo aumento in busta paga che avrebbe visto a fine mese! Eh,
sì! La vita di Sirius Black, era proprio bella!
FINE CAPITOLO 3