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Autore: Strawberry88    17/08/2012    3 recensioni
Caro Zayn,
sicuramente quando leggerai questa lettera sarai appena tornato da Londra e sarai seduto su di uno sgabello vicino al mio lettino d'ospedale. Come puoi notare, sono in coma. In questi mesi mi sei mancato, ovvio, e spero che anche io sia mancata a te.
Questo coma è tutto preparato, finalmente hanno trovato un modo per inserire nel mio corpo gli anticorpi e gli antibatteri necessari per la mia "vita libera". *rido al ricordo*. Dopo l'operazione, o qualsiasi cosa debbano farmi, mi risveglierò, sicuramente, al 90%. Tu starai pensando che c'è la percentuale del 10% che io non ce la faccia, be', incrociamo le dita.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlie e Zayn dormivano beatamente nel letto del ragazzo. Lei aprì lentamente gli occhi e guardò la figura addormentata difronte a sè sorridendo. Gli sfiorò la guancia e lui alzò le palpebre, sorridendo a sua volta.
«Buongiorno, puffa.» la salutò sussurrando.
«Buongiorno, dottore.» scherzò lei.
Nella camera entrò la madre di Zayn e, vedendoli già svegli, li avvisò.
«Ragazzi, alzatevi e preparatevi per andare in ospedale. Altrimenti faccio tardi.» uscì e richiuse la porta.
Il ragazzo guardò la fidanzata.
«Zayn... non voglio andarci...»
«Charlie, fallo per me.»
Poveretta! La ragazza è nata con troppi pochi antibatteri e anticorpi quindi è molto debole, perciò, ogni giorno si reca in ospedale per le analisi. I dottori stanno cercando una cura per lei, mentre il suo fidanzato, fedele e sincero, la sostiene tutti i pomeriggi, quando esce da scuola, e i week-end.
Una volta pronti, salirono sull'auto della madre di Zayn con destinazione l'ospedale. La donna, Tricia Malik, lavora lì come chirurga, richiesta un po' in tutti i reparti per le sue specializzazioni e la sua bravura.
I due ragazzi salutarono Tricia e salirono dal medico di Charlie, il quale la mandò in una camera, avvisandola che a momenti sarebbe arrivata un'infermiera per l'estrazione del sangue.
«Zayn, ti devo confessare una cosa.» disse, stringendo la mano del ragazzo.
«Mi fai preoccupare puffa. Che è successo?»
Lei rise leggermente.
«Niente, solo che io e tua madre ti abbiamo iscritto a X-factor e non accettiamo nessun tipo di protesta.»
Anche lui rise, divertito, credendo si trattasse di uno scherzo.
«Non ridere. Sono serissima.»
Charlie si alzò dal lettino e si avvicinò alla finestra, osservando il paesaggio piovoso di quella giornata. Lui la raggiunse e le si sedette vicino, accarezzandole i capelli ricci.
«Perchè mi ami?» gli domandò.
«Perchè sei una parte fondamentale per me, perchè quando ti sto affianco mi sento protettivo e sono orgoglioso di proteggerti. Perchè sei unica e io sono fortunato ad averti.- sul viso di lei scese timidamente una lacrima di gioia - Perchè adoro ogni tuo semplice gesto, emozione e... ogni tua lacrima.» Zayn si fece trasportare dalla commozione di quel momento e anche lui iniziò a lacrimare.
 
La giornata passò in fretta; Zayn, durante l'ora di riposo tornò a casa a prendersi il cambio e anche lo zaino per il giorno seguente. Quando tornò dalla ragazza passarono tutto il tempo a parlare e ridere.
«Posso provare a farti una treccia ai capelli? Mi sono allenato con le bambole di mia sorella.» le chiese accarezzandole le mani.
«Zayn, le bambole hanno i capelli lisci, io li ho ricci...»
«Ti prego, ti prego, ti prego.» assunse una faccia implorante alla quale Charlie non seppe resistere.
«D'accordo.»
Zayn armeggiò per una decina di minuti i ricci della ragazza, intrecciando i capelli fino alla punta, prese dal polso di Charlie un elastico e fermò la treccia legata davanti.
«Finito!» esclamò orgoglioso del risultato.
Charlie si guardò nello specchio e sorrise, prima di saltare addosso al ragazzo.
«Tu, perchè mi ami?» chiese lui tenendola in braccio, posizionando le mani sotto le coscie, mentre si guardavano negli occhi.
«Semplicemente perchè tu sei perfetto in tutto. Sei uno dei pochi ragazzi che sa fare la treccia ai capelli ricci della propria fidanzata. E poi perchè sei Zayn Malik, il cattivo ragazzo che è cambiato per poter amare.»
Lui stette zitto, pensava, pensava a quanto amore ci fosse tra loro due.
«Sì, hai ragione. Io sono perfetto in tutto.» si vantò, facendola ridere, poi si unì a lei.
«Davvero, eh?- lei scese e lo spinse sul letto - Allora io direi che non ti do il bacio della buonanotte.» si sdraiò e ignorò Zayn.
«Puffa, lo sai che se non mi dai un bacio non ti canto la ninna nanna?» sussurrò in modo sensuale all'orecchio.
«Non sono una bambina, sopravviverò.»
«Ma io, senza il bacio, no. Dai... cosa posso fare per farmi perdonare?»
Lei non rispose, sorrise in modo da non farsi vedere da lui.
«Ti amo?- lei scosse la testa - Sei la mia musa?- ancora una risposta negativa - Okey, mi arrendo. Ritiro quel "Sono perfetto", va meglio?» domandò.
Lei si voltò, lo abbracciò e baciò.
Si addormentarono l'uno nelle braccia dell'altra.
 
I giorni passavano e Zayn dovette partire per Londra, dove lo aspettavano i provini per X-factor. 
Purtroppo Charlie non potè salutarlo in aereoporto: troppi germi che non avrebbero fatto bene per la sua salute. 
«Charlie, prometto che ti chiamerò ogni giorno... anzi, chiamerò mia madre che ti riferirà tutto, vero?- chiesa alla donna dietro di loro - Ti amo e appena torno... ti prometto che... inizierò a studiare medicina per aiutarti.» gli disse quando andò a trovarla, un'ultima volta, prima della della partenza. 
Lei stava già piangendo. Le sarebbe mancato. Lui, i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso rassicurante, i suoi abbracci. Ma piangeva soprattutto perchè lui era convinto che lei avrebbe avuto qualche possibilità di guarire. Tutti, infondo, lo speravano. I dottori che la seguivano, Tricia, le infermiere del reparto; tutti speravano potesse avere un futuro sicuro all'esterno di quelle quattro mura sempre pulite e senza l'obbligo di disinfettare tutto.
Ogni settimana lei era davanti al televisore a guardare il suo Zayn mandare avanti il suo sogno: quello di cantare davanti a un pubblico che lo applaude per la sua bravura. Ma non tutto ciò che è bello è anche buono. Charlie si imbattè in una foto. Rappresentava Zayn che baciava, o veniva baciato, da un'altra ragazza che non era lei. Si sentì sprofondare e iniziò a piangere per chissà quanto tempo.
Intanto era arrivato dicembre. Il programma era finito e, Zayn, insieme agli altri ragazzi, con i quali era stato inserito in una band, fece ritorno a casa.
In aereoporto, appena saliti sull'auto, lui chiamò la madre.
«Pronto? Mamma?» 
«Zayn, ciao! Come stai?» domandò la donna dall'altra parte.
«Sto alla grande. Dove sei ora?»
«In ospedale. È da un paio di giorni che resto qui per alcune operazioni. Tu?»
«Sono appena salito su un'auto che ci porterà lì...- si sentirono singhiozzi strozzati - Mamma, ti sei commossa nel sentirmi?» sul suo viso si disegnò un sorriso.
«Sì, mi sei mancato e ora che ti rivedrò divento una fontana.» mentì.
«Okey.- rise - Ora attacco. Ci vediamo in ospedale... in che reparto sei?»
«Ora sono in servizio nel reparto rianimazione.»
«Mm. Ci vediamo dopo. Ciao, mamma.»
Una volta arrivati, tutti e cinque salirono al quinto piano. Zayn riconobbe sua madre, che indossava un camice bianco, appoggiata con la schiena a una porta chiusa e piangeva, tenendosi una mano sulla faccia.
Le si avvicinarono e il sorriso del figlio si spense vedendo la mamma in quelle condizioni.
«Ehi, mamma. Perchè piangi?» l'abbracciò.
«La ragazza che è qui dentro... dovremmo operarla tra qualche mezz'ora...»
«Non siete sicuri che vada a buon fine?»
Lei annuì con la testa. Infilò una mano nella tasca del camice e ne tirò fuori una lettera, la porse a Zayn che la guardò stranito, la donna aprì la porta e lo spinse dentro.
«Leggila qui. Ti vogliamo bene, tutti.» sorrise e chiuse la porta.
Lui fece qualche passo e vide una ragazza sdraiata sul lettino, con tubi attaccati ovunque, si avvicinò ancora di più e vide quei ricci che gli erano mancati per quasi sei mesi. Il cuore gli si fermò per un nanosecondo. Quella era la sua Charlie e in quel momento era in... coma. 
Un fiume di lacrime coprì il volto di Zayn, che si sedette sullo sgabello affianco al letto. Guardò la lettera e pensò gliel'aveva scritta lei prima di entrare in quello stato. L'aprì e, prima di iniziare a leggere, prese coraggio e un respiro profondo.
 
"Caro Zayn,
sicuramente quando leggerai questa lettera sarai appena tornato da Londra e sarai seduto su di uno sgabello vicino al mio lettino d'ospedale. Come puoi notare, sono in coma. In questi mesi mi sei mancato, ovvio, e spero che anche io sia mancata a te. 
Questo coma è tutto preparato, finalmente hanno trovato un modo per inserire nel mio corpo gli anticorpi e gli antibatteri necessari per la mia "vita libera". *rido al ricordo*. Dopo l'operazione, o qualsiasi cosa debbano farmi, mi risveglierò, sicuramente, al 90%. Tu starai pensando che c'è la percentuale del 10% che io non ce la faccia, be', incrociamo le dita.
Spero che tu ti godrai la tua carriera e che sorrida ogni volta una fan ti chiederà di fare una foto assieme a lei.
Se qualcosa dovesse andare storto, durante il mio ricovero nel reparto di rianimazione, non prendere decisioni affrettate. Voglio che tu coroni il tuo sogno, magari troverai una ragazza sana e bella, avrai dei figli con lei e una vita perfetta, come te. Nel caso morissi..." Zayn alzò gli occhi appannati e rossi verso Charlie, distesa vicino a lui. Non voleva pensare a questa possibilità ma continuò a leggere, con fatica a causa delle lacrime che scendevano sul viso "ti prego, prenditi cura della prossima ragazza come hai fatto con me.
Tu sei stato l'unico a cambiare per amarmi.
Tu sei stato l'unico mio ragazzo.
Tu sei stato l'unico a innamorarsi di me.
Tu sei stato l'unico ignaro della mia malattia.
Tu sei stato l'unico ad amarmi anche se ero malata.
Tu sei stato l'unico a farmi sentire importante.
Tu sei stato l'unico a non farmi pensare a quello che avevo.
Tu sei stato l'unico di cui io mi sia mai innamorata.
Tu sei stato l'unico a riuscire a farmi la treccia ai capelli.
Tu sei stato l'unico, e basta.
Smettila di piangere leggendo queste parole, anche se so non ci riuscirai, ho pianto anch'io scrivendola. Ho pianto così tanto che ho dovuto passare il foglio a un'infermiera perchè non riuscivo più a scrivere.
Sarò sempre nel tuo cuore, ne sono certa, come so che tu sarai sempre nel mio, anche in una ipotetica bara.
La speranza, un po' di tutti in questo reparto, è quella che io ce la possa fare, a sopravvivere, anche se l'operazione non andrà a buon fine, tutti sperano che io riapra gli occhi.
Un'ultima cosa. Nel caso la linea verde che fa zig zag, dovesse diventare orizzontale, non farti prendere dal panico. 
Ricorda che ti ho sempre amato.
A presto, la tua Charlie."
 
Zayn deglutì sforzandosi, in seguito alle lacrime versate. Fissò per un istante la ragazza, ripensando a tutti i pomeriggi passati insieme nella stanza d'ospedale. Il giorno del loro incontro in quel reparto, dove all'ora lavorava a tempo pieno Tricia. Un colpo di fulmine è stato il loro.
Il suono ripetuto e irritante di qualcosa lo risvegliò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso il monitor e, come detto nella lettera, la linea era orizzontale.
Non capì bene cossa successe in quel momento. Un paio di dottori entrarono nella stanza e presero con loro il letto, mentre delle infermiere scortavano gentilmente Zayn fuori dalla camera.
Restò immobile. Una statua di cemento. Quasi non respirava più. I suoi amici lo strinsero tra le loro braccia, cercando di confortarlo.
Si sedettero tutti e cinque su delle poltroncine nel corridoio, avevano delle faccie orribili. Stettero delle ore, forse anche cinque, seduti, senza emettere un suono e senza muoversi.
Dal fondo del corridoio videro Tricia avvicinarsi a loro. Aveva indosso un camice verdognolo, sporco di sangue, dei guanti, anch'essi zuppi, che si stava togliendo e una cuffietta bianca sui capelli.
Zayn si alzò di scatto e le andò incontro. La guardò senza dire una parola.
«Vuoi tenerti il camice come ricordo?» gli chiese indicandosi.
Lui non rispose, anzi, capì che non ce l'aveva fatta. Quel 10% delle possibilità che non ci riuscisse era diventato il 100%.
Ricominciò a piangere ma sua madre, sorrideva. 
«Non avrei dovuto lasciarla per andare a Londra.» disse sussurrando.
«Zayn, ragazzi,- li richiamò tutti e cinque - andiamo di sotto, nel reparto maternità. Qui c'è troppa tristezza.» si recarono all'ascensore e scesero.
Sembrava che Zayn dovesse andare al patibolo, talmente andava lento, con la testa china, la mani nelle tasche dei jeans, gli occhi rossi per il pianto di quasi sei ore e i piedi che strisciavano.
Si arrestarono dinnanzi ad un vetro. Il ragazzo alzò la testa e vide quindici culle con dentro neonati che avevano, sì e no, tre giorni di vita.
La donna ne indicò uno. Indossava un vestitino azzurro.
«Zayn, quello è tuo nipote.»
Lui sgranò gli occhi e rimase a guardare il bambino dormire.
«Co-cosa? Mio nipote?» chiese sorpreso.
«Sì, tua sorella ha partorito... ieri alle undici e cinquantanove, precise.» disse sorridente.
Anche Zayn sorrise, no, provò a sorridere perchè nella sua mente pensava ancora a Charlie. Si girò verso sua madre.
«Pensi che potrò rivederla prima del funerale?» chiese ancora sussurrando.
«Chi devi vedere prima del funerale? Quale funerale?» chiese la madre confusa.
«Charlie, vorrei vederla prima del suo funerale.»
«Perchè dovresti vederla? Prima del suo funerale?»
«Mamma, smettila di farmi queste domande e rispondimi. Quando posso vedere la mia Charlie prima del suo funerale?»
«Zayn...» provò a dire la madre.
«Potrai vedermi al mio funerale quando avremmo novantacinque anni. Capito?» disse una voce femminile alle loro spalle.
Zayn si voltò lentamente vedendo una ragazza riccia, con gli occhi assonnati e un ago infilato nel braccio, legato a un tubo. Spalancò la bocca rimanendo a fissare la figura. Era un miraggio? Un'allucinazione? Un ologramma? Uno scherzo per niente divertente?
«Ch-Charlie?» era sotto shock.
Lei sorrise «Ciao, Zayn.»
Le labbra di lui si allargarono tanto da formare un sorriso, dolce.
«Che ci fai tu qui?» continuò lui.
«Mi hanno detto che ti avrei trovato davanti al vetro del nido e volevo rivederti.» spiegò.
«Ma... tu sei morta!»
«Vedo che mi vuoi talmente bene che mi porti sfortuna. Al massimo la mia bis-nonna è morta. Io sono viva, qui, difronte a te, in carne, ossa e anticorpi e antibatteri.» sorrise.
«Charlie, ma io ho visto la linea diventare orizzonatale. Com'è possibile?»
La ragazza guardò Tricia confusa.
«Il monitor faceva i capricci. Lo abbiamo portato ad aggiustare. Non le è successo assolutamente niente.»
Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
«Ma la lettera... la lettera mi faceva capire che tu non ce l'avresti fatta a sopravvere.» continuò lui.
«Zayn! Sono qui, davanti a te, in attesa che tu mi abbracci.» lo rimproverò lei.
Il moro si avvicinò e la strinse forte a sè. Non voleva lasciarla andare. Mi mise a piangere. Felicità? Paura? Gioia? Preoccupazione? Sì, sì, sì e sì. Era tutto questo. Le ultime sei ore in quell'ospedale gli avevano portato tutti questi umori. E li scaricava tutti con le lacrima.
Quando finalmente si staccarono, lei si avvicinò alla finestra del nido.
«Qual è Michael?» chiese Charlie a Tricia.
Lei indicò la culla numero tre. Cambiò più volte sguardo dal bambino a Zayn.
«Ti assomiglia tantissimo.» gli disse a un centimetro dalla sua faccia.
Lui deglutì.
«Mi hanno detto che hai pianto parecchio. Non pensavo fossi così tanto sensibile.»
«Scherzi? Mi era crollato il mondo addosso. La lettera, il monitor, la possibilità della tua morte. Avevo paura, paura di perderti, per sempre. Charlie, mi sei mancata. Anche se tu fossi del tutto sana, o malata, il mio amore non cambierà, mai. E sorriderò sempre perchè saprò la mia Charlie è viva...- riprese fiato abbassando la testa - Devo confessarti una cosa.- in quel momento sembrava ci fossero solo loro due - A fine maggio. Io e te. Anche se avresti potuto ammalarti ancora di più. Abbiamo fatto... be', insomma, l'abbiamo fatto. Solo che la mattina dopo tu non ti ricordavi più niente. Non ti ricordavi la nostra prima volta...»
«Zayn... io pensavo fosse un sogno, sai? Sì pensavo fosse una mia fantasia, fino a fine agosto quando la mia pancia cresceva...»
Lui alzò di scatto la testa mentre lei guardava i bambini dall'altra parte del vetro. La guardava stupito da quell'affermazione. Abbassò automaticamente la testa, soffermandosi sul ventre della fidanzata. Fece un paio di conti poi tornò a guardarla in faccia.
«L'hai perso?»
Lei si voltò completamente, attaccando la faccia al vetro.
«Ti devo dire una cosa pure io.- disse senza dare peso a quello appena chiesto da Zayn - Prima di entrare in coma, mi hanno fatto un parto cesareo.- allungo un braccio verso il ragazzo e lo tirò alla parete trasparente - La numero nove. È nata prematura. Sette mesi. Ma o nasceva prima o non nasceva proprio.» 
«Io dico che è perfetta come il padre e...- guardò Charlie - E anche come la madre.» disse un po' preoccupato.
La fidanzata se ne accorse e lo abbracciò.
«È sana. Non preoccuparti. Starà bene da qui fino alla morte.»
Si guardarono negli occhi e si baciarono.
Da quel giorno, Charlie riuscì a vivere una vita fuori dall'ospedale, mentre i ragazzi viaggiavano per il mondo, ma quando si rincontravano, non si staccavano un secondo. 
Troppo innamorati l'una dell'altro.
Troppo attaccati alla loro bambina.
Troppo perfetti per non stare insieme.
Troppo, erano troppo, ma era il "troppo" che faceva stare ben tutti quanti.

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Questa OS l'ho sognata. 
Stranamente, al risveglio, la ricordavo tutta, i dialoghi e i luoghi.
Aveva le lacrime agli occhi mentre immaginavo la scena della lettera.
Ho raccontato il sogno a una mia amica e lei mi ha consigliato di metterla qui.
Spero vi sia piaciuta.
Alla prossima,
Strawberry.
:)
  
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