Comoda sul sedile posteriore dell'auto, lascio vagare lo sguardo al di là del finestrino rigato dalle gocce di pioggia. Il cielo è grigio, l'acqua viene giù fitta. È da un po' di tempo che non vedo piovere così, ma in questo momento non m'importa poi tanto.

-Che brutta giornata.- sospiro. E non mi sto affatto riferendo al tempo atmosferico.

-Anche il cielo sta piangendo.- ribatte la mia amica, in un tentativo di casuale ironia che si trasforma in qualcosa di più.

Diciotto anni dal momento in cui un proiettile, che fosse stato sparato da te o qualcun altro, recise la tua vita.

Diciotto anni di lacrime per la scomparsa di un mito che, in fondo, era un uomo come tanti, avente solo qualcosa di più.

Un uomo come tanti, per il quale il mondo era un posto stretto e inadeguato.

Dopo diciotto anni, io sono solo una persona qualsiasi che, come moltissime altre, ha trovato rifugio e conforto nella musica dei Nirvana. Non faccio alcuna differenza. Sono una persona qualsiasi. Un'altra delle tante che manterrà il ricordo di Kurt Cobain come se lui fosse ancora vivo.

Un'altra per la quale lui continua a vivere in quella voce capace di emozionarla e colpirla come se ogni volta fosse la prima.

Un'altra che ringrazia il caso e sorride al ricordo della prima volta in cui ha ascoltato una canzone dei Nirvana.

L'unica cosa che potrei fare per ricordare Kurt, oggi, è scrivere. Ma in questo momento posso solo poggiare la fronte sul finestrino e osservare la pioggia. È un'amara ironia: si sono susseguiti giorni di sole, e proprio stamattina sta piovendo.