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Autore: Summoner Luna    17/08/2012    2 recensioni
E' il solito lavoro per l'investigatore privato Seifer Almasy, fino a quando una bomba bionda entra nel suo ufficio con una richiesta di aiutare suo fratello, che si è innamorato dell'intoccabile Rinoa Heartilly e si è messo in grossi guai con suo padre: il Boss della Banda Caraway. AU, per la challenge Where I Belong.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

AIN'T NO SUNSHINE
scritta da Summoner Luna, tradotta da Alessia Heartilly
I.

Sono le ventitré e quarantuno, orario di Deling, quando qualcuno bussa alla porta e vedo attraverso il vetro decorato la figura di una donna.

È passata l'ora di chiusura. L'unico motivo per cui sono in ufficio è un brutto appuntamento con una mia vecchia fiamma, e mi sono inventato una qualche scusa sul dover controllare qualcosa per un cliente per svignarmela. È stato alle ventuno e trenta, ma persino adesso, più di due ore dopo, so che lei mi starà aspettando fuori. Dormirò qui, se devo.

Stringo gli occhi. Il vetro confonde e distorce, ma la figura è davvero troppo alta per la signora che sto cercando di evitare. Beh, una di loro. Non ci è voluto molto per imparare che, a quest'ora, vale la pena evitare qualsiasi signora.

Ignoro il bussare. Ho lasciato la luce accesa. Terribile per la bolletta della luce, ma è la storia che avrà domattina.

Bussa di nuovo. Sono sempre insistenti dopo la chiusura, e vengono tutti con un tipo speciale di guai.

Il bussare finalmente si ferma, e torno alle mie carte. Non una ricerca per un cliente, ma le cose divertenti diventano più divertenti man mano che la bottiglia si svuota.

Il divertimento finisce quando sento scattare la serratura, e la porta si apre per rivelare una donna che quasi mi toglie dannatamente il respiro. È alta e bionda, i capelli in uno chignon stretto che mostra un collo in cui adorerei affondare i denti, e un vestito che le abbraccia ogni curva. E le sue gambe... La fisso da dietro la scrivania e sollevo un sopracciglio in segno d'approvazione, senza preoccuparmi di nascondere la mia opinione. Le donne bellissime che si intrufolano nel mio ufficio a mezzanotte non hanno il privilegio di ottenere il decoro della modestia.

"Credo che il cartello dica 'chiuso'," le dico, indicando il vetro dietro di lei.

"So leggere," ribatte lei arguta. "Seifer Almasy?"

"Sono io."

Lei si allunga per stringermi la mano e io noto immediatamente un anello al suo dito indice, un anello che porta un simbolo che riconosco fin troppo bene.

"Sei una mercenaria." Le fisso la mano.

"L'hai notato." Lei stringe il pugno e me lo avvicina per farmi vedere bene il simbolo. Riconoscerei quel simbolo ovunque.

"L'ufficio è chiuso. Ritorna domani mattina." Le allungo un biglietto e picchietto il dito sulla riga che indica le 'ore d'apertura'.

Lei afferra il biglietto e se lo infila nel bustino del vestito, e solleva il mento. "Posso pagare."

"Puoi pagare domani mattina." La supero avviandomi alla porta, una mano sulla maniglia e l'altra che indica il corridoio.

Lei si avvicina a me, un'espressione vacua sul viso, e io penso quasi che si arrenderà, quando lei allunga un braccio, posando la mano sulla maniglia sopra la mia, e si sporge in avanti così che il suo seno mi sfiori appena il soprabito. Sporge la testa verso di me e posa le labbra contro il mio orecchio, e sussurra, "non penso che tu capisca del tutto, signor Almasy."

Sento una mano contro il fianco e stringo gli occhi guardando i suoi capelli biondi, ma non è il peso delle sue dita a cadermi in tasca, ma svariati fogli di carta. Ritira la mano, facendola scivolare sulla mia gamba più di quando dovrebbe davvero, ed è fuori dalla porta e nella notte prima che io sappia cos'è successo.

Scuoto la testa, cercando di togliermela dalla mente, e chiudo la porta. Infilo una mano in tasca e prendo i fogli, e quasi raggelo.

Sto tenendo più soldi in mano di quanti ne porti normalmente a casa in un mese. Li apro, e sistemato ordinatamente al centro delle banconote c'è un foglio di un blocco per appunti da hotel con scritto Q. Trepe, Mercoledì, nove di mattina. Il foglio profuma di cannella, e le parole sono sigillare con la forma delle sue labbra di un rosso scuro e provocante.

*~*~*~*~*

Sono le otto e cinquantatré di mercoledì mattina e sono fuori dall'hotel del blocco per appunti, a fumare una sigaretta e guardare scorrere le vie della città. Indosso un soprabito che sfiora il marciapiede e un'espressione del viso che fa sapere alla gente che non sono in vena di saluti di cortesia. Noto una bambola con un vestito chiaro e la seguo con gli occhi fino all'angolo, quando il profumo caldo di cannella mi raggiunge dall'altro lato.

"Beh, hai capito il mio appunto, ma la discrezione non è esattamente il tuo forte, vero?"

"Signorina Trepe." Strascico le parole voltandomi, e la guardo dall'alto in basso. È avvolta in un cappotto con il colletto di pelo che si ferma appena sopra alle ginocchia, e le sue gambe sono lunghe come giorni. So di averla fissata troppo a lungo quando lei fa schioccare le dita e mi guarda duramente negli occhi.

"Mi trovo in una certa situazione, e mi serve il tuo aiuto," dice rapidamente, e si dirige alle porte dell'albergo. Non mi dà alcun ordine di seguirla, ma oh, se la seguo.

"E i dettagli di questa situazione?"

"Possono aspettare fino a quando saremo più in privato."

Più in privato davvero. Cammina davanti a me mi distraggo con quelle gambe, seguendola nell'ascensore per un viaggio che dura un anno se dura un minuto.

"Quindi puoi-"

Lei mi ferma con uno sguardo, e mi zittisco, pensando a quel pacco di soldi nella mia scrivania. Fuori dall'ascensore, mi guida alla quinta porta sulla destra, e una volta dentro va verso una valigia e ne estrae due fotografie.

Ne getta una sul letto dell'albergo, e io la sollevo immediatamente per guardarla più da vicino. È di un uomo più o meno della mia età, capelli scuri, che sembra così serio che temo che la sua fotografia stia per dirmi che ho il cancro. Indossa un'uniforme della stessa organizzazione di mercenari da cui proviene la signorina Trepe.

"Che ha?" chiedo, e lascio ricadere la fotografia sul letto.

"Mio fratello," dice, e poi mi getta l'altra fotografia.

Riconoscerei la ragazza ovunque. Qualsiasi uomo di Deling City lo farebbe.

Rinoa Heartilly. Figlia di Fury Caraway, il signore del crimine più conosciuto di Deling, e una sentenza di morte garantita per chiunque si avvicini a lei. Si diceva che lei e suo padre non la vedessero esattamente allo stesso modo sulla sua vita criminosa, ma nessuno che sia andato a indagare è mai sopravvissuto per raccontarlo.

"Stai scherzando," dico. Non voglio nemmeno toccare la fotografia. Più distanza riesco a mantenere tra me e la famiglia Caraway, più a lungo vivo.

La Trepe mi lancia la prima occhiata che non sia glaciale da quando ci siamo incontrati, e so esattamente cosa mi sta chiedendo.

"Vuoi dire che tuo fratello è stato abbastanza cretino da andar dietro alla figlia di Caraway?"

La Trepe annuisce, e di sicuro non sembra orgogliosa. "È venuta da noi chiedendo aiuto circa un anno fa. Mio fratello è stato assegnato al suo caso, e poi si è innamorato di lei. Ora i Caraway l'hanno preso, e lei è scomparsa nel nulla."

"Tuo fratello ha un nome?"

"Squall."

Guardo ancora la fotografia della signorina Heartilly, stretta in un vestito che scintilla come le stelle. È carina, ma non vale il prezzo che questo Squall sta probabilmente pagando. Nulla lo vale. Lo dico alla signorina Trepe, e le dico che nemmeno quello che sta pagando vale il rischio.

"Tuo fratello probabilmente è già morto, e se non lo è, vorrebbe esserlo. Non ha senso che ti immischi in questo." Do un'ultima occhiata alla signora davanti a me e mi chiedo perché una tipa dura, intelligente e bella come lei sia legata a un fratello così scemo, e mi dirigo alla porta.

"Non è per me," grida, e ha la voce sembra un rantolo. Mi fermo, e chiedo se stia cercando di giocarmi con qualche scena da donna ferita.

"Un enorme sacco di soldi per agire su mandato di qualcuno," dico senza voltarmi.

"Mia sorella..." Si interrompe, ed è abbastanza per farmi voltare ad affrontarla. La facciata è scomparsa, e la donna in piedi nella stanza con me è davvero nei guai. Suo fratello può essere uno scemo, ma la sorella, lei è importante.

"Non dirmi che anche lei si è incasinata con Caraway."

La signorina Trepe scuote la testa. "È davvero distrutta dalla scomparsa di nostro fratello. Le ho promesso che avrei fatto tutto ciò che è in mio potere per riportarlo a casa."

"Nessun amico che puoi assumere al Garden?" Il Garden. La mia vecchia casa.

"Sei la mia ultima possibilità, Almasy. Puoi tenere i soldi in ogni caso. Ma se non aiuti me, almeno aiuta mia sorella."

I Caraway. La più importante famiglia criminosa in tutta Deling, e questa Saba è in piedi davanti a me a chiedermi di affrontarli per un fratello con l'occhio delirante, e una sorella che non ho mai incontrato.

"Mi paghi il doppio, signorina Trepe," le dico, con quelle gambe che proprio mi implorano di rimanere nei paraggi, "e abbiamo un accordo."

*~*~*~*~*

Sono di nuovo in ufficio nel giro di un'ora, e giro il cartello sull'aperto. Non che mi servano soldi se decido di prendere questo caso, ma gli affari sono affari. Misuro abbastanza caffè da farmi superare quella che è già una lunga mattinata, e accendo il gas, certo che tutto riguarda a questa pupa sia un errore.

Fury Caraway. Ci sono un sacco di voci su come i Caraway abbiano avuto il loro potere. Alcuni dicono i soldi, altri dicono la guerra. Ho persino sentito che si è legato ad alcuni zingari e che è tutta colpa loro. Nessuno lo sa per certo. Quello che sappiamo tutti è che circa vent'anni fa il crimine in questa città è passato da gang disorganizzate a qualcosa di strutturato, unito sotto il nome di Caraway. In un certo senso, ha fatto un favore alla città. I criminali intelligenti non sono così sciatti, e i suoi ragazzi si occupano di chiunque faccia un casino prima che l'opinione pubblica sappia cos'è successo.

Ecco dove finisce il favore. C'è qualcuno che lavora per Caraway praticamente ovunque ci si volti in questa città, e non preoccupatevi di andare a chiedere aiuto alla polizia. Il Garden è tipo la vostra unica speranza se vi è stato fatto un torto per cui volete vendetta, ed è solo perché sono crudeli e tagliagole come i Caraway stessi. I Caraway assumono persino i loro mercenari a volte, se hanno bisogno che si faccia qualcosa fuori dalla città. È il loro sistema. Io non lo discuti.

E ora il bel fratellino della biondina si è fatto rinchiudere per la Principessa Caraway, e lei vuole che io lo aiuti a cavarsela.

Il caffè è pronto. Me ne vuoto una tazza e penso a cosa so di questa Famiglia. Quindi, la Principessa ha chiesto aiuto al Garden? Mi chiedo cosa abbia fatto il suo papino per farla arrabbiare così. Forse quei pettegolezzi sulla sua infelicità non sono così strani, dopo tutto?

Qualcuno bussa alla porta e mi volto, e annuisco al ragazzo delle consegne indicando la scrivania. Lui sorride e lascia cadere una busta pesante, e io gli do una moneta e lo mando via.

La busta profuma di cannello, e so di cosa si tratta senza aprirla.

Ha mandato i soldi che ho chiesto, e io li faccio scorrere con il pollice, prima di aggiungerli al pacco nel cassetto. O il Garden paga molto meglio di quanto facesse quando c'ero io, o c'è qualcosa che questa signora non mi sta dicendo. Sono pronto a scommettere che siano entrambe le cose.

C'è anche un pacco di documenti. La maggior parte ufficiali, del Garden stesso, ma ci sono anche lettere di mani diverse. Mi riempio ancora la tazza di caffè, accendo una sigaretta, e mi appoggio allo schienale della sedia, pronto a sapere di più della loro storia.

*****
Nota dell'autrice: questo è un esperimento per me, un AU e una storia a più capitoli nello stesso momento! È una sfida, ma mi ci sto divertendo molto.
Storia pubblicata per la Challenge SquallxRinoa Where I Belong.

   
 
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