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Autore: Edian    17/08/2012    11 recensioni
L'incendio a casa Hale è appena capitato come un fulmine a ciel sereno, e un Derek sedicenne è alla stazione di polizia, ad aspettare chissà cosa. Otre a lui, c'è un piccolo bambino che parla troppo, con una felpa rossa, di nome Stiles.
ATTENZIONE! Tra i due protagonisti non succede niente, per cui non è una fanfiction a contenuti pedofili, si narra solo di un incontro.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POLICE DEPARTMENT
                                            dedicata al mio Stiles

Autore: Edian
Pairing: Sterek/DerekxStiles
Fandom: Teen Wolf (serie TV)
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash(friendly), one shot, sixteen!Derek, child!Stiles
Note dell'Autore: Era un po' che cercavo di cimentarmi in una Sterek, ma in un modo o nell'altro la psicologia dei personaggi mi sfuggiva sempre dalle mani, finendo nell'OOC. Ero alquanto depressa, ma alla fine mi viene questa malsana idea di scrivere dell'incontro tra un Derek sedicenne e uno Stiles poco più che bambino... non è il meglio che posso fare, ma è un inizio! ENJOY.



La centrale di polizia di Beacon Hills non è molto grande. Non è come quelle che si vedono nei film, non ci sono grandi sale con sedie comode in cui la gente aspetta e gli venga offerto un caffè delle macchinette. Oh, le macchinette ci sono: quella degli snack, quella delle bibite calde e il distributore d'acqua, e sono tutte nel fondo di un piccolo corridoio con a fianco la porta del bagno. La radio della stazione è spenta, d'altronde ormai è sera tarda e in centrale sono rimasti i pochi poliziotti a cui la turnazione non è stata benevola, e una poliziotta è all'entrata, e circospetta fa il suo dovere.
Le sedie non sono per niente comode, specialmente per un ragazzo di sedici anni che è stato in centrale tutto il giorno, e che vorrebbe solo correre nei boschi e perdersi nei suoi pensieri. La mano di sua sorella cerca la sua, ma lui la scansa... non vuole un contatto ora, vorrebbe solo chiudere gli occhi e riaprirli solo per sentirsi dire che era tutto un sogno, che i parenti dovevano ancora arrivare per la Luna di Primavera e che sua madre aveva cucinato i pancakes con sopra un cerchio di cioccolato bianco... ma quando chiude gli occhi, invece, rivede le rovine, immagina le grida che chiedono aiuto, sente l'odore del panico mischiato a quello del fuoco, immagina la gente correre, bruciare, realizzare che non ci sarebbe stata una via d'uscita, e prima che possa rendersene conto, il giovane Derek inizia a tremare e a sudare freddo.
Sarebbe dovuto rimanere con loro, salvare i bambini, sua madre, i suoi familiari, oppure avrebbe dovuto convincerli ad andare a festeggiare nel bosco, lì almeno avrebbero potuto correre via. Il tremore si fa più forte, sua sorella Laura lo chiama, ma lui non sente la sua voce, non sente niente e mano a mano tutto si fa buio, di un buio spaventoso, finchè...

"Stai avendo un incubo?" la voce di un bambino lo chiama, glielo chiede. Derek apre i suoi occhi e sbatte le palpebre. Il bambino che ha davanti ha circa dieci anni e sta mangiando un lecca-lecca, ha una felpa rossa con qualche scritta sul davanti, e un paio di jeans. Si rigira il dolce tra le labbra e ha questi grandi occhi color caramello puntati su di lui, sembrerebbe che veda più di quello che c'è da vedere. Bhe … è un bambino, per forza che vede più di quello che i grandi vedono; nel frattempo il respiro di Derek è tornato normale e non riesce a smetterlo di guardarlo, ma non fa in tempo a dare una risposta, o a chiedergli come mai un bambino è in quel posto, che lui ricomincia a parlare.
"Io anche ho spesso gli incubi. So come ci si sente, sembra che sia tutto brutto, ma poi ti svegli, e cammini fino alla camera di tuo papà che ti lascia dormire con lui. E va tutto bene." il bambino si siede accanto a Derek e continua a parlare, e al giovane licantropo sembra che non stia parlando tanto a lui quanto a se stesso e allora lo ascolta, anche per distrarsi dai rumori delle macchinette e dagli agenti che mormorano guardando lui e Laura e scuotendo la testa, compatendoli. Gli verrebbe voglia di ringhiare e di squarciare la gola a tutti, tranne a quel bambino, che lo sta distraendo nel suo modo semplice e infantile.
"Mia mamma è morta, sai? E' per quello che ho gli incubi. Papà dice che è normale, che devo essere forte come lui, ma lui piange di nascosto e pensa che non lo vedo. Ma non lo incolpo, lui e la mamma si amavano davvero tanto!" si toglie il lecca lecca dalle labbra e lo guarda.
Se Derek fosse stato una persona con più propensione al contatto fisico lo avrebbe abbracciato, in qualche modo. Oppure lo avrebbe preso in braccio.. bhè non era così piccolo, ma dava l'idea di essere più fragile di quello che sembrava. Derek si lecca le labbra secche e deglutisce, continuando a non parlare. E cosa potrebbe dire poi a quel bambino? Non è certo dell'umore adatto per consolare qualcuno, anche se ne fosse stato capace.
Ma, a dispetto delle previsioni che il ragazzo si era fatto, il bambino si gira sorridendo e gli porge la mano. "Comunque io mi chiamo Stiles. Mi dispiace se ho parlato tanto, ma è mia abitudine, me lo dice anche papà che parlo troppo! Infatti di solito mi dà i lecca lecca perché così spera che io stia più zitto, anche se lo dice come una battuta, ma io non sono mica stupido! So di annoiarlo molte volte, è solo che davvero non mi accorgo di quando parlo tan...." Stiles tace e guarda Derek "Lo sto facendo di nuovo, vero?" si lecca le labbra e continua a guardarlo.
Derek si sente quasi sciogliere tutta la tensione mentre lo guarda, così piccolo e innocente. Annuisce, ma con un mezzo sorriso.. non che sul suo viso si veda più di tanto, in effetti. Laura glielo dice che ha sempre l'aria da musone. Deglutisce e si schiarisce la voce.
"Io sono Derek!" gli porge la mano e l'altro gliela stringe, scuotendola per bene, ma non fa in tempo a ribattere, che lo sceriffo di Beacon Hills arriva a passo di marcia e prende quel bambino.
"Stiles!" lo guarda con le braccia sui fianchi, e d'improvviso a Derek sembra tutto più chiaro; lo sceriffo deve essere il padre, infatti..
"Papà!" ribatte a rigor di logica il piccolo.
"Non ti avevo detto di restare a disegnare in quella stanza? Devi lasciar stare questo ragazzo qui..." ma lo sceriffo non fa in tempo a finire.
"E' un criminale?" Stiles è estasiato. Guarda di nuovo Derek. "Spari con la pistola? M'insegni? E' fico chi spara con la pistola, anche il mio papà spara, ma lui è dalla parte dei buoni, quindi non è divertente..."
Derek quasi non scoppia a ridere, e sta per rispondergli, ma ancora una volta lo sceriffo riprende il figlio. Bhè di certo la parlantina è di famiglia in qualche modo.
"Stiles, non è un criminale! E non è divertente stare dalla parte dei cattivi. Questo ragazzo ha subito un trauma okay? Magari non ha voglia di chiacchierare. Se fai il buono, ti prometto che ti comprerò le tue patatine preferite quando usciremo!"
Stiles sta per replicare qualcosa, ma alla parola 'patatine' tace misteriosamente e guarda davanti a se', continuando a succhiare la caramella. Lo sceriffo guarda Derek dispiaciuto.
"Scusami, ma la babysitter è ammalata e non sapevo a chi lasciarlo!" tenta di scusarsi, ma Derek scuote il capo
"E' tutto a posto!" dice solo e annuisce.
Lo sceriffo sorride, forse prova pena per lui e sua sorella, da una parte sa anche cosa significa perdere qualcuno di caro e non riesce ad immaginare di perdere tutte quelle persone tutte insieme. Poi il silenzio finisce.
"Ragazzi, seguitemi nel mio ufficio, su!" il tono dello sceriffo è paternale e mette una mano sulla schiena di Derek mentre si alza, finalmente l'attesa è finita. Chissà dove li avrebbero mandati.. da qualche parte dove sarebbero stati due anni per poi finire chissà dove.. ma almeno insieme. Prima però che Derek varchi la soglia dell'ufficio dello sceriffo, il piccolo parla di nuovo, guardandolo quasi pendesse dalle sue labbra.
"Prometti che un giorno m'insegnerai a sparare?" chiede, lottando contro la voglia di dire altro e tenendo le labbra serrate quasi a forza.
Derek, alla fine si lascia andare in un sorriso.
"Sì" dice "Te lo prometto!" e poi si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori anche il sorriso grande di un bambino contento che aspetterà che quel ragazzo gli insegni a fare cose da grandi.

Derek ora ha ventiquattro anni e guarda quel bambino diventato grande che gioca a lacrosse con il suo migliore amico, intimandogli di non usare le sue abilità sovrannaturali. Lui è dietro agli alberi e pensa che certe cose non sono cambiate. Stiles è ancora un bambino con grandi sogni e grandi occhi, anche se cerca di fare l'adulto. Chissà poi se ha imparato a sparare!
   
 
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