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Autore: lady black    01/03/2007    1 recensioni
Questa è la storia di Deneb e Ayira, un'Elfa Oscura. Gli Elfi Oscuri sono stati rinchiusi in una gabbia creata dagli altri Elfi... e Deneb dovrà cercare di salvarla in tutti i modi, a costo di essere trovato nella Gabbia e ucciso dalla magia psichica.
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella Gabbia dei Dannati

Capitolo I



-Mamma, lascia stare non puoi impedirmelo- sbotto, caricandomi lo zaino sulle spalle.

-Ma...-

-Discorso chiuso, chiaro?- dico uscendo dalla porta ed incamminandomi sul vialetto antistante la casetta nella quale ho sempre vissuto.

-Tu sei pazzo! Come credi di arrivarci fin là? Avranno aumentato la sorveglianza, ti farai ammazzare!-

-Oh, mamma...- mi lagno fermandomi al cancelletto, guardando la donnina che è mia madre, -Non credo ci saranno molte persone dirette verso l'Unknown di questi tempi...-

-Tu mi farai venire il crepacuore, non capisci con chi hai a che fare! E poi, per quella ragazza... è cattiva, Deneb, come tutti i suoi! Non la farai mai uscire di lì, hai sentito che misure di sicurezza hanno messo, quelli di Telk...-

-Mamma... non so nemmeno io cosa voglio fare, ma devo arrivare fin là per capirlo...-.


Dopo una buona mezz'ora, riuscii a partire da lei.

Mamma ha ragione, non ha senso partirsene da una tranquilla cittadina del Sud per andare a farsi fare la pelle all'Est...

Ma sono tornato a casa dall'esercito, per andare da Lei... Ayira, un'elfa oscura.


È stato lecito intrappolare gli elfi oscuri... sono malvagi, praticano magia sconosciuta...


Conosco Ayira da quando avevo poco più di 9 anni, giocavamo assieme quando il padre di lei, un'alto funzionario degli uffici di Telk, trascorreva l'estate nelle tiepide pianure del Sud.

E me la ricordo così bene... era bellissima. I suoi capelli biondi come l'oro scendevano appena ondulati sulle spalle, le forme non ancora definite ma che coi 15 e 16 anni divennero sempre più ingenuamente stupende. Era alta, le mani sottili e quegli occhioni verdissimi che col sole diventavano quasi azzurri.


Non dimenticherò mai quel giorno, il giorno della Grande Migrazione.

Lei passò a salutarmi, ricordo che aveva un vestito azzurro con nastri gialli legati ai fianchi, era bella, splendente in quel sole d'estate.


-Deneb... devo partire- sussurrò lei con un fil di voce. Io, che già sapevo tutto, non riuscivo a staccarmi da quell'abbraccio nel quale la tenevo stretta da quando l'avevo vista.

-Non è giusto, non è necessario...-

-La mia famiglia, la devo seguire... vedrai che tutto si sistemerà presto, torneremo, sarà questione di...-

-Oh, di quanto... potrebbero essere due mesi o due anni... o venti... come faccio a...-

-Shh...- mi disse lei, posandomi due dita sulle labbra -Basta parole-.

E, fresco come la pioggia col sole, arrivò quel bacio... che avevo già vissuto mille e mille volte, avvolto tra il profumo dei suoi capelli che tormentava i miei sogni.

-Ci... ci vediamo, eh?- disse lei, avviandosi veloce verso il cancelletto della casa.

La presi per un braccio -Ti vengo a trovare-, fu l'unica cosa che mi venne da dire.

E lei rise. Una risata triste, che sapeva nascondere cento parole e milioni di rimpianti.

Le dissi addio senza parlare, vedendola percorrere quel vialetto verso la carovana, quel vestitino azzurro che si librava leggero nel vento, come se fosse già per sempre perso con lei.


Giuro che non ho smesso un giorno di pensarla.

Attraverso commercianti e amici dei miei genitori, riuscii a sapere dov'erano andati ad abitare Ayira e la sua famiglia.

Le feci giungere una lettera, non mi rispose.

Poi un'altra... e l'unica risposta che mi arrivò fu un foglietto sgualcito con scritto:


All'alba del 16 di Nowembth, ai piedi del Colle delle Saline.

Più in là non posso spingermi, c'è la sorveglianza.

Tua

Ayira

  
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