IL TUO RICORDO E' VIVO IN ME

“Mi manchi tanto amor mio”. Disse il ragazzo in un sussurro rivolto al ripiano in marmo duro e bianco che custodiva il corpo di Eveline.
Le mancava così tanto quella ragazza così bella e dolce.
I ricordi erano ancora così vividi nella mente di lui e il tocco delle sue mani, piccole e soffici come quelle di un neonato, sulla sua pelle sembrava risalire ad appena qualche ora prima.

“Vorrei tanto raggiungerti”.
“Ricordi? Mi avevi promesso che saremmo rimasti insieme sempre”. Cercò di continuare sentendo le lacrime inondargli gli occhi.
“Mi dicevi sempre: promettimi che in qualsiasi luogo ci troveremo, il mio cuore apparterrà al tuo e il tuo apparterrà al mio”. Zayn aspettò diversi minuti prima di continuare a parlare, sperando in una risposta di lei, ma consapevole che essa non sarebbe mai più arrivata.

E ogni secondo che passava una lacrima saliva.
E ogni minuto che passava la consapevolezza della sua mancanza cresceva.
E ogni ora che passava la bambina invocava la madre assente.
E ogni giorno che passava ogni persona che conosceva Eveline si rattristava.
E ogni anno che passava Zayn si sentiva sempre più vuoto senza la sua piccola.

“Perché piangi papà?”
Eh già, Zayn Jawaad Malik, un quinto della famosa boy band One Direction, aveva una figlia. Una piccola Eveline nata da un desiderio della ragazza di non voler usare precauzioni per una volta.

Eveline l’aveva conosciuta otto anni prima e si era spenta da quasi due.
Ricorda quando per la prima volta aveva visto quella piccola ragazzina di appena undici anni ma terribilmente carina.
“Ciao, come ti chiami?” Chiese Zayn.
“Eveline”. Rispose con un sorriso timido alla domanda del ragazzo, che aveva già visto in giro per la grande scuola media che l’avrebbe ospitata per i prossimi tre anni.
“Io Zayn”. Sorrise anche lui alla vista del sorriso di Ev. “Sei molto carina”. Continuò.
“Anche tu”. Affermò arrossendo leggermente sulle gote vellutate.
E così nacque una grande amicizia fra i due ragazzi appena undicenni.

“Eveline Jhonson, vuoi essere la mia fidanzatina?” Questa fu la risposta di Zayn alla domanda di Ev “Cosa vorresti per il tuo compleanno?” Era questo il regalo che il ragazzo voleva per il suo dodicesimo compleanno: avere Eveline solo per lui.
“Si Zayn, voglio essere la tua ragazza!” Esclamò felice come mai alla proposta.
Era tutto maledettamente semplice da adolescenti. Non dovevi rendere conto a niente e a nessuno, fatta eccezione dei propri genitori ovvio.

Leggeri soffi di vento s’insinuavano silenziosi tra i capelli, sottili e corvini raccolti in un ciuffo fino a poco prima perfetto, di Zayn e quelli non troppo lunghi della bimba di appena 23 mesi, mentre tutti i momenti passati con il primo e grande amore passavano davanti gli occhi profondi e impenetrabili di Zayn incessantemente, e ogni gesto fatto e ogni parola detta era uno strato in più di lacrime che accentuavano quella striscia d’oro liquida negli occhi del ragazzo.
La bimba era seduta sul gradino a fianco della foto che ritraeva la madre appena diciassettenne con lei ancora in ospedale, appena partorita, e Zayn era in ginocchio, con la bimba fra le braccia, e ricordava.

Ricordava tutto di Eveline.

Ricordava il primo bacio…
“Ti voglio bene tata” le disse Zayn.
“Ti voglio bene anch’io piccolo”. Ev si beffava amorevolmente del suo ragazzo che era poco più basso di lui.
Quest’ultimo ricordava che aveva dovuto prendere un mattone e salirci sopra per poterla baciare, perché anche in punta di piedi era sempre più basso.
Se solo lei fosse lì ora, non lo prenderebbe più in giro per la sua altezza, perché adesso con il suo metro e ottanta l’avrebbe sovrastata sicuramente.
E così le loro labbra si unirono in un semplice e casto bacio  per la prima volta. Il sapore forte di dentifricio alla menta gli inebriava ancora i sensi. Non poteva e non voleva credere che avrebbe dovuto aspettare chissà quanti anni ancora per poter riassaporare nuovamente quei soffici pezzi di nuvola che aveva al posto delle labbra.

Ricordava il giorno in cui avevano saltato scuola…
“Vieni con me”. Eveline lo seguì senza fare domande e senza pretendere spiegazioni.
“Fidati di me, non ci scopriranno”. Aveva detto solo Zayn.
E dopo circa quindici minuti di corsa si ritrovarono in un parco tanto grande quanto verde, con panchine in legno rosse e alberi alti quanto le loro case.
Restarono in quel parco tutto il giorno, sdraiati nell’erba cercando di affibbiare una forma a tutte le nuvole che vedevano in cielo e scambiandosi baci e abbracci costantemente.

Ricordava tutte le cazzate fatte insieme, lei lui e i loro amici…

Ricordava la prima volta che avevano fatto l’amore…
Le loro mani vagavano ognuna sul corpo dell’altro alla scoperta del proprio amante. Le labbra si abbracciavano mentre le lingue si cercavano e danzavano insieme per assaporarsi. Il verde sporco di lei cercava il marrone scuro di lui e si trovavano, rivelando il desiderio di concedersi all’altro e possedersi a vicenda.

Ricordava tutti i ti amo urlati al mondo e sussurrati al suo amore.
Ricordava tutte le lacrime versate per Eveline e tutte le volte che l’aveva dovuta consolare.
Ricordava tutto di lei, come ricordava tutti i suoi sorrisi e come ricordava la prima volta che gli occhi di lei incontrarono per la prima e l’ultima volta gli occhi di sua, di loro figlia, Erika.
E Zayn era sicuro che anche Eveline ricordava tutto di loro.

“Perché piangi papà?” Chiese nuovamente la bimba.
“Niente di importante piccola mia”. La voce di Zayn, per quanto si sforzò, uscì comunque con un velo di malinconia.
“Vedi Erika, quella è la mamma”. Il ragazzo presentò per la prima volta la mamma a sua figlia, la quale carezzò la foto nel marmo. “Ciao mamma”. “Quando torni?” chiese sperando in una risposta della madre che finalmente aveva un volto oltre che un nome.
“Io e papà ti vogliamo bene e ci manchi”.

Zayn si asciugò le ultime lacrime che bagnavano il suo volto e portò via sua figlia dal cimitero di Bradford con la promessa che avrebbe raggiunto il suo amore appena ne avrebbe avuto la possibilità.
Se glielo aveva promesso: avrebbero concluso, come promesso, il percorso che avevano iniziato insieme altrettanto uniti.
 
                                                                                                                         

                                                                                                                                                                                                                 _DirectionerJ      

SPAZIO AUTRICE

Ciao popolo di EFP! 

- Prima cosa vorrei ringraziare tutte le centonovantacinque persone che hanno letto la mia prima One Shot (‘Il giorno che ci ha resi noi’), le sei persone che l’hanno recensita, le quattro che l’hanno messa nelle preferite, le due nelle ricordate e le tre nelle seguite.
E’ molto importante per me essendo la mia prima storia.

- Seconda cosa vorrei ringraziare NiamIsTheAnswer che mi sostiene da ancor prima di iniziare a pubblicare e vorrei che passaste a leggere la sua storia: ‘The mirrors of the sky'.

Spero che mi lasciate tante recensioni, positivi o negative.
Ripeto che accetto critiche e consigli per migliorare e ovviamente accetto complimenti.

Allora arrisentirci (?) alla prossima storia, spero, e vi aspetto a leggere la nuova storia a capitoli scritta da me e da NiamIsTheAnswer (sua idea) quando la pubblicheremo. 

Peace, love and One Direction.
_DirectionerJ