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Autore: Ornyl    17/08/2012    0 recensioni
Mi avvicinai tenendo in mano la bottiglietta e mi specchiai. I miei occhi sparirono,così come i miei capelli e la mia faccia spaventata. I suoi occhi,neri come pozzi,mi imploravano amore. Così come le sue labbra,carnose di loro,imbronciate e violacee per la morte.
La sua pelle non più dorata era bianca,bianchissima e metteva in risalto l'azzurro delle vene. I suoi capelli erano sciolti come ai vecchi tempi,cadenti su quella pelle color della luna. Le sue braccia,bianche,stringevano una bimba pallida come lei,con capelli lisci e castano chiaro e gli occhi neri e seri della madre.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Jane è il ricordo più bello e strano che ho,forse l'unico. Jane è sempre così viva,sempre più viva,anche se solo nella mia vecchia mente celata da una massa canuta di capelli morti. Lei c'è,sempre,anche se è ormai troppo lontana per raggiungerla;non se n'è mai andata,nemmeno con quel crocchio che l'avrebbe condotta alla morte più dolce.
Oh,Jane,lascia che ti racconti al viandante. Sei l'unico tesoro che mi è rimasto,cara Jane troppo irraggiungibile per essere mia.
 
 
Mio padre era il pastore della chiesa del paese e,spesso,mi capitava di aiutarlo anche durante alcune distribuzioni di cibo per i poveri,organizzate presso la nostra parrocchia.
Si chiamava Jane,Jane Williams. Jane era la primogenita dei quattro figli di Marceline e John Williams,poveri ed onesti contadini. Spesso la signora Marceline e Jane erano costrette ad andare alle nostre distribuzioni per arrotondare i loro miseri pasti ma tutti le aiutavamo con cuore e cercavamo di dare il più possibile.
Aveva diciotto anni appena e la madre avrebbe volentieri sognato per lei un'ottima sistemazione. Purtroppo,data la povertà della famiglia,la ragazza non aveva ancora una dote sufficiente e la povera madre cercava di racimolare qualcosa facendo piccoli lavoretti,oltre ad aiutare il marito nei campi. Molti conoscevano la sua famigliola e volevano sposarla,ma l'assenza di una dote allontanava sempre i possibili spasimanti.
Jane vestiva di abiti fatti di vecchie pezze,tutti rattoppati,eppure ciò non toglieva nulla al suo dolcissimo ed angelico fascino: benchè infatti non fosse bellissima,la dolcezza dei suoi tratti me la presentava terribilmente e teneramente affascinante,anche con quella pelle spesso giallastra per il sole,la fronte imperlata di sudore e i lunghi capelli sciolti o legati da una fascia. I suoi grandi occhi,neri come pozzi,mi imploravano amore,così le sue carnose labbra,naturalmente rosse,così ancora le sue gote,arrossatissime.
Il giorno in cui la conobbi,mio padre mi invitò ad accogliere lei e la madre. Io l'avevo vista spesso da lontano,ma adesso avrei potuto aiutare quell'angelo vestito di stracci.
- Buongiorno,tu dovresti essere il giovane D.,il figlio del pastore ..Oh,come ci ha parlato bene tuo padre di te ..-
Arrossii ai complimenti ingenui e semplici della madre,ma continuavo a guardare la figlia,seria e composta come una gentildonna.
-Questa è mia figlia,Jane ..-
La fissai e mi sorrise timidamente.
-Salve,signore ..-
La sua voce era rauca,ma dolcissima. Sapeva dei campi che abbandonava per andare in piazza,dei chilometri che percorreva per vendere l'unica e magra vacca,sapeva dei fiori che raccoglieva lungo i sentieri e intrecciava tra i capelli come i più bei fermagli mai avuti.
Era la sua voce.
L'avrei ricordata sempre,come la ricordo ancora oggi,adesso che sono passati più di cinquant'anni.
Bene,da quel giorno mi perdetti nel suo sguardo e tentai di trovarlo tra la povera folla che giungeva in parrocchia. Prima scorgevo la sua testa piena di folti e ribelli capelli,poi i suoi occhi e il suo sorriso.Lo vedevo che ormai si fidava di me. Lo vedevo nei suoi timidi gesti,nei suoi sorrisi e sguardi,nelle sue gote arrossate dal sole e dalla sua dolcezza;lo sentivo nei suoi "grazie,Dio ti benedica" e nelle sue parole. Peccato potessi vederla solo due volte al mese,e in due volte al mese mio padre se n'era già accorto.
Quel dannato giorno,ormai troppo tardi,mi disse così:- Figliolo,anche se Jane non ha una dote potremmo chiudere sempre un occhio. "Ama il prossimo tuo come te stesso",dice il Signore. Dunque puoi chiedere di frequentarla e l'aiuteremo noi:non mancherà nulla a lei e nemmeno alla sua famiglia,grazie a Dio non manchiamo di nulla nemmeno noi-
Quel dannato giorno venne in paese una ricca famiglia di città,gli Harrison: un padre,una madre e due figli,un giovane uomo e un ragazzino. Li vidi arrivare mentre mi dirigevo in farmacia per comprare alcune medicine per mia madre,affetta da influenza. Il padre era alto e canuto,con grandi occhi azzurri,e la madre era bassina e paffuta,con capelli neri e lucenti raccolti in una crocchia e piccoli occhietti neri e simpatici;il giovane uomo,alto quanto il padre,aveva i capelli castani e gli occhi neri della madre,mentre il più giovane capelli corvini e occhi scuri. Tutti e quattro vestivano bene e vennero accompagnati da un grande crocchio,che si fermò in piazza suscitando l'ammirazione dei presenti. La prima a scendere da quel crocchio fu la signora Harrison,che sorrise a tutti e salutò con la mano.
- Oh che meraviglia! Guardate,Gabe,Gerald e Felix! Elizabeth aveva davvero ragione,i paesini di campagna sono meravigliosi!-
Il signor Harrison bisbigliò qualcosa all'orecchio del cocchiere e,mentre questo partì,prese sottobraccio la moglie e cominciò a guardarsi intorno.
L'esuberante signora non smetteva di parlare:- Mio caro,Betty ha detto che qui c'è una chiesetta bellissima! Dobbiamo vederla assolutamente,dicono che è vicinissima a qui ..Mi scusi,signore,potrebbe indicarmi la strada per la ...."Holy Trinity Church"?-
Il signore a cui aveva chiesto era il vecchio Thomas,cieco come una talpa ma con una memoria di ferro.
-Sempre dritto,signora,poi giri a destra!-
-Grazie,molto gentile! Ah,la gente del luogo è così accogliente!-
Li vidi dirigersi verso la chiesa e,venti minuti dopo,quando giunsi lì,ritrovai la signora Harrison insieme a Jane e alla madre.Mi nascosi dietro una statua e osservai la scena,in silenzio.
- Appena sono entrata qui e l'ho vista sono rimasta,come dire,incantata! Signora Williams,sua figlia è un fiore,devo dirlo,peccato sia così priva di mezzi ..-
-Oh,vi ringrazio moltissimo signora Harrison.. Purtroppo io e mio marito non abbiamo abbastanza denaro da permettere ai nostri quattro figli una sistemazione adeguata ...-
La signora Harrison sorrise ingenuamente e accarezzò la testa di Jane.
- Mi scusi in anticipo per questa domanda che le suonerà di certo insolente,ma davvero,sto cercando di compiere una buona azione per aiutare una ragazza così .. Signora Williams,mi permetta di farmi carico di Jane personalmente,trasferendola a casa mia in città e offrendole tutto ciò che vuole!-
La signora Williams e la figlia sbiancarono,e così feci pure io.
- Tr-Trasferirla? I-In città? J-Jane? Signora,scusatemi,ma mia figlia non sa nè legg...-
La signora Harrison sorrise di nuovo e la fece zittire. 
- Mi occuperò personalmente di Jane,imparerà a leggere e a scrivere con un maestro privato,non le mancherà nulla e le troverò un ottimo partito ..Ovviamente,appena sarà possibile,tutti voi Williams la seguirete! E ogni mese vi farò mandare una somma di denaro!-
La signora Williams si fece ancora più pallida e si mise le secche mani sul petto,imitata dalla figlia.
- Oh,signora,dite davvero?!-
-Certo che sì,signora-si rivolse a Jane con un sorriso,ricambiata- Jane,cara,stasera manderò un calesse a prenderti e verrai con me nella mia casa qui,in campagna. Avremmo dovuto starci una settimana,ma date le circostanze torneremo in città fra quattro giorni!-
Jane e la madre avevano le lacrime agli occhi,così come le avevo anch'io. Le vidi giungere le mani ed inginocchiarsi davanti alla grande statua della Madonna,con gli occhi pieni di malinconica speranza. Poco lontano la signora Harrison pregava sorridendo.
 
 
Quattro giorni dopo,come promesso,Jane salutò la famiglia e tutto il paese venne a darle l'ultimo abbraccio,tra cui io.Io e lei non avevamo mai parlato dei nostri sentimenti,lei era sempre così timida e sfuggente,piena di mansioni da svolgere e di compiti:andare al mercato,zappare la terra,badare ai fratellini ...
Quella calda mattina di luglio gli Harrison e Jane salirono sul loro cocchio,e lei sembrava una principessa: indossava un elegante abito di mussola bianca,legato in vita da una fascia azzurra,e i suoi capelli erano raccolti in una treccia. Sorrideva malinconicamente e,quando vide la madre,ruppe in lacrime.
-Mamma,mi mancherai tantissimo,come mi mancheranno papà e Lucy,Mattew e Noah!-
-Oh bambina mia,anche tu ci mancherai! Ma adesso si apre per te una nuova storia,un nuovo futuro ..Buona fortuna,mia piccola Jane. Che Dio ti benedica e benedica gli Harrison-
Jane salì sul crocchio e,dalla finestrella,mi sorrise dolcemente. Sì,quel sorriso era solo per me.La carrozza sfrecciò via lungo il viale principale del paese,poi sparì tra gli alberi.
La carrozza si era portata Jane e tutte le mie speranze di averla mia,lasciandomi solo in mezzo alla gente che piangeva di felicità.
 
 
Due mesi dopo,tornando a casa,trovai nella buca delle lettere una busta bianca e profumata,con un bel francobollo blu scuro. Il mittente era "Harrison St,n°56" ed era indirizzata al mio indirizzo.Me la misi in tasca e,arrivato in soggiorno,la aprii. Da essa uscii un foglio  bianco e profumato di colonia,scritto in un'elegante e bella calligrafia.
Ho ancora qui la lettera,straniero,la tengo sempre qui. 
Ecco qui,tirata fuori.
"Settembre 1856
Caro D.,
Sono Jane Williams,non so se si ricorda di me! Oh,quanto tempo che è passato,ma ho dovuto scrivere alle buone persone che hanno aiutato la mia famiglia in paese! Ecco,in questo ritaglio di tempo,ho scritto una lettera per lei per raccontarle la mia vita in città,così lo dirà anche alla mamma,che sta tanto in pensiero per me!Appena arrivata a casa Harrison sono rimasta meravigliata dagli arredamenti e dai decori,sembrava una casa da re! Mi hanno dato una bellissima stanza nel corridoio di quelle padronali e delle sarte mi hanno cucito dei meravigliosi abiti sotto la guida della signora Harrison,che di nome fa Catherine. Oh,che donna meravigliosa la mia benefattrice! Dice che sono la figlia che non è riuscita ad avere e,tutt'ora,mi sta garantendo ogni cosa che mi manca!
Due giorni dopo il mio arrivo a casa Harrison ho ricevuto le prime lezioni di private di lettura e scrittura. Il mio maestro,il signor Morgan,sembra molto severo all'inizio,ma è molto bravo:tra l'altro dice di non elargire mai complimenti a nessuno,ma io me li merito perchè sto imparando davvero in fretta! Proprio questa lettera l'ho scritta da sola e lui l'ha corretta:ha trovato solo qualche erroruccio,ma poi niente di che.
In questi due mesi ho cominciato ad andare ai balli,oh che emozione! I signori Harrison ne organizzano due al mese e,in questi primi mesi,già ho conosciuto tutte le amiche della signora benefattrice e anche qualche giovanotto! Avrei voluto parlare col figlio maggiore,Felix,eppure sembra così sfuggente ..Lo trovo abbastanza affascinante,colto,più di una volta ho avuto l'occasione di leggere alcuni dei suoi libri col permesso della madre,eppure lui è così lontano ed è come se mi evitasse ..Il fratello,Gerald,è ancora un ragazzino,anche se abbastanza assennato ..Beh,col tempo provvederò a farmelo amico.
Caro D.,la mia lettera è giunta al termine. 
Lei come sta? La sua famiglia? E in paese? Riferisca tutto il contenuto ai miei poveri genitori ed ai miei fratellini e li avverta che a fine mese arriverà la prima somma per loro! Aspetto con ansia una sua risposta!Mi saluti anche la sua cara famiglia e spero di tornare in paese ben presto!
 
Jane Williams"
 
Appena finito di leggere mi buttai a scrivere una lettera per Jane,riferendole che in paese andava tutto bene,che avrei trasmesso le sue buone notizie a tutto il paese e che l'aspettavamo con ansia. Lessi la sua lettera in parrocchia la sera stessa e per me fu un tuffo al cuore vedere i Williams felici che si abbracciavano e sorridevano. Eppure avevo ancora nell'animo quella richiesta mancata:Jane molto probabilmente non sarebbe più tornata in paese e avrebbe sposato un uomo più ricco,e tutto ciò mi metteva addosso rabbia e tristezza. 
Oh,me disgraziato! Sono stato sempre così vicino a lei,avrei dovuto pensarci prima mi dicevo,ma ormai era troppo tardi. Mi aggrappavo alla semplice speranza di rivederla,un giorno,prima che si fidanzasse e propormi con tutti i rischi.
Eh beh,mandai la mia lettera e attesi col cuore in gola l'altra risposta. 
Nel frattempo l'inverno cominciava ad avanzare e si fece novembre: le giornate belle erano soltanto un bel ricordo e la posta sarebbe arrivata ancora più in ritardo.La lettera di Jane arrivò a fine Novembre. Me la misi in tasca,come al solito,e la aprii davanti al caminetto.
"Novembre 1856
Caro D.
Certo che il tempo vola rapidamente! Sembrava ieri quando sono salita sul crocchio degli Harrison e,emozionata,sono giunta dalla campagna qui in città! E' già novembre,caro D,e il paese comincia a mancarmi ..La cara benefattrice mi ha promesso una gita qui al paesino prima di Natale e spero di rivedere tutti e rivederla presto! Com'è bella la città d'inverno,dormiente sotto la sua coperta di neve,caro D! Dovrebbe venire assolutamente a trovarci,noi la ospiteremmo volentieri .. Tra l'altro,tra una settimana compirò diciannove anni e Lady Catherine ha organizzato un nuovo ballo: mi farebbe tanto piacere se ci foste anche voi e la vostra famiglia,e magari anche la mamma! La benefattrice mi ha affidata anche ad un maestro di dizione e di galateo,perchè dice che quella sera sarò la regina della mia festa ..Già ho fatto qualche lezione e,anche se con qualche piccolo problema,sta andando abbastanza bene!Per quanto riguarda le mie nuove amicizie,ho stretto uno splendido rapporto con miss Margaret,una vicina degli Harrison mia coetanea:ormai è per me una sorella,la cara Maggie,e spesso mi invita ai suoi pranzi;anche suo fratello,Maxim,è abbastanza simpatico ma ormai è in procinto di sposarsi con una certa Charlotte O'Flaherty,figlia di un ricco industriale: Maggie la definisce una frivola bambolina e devo dire che le sue descrizioni sono esilaranti! I miei rapporti con gli Harrison sono ottimi,ma Felix .. E' come se gli facessi paura,non so..Oddio,non mi piace molto,ma come mi fa sospirare,il caro Felix,e sua madre se n'è accorta tra l'altro:poverina,cerca di organizzare qualsiasi cosa per farlo parlare,ma lui è sempre con la testa per aria ed ormai abbastanza grande (undici anni più grande di me). Mi confido con lei,caro D.,perchè lei è stato il mio buon amico dai tempi della campagna,tempi che continuo a ricordare,e lo considero tutt'ora!Anche questa mia lettera,caro D.,è conclusa. Come sempre leggetela alla mamma e ditele che sta arrivando l'altra somma! Buone feste a tutto il paese e alla vostra famiglia,e spero di rivedervi presto!
 
Jane Williams"
 
Misi la lettera nel cassetto e andai a pranzo,mentre mia madre mi chiamava.Natale venne con la sua felicità,ma non venne la mia felicità dalla città.Natale passò,venne l'Epifania e ancora neve,che però si scioglieva con le mie lacrime.
E poi Quaresima,Pasqua,Pentecoste,l'estate.. In me c'era solo e ancora l'inverno.
Stava passando un anno e la buca delle lettere era vuota,ancora vuota.
 
 
E appunto un anno passò,veloce e silenzioso e vuoto.
Arrivò la seconda primavera e con essa una lettera profumata e di colonia,quel profumo che amavo e che avrei amato per sempre.
La sua lettera è andata perduta per sempre,ma non il buco che mi ha lasciato dentro,così riassumerò brevemente il suo contenuto:il Natale scorso la madre di Sir Gabe,Lady Harrison,si è ammalata e prima dell'Epifania è morta,dunque hanno tralasciato balli ed occasioni mondane fino all'estate;appena iniziata la bella stagione la sua benefattrice le espresse il desiderio di vederla sua nuora e le propose di sposare Felix,il primogenito,molto più grande di lei:Jane era rimasta molto sorpresa,anche per il fatto che sicuramente lui non avrebbe accettato,ma l'idea di rifiutare la proposta fatta da una donna che l'aveva scampata alla povertà non le piaceva,così accettò comunque. La risposa di Felix fu la più totale indifferenza,visto che per lui sarebbe rimasta una specie di estranea campagnola,ma alla fine accettò:tra l'altro era abbastanza grandicello e doveva sistemarsi prima che l'ormai grande padre morisse.
Quando lessi questa notizia scritta di suo pugno,ne immaginai uno che mi stesse colpendo il cuore:Jane non sarebbe mai più tornata e sarebbe stata legata ad un uomo che forse nemmeno amava.
Avrei voluto buttare la lettera nel fuoco insieme al mio cuore,ma il sentimento verso di lei e il vederla sistemata mi fece piangere.
L'avevo persa per sempre.
La lettera ovviamente continuata: dato che i due avevano "accettato" il fidanzamento sarebbe stato tra un mese e,da quel giorno,sarebbero subito iniziati i preparativi per il matrimonio.
Quella terribile parola che avrei evitato tutta la vita continua a rimbombarmi in testa,minacciosa ma fredda ed indifferente.
E tale fu il suo matrimonio,notizia del quale arrivò fino in paese. I Williams erano al settimo cielo e gli stessi Harrison avevano mandato un crocchio a prenderli:la famigliola si era risollevata ed adesso,anche se non si potevano considerare ricchi,erano finalmente usciti dalla fame che li opprimeva fino ad un anno prima.
Non riuscivo più a sentire nemmeno le chiacchiere su quell'evento: tutti dicevano che sarebbe stato grandioso,magnifico,con più di cento invitati,celebrato nella Cattedrale della città e poi al grande palazzo degli Harrison;le donnine del paese erano arrivate a descrivere il favoloso abito della sposa:bianco immacolato,con le maniche a sbuffo e un lungo strascico e velo ricamato,tenuto fermo da una piccola tiara come le vere regine.
E invece l'idea di vederla accanto ad un uomo che sicuramente lei non amava e dal quale non era amata mi dava solo un grandissimo fastidio e sconforto.
Il matrimonio di Jane fu sicuramente celebrato tra fasti e ricchezze,ma tra fasti e ricchezze che celavano la più totale indifferenza. Lei non voleva dare un colpo al cuore alla vecchia benefattrice e lui aveva ormai fretta di vedere il patrimonio salvato.
E l'anno si concluse,senza altre lettere.
 
Di lei seppi soltanto nel marzo del 1858.
Jane mi scrisse per scusarmi del suo ritardo ma ormai gli impegni sembravano aver preso il sopravvento sulla sua vita;mi parlò della sua vita familiare e matrimoniale,di come Felix stesse spesso via per lavoro,di come i suoi giorni fossero stupendamente uguali,tra chiacchiere e ricami e ore del tè con Maggie e la suocera;il matrimonio andava freddamente bene,diceva,e,anche se non era riuscita ad amarlo,gli era comunque molto legata..Solo che avrebbe voluto un po' di affetto.
Tra l'altro,era rimasta incinta e a casa Harrison tutti aspettavano il piccolo erede.
Dopo,non seppi più nulla.
 
Volli andare in città per ritrovare un vecchio amico che era diventato pastore da poco e si era trasferito lì,così pensai di andarlo a trovare. Tra l'altro avevo la speranza di incontrare Jane e,magari,di vederla e di portarle i miei auguri anche per la nascita del suo bambino.
Mi misi in viaggio la mattina presto e,verso l'una del pomeriggio,arrivai in città. La chiesa in questione era la St Herman Chapel,abbastanza vicina tra l'altro a casa Harrison.
Quella era una bella giornata e lo fu finchè non arrivai alla chiesa. 
Essa era gremita di gente e vi si stava celebrando un funerale e,dall'entrata,intravidi il mio buon amico che benediceva la salma.
All'uscita c'era già il carro funebre con due impresari,elegantissimi e vestiti di nero.
Mi feci il segno della croce.
-Portate le mie condoglianze alla famiglia del morto-
- Grazie,signore ..Povero signor Harrison,è distrutto..-
Harrison,Harrison.
Entrai di colpo in chiesa per Jane e farle le condoglianze per la morte della suocera,che poi vidi vestita a lutto accanto al feretro.
E così c'erano Felix,Gerald e Gabe.
Jane c'era,nella bara però.
Da quanto capii in seguito,Jane era morta di parto e con lei la sua bambina,Rose. La gravidanza sembrare andare abbastanza bene,ma negli ultimi tempi aveva cominciato ad avere forti dolori e spossatezza ..Credevano fosse la nascita imminente,ma in realtà era un'infezione causata dal feto stesso,che si rivelò morto da qualche giorno.
Al funerale intravidi gli Harrison,vestiti tutti a lutto e disperati(in particolare Lady Catherine,che si abbracciava il marito),Felix(che piangeva in maniera composta e pacata),i Williams con i loro figli,ormai quasi grandi e disperatissimi e una marea di gente più o meno elegante che piangeva ancora. 
Il mio amico aveva dato la benedizione finale e gli impresari erano entrati in chiesa per portare la bara sul carro. Entrai in chiesa e mi diressi verso i Williams per dare loro le condoglianze.
-Ci hanno informato dell'imminente nascita di nostro nipote e siamo corsi qui-iniziò la signora-io stessa ho aiutato mia figlia a partorire,ma quando capii che la bimba era morta ..-ruppe in un pianto disperato e si appoggiò al figlio più grande.
Dopo la funzione decisi di salutare il mio amico,abbastanza stanco per la messa appena celebrata. Era evidentemente scosso anche lui,ma accettò di ospitarmi comunque.
 
Un mese dopo ecco il prodigio.
Perdonami,o viandante,se ti ho fatto attendere e annoiare,ma la storia della vita di lei doveva essere raccontata.
Ma adesso non disperarti più,sta arrivando il bello.
Bene,Felix Harrison vendette la casa che aveva diviso con Jane e si trasferì in un'altra città. La casa degli sposi,o più che altro la grande casa,era stata venduta ad un prezzo bassissimo per motivi sconosciuti ed io,spinto da non so cosa,decisi di acquistarla e mi trasferii in città.
Il fatto di abitare tra le pareti che avevano visto la mia carissima Jane mi rese meno solo:camminare su quel pavimento,toccare quelle pareti,sedermi su quei divani. Respiravo quell'aria che aveva respirato,vedevo gli ambienti che aveva visto,toccavo le pareti che l'avevano vista morire.
Io non ero solo,nel vero senso della parola. 
Sì,c'era qualcuno in quella casa. Qualcuno o qualcosa,perchè non apparteneva al mondo umano,o almeno non più.
Appena scendeva la notte cominciavo a sentire passi leggeri,strani bisbigli e sussurri:all'inizio li scambiai per corretti provenienti dalle crepe,ma più mi addentravo nei corridoi di quella grande casa,sicuramente troppo grande per me,sentivo una cappa di terrore prendere il sopravvento su di me.
E non avevo tregua nemmeno quando mi infilavo sotto le coperte! Non ero sicuramente solo nemmeno a letto! Caro viandante,dico la verità,sentivo mani che mi accarezzavano,sentivo la pelle di qualcuno addosso ..! In quella casa credetti ci fosse un demonio,così decisi di benedirla. Eppure,quel demonio non voleva andarsene,anzi,gli strani fenomeni aumentarono facendosi più forti e visibili:ondeggiavano le tendine,le candele si spegnevano improvvisamente,i lampadari oscillavano e,soprattutto,gli specchi disseminati lungo la casa si appannavano come se qualcuno ci stesse alitando o parlando sopra!
Uno in particolare,tra l'altro,quello della stanza che un tempo fu degli sposi:stanza che era stata trasformata da me in biblioteca,ma in cui avevo messo un divano al posto del grande letto,nel quale un tempo dormì e morì la cara Jane.
Ecco,quella notte arrivò.
Ero appena andato a dormire finchè sentii qualcuno chiamarmi dolcemente,con una voce femminile. Chiusi gli occhi fino a lacrimare e mi tappai le orecchie,ma la voce si fece sempre più persistente.
Mi alzai dal letto e presi un mano una bottiglietta d'acqua santa,poi uscii in corridoio. Ero immerso nell'oscurità e dunque cacciai una mano in tasca per cercare l'acciarino,ma di colpo le lampade si accesero.
Deglutii e tentai di tornare nella mia stanza,ma la voce continuava a chiamarmi dolcemente.
Stringendo la bottiglietta di acqua benedetta continuai a seguire la voce e capii che essa veniva dalla stanza padronale. Appena giunto lì,la porta si aprì piano davanti a me,mostrandomi la stanza vuota e buia.
La prima cosa che vedetti fu lo specchio,con la mia immagine riflessa.
Lo specchio continuava ad appannarsi come se qualcuno ci stesse parlando davanti. E la voce,dolcissima,veniva da lì.
Mi avvicinai tenendo in mano la bottiglietta e mi specchiai.
I miei occhi sparirono,così come i miei capelli e la mia faccia spaventata.
I suoi occhi,neri come pozzi,mi imploravano amore.
Così come le sue labbra,carnose di loro,imbronciate e violacee per la morte.
La sua pelle non più dorata era bianca,bianchissima e metteva in risalto l'azzurro delle vene.
I suoi capelli erano sciolti come ai vecchi tempi,cadenti su quella pelle color della luna.
Le sue braccia,bianche,stringevano una bimba pallida come lei,con capelli lisci e castano chiaro e gli occhi neri e seri della madre.
Tutte e due vestivano di bianco e azzurro,con quelle sottane 
-Sapevo che saresti venuto ..-sussurrò. 
Mi aveva dato del tu.
Atterrito mi inginocchiai davanti a lei per la paura.
Una mano pallida e bianca uscì dallo specchio e mi accarezzò i capelli,poi il volto e il collo. Una mano pallida e bianca,la mano della morte,ma tiepida e morbida,quasi non conoscesse il rigor mortis.
- Devo andare,ormai .. Posso morire solo adesso,dopo una vita di lussuosa freddezza ..-
Strinse a sè la bambina e mi sorrise. La bambina la imitò e mi salutò con la manina pallida.
Le figure si dissolsero e dallo specchio sembrò uscire acqua.
Ma secondo me non era acqua,erano lacrime.
   
 
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