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Autore: Eerin    31/05/2004    3 recensioni
Voldemort è un personaggio che ho sempre "odiato": non riesco razionalmente a giustificare gli assassini brutali, le sofferenze atroci che compie con quel suo immancabile sorriso beffardo. Come se non gliene importasse niente. Come se far fuori una persona sia ordinaria amministrazione, un azione abituale, andare a fare la spesa. Così, ho provato a dare una mia spiegazione al suo comportamento, non è una spiegazione che lo vuole giustificare, poichè niente e nessuno potrà mai giustificare un comportamente simile, ma soltanto dargli una connotazione un po' più umana del semplice "uccidere perchè mi è abituale". Mi farebbe piacere qualche commento, anche se negativo (non è la migliore ff che ho skritto, sinceramente:S);)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Voldemort.
Su avanti, tremate. Tremate a sentire questo nome. Tremate al suono del mio nome.
E pensate, coraggio, pensate nella vostra stupida paura. Pensate a me, provateci. Pensate a questo mostro di crudeltà. E odiatemi. Non abbiate paura, l’odio fa bene, credetemi. La gente ha tanta paura dell’odio. Non ha ancora capito che al pari dell’odio si deve temere l’amore. Maleditemi. Perché non vi sfogate? Prendete a pugni qualcosa, immaginando che sia il mio viso.
Ma quello che non riuscirete mai a pensare è che forse io avrei potuto essere una persona diversa. E’ che forse questo Voldemort, questo mostro, questo incubo… avrebbe potuto non esistere mai. Perché non vi chiedete, almeno per un istante, per quale motivo io sono diventato ciò che sono? Per sete di potere e di ricchezza? No… mi spiace ragazzi, ma è troppo semplice liquidare la faccenda così. Certo, quando ho capito chi stavo diventando, anche il potere e la ricchezza sono diventati interessanti prospettive. Ma non ho iniziato per quello, no. Perché nessun bambino desidera più di ogni altra cosa potere e ricchezza. Perché nessun bambino sogna di diventare, da grande, il mago più malvagio del mondo. Si, nessun bambino. Sono stato bambino anch’io. Vi stupisce? Beh, è così. Ci avete mai pensato, a Voldemort da bambino? Voldemort bambino non odiava i babbani. Li amava. Erano loro a non amare lui.
Sono cresciuto in un orfanotrofio babbano, immagino questo sia di dominio pubblico ora. Gli altri bambini mi allontanavano. Perché ero diverso, e allora non mi volevano nei loro insulsi gruppetti. Non volevano giocare con me, perché sentivano che in me c’era qualcosa di strano, di differente. E questa non è un’esclusiva babbana. Non si sarebbe trovato diversamente un piccolo babbano in un orfanotrofio di Maghi. L’intero genere umano teme il diverso, e lo allontana. Senza pensare che quel diverso non è necessariamente negativo. Senza pensare che anzi, proprio la diversità può essere fonte di particolare interesse e bellezza. Ma questi sono discorsi troppo complicati per la maggior parte degli adulti, come potevano ragionare così dei bambini, dei ragazzini? La mia vita era un inferno. Solo a una cosa mi appoggiavo: la figura di mio padre. Sapevo della morte di mia madre, ma mi era stato detto che mio padre era ancora vivo. E così io sognavo il ritorno di mio padre. Si, mio padre sarebbe tornato, un giorno. Sarebbe venuto a prendermi, a portarmi via da tutte quelle persone che non volevano condividere con me nulla. Mio padre mi avrebbe amato. E io sarei stato felice. Poi mi vennero aperti gli occhi: mio padre non mi amava. Mio padre non voleva saperne più niente di me. A mio padre, non importava niente di me.
L’unica cosa che volevo era amore, e l’unica cosa che ottenevo era disprezzo e indifferenza. Da sempre mi era stato insegnato che i due sentimenti più forti erano l’amore e l’odio. Visto che non ottenevo niente credendo nel primo, diedi al secondo la mia fiducia. E fu così che iniziai… e che divenni, giorno per giorno, anno per anno ed istante per istante, Lord Voldemort. Il terrore di tutte le genti, il Mago talmente malvagio e potente che solo al suono del suo nome la gente trema. Ma non lo faccio per gioco. Lascio divertire i miei Mangiamorte, non lo nego. Ma io non uccido per passatempo. No.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido tutti coloro che temono il diverso.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido tutti coloro che, ciechi, credono ancora che l’amore sia la chiave di tutti i problemi.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido tutti coloro che, superficiali, sparano sentenze a destra e a manca. Ma non capiranno mai niente davvero.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido mio padre e tutti coloro che, come lui, hanno negato a qualcuno una corda che non li facesse precipitare.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido tutti coloro che odiano solo perché non hanno saputo amare.
Ogni volta che uccido un uomo, io uccido me stesso.
  
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