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Autore: Ely_fly    17/08/2012    1 recensioni
Cosa succede quando i Titans vanno in vacanza?
Guai, ovviamente!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 ROBIN: CINA
 
«Siamo arrivati? Tutto questo mare comincia a stancarmi!»
«Beast Boy, sei una piattola!»
«Grazie, Cy. Sei un vero amico!»
«Figurati! Quando vuoi.»
«La smettete? Siamo quasi arrivati, stiamo sorvolando adesso la Grande Muraglia Cinese. Ancora un’oretta, al massimo una e mezza.»
«E tu lo chiami “quasi arrivati”? Dico, Robin, ti sei bevuto il cervello? Un’ora e mezza è tantissimo! Insomma, in un’ora e…»
Nel suo abitacolo, Raven spense il sistema di interfono e si rilassò contro il sedile, stiracchiandosi come una gatta. Certo, erano i suoi amici e il suo ragazzo, ma quando ci si mettevano diventavano piuttosto pesanti. Meglio zittirli, finché poteva. Si infilò gli auricolari nelle orecchie e chiuse gli occhi, cullata dai ritmi jazz delle canzoni.
 
«Rae! Ehi, Rae! Sveglia, siamo arrivati!» La voce entusiasta di Beast Boy riportò la ragazza nel mondo dei vivi, che si rivelò un luogo piuttosto oscuro e decisamente freddo. La maga rabbrividì e, mentre si infilava un maglioncino sopra la t-shirt (meno male che Robin aveva consigliato a tutti di mettersi i pantaloni lunghi!), chiese: «Dove siamo?»
«In Cina» le rispose Cyborg, scaricando i bagagli.
«Grazie, navigatore. Fino a qui c’ero arrivata, ce l’ha detto Robin. Volevo sapere dove siamo esattamente» replicò lei sarcastica.
«Sembrerebbe una foresta, ma Robin è sparito!» spiegò Starfire, guardandosi attorno alla ricerca dell’amico, che però non comparve magicamente da dietro un albero.
«Bè, spero che ricompaia presto. Vorrei sapere dove devo mettere tutta questa roba» borbottò Cyborg, guardando le valigie davanti a lui.
«Eddai, guarda che ci siamo contenute!» gli fece notare Starfire.
«E meno male! No, dico, hai presente che siamo nel mezzo del nulla? Che cosa vi siete portate dietro?» replicò il mezzo-robot, squadrandole.
«Il necessario per sopravvivere» rispose Raven, sfidandolo con uno sguardo gelido a ribattere.
La disputa venne interrotta dall’arrivo di Robin: «Il maestro ci sta aspettando. Seguitemi!» Recuperò il suo trolley nero con l’inconfondibile R rossa stampigliata in un angolo e si avviò a fatica dentro la foresta. Raven sorrise, poi attivò i suoi poteri telepatici, sollevando il suo trolley blu, quello verde di B.B., la valigia rossa di Starfire, la sacca sportiva di Cyborg e anche il trolley di Robin, che si guardò stupito la mano vuota, prima di capire cosa fosse successo.
«Grazie, Rae. Venite, è per di qua» la ringraziò il leader, facendo un cenno agli altri del gruppo, che si incamminarono con cautela.
«Ci stai portando dal maestro di cui ci hai parlato l’altra volta?*» chiese Starfire, guardando gli alberi che la circondavano: era la prima volta da quando era arrivata sulla Terra che ne vedeva di così alti. Pensava che esistessero solo su Tamaran e invece…
«Intendi quella volta che vi siete messi le mie divise di ricambio?» domandò il ragazzo di rimando, ridacchiando.
«Evitiamo di ricordare certe cose, grazie» intervenne Raven, con una faccia contrariata.
«Perché? Ti stava bene la sua divisa!» replicò Beast Boy, voltandosi a guardarla, sorridendo.
«B.B. ha ragione, Rae, stavi bene» le sorrise a sua volta Robin. Le guance della mezzo-demone diventarono rosa, mentre la ragazza distoglieva lo sguardo dal suo ragazzo e dal suo migliore amico.
«Stavamo tutti bene!» tentò di salvarla Starfire.
«Voi forse, io sembravo un idiota» commentò cupo Cyborg.
«Se sei una montagna vivente non è colpa mia!» esclamò Robin, accelerando il passo, prevedendo la mossa dell’amico.
«Se sei uno stuzzicadenti con le gambe non è colpa mia!» ribatté piccato il cyborg, raggiungendo il ragazzo-meraviglia per poi stritolarlo.
«Gaak!» annaspò quest’ultimo, cercando di respirare.
«Ehi! Vi state divertendo senza di me, non è giusto!» gridò B.B., lanciandosi nella mischia.
Raven e Starfire li guardarono, si scambiarono uno sguardo d’intesa e in contemporanea scossero la testa, sconsolate.
«Li abbiamo persi» commentò Starfire, portandosi una mano al viso.
«E ci perderemo anche noi, se continuiamo a vagare per questa foresta senza un minimo di logica» osservò Raven, guardandosi attorno. Fece un respiro profondo, poi diede una voce al Fantastico Trio: «Scusate, non vorrei disturbare, ma… Dove dobbiamo andare?»
I tre ragazzi interruppero la loro lotta per prestarle ascolto: effettivamente era piuttosto difficile orientarsi in quell’oceano di verde e grigio. Con impeccabile aplomb, Robin rientrò nel suo ruolo di leader e si infilò in un invisibile varco tra i rami: «Seguitemi. Il maestro abita proprio qui dietro.»
«Grazie» gli disse Raven, incamminandosi dietro di lui, seguita dagli altri Titans.
 
Dopo un paio di centinaia di metri, arrivarono in una radura, da cui partivano sei sentieri. Enza esitare, Robin si diresse verso quello isolato rispetto agli altri. I suoi amici lo seguirono, un po’ esitanti. Seguendo il sentiero arrivarono in un ampio spiazzo di terra battuta. In un angolo c’era un piccolo orto, dove una nonnina dalle lunghe trecce bianche stava sradicando strane piante.
«E quella chi è? La moglie del maestro?» domandò Beast Boy, sghignazzando allegramente.
«Da come le si sta rivolgendo Robin credo di no…» osservò Starfire, indicandogli l’amico che si inchinava rispettosamente davanti alla vecchina.
Effettivamente il ragazzo la presentò come “il Vero Maestro” e disse che sarebbero stati suoi ospiti per quella settimana. I quattro Titans lo guardarono incuriositi, soprattutto perché non riuscivano a credere che quella fragile signora fosse il tanto decantato maestro di arti marziali di cui Robin parlava senza sosta da anni.
«È un piacere conoscere i tuoi amici, ragazzo» disse la signora, sorridendo benevola ai ragazzi, che continuavano a guardarla come se da un momento all’altro potesse trasformarsi in una montagna di muscoli urlante. Quella era la loro idea di maestro di arti marziali. Certo, nemmeno Robin rientrava nello stereotipo di un praticante di kung fu e compagnia, ma pensavano fosse l’eccezione che conferma la regola.
Intanto la vecchina proseguì: «Non mi sembrano molto in forma. Sicuro che potranno affrontare le prove della loro via?» I ragazzi strabuzzarono gli occhi: come osava?? Loro, non in forma??? E poi di che stava parlando? Prove? Via? Aveva a che fare con il loro indirizzo?
«L’apparenza inganna, Maestro. Me l’avete insegnato voi, no? Riusciremo a portare a termine le prove, non preoccupatevi» la rassicurò Robin, sorridendo con sicurezza.
«Molto bene, se lo dici tu, giovanotto. Allora passerò a illustrarvi cosa vi accadrà questa settimana. Seguitemi!» ordinò la signora, agitando il bastone che aveva raccolto da terra e incamminandosi di nuovo verso la radura in cui erano sbucati prima. Un po’ perplessi i quattro ragazzi la seguirono, cercando di carpire informazioni da Robin.
«Robin, di che accidenti sta parlando la signora? Sicuro che non sia un po’ tocca?» domandò Cyborg con la sua tipica finezza.
«Di che prove stava parlando?» chiese Starfire, temendo chissà cosa.
«Ma non doveva essere una vacanza?» si lagnò Beast Boy, prima di ricevere un pestone da Raven, che disse: «Esattamente cosa dobbiamo fare, Robin?»
Il ragazzo però sorrise misterioso e si rifiutò di rispondere alle domande: «Tra poco saprete tutto.»
 
Una volta giunti nuovamente nella radura, il Vero Maestro si appoggiò al bastone e squadrò i cinque ragazzi davanti a lei. Poi, come un presentatore in uno show televisivo, cominciò a spiegare come si sarebbe svolta la settimana seguente: «Bene, ragazzi. Il mio allievo mi ha chiesto di aiutarvi a ritrovare i veri voi stessi, oltre che a migliorare le vostre abilità. È per questo che vi ha condotto qui da me. Vi avviso che non sarà una settimana facile, ma Robin mi ha assicurato che ce la farete. Spero per voi che sia così.»
«Senti, nonna… Non so chi tu credi che noi siamo, ma sarà così sicuramente!» proruppe B.B., irritato dalla sfiducia della vecchina. Il ragazzo ricevette prontamente una gomitata al plesso solare da Raven e una pacca alla testa da Robin.
«Lo scusi, Maestro. È un po’ irruento. Vada pure avanti» lo giustificò quest’ultimo, facendo cenno alla signora di proseguire.
«Questa sarà una delle cose su cui lavorerà» replicò asciutta la donnina, prima di ricominciare a spiegare: «Come vedete alle mie spalle ci sono cinque sentieri. Ognuno di essi rappresenta uno dei cinque elementi: l’acqua,» e indicò il primo sentiero da sinistra «la terra,» indicò il secondo «l’oro**,» fece un cenno verso il sentiero centrale «il fuoco» indicò il penultimo sentiero «e il legno***» concluse, indicando l’ultimo. «Il vostro compito sarà di percorrere questi sentieri ed arrivare nei templi che si trovano alla fine di ognuno di essi. Lungo il percorso dovrete affrontare diverse prove, ma se utilizzerete le vostre abilità, che il giovanotto mi ha rivelato essere piuttosto particolari, in alcuni casi, dovreste riuscirci. Avete una settimana di tempo. Non potrete andare insieme, ognuno dovrà affrontare un solo cammino.»
«E in base a cosa dovremo scegliere il sentiero da percorrere?» domandò educatamente Starfire, guardando le cinque stradine, che le parevano tutte uguali.
«Ve lo assegnerò io, ragazza, insieme ad un talismano che dovrete usare solo in caso di emergenza, evocando la forza dell’elemento corrispondente. Conoscete il cinese?» rispose la vecchina, squadrando i cinque ragazzi, che scossero la testa.
«D’accordo, vi insegnerò il nome del vostro elemento» sospirò rassegnata, estraendo dalla tasca un sacchetto di pelle consunta, che sembrava piuttosto pesante.
«Una cosa: dove alloggeremo?» domandò Cyborg, guardandosi intorno e non trovando traccia di costruzioni.
«Lungo il sentiero sono presenti piccole capanne. Vi troverete il necessario per una notte al massimo, ma se doveste riuscire a raggiungere in fretta il tempio, potrete alloggiare lì fino allo scadere della settimana. Ovviamente io saprò chi di voi ha già concluso il suo percorso» rispose con praticità la donna, tornando poi al sacchetto.
«Vieni avanti, ragazza» disse poi con tono autoritario, rivolgendosi a Raven. Senza esitazione (che male poteva farle una vecchina?), la maga avanzò verso di lei, trascinando la valigia. «Tu percorrerai il primo sentiero, il sentiero dell’acqua. Percepisco che tu possiedi la forza di questo elemento, ma anche la calma e l’imprevedibilità ad esso collegate. Quando sarà necessario, utilizzerai questo talismano. Per attingere alla sua energia dovrai pronunciare la parola shuĭ, acqua in cinese» la istruì, porgendole una pietra perfettamente liscia, proveniente dal fondo dell’oceano, con inciso l’ideogramma 水. La ragazza la guardò con curiosità, sfiorandone la superficie: le diede una bella sensazione, di tranquillità, ma anche di potenza. Sgranò gli occhi viola e guardò la vecchina davanti a lei, che sorrideva con aria saputa. Sempre sorridendo le indicò il sentiero. La maga si girò verso i suoi amici per salutarli: «Allora io… Ehm… Vado?»
«Ci vediamo tra una settimana! Fai vedere chi sei!» la salutò Cyborg, strizzandole l’occhio e stritolandola.
«Buona fortuna, Rae! Ci vediamo tra pochi giorni!» esclamò Starfire, dando il cambio al mezzo-robot nello stritolamento della povera ragazza.
«Ragazzi, sta semplicemente andando nella foresta per una settimana! Mica se ne va per sempre!» esclamò Robin, abbracciandola comunque e sussurrandole “Buona fortuna, Rae!” all’orecchio.
Beast Boy semplicemente l’abbracciò stretta, baciandola come se potesse essere la sua ultima occasione per il resto della sua vita. Lei lo abbracciò a sua volta e rispose al bacio, poi quando lui la lasciò andare gli disse: «Tranquillo, sono forte. Ce la farò.» Poco ci mancò che il mutaforma si mettesse a piangere. Con riluttanza la lasciò andare. Emozionata, Raven si diresse verso il sentiero, con il talismano in una mano e il manico del trolley nell’altra.
«Ragazza, fermati!»
Il richiamo del Maestro la fece fermare e voltare nella sua direzione: «Che succede?» chiese, preoccupata.
«La valigia puoi lasciarla qui. Farò in modo che uno dei miei aiutanti la porti dove ti sistemerai per la notte» rispose la vecchina. La ragazza obbedì, poi partì definitivamente, con un ultimo cenno di saluto ai suoi amici.
 
Quando scomparve alla vista, la vecchia signora chiamò Cyborg: «Tu, baldo giovanotto, affronterai il sentiero della terra. Questo è il tuo talismano: per evocare la forza del tuo elemento, dovrai ricorrere alla parola . Tutto chiaro?» Il ragazzo annuì, prendendo il pezzo di roccia che gli veniva porto. Aveva un bel colore e recava inciso l’ideogramma 土. Salutò a gran voce i suoi amici, abbandonò la sacca da palestra accanto al trolley blu di Raven e si avviò verso il suo destino.
La vecchina lo guardò allontanarsi: «Non è ancora a conoscenza del suo potere, ma lo scoprirà presto» mormorò, prima di rivolgersi a Robin: «Tu, mio allievo, seguirai il sentiero centrale, quello dell’oro. Questo sarà il tuo amuleto. Sono certa che te la caverai.»
Dal sacchetto estrasse una piccola pepita d’oro che luccicò, illuminata da un intrepido raggio di sole che aveva sfidato la coltre di nubi che copriva la radura. Come sugli altri talismani, vi era inciso un ideogramma: 金, ossiajīn, oro. Anche il ragazzo-meraviglia venne istruito sulla parola cinese da pronunciare in caso di emergenza, poi, con un saluto ai suoi amici, si avviò anche lui lungo il sentiero.
Erano rimasti in due. Beast Boy deglutì rumorosamente, sperando di non essere l’ultimo e di non dover restare solo nemmeno per un secondo con la vecchia. Non l’avrebbe mai ammesso davanti agli altri, ma quella donnina lo inquietava abbastanza, per non dire che gli faceva quasi paura.
Si rivolse a qualsiasi entità esistesse sopra di lui: “Tipregotipregotiprego, fa che non sia io l’ultimo! Giuro che se non sarò l’ultimo… Rinuncerò alla playstation per… Per una… Ok, per due settimane. E non prenderò più in giro Cyborg. Almeno per cinque minuti. E….”
Ma le sue (discutibilissime) preghiere vennero interrotte dalla voce del Vero Maestro: «Tocca a te ragazza.» Il mutaforma crollò a terra dalla delusione e pensò che non avrebbe mantenuto nemmeno mezza delle promesse che la situazione l’aveva costretto a fare. E soprattutto maledisse qualsiasi entità in cielo.
Intanto che lui si disperava, la signora aveva dato le indicazioni necessarie all’aliena, consegnandole anche il suo talismano, una lucidissima pietra nera di origine vulcanica, sulla quale era inciso l’ideogramma di fuoco: 火. «Hai capito bene? In caso di emergenza, pronuncia ad alta voce e con molta concentrazione la parola huŏ. Stai molto attenta a non sbagliare, non vorrei che capitasse qualcosa di brutto» si raccomandò l’anziana, prima di lasciar andare la ragazza. Evidentemente anche lei, a pelle, si era accorta che Starfire era piuttosto distratta e confusionaria. L’aliena, entusiasta, salutò B.B. e si avviò lungo il sentiero, con la pietra stretta in mano.
 
«Sei rimasto solo tu.»
Quella frase sembrò a Beast Boy una condanna a morte. Stava per inginocchiarsi a chiedere perdono, quando vide che la signora non sembrava avere cattive intenzioni. Anzi, stava sorridendogli e gli porgeva un oggetto di legno rotondo, che sembrava ricavato da un ramo tagliato. Su di esso era inciso un altro ideogramma: 木, legno. Con mano tremante lo prese e la donna gli disse: «Non aver paura. Tu sei vicino alla natura e sei vivo, proprio come il legno. Per questo ti è stato assegnato questo elemento. In caso di pericolo, evoca il suo spirito usando la parola . Sono sicura che te la caverai: tu sei mosso da sentimenti profondi, soprattutto dall’amore.» Il ragazzo arrossì e la vecchina scoppiò in una risata chioccia. «Non ti biasimo, la ragazza è davvero bella. E anche lei possiede delle capacità molto sviluppate. Credo che tu abbia fatto un’ottima scelta. Anche se vedo che tutto questo ha portato molto disordine nello spirito del mio giovane allievo.» Ohccavolo. Come poteva parlare con una nonnina, che comunque sembrava sapere già tutto, di quello che era successo con Robin? Non poteva! E poi come poteva parlarle dell’amore che provava per Raven? Insomma, quella donna sembrava avere…
«Ti sbagli, figliolo. Non sono così giovane, anche se ti ringrazio.» Il mutaforma sobbalzò: quella donna gli aveva… «Sì, caro, riesco a leggere nel pensiero. Anche se mi costa molta fatica. Quindi ti pregherei di avviarti lungo la tua strada, di modo che io possa riposarmi. Buon cammino» lo congedò la vecchina, sorridendo. Profondamente turbato, il ragazzo si avviò lungo la strada, tenendo in mano il pezzo di legno ed esaminandolo alla ricerca di qualcosa che ne tradisse la natura incantata. Niente di niente. Pensò di buttarlo appena fuori vista, ma la voce del Maestro lo raggiunse: «Non pensarci nemmeno, giovanotto.» Spaventato, accelerò il passo, lasciando la vecchina a ridacchiare con il bastone in mano.
Quando anche lui si fu allontanato, la donnina batté le mani e richiamò a sé cinque animali: un orso, una scimmia, un enorme serpente, una tigre e un’aquila comparvero davanti a lei.
«Seguite le tracce dei cinque ragazzi e portate con voi questi bagagli. Inoltre, scatenate lungo il cammino i vostri seguaci» ordinò con voce carica di potere. I cinque animali si inchinarono e in un batter d’occhio obbedirono ai suoi ordini.
«E ora torniamo al mio bell’orticello!» ridacchiò soddisfatta, una volta rimasta sola, avviandosi verso lo spiazzo in terra battuta dove si trovava il suddetto campo.
 
«E questa secondo Robin sarebbe una vacanza??» esclamò Cyborg, guardandosi intorno: era circondato da serpenti sibilanti e non aveva praticamente armi per sconfiggerli. Con suo grande disappunto aveva infatti scoperto che i suoi congegni non funzionavano, a causa di una qualche interferenza sconosciuta. Se non fosse stato un uomo di scienza avrebbe detto che era certamente colpa degli alieni. Per fortuna lo era. Ma in quel momento compiangere i suoi delicatissimi strumenti non sarebbe servito a scacciare quell’ammasso squamoso che si muoveva davanti ai suoi occhi. Imprecò violentemente, tanto nessuno poteva sentirlo. Si guardò ancora intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essergli d’aiuto: «Dannazione! Se ne esco vivo giuro che lo uccido, quel ragazzo! Vacanza! Ma che idee bacate ha? Poveretto, fare il leader l’ha proprio sconvolto! Porca miseria, che accidenti faccio, ora? E sto pure parlando da solo! Sto impazzendo!»
«Ssssssssembrerebbe proprio di sssssssì» gli rispose una voce fredda e sibilante.
Strabuzzando gli occhi si voltò e vide un serpente enorme. Che parlava. Con lui. Okay, era decisamente impazzito.
«Ch-che cosa sei?» domandò, vacillando sul pronome. Era meglio chiedere “chi sei”? Oh, per il diavolo, ormai era andata.
«Ssssono il guardiano del tempio della terra, il grande ssssserpente Hebi**** e sono stato incaricato dal Maestro di mostrarti la via.»
«E allora mostramela, che aspetti? Che questi serpenti mi aggrediscano? Digli di andarsene, no?»
«Ahahahahah! Pensssssi davvero che ssssssia cossssssì facile? Quesssssti sssserpenti sssssono ai miei ordini. Per poter giungere alla prima tappa del tuo ssssssentiero devi sssssssconfiggerli» lo informò il serpente, ridacchiando. Per quanto sia possibile che un serpente ridacchi, ovviamente.
Il cyborg lo guardò quasi a chiedergli se stesse scherzando. Poi decise che non era affatto da lui arrendersi: lui sarebbe andato fino in fondo, superando anche i suoi limiti, se necessario. D’altronde aveva già dimostrato una volta che poteva farlo senza problemi. Lanciò un urlo belluino e si scagliò contro i serpenti. Gli animali si rivelarono però piuttosto resistenti e in breve il ragazzo esaurì le forze. Stava per arrendersi, quando si ricordò del talismano che gli era stato affidato. Con enorme sforzo lo tirò fuori dalla tasca e pronunciò la strana parola cinese che aveva appreso dalla nonnina.
Come per magia, sentì una forza immensa scorrergli nelle vene. Guidato da uno spirito antichissimo, posò le mani a terra e sprigionò la stessa forza nel terreno: esso si spaccò a metà e tutti i serpenti ci caddero dentro. Il ragazzo guardò lo squarcio  sorpreso, poi si rese conto che accanto a lui c’era qualcosa. O qualcuno? Alzò gli occhi e vide una strana creatura, che sembrava composta dello stesso terreno attorno a lui, che levitava davanti ai suoi occhi. La creatura mosse una mano nella sua direzione, ma scomparve prima di poter fare altro.
«Molto bene. Hai ssssssuperato la prima prova» lo raggiunse la voce del serpente, attutita, come in sogno.
«Cosa?» si riscosse il ragazzo, distogliendo lo sguardo dal punto in cui poco prima aveva visto quell’essere.
«Hai ssssssuperato la prima prova. Puoi proseguire» ripeté il serpente, pensando che doveva avere seri problemi di comprendonio.
«Oh. Grazie» rispose Cyborg, avviandosi confuso lungo il sentiero, voltandosi continuamente verso il punto in cui i poteri della terra avevano spaccato il terreno e lo spirito elementale si era rivelato. Poco distante vide una specie di capanna, quello doveva il posto in cui passare la notte. La vecchia aveva detto la verità, a quanto pareva. La raggiunse in fretta, soprattutto per mettere la maggiore distanza tra sé e il serpentone ed entrò chiudendosi la porta alle spalle. Non che avesse paura, figuriamoci! Lui, avere paura?, ma si sentiva meglio lontano da qualsiasi cosa strisciante e squamosa. Una volta certo di essere al sicuro tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno: la capanna era attrezzata di cucinino e di una branda. Dietro una porta si nascondeva un minuscolo water corredato da un altrettanto minuscolo lavandino. «Possibile che non ci sia una doccia?» domandò esasperato.
«Certo che c’è, giovanotto. Dove credi di essere? La troverai dietro all’altra porta, zuccone!» gli rispose la voce della vecchina. Il ragazzo sobbalzò dalla paura e si voltò: c’era solo uno specchio appeso alla parete spoglia. Eppure avrebbe giurato di aver sentito la voce della nonnina.
«Certo che l’hai sentita! Questo specchio mi permette di comunicare con chiunque possieda un talismano» riprese la voce, che proveniva effettivamente dallo specchio. Eppure, per quanto guardasse, non vedeva altro che il suo riflesso. La sua mente razionale non poteva accettare una cosa del genere. Già doveva rielaborare quello che gli era appena accaduto fuori…
«Intendi scervellarti tutto il tempo? Robin mi aveva detto che sareste stati in grado di affrontare le prove senza problemi, ma ti vedo scettico. Spero che supererai questa ristrettezza mentale prima della fine» commentò la voce, sparendo poi del tutto. Stupito, si avvicinò ancora di più allo specchio, come ad esaminarlo. Non fece in tempo a muovere un muscolo che la voce risuonò ancora: «E piantala! Non hai altro da fare che specchiarti? Vanitoso!»
Saltò all’indietro spaventato, ma non osò avvicinarsi di nuovo allo specchio. Si dedicò invece alla ricerca della doccia, che era dove indicato dalla voce e delle sue cose, che trovò sul tavolo microscopico che completava l’arredamento. Nessun segno di oggetti più evoluti di un cucchiaino, esclusi i fornelli. Fantastico. Recuperò la borsa da ginnastica e ne estrasse i mille aggeggi necessari al rifornimento delle batterie. Si lanciò in un eroico tentativo di ricerca di una presa elettrica, tentativo che si concluse con il vittorioso ritrovamento di una scassatissima presa nel muro, nascosta dietro la branda. “Poteva andare peggio” pensò, prima di liberarsi degli abiti luridi e sudati e di buttarsi sotto il getto gelido dell’acqua. Represse un urlo e una maledizione ad indirizzo del Vero Maestro.
 
Nella sua casa, il Vero Maestro ridacchiò divertito e disse: «Questo ragazzo è proprio divertente.»
 
Nello stesso istante, Raven sentì la sua ricetrasmettente vibrarle in tasca. La estrasse con cautela e l’aprì, sorpresa che funzionasse. Si era aspettata che la vecchina mettesse fuori uso ogni forma di comunicazione tra loro. In fondo dovevano trovare la loro forza interiore legata ad un elemento naturale, serviva concentrazione.
«Ehi, Rae!» la salutò la voce allegra di Beast Boy.
«B.B.?» domandò incredula.
«Proprio io! Come stai?» le rispose il ragazzo, cercando di capire se fosse ferita o meno.
«Direi benone. Non mi è accaduto niente e sono riuscita a superare tre prove.»
«Tre prove?? Stai scherzando??»
«No, perché?»
«Perché io ho fatto una fatica bestia a superarne una, ho dovuto ricorrere al potere del talismano; e anche Cyborg, che ho appena sentito, ha dovuto evocare l’elemento.»
«E di Starfire e Robin non hai notizie? E a proposito, come mai funzionano i nostri trasmettitori?»
«Star aveva appena superato la sua seconda prova ed era esausta, ma non mi ha detto se ha dovuto usare il talismano. Robin non l’ho ancora sentito. Non ho la più pallida idea del perché funzionino, ma non mi sembra una brutta cosa. Almeno così potrò vederti di tanto in tanto. Mi manchi!»
«B.B., siamo stati lontani un pomeriggio scarso» gli fece notare la ragazza, pur essendo colpita dai sentimenti del suo ragazzo.
«Anche troppo, per me. Inoltre sapendo che ci sono tutti questi pericoli…»
«Tranquillo, non ti devi preoccupare. Sono forte e so resistere a tutto. Ce la faremo tutti quanti» lo rassicurò lei.
«Non è che non abbia fiducia in te… Ma non mi sento sicuro a saperti da sola contro chissà cosa.»
«Eddai, stai tranquillo. Andrà tutto benone, okay?»
«Mmm… Speriamo… Ora vado a lavarmi, ho dovuto lottare contro di tutto e di più, davvero! E poi ho avvertito una presenza attorno a me, anche se appena mi voltavo era sparita. Stai attenta, mi raccomando!»
«Non ti preoccupare. Stai attento anche tu» gli raccomandò, in uno slancio di tenerezza.
«Ti amo!» le urlò lui, mandandole un bacio.
«Anche io…» rispose lei sottovoce, arrossendo. Poi chiuse la comunicazione. Rimase a guardare l’aggeggio elettronico che aveva in mano. «Anche io» ripeté sommessamente, prima di rimettersi in cammino.
Non aveva fatto neanche due passi che la ricetrasmittente vibrò di nuovo: l’aprì e vide il volto sorridente di Robin.
«Ehi, Rae, come te la passi?» le domandò entusiasta il leader.
«Bene, direi. Anche se questo non è il mio ideale di vacanza» rispose lei, sorridendo a sua volta.
«Mi sembrava che ci fossimo impigriti…» si giustificò lui, continuando: «Comunque sono sicuro che questa settimana ci gioverà. Allenarci con il Vero Maestro ci aiuterà tantissimo nei combattimenti futuri e anche padroneggiare gli elementi ci servirà.»
«Non hai bisogno di giustificarti, tranquillo. Era un’osservazione. Comunque non mi dispiace questo posto e il Maestro sembra davvero in gamba. Non vedo l’ora di raggiungere il tempio. Cosa credi che accadrà una volta là?»
«Non so, posso solo immaginarlo. L’altra volta che ho raggiunto il tempio, ho trovato il Maestro che mi ha allenato nelle arti marziali. Stavolta potrebbe aver mandato dei sottoposti per allenarci o metterci alla prova. Non saprei. A che punto sei?»
«Ho superato tre prove.»
«Wow, congratulazioni!» la lodò il ragazzo dai capelli neri, sorridendo entusiasta.
«E tu? Non sei ancora al tempio?» domandò lei, ironica.
«Ahahaha… Non ancora. Ma ho superato un po’ di prove. Anche se sono partito avvantaggiato, con quello che ho imparato venendo qui.»
«Modesto, mi dicono. Comunque sarà meglio che vada, ho sentito dei passi. E anche B.B. mi ha detto una cosa simile. Cosa credi che potrebbe essere?»
«Probabilmente sono i sottoposti del Maestro che ci seguono. Mi raccomando, fai…»
«Non dirmi di fare attenzione! Se me lo dici, giuro che la prima volta che ti rivedo ti mordo.»
«Okay, okay, non lo dico. Ci rivediamo tra sei giorni, Rae! Ti voglio bene!» replicò in fretta il ragazzo, facendo velocemente marcia indietro: raramente le minacce di Raven restavano tali.
«Anche io» gli rispose lei, chiudendo in fretta la comunicazione. Stava riponendo in tasca il trasmettitore, quando sentì dei passi pesanti dietro di sé. Richiamò quanta più energia poteva nelle mani e si voltò per fronteggiare il nemico. Che si rivelò essere un orso alto più di tre metri.
«Oddio» mormorò. L’orso fece un altro passo verso di lei, poi spalancò le fauci. Raven stava per colpirlo con le sue scariche micidiali, quando udì una voce cupa e cavernosa: «Complimenti, ragazza. Sei arrivata fin qui senza l’aiuto del talismano. Sei potente. Ma lo sarai abbastanza per proseguire lungo il cammino?»
«Tu chi sei?» rispose lei, senza abbassare la guardia.
«Sono il guardiano del tempio. È mio compito osservarti e giudicarti.»
«Il guardiano del tempio? Allora anche gli altri sono seguiti dai guardiani.»
«Sei intelligente.»
«Dunque siete voi i sottoposti del Maestro di cui parlava Robin.»
«Robin? Ah, il mocciosetto che è venuto qui l’altra volta. Non è male, anche se ha ancora parecchio da imparare, prima di arrivare al livello del Maestro.»
«Cosa ci fai qui, comunque? Sei venuto ad insultare i miei amici, a presentarti per bere qualcosa in compagnia o cos’altro?» domandò innervosita la ragazza.
«Frena i bollenti spiriti, ragazza» ridacchiò l’enorme animale. «Volevo semplicemente renderti noto che non sei sola in questo sentiero e che molto presto mi dovrai affrontare. Fossi in te mi riposerei per la notte. La tua capanna non è distante. Ci rivedremo.» Detto questo, sparì.
Raven fissò il vuoto, prima di abbassare finalmente le mani e lasciar scorrere libera l’energia che vi aveva incanalato. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Cose dell’altro mondo. Anche se era abituata a cose strane, quell’orso era quanto di più strano vi era al mondo. Scosse la testa e si diresse verso la capanna, che effettivamente era in vista.
 
«Uhuhuh, ben fatto, Xióng*****. E ben fatto anche alla ragazza. Credo che sarà una settimana davvero interessante… Uhuhuhuh!» ridacchiò il Maestro, nella sua abitazione.
 
 
 
 
 
 
«Sono esausta!» esclamò Starfire, lasciandosi cadere sui gradini del tempio, che era riuscita a raggiungere in poco meno di tre giorni. Era soddisfatta del suo risultato, ma era praticamente a pezzi. Aveva appena sentito gli altri: Raven e Robin erano già in vista del tempio, Beast Boy aveva superato l’ultima prova (almeno così gli era stato detto da una strana scimmia) e anche Cyborg si stava avvicinando al traguardo. Tutti quanti sembravano piuttosto provati: le prove escogitate dal Maestro erano piuttosto difficili, dovette ammetterlo. Ma solo una volta aveva dovuto ricorrere al potere del talismano e in quell’occasione aveva avuto una visione di un essere di fiamme che le stava accanto. Secondo quanto diceva Robin, quello poteva essere il suo spirito elementale. Stava per chiudere gli occhi e addormentarsi quando i suoi sensi ipersviluppati l’avvertirono che c’era qualcuno (o qualcosa, non si poteva mai sapere) in avvicinamento.
Scattò in piedi, giusto in tempo per vedere arrivare un’enorme aquila.
L’animale atterrò sotto l’ingresso del tempio, contrassegnato dall’ideogramma del fuoco. Poi aprì il becco e parlò: «E così sei arrivata, finalmente. Benvenuta. Per poter accedere alla prossima fase dell’allenamento, dovrai battermi in combattimento. Ti senti pronta per questa prova?»
Malgrado la stanchezza, la ragazza aliena rispose: «Prontissima!»
«Allora cominciamo!» esclamò l’aquila, alzandosi in volo.
«Pensi di potermi battere volando? Mi spiace deluderti, ma anche io sono piuttosto brava in questo!» mormorò la ragazza, seguendo l’animale in cielo e cominciando a scagliare i suoi dardi verdi di plasma. Dardi che sembrarono non sortire alcun effetto sull’uccello, che schivava elegantemente i colpi.
«Dovrai fare molto di più per battermi, ragazzina» la provocò. In tutta risposta, Starfire lanciò una scarica paurosa di colpi verso l’animale, che ne uscì indenne. «Questi tre giorni allora non ti sono serviti a niente, vedo…»
In quel momento, la ragazza sentì un’energia potentissima provenire dalla tasca in cui aveva riposto il talismano. Il pezzo di pietra scottava parecchio, ma lei lo estrasse senza problemi dalla tasca e lo portò davanti a sé. Riusciva a sentire la potenza del fuoco scorrere in lei, darle la forza necessaria. Allora pronunciò nuovamente il nome dell’elemento in cinese. Dalla pietra si sprigionò un enorme fuoco che avvolse l’aliena, senza però bruciarla o ferirla in alcun modo. Nello stesso momento Starfire vide la creatura di fuoco della volta precedente andare verso di lei e raggiungerla. Vedeva tutto sfocato, ma non riusciva a capire il perché. Le prese le mani: la guardò negli occhi e semplicemente con la forza della mente le parlò.
“Io sono lo spirito del fuoco. Erano secoli che attendevo qualcuno come te. Tu sei forte, sei potente e hai dentro di te il calore e la passione. Tu sei degna di ricevere il mio potere.”
Starfire cercò di parlare, ma riuscì soltanto ad aprire e chiudere la bocca, come un pesce fuor d’acqua.
“Non avere paura di accogliermi in te, ragazza. Io e te da adesso saremo una cosa sola” la rassicurò lo spirito, prima di abbracciarla. L’aliena sentì la forza del fuoco scorrerle nelle vene, ad aumentare la sua forza. Dopodiché la vista si schiarì e si ritrovò di nuovo davanti all’aquila, che sembrava sorridere. Anche se non era facile interpretare l’espressione facciale di un uccello.
Conscia della sua nuova forza, Starfire scagliò una serie di palle di fuoco contro l’animale, che non poté fare nulla per schivarle. Colpito, l’uccello cadde a terra e l’aliena lo raggiunse. Attingendo nuovamente all’energia del fuoco, creò una sorta di gabbia intorno all’animale, che cercava di rialzarsi in volo. La ragazza stava per dare il colpo di grazia, quando all’improvviso comparve il Maestro.
«Basta così, ragazza. Sei stata molto brava. Hai superato la prova finale. Robin aveva ragione, riguardo le vostre abilità» esordì con voce carica di autorità. Poi il volto le si aprì in un sorriso: «Washi******, ti presento la tua nuova allieva. Da oggi fino allo scadere della settimana la allenerai nelle arti marziali ma anche nelle arti elementali. La affido a te.»
Queste parole erano rivolte all’aquila, che, tiratasi in piedi, accennò un inchino. Poi accadde qualcosa di straordinario: l’animale cominciò a mutare. Le piume e le penne rientrarono nel corpo, che assunse una forma umanoide. Il becco diventò un naso e gli occhi si spostarono fino a trovarsi uno accanto all’altro e non opposti. L’aquila era diventata una donna dall’aspetto esotico, fasciata da un kimono bianco stretto in vita da una cintura nera.
«Non vi deluderò, Maestro» disse con deferenza, inchinandosi profondamente. La vecchina sorrise, batté le mani e la gabbia scomparve. Dopodiché, con un cenno che poteva essere di saluto, scomparve anche l’anziana, lasciando Starfire e Washi a squadrarsi.
«Molto piacere di conoscerti! Il mio nome è Starfire e farò di tutto per essere all’altezza dei compiti che mi assegnerai!» esordì la ragazza, contenta di aver superato la prova.
«Il piacere è mio. Per oggi ti sei guadagnata del tempo per riposare. Domani cominceremo il tuo addestramento. Puoi ritirarti. Verrò a chiamarti per cena» rispose pacatamente la donna, scuotendo la testa e la chioma scura che richiamava il colore delle penne dell’aquila. Detto questo si avviò verso l’interno del tempio, lasciando lì Starfire, che si affrettò ad entrare anche lei.
 
«Ce l’hai fatta anche tu, Raven??» esclamò contenta Starfire, guardando il volto impassibile dell’amica nel minuscolo schermo del trasmettitore.
«Già. Ho evocato lo spirito dell’acqua che si è unito con me e mi ha permesso di mettere in ginocchio il mio avversario. Poi è comparso il Maestro» Raven si riferiva alla vecchina con una deferenza seconda solo a quella di Robin «che ha detto che avevo superato la prova e che da oggi fino alla fine della settimana Xióng sarà il mio maestro.»
«Wow, quindi tu hai un maestro maschio! E com’è?»
«Normale. Tranne per il fatto che è alto due metri e che ha un senso dell’umorismo piuttosto scarso.»
«Tutto qui? Che vuol dire normale? Di che colore ha gli occhi? E i capelli? E la voce com’è?»
«Starfire, ti posso ricordare che sono fidanzata?»
«Il tuo cuore sarà anche occupato, ma non farmi credere che gli occhi non ti funzionino!»
«Ooooh, d’accordo. Ha gli occhi castani e i capelli neri. E sembra un armadio a sei ante. E ha una voce cavernosa da orso. Contenta?»
«Molto. Spero di riuscire a vederlo. Sembra carino.»
«Certo, Star, certo…»
«Comunque questa vacanza mi piace, nonostante la fatica che abbiamo fatto per arrivare fino a qui. Non credi?»
«Mmm… Non c’è male, dai. Sto scoprendo un sacco di cose su me stessa.» Ci fu un momento di pausa. «Scusa, devo andare. Xióng dice che devo meditare prima di cena. Ci sentiamo.»
«Ciao, Rae!» esclamò Starfire, chiudendo la ricetrasmittente per qualche istante. La riaprì poco dopo, sentendo il suono di una chiamata: era Cyborg.
«Cyborg! Come è andata?»
«Sono sfinito! Quel maledetto serpente mi ha fatto quasi morire! Meno male che c’era lo spirito elementale a darmi man forte, altrimenti sarei ancora dietro a combattere. Quanto non lo sopporto! E devo pure allenarmi con lui fino alla fine della settimana. Robin mi sentirà!» si sfogò l’amico.
«Mi spiace. La mia maestra sembra grandiosa, anche se è un po’, come dire, scostante.»
«Anche tu una donna? Anche Beast Boy, l’ho appena sentito. Spero per lui che non l’abbia detto a Raven, se no la maestra finisce male…» ridacchiò il mezzo-robot.
«Credo che sarà il maestro di Raven a finire male, invece. Lo sai, Rae si controlla perfettamente, quando è gelosa.»
«Cosa cosa? Il maestro di Rae è un uomo? Uhuhuhuh, aspetta che lo sappia B.B.!»
«Cyborg! Non vorrai dirglielo!»
«Credo proprio che lo farò, invece! Uhuhuhuh!» e con una risata malefica il ragazzo chiuse la comunicazione. Starfire sospirò, poi si rilassò sul materasso che le era stato messo a disposizione. Stava per assopirsi, quando sentì la voce della sua maestra chiamarla: la cena era servita. Affamata, si alzò e corse di sotto, dove trovò la donna ad accoglierla con una ciotola di zuppa e un kimono bianco ripiegato, simile a quello che indossava lei.
«Questa sarà la tua divisa per i giorni a venire, dovrai lavarla ogni sera. Non tollererò disordine e sporcizia, chiaro?» disse in tono autoritario, porgendole l’indumento. Spaventata da tale severità, Starfire annuì, prendendo l’indumento e ringraziando con un fil di voce. Con sua grande sorpresa, la maestra sorrise e disse: «Buon appetito.»
“Oddio, questa è bipolare…” pensò l’aliena, sorridendo a sua volta, anche se con un po’ di incertezza, avvicinandosi al tavolo e iniziando a mangiare.
 
«Cosa pensavi di aspettare a dirmi che hai un maestro maschio?» domandò irritato Beast Boy, attraverso il trasmettitore. Con la mano libera gesticolava, sferrando pugni ad un nemico immaginario.
«Pensavo non fosse importante. E vogliamo parlare del tuo maestro?» replicò Raven, fredda. Se c’era una cosa che odiava erano le scenate di gelosia di B.B., completamente inutili.
«Ma è importantissimo! Devo ricordarti cos’è successo a Detroit? O alle Hawaii? Non posso lasciarti sola quattro giorni con un uomo! E comunque non crederai davvero che io possa guardare altre donne oltre a te, spero!»
«Senti, io non ho nessuna intenzione di subire questo interrogatorio. Se hai intenzione di proseguire su questa linea, vai. Io spengo la comunicazione.»
«No, ti prego, Rae! Cerca di capire, sono preoccupato per te!»
«Questo lo capisco, ma puoi stare tranquillo. Quando mai ti ho tradito? Eppure ne ho avuta l’occasione, mi pare!»
«Mi avresti tradito con Robin?» domandò inorridito il mutaforma.
«Forse una volta sì, ma adesso di sicuro no. Non riesci a capire i miei sentimenti per te? Eppure mi sembrano così chiari! Davvero non riesci a capire che ti amo e che sei l’unica persona che conta davvero per me? Perché in tal caso possiamo anche chiudere qui la storia.»
«No, ehi, Rae, calmati. Aspetta. Non intendevo dire questo. Davvero, non volevo offenderti e nemmeno mettere in dubbio i tuoi sentimenti. È che non mi sento sicuro, sapendo quanti ragazzi migliori di me ci sono in giro. Insomma, potresti avere Robin, potresti avere Aqualad, potresti avere Speedy…»
«Potrei. Ma non voglio. Credo tu debba capire questo, Beast Boy.»
«E io credo di averlo capito.»
«Non sembrerebbe, dalle scenate che stai facendo.»
«Hai ragione, mi sto comportando da stupido. Ma quando si tratta di te perdo la testa. Non posso farci niente. Mi perdoni?» chiese con un profondo tono di umiltà che non sfuggì alla ragazza.
«Se mi prometti che la smetterai» gli rispose lei, con un tono meno duro.
«Lo giuro! Ti amo, Rae.»
«Ti amo anche io, B.B..»
«Buonanotte, allora.»
«Buonanotte.»
«Aspetta, hai chiuso la porta? Non vorrei che magari il tuo maestro entrasse di soppiatto…»
«Beast Boy…»
«Okay, okay, come non detto. Buonanotte!»
«Buonanotte» rispose lei, chiudendo la comunicazione e tirando un profondo respiro. Certe volte ci voleva una pazienza con quel ragazzo… Che poi veniva a farle delle scenate di gelosia pazzesche per cosa? Per nulla! Come se lei avesse mai potuto tradirlo! Al massimo era lei che non doveva fidarsi della sua maestra, quella Hóu*******! Si sapeva che le scimmie erano subdole e pronte all’inganno. Ed era pronta a scommettere che quella tipa avrebbe messo gli occhi sul suo ragazzo. Una lampadina accanto a lei esplose.
Si disse di calmarsi e di controllare le sue emozioni: per farlo, immaginò lo sciabordio delle onde, il rumore ritmico dell’acqua sull’acqua…
Il momento di pace interiore venne interrotto dalla vibrazione della ricetrasmittente: la ragazza fece un salto sul letto dallo spavento (anzi, dalla sorpresa. Lei non aveva paura!), poi rispose.
«Robin!»
«Ehi, Rae! Ti trovi bene al tempio?»
«Sì, ci sono tutte le comodità necessarie e il maestro sembra una brava persona. Un po’ allergico all’ironia, magari, ma una brava persona.»
«Oh, sì, il buon vecchio Xióng fa abbastanza il sostenuto. Tranquilla, ti troverai benissimo con lui.»
«Speriamo. Tu, tutto bene?»
«Ottimamente. Ho incontrato la mia maestra, Hŭ********. Lei rappresenta lo spirito della tigre. È severa, ma sono certo che mi insegnerà nuove tecniche fantastiche.»
«Sono contenta per te. Anche se ti consiglio di stare attento, potrebbe invaghirsi di te.»
«Sono note di gelosia quelle che sento nella tua voce?»
«Assolutamente no!»
«Capito. Anche B.B. ha un maestro donna, giusto?» domandò divertito il ragazzo.
Raven arrossì violentemente: «Sì» ammise con un borbottio piuttosto seccato.
«Ahahah! Tranquilla, la sua maestra è Hóu, giusto? Non hai di che preoccuparti. Non gli farà niente.»
«Spero per lei. Se no il Vero Maestro si troverà con un sottoposto in meno.»
«Credo che B.B. pensi lo stesso del tuo maestro, o mi sbaglio?»
«Credo proprio di no. Mi ha appena fatto una scenata di gelosia pazzesca, dicendomi che potrei avere chiunque e invece ho scelto lui e che lui si fida di me e dei miei sentimenti, ma che non si fida degli altri…»
«E fammi indovinare? Tra quel “chiunque” ero compreso anche io?»
«Esatto. Gli ho spiegato che ormai per me c’è solo lui, proprio come l’ho spiegato a te. Scusami, lo so che fa male, ma purtroppo è così.» La maga aveva notato la smorfia sul viso di Robin mentre pronunciava quella frase.
«Non c’è problema. È la realtà e devo accettarla, no? Comunque non hai niente da temere da me, lo sai.»
«Certo che lo so! E lo sa anche B.B., solo che mi ha detto che quando si tratta di me perde la testa e non ragiona più. Inteso: non che di solito sia un genio dei ragionamenti, ma qualche neurone si collega.»
Robin ridacchiò: «Povero, non denigrarlo così. Comunque se può rassicurarti gli posso parlare di questa cosa. Inoltre non deve preoccuparsi, ci penserò io ad aiutarlo a proteggerti da certi loschi figuri.»
«Con “loschi figuri” chi intendi?»
«Bè, per esempio Aqualad. Una volta mi era quasi simpatico, ma adesso è evidente che sta facendo di tutto per strapparti dalle braccia di B.B.. Per non parlare di Speedy! Sai che siamo in rivalità!»
«Non sono una debole fanciulla indifesa, non cederò alle lusinghe di certa gente. Ti consola? Comunque mi faresti davvero un piacere a parlare con B.B.. Forse è la volta buona che capisce che non deve temere nessuno.»
«Sarà un piacere!» sorrise Robin.
I due passarono poi ad argomenti più leggeri, tipo gli allenamenti che avrebbero affrontato il giorno successivo o dei piccoli cambiamenti avvenuti a Jump City durante le loro vacanze… Finché Raven non si addormentò con il trasmettitore in mano. Robin guardò il viso delicato della ragazza, la pelle color porcellana che manteneva ancora qualche traccia dell’abbronzatura derivata dalla settimana passata sotto il sole hawaiano, le ciglia lunghe che le sfioravano le guance rosee, le palpebre delicate che nascondevano i suoi incredibili occhi viola, la ciocca di capelli scura che si muoveva davanti al suo naso e alla sua bocca, mossa dal respiro della maga addormentata, che passava attraverso le sue labbra socchiuse. Labbra che potevano fare male, ma che facevano anche del bene.
Stupendosi dei suoi stessi pensieri, così poco razionali e così lontani da quello che credeva essere il vero Robin, il ragazzo si riscosse, mormorò un dolce “Buonanotte”, pur sapendo che la ragazza non avrebbe sentito e concluse la comunicazione. Restò a guardare per un po’ il soffitto, pensando a tutto ciò che gli era accaduto da quando conosceva Raven. Perso nei ricordi si addormentò.
 
Il Vero Maestro, dalla sua stanza, sorrise alla visione dei corpi dei cinque ragazzi addormentati, riflessi nei cinque specchi magici. Quei ragazzi erano delle forze della natura: sarebbero diventati dei guerrieri provetti, ne era certa.
Con calma, si alzò e si diresse verso una stanza buia, in cui sparì.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Riferimento all’episodio 2 della stagione 4, intitolato “Il sentiero e la montagna” (almeno credo, io l’ho visto in inglese e si intitolava “The quest” ^^) in cui Robin parte per cercare il Vero Maestro (l’ho tradotto paro paro dall’inglese, dove si chiama “the True Master”) di cui gli aveva parlato un delinquente. Mentre lui non c’è i suoi amici usano le sue divise di riserva.
**L’oro è uno dei cinque elementi fondamentali della vita, secondo le filosofie cinesi.
***Idem per il legno ^^
****Hebi in giapponese vuol dire proprio serpe.
*****Xióng in cinese vuol dire orso (ho una fantasia illimitata per i nomi u.u).
******Washi è il corrispettivo giapponese di aquila.
*******Esatto, Hóu vuol dire proprio scimmia, in cinese ^^
********E c.v.d. Hŭ in cinese vuol dire tigre.
  
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