Ci sono alcune cose che si desiderano più di ogni altra. Normalmente mi sarei dovuto alzare alle cinque del mattino, per preparare l’armatura e andare ad allenarmi , in attesa di sapere il mio ruolo , ma io mi svegliavo ore prima, neanche andavo a letto certe notti , osservando ogni istante come la luna salisse e scendesse fino a cedere il posto al sole. Era l’anno del Signore nostro Dio 1348 e girava a quel tempo una malattia che alcuni dicevano essere stata portata dagli ebrei, che ne erano immuni. Forse era così, poiché nel nostro piccolo regno non c’erano ebrei e non si era ancora ammalato nessuno. Ma non sono portato a creare pensieri o comunque ad avere una mia opinione o a confidarla ad altri, sono un soldato e il mio compito è combattere. I pensieri sono fatti per chi ne sa portare il fardello , saperli modificare e crearne nuovi se necessario. Anche questo che esprimo non è propriamente un pensiero, ma frasi, lettere e parole che faccio dettare ad un uomo accanto a me che scrive fedele . Ora, il motivo per cui voglio veramente mettere o far mettere su carta la mia storia non credo che esista realmente. Suppongo che prossimo alla morte, qualcosa voglia pur lasciare ai posteri, anche se una parte di me crede che tali carte verranno buttate nel primo camino o brace accesa. Il luogo in cui mi trovo, non lo augurerei a nessuno. Anche se ce ne sono di peggiori. Una qualsiasi prigione del Nord Europa , in un paese di cui non conosco nemmeno il nome ne l’ho mai chiesto ad un oste o un mendicante. Dopotutto , sarei , o saremmo, dovuti rimanere qui per poco, giusto qualche giorno , e poi sarei dovuto tornare alle mie terre, alla mia armatura e naturalmente al mio lavoro. Ma sarebbe in teoria meglio cominciare dall’inizio , poiché sarebbe troppo facile dire “Sono finito in galera e prossimo alla forca per questo motivo” e li sareste tutti troppo bravi nel giudicare. Ma, se io adesso vi raccontassi come è veramente andata la mia vita, allora suppongo cambiereste idea.