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Autore: AtenaLeopardi_Winchester    15/08/2012    6 recensioni
Odio scrivere presentazioni, punto, perché dopo la fan fiction prende una trama tutta sua, non è che ho tutto in mente, figurarsi! La trama non c'è proprio, effettivamente.
Perciò tenetevi questo pezzo dal primo capitolo:
"La cosa migliore è che lui scriveva storie particolari e disegnava ciò che aveva sognato la notte. Quella volta in particolare aveva sognato un ragazzo, lentiggini ambrate e occhi verde smeraldo …"
{Dedicata al mio idolo, che compie gli anni il 20 agosto}
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Vorrei incontrare Misha Collins.

Il mio sogno è sempre stato quello di incontrare Misha Collins.
Sì, proprio lui: l’attore sposato. Per quanto possa sembrare scemo, ci tengo davvero a lui, anche se non lo conosco, anche se non risponde mai ai miei tweet. Lo stimo, come uomo e come attore.
Si può dire che io lo ami. “Com’è possibile?” Direte voi, “È solo un attore che neanche conosci!”. Beh, io credo di vedere nei suoi occhi stupendi il suo carattere, i suoi pensieri… come se fossi nella sua testa, insomma. È una cosa assurda, ma è proprio così.
Sono arrivata al punto di avere il cellulare pieno di sue foto.
Ok, beh, il mio sogno è sempre stato quello di incontrarlo; tra poco è il suo compleanno ed io voglio fargli un regalo speciale …

A Misha Collins;

Chissà, magari un giorno leggeremo questa fan fiction insieme
.

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Gli piaceva molto disegnare, era un modo per scaricare i suoi problemi: di quelli ne aveva molti. Fin da bambino era vissuto con un padre assente e con una madre che continuava a sgridarlo, per ogni cosa: non si trovava mai d’accordo con i suoi interessi, lo metteva sempre in punizione e anche quando se n’era andato di casa, non faceva che rimproverarlo (le rare volte che lo chiamava).
Era sempre vissuto nell’ombra dei suoi due fratelli più grandi, Michele e Gabriele, entrambi lodati da tutti; lui, invece, era considerato lo strano e ribelle Cas, in perenne adolescenza, che non fa che litigare con i suoi genitori.
La verità è che lui si sentiva indipendente, aveva fretta di crescere e i suoi genitori proprio non lo capivano. Sua madre e suo padre continuavano a considerarlo il solito bambino di un tempo, tutti occhioni azzurri e guance paffute. Lui però era cresciuto.
Ogni tanto si azzardava a fare delle domande un po’ strane, sulla filosofia per esempio, e per tutta risposta i genitori lo guardavano stralunati e scuotevano la testa; a lui questo non andava giù, per niente. Le risposte non costavano, insomma!
Finalmente arrivò la fantastica maggiore età e, con la certezza che non siamo noi a farci la nostra vita, ma è la vita a disfarci, se ne andò di casa, mentre i suoi genitori chiedevano a Dio che cosa avessero fatto di male per avere un figlio del genere, ma non ricevettero risposta.
Castiel aveva alzato le spalle e anche adesso, dopo dieci anni, continuava a farlo. Sapeva di essere una persona singolare e finalmente aveva capito perché, ma non gli sembrava di aver fatto cose inconsuete. La gente intorno a lui si drogava, fumava … Lui invece faceva solo domande particolari e scriveva, eccome se lo faceva: gli piaceva molto mettere su carta le proprie idee.
La cosa migliore è che lui scriveva storie particolari e disegnava ciò che aveva sognato la notte. Quella volta in particolare aveva sognato un ragazzo, lentiggini ambrate e occhi verde smeraldo …

Il disegno procedeva velocemente, la matita scorreva sul foglio bianco lasciando tratti profondi ma delicati, un misto che solo lui sapeva fare. Un viso stava prendendo forma: era bello, lineamenti non troppo duri, ma neanche troppo teneri; rappresentava il suo concetto di perfezione. Si ritrovò a chiedersi se poteva esistere davvero un ragazzo del genere, oppure se era soltanto la sua immaginazione atipica a mostrarglielo. Ovviamente sperò nella prima possibilità ma, dato il suo naturale pessimismo, ben presto scacciò dalla sua testa ogni genere di pensiero, impegnandosi nel disegno. Dimenticò tutto, tranne gli occhi che stava disegnando.
Alla fine aveva disegnato un volto sorridente con degli occhi dalle ciglia lunghe e fini.
Lo guardò un attimo, poi prese i colori dalla scrivania a sinistra e osservò attentamente le tonalità di verde che possedeva. Dopo un po’ giunse alla conclusione che non aveva il colore che voleva: quegli occhi avevano bisogno di un colore speciale, un colore che non aveva nonostante il set di colori da cento pezzi.
Aveva scoperto la sua passione per il disegno appena arrivato a New York, al compimento dei diciotto anni. Gli sembrava che la sua vita fosse iniziata in quel momento. Da allora aveva cominciato a sognare cose comuni, tipo il matrimonio, i figli, gli animali domestici … Dopo dieci anni, però, era ancora da solo.
In ogni modo! Era appena arrivato a New York e stava portando tutte le sue cianfrusaglie dentro la nuova casa, piccola ma accogliente, con un giardino ben curato e le pareti ridipinte da poco, quando inciampò su qualcosa che si trovava per terra. Il facchino che lo aiutava gli disse che probabilmente quei colori erano degli ex proprietari della casa e che poteva tenerseli, tanto nessuno sarebbe andato a riprenderli. Tornarono, invece, quando ormai lui li aveva utilizzati. Venne fuori che erano colori costosissimi e che a quella famiglia servivano, erano disegnatori professionisti e ne avevano bisogno. Alla fine il diciottenne cedette e li accompagnò in cucina, dove c’erano tutti i suoi disegni in bella vista, e la famiglia rimase a bocca aperta. Alla fine quei colori rimasero nella casa con il giardino ben curato e le pareti ridipinte da poco, dove sono tuttora.

Uscì di casa e si incamminò verso il negozio di colori più fornito; anche se quel verde fosse stato in confezione con altri mille, l’avrebbe comprato comunque: quel disegno era diventato importante per lui. Era stato terribile lasciarlo in casa, insieme al suo gatto, chissà cosa poteva combinargli quel gattaccio!
Gli avevano regalato quell’animale come benvenuto, ma dopo quel giorno i vicini lo avevano ignorato ed evitato.
Sospettava fosse un loro vecchio gatto che ormai non lo volevano più e quindi l’avevano rifilato a lui; per non fare la figura del maleducato, lo aveva accettato con piacere. Un’ora dopo aveva già scoperto l’inutilità di quel gatto puzzolente che aveva chiamato Draco, perché a diciotto anni aveva ancora la fissa per Harry Potter.
Ovviamente il gatto non rispondeva mai quando lo chiamava “Draco”, invece gli saltava addosso quando gli urlava “Pussavia!”: capì che il poveretto si chiamava in quel modo e per un certo periodo lo compatì.
Il fumo di sigaretta gli entrava nelle narici e lo faceva soffocare, così come lo smog: questa era una cosa che odiava di New York. L’inquinamento è tantissimo, denso e pesante.
Ogni tanto decideva di fumare per mischiarsi alla popolazione, ma alla fine non ci riusciva, sembrava quasi che i polmoni e le corde vocali gli dicessero “No, così ci rovini!”.

Arrivò velocemente al negozio e trovò la solita ragazza dietro al bancone. Era da anni che c’era sempre lei e non sembrava invecchiare mai, come se bevesse ogni giorno un elisir per restare giovane. Certe cose sono impossibili, purtroppo.
“Allora Castiel, cosa vuoi?” Ormai lui e Marty si davano del tu, si conoscevano da una vita. Lei lo guardò con aria annoiata, a tutti gli altri ragazzi gli rivolgeva occhi a forma di cuore, ma con un gay come Castiel aveva perso le speranze, già da qualche tempo ormai.
“Mi mostri tutti i verdi che hai?” Marty sbuffò, poi passò in rassegna le varie scatole di colori e prese un sacco di verdi, che poggiò sul bancone. Castiel osservò tutti i colori attentamente e alla fine scosse la testa e uscì dal negozio, con il trench che svolazzava al vento.
A casa trovò sulla cassetta della posta un libro con scritto in caratteri cubitali “Come fare sesso”. Guardò i vicini, infuriato, ma non potevano essere stati due vecchi sessantenni che lo evitavano sempre; in più non potevano sapere che fosse omosessuale né che quel libro lo stesse ferendo da morire.
Guardò furibondo la strada e scorse un ragazzino di dodici anni insieme a un ragazzo della sua età. Il ragazzino rideva e guardava nella sua direzione e gli bastò poco per capire. Cercando di mantenere la calma si avvicinò ai due, ma si bloccò quasi subito.
Il ragazzo della sua età era quello del disegno. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Hola! Questa fan fiction mi piace molto e non so perché, sono davvero soddisfatta!
Il contenuto mi piace, ma devo ringraziare davvero tanto la mia beta Marty_Love_Winchester, nonché mia grande amica e quasi sorellina.
Purtroppo la frase ha il copyright ... "Non siamo noi a farci la nostra vita ma è la vita a disfarci" è del mitico Quino, creatore di Mafalda.
Il resto è tutto mio. Spero vi sia piaciuto questo capitolo, a me piace molto!
Grazie a chi legge, a chi lascia una recensione, a chi metterà questa storia tra le seguite, le preferite o le ricordate. Mi fate sentire bene!
Atena ♥ 
   
 
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