Film > La Bella e la Bestia
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Autore: merychan    18/08/2012    8 recensioni
E se Belle non fosse stata la prima ragazza a mettere piede nel castello della Bestia, dopo la sua maledizione?
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adam, Altro personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Bestia fissò, con disgusto, la propria immagine, duplicata nei tanti frammenti di uno specchio che, anni prima, aveva distrutto. Più il tempo passava, più i tratti del suo volto – se così poteva essere definito – s’indurivano, come il cuore del loro padrone, ormai ridotto in schiavitù nella propria dimora.
Erano passati diversi inverni dacché si era trasformato in quell’orrendo mostro e, da allora, nessun essere vivente – a parte lui e i suoi servi – aveva più messo piede all’interno del suo castello, un tempo raggiante. Di questo passo, non sarebbe mai riuscito a spezzare l’incantesimo, che lo teneva avvinto in quella forma mostruosa.
Sapeva bene che sarebbe stato difficile farsi apprezzare da una ragazza con quell’aspetto, ma, se nessuno si presentava fra le sue mura, la missione diventava pressoché impossibile. L’idea di abbandonare la propria fortezza e portarvi al suo interno, con la forza, una giovane fanciulla lo aveva sfiorato non poche volte, ma si era subito dato dello sciocco: se voleva farsi inforcare da qualche abitante del villaggio, quella era veramente la strada migliore.
Non c’era alcun futuro per lui, non ci sarebbe mai stato.
Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter ospitare una fanciulla qualunque; non gli importava più, ormai, che fosse bella o brutta: a lui bastava riprendersi il suo bel corpo umano una volta per tutte. Sfortunatamente, era ben consapevole che non sarebbe mai successo niente del genere, neanche se il termine della sua maledizione si fosse allungato di trent’anni.
Destino crudele…

“Padrone, deve venire immediatamente!” irruppe nell’Ala Ovest, senza preavviso, il suo fidato servitore, Lumière.
Lo squadrò male, infastidito dalla sua presenza: nessuno doveva osare disturbarlo nella sua solitudine.
“Che cosa vuoi?” ringhiò allora, sgarbatamente.
Il candelabro, dapprima leggermente intimorito, continuò a parlare, preso da una foga che non gli aveva più visto addosso da anni:
“Deve scendere nell’atrio: c’è una ragazza nel castello!”
La Bestia sgranò gli occhi, colta di sorpresa. Forse, c’era ancora una piccola, microscopica speranza. Era la sua occasione e non doveva lasciarsela sfuggire, per nessuna ragione al mondo.
Senza ringraziare il servitore o dilungarsi in stupide chiacchiere, prese a correre sulle proprie zampe.
Cosa poteva fare? Di certo, la ragazza non sarebbe mai rimasta nel castello di sua spontanea volontà, non dopo averlo visto: in tal caso, l’avrebbe resa propria prigioniera, conscio della tremenda forza che quella forma animale gli conferiva.
Quando raggiunse l’atrio ed intravide una sottile figura femminile, intenta a scrutare i dintorni, non si curò di non spaventarla: le piombò dinanzi con una velocità disarmante, facendola sussultare. La giovane, trovandoselo di fronte, si portò una mano di fronte alla bocca, impaurita, senza muovere un solo passo per fuggire.
La scrutò da cima a fondo, con sguardo critico. Quella fanciulla non era male, sebbene dovesse avere appena quindici anni circa: aveva una pelle bianca, quasi cadaverica, i capelli neri come la notte e le labbra rosse come il sangue. Una ragazzina abbastanza particolare, almeno ad una prima occhiata, ma che, forse, avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, anche se continuava a dubitarne fortemente.

“Chi sei? Che cosa ci fai qui?” le domandò, senza premurarsi di usare un tono rassicurante, per non metterla ulteriormente in soggezione.
Nonostante tutto il tempo passato rinchiuso fra quelle mura, il suo caratteraccio non era affatto cambiato, anzi, era persino peggiorato.
La fanciulla rimase in silenzio per qualche secondo, esaminandolo con attenzione, e questo atteggiamento non fece altro che irritarlo. Era la prima persona – che non fosse un suo servitore – a vederlo ridotto in quello stato e quasi si vergognava di se stesso. Rimase stupito, però, nel vederla ridere improvvisamente.

“Oh, ma che bel cucciolone che sei! Non avevo mai incontrato una bestiola in grado di parlare! Sai, io parlo spesso con i miei amici animali, ma loro non mi rispondono mai. Come ti chiami? Io sono Biancaneve e sono molto felice di conoscerti!” cominciò a parlare questa a raffica, estremamente eccitata.
Gli occhi azzurri della Bestia si spalancarono come non era mai successo prima e, per poco, non cadde a terra per la sorpresa, mentre tutta la sua ferocia veniva meno. Tutto si sarebbe aspettato fuorché una reazione simile. C’era veramente qualcosa che non andava: quella ragazza doveva spaventarsi, non chiamarlo cucciolone! Forse stava sognando, non c’era altra spiegazione.
Non fece a tempo ad aprire bocca che Biancaneve – che nome assurdo! – lo precedette:

“Come mai non mi rispondi? Oh, ho capito.” si fece improvvisamente triste, quasi sull’orlo del pianto “Tu non hai un nome, vero? Devi essere un povero orfanello, abbandonato, tutto solo, in questo castello. Mi dispiace davvero tanto! Ma, dimmi, per caso questa è casa tua?”
La Bestia era sempre più sconcertata. Oltre alla maledetta Fata che lo aveva trasformato, non ricordava di aver parlato con molte bambine della sua età e ne capì il motivo: se tutte erano come lei, dovevano avere dei seri problemi a livello mentale. Improvvisamente, si sentì un po’ meno strano.
Non gli era mai capitato di rimanere così, senza parole. Mosse il capo, con la bocca spalancata, in segno d’assenso, quasi automaticamente.

“Oh, ma allora sei proprio fortunato!” esultò lei, sorridendo sempre di più “Ti dispiacerebbe se abitassi qua per qualche tempo? Sai, sono dovuta scappare nel bosco perché la mia matrigna aveva ordinato al nostro cacciatore di uccidermi e, fino a quando le acque non si calmeranno, non so davvero dove nascondermi. Quando ho visto questo castello, sono entrata perché nessuno rispondeva.”
L’ultima frase, nella sua illogicità, lo spiazzò forse quasi quanto la sua inaspettata richiesta.
Quella storia era sempre più assurda. Non solo quella tipa non aveva paura di lui, ma, come se niente fosse, gli aveva appena chiesto di vivere lì. Insomma, qualsiasi persona, con un po’ di sale in zucca, si sarebbe fatta un paio di domande riguardo alla Bestia, non l’avrebbe di certo trattata come un bell’animaletto, visto che era tutto fuorché questo.
Quella situazione era surreale, terribilmente surreale, tuttavia, si disse, perché non approfittarne? Non poteva andargli meglio di così: non solo non l’avrebbe dovuta controllare a vista, per paura che scappasse, ma sarebbe rimasta lì di sua spontanea volontà. Chissà poi che, presto o tardi, non si sarebbe innamorata di lui: dopotutto, anche se non riusciva affatto a spiegarselo, lo aveva già preso in simpatia.
Di nuovo le annuì, in segno di assenso, incapace ancora di proferire una sola parola. Biancaneve gioì, battendo le mani proprio come una bambina.

“Sei veramente gentile! Visto che, d’ora in poi, vivremo insieme, credo che sia il caso di darti un nome.” si fece seria per qualche secondo, per poi tornare a sorridere, radiosa “Ma certo: ti chiamerò Cucciolone!”
L’ipotesi che quella ragazza fosse affetta da una qualche malattia mentale venne ulteriormente avvalorata.
La Bestia, a questo punto, non sapeva se scoppiare a ridere o urlarle in faccia quanto la trovasse stupida. In un’altra circostanza, probabilmente non si sarebbe trattenuto, ma quella giovane era riuscita, chissà come, a privarlo di ogni energia.
Nel frattempo, Lumière, Tockins e Mrs. Bric li avevano raggiunti. Notò appena i loro sguardi meravigliati nel vedere la ragazza tanto allegra e lui tanto mansueto. Biancaneve non tardò ad accorgersi della loro entrata in scena e – la Bestia, stavolta, non se ne stupì – si chinò verso di loro, estasiata.

“Incredibile: degli oggetti che si muovono! Oh, ma che bello! Volete diventare anche voi amici miei?”
I tre ebbero una reazione pressoché simile a quella del loro Padrone, ma, a differenza sua, non mossero un solo muscolo, continuando a fissare quella ragazza come se si trattasse di un fantasma.
La fanciulla, forse credendo di essere in grado di leggere nelle loro menti o chissà cos’altro, si alzò, sempre più felice:

“Sono così contenta che anche voi vogliate essere miei amici! Vedrete, ci divertiremo un sacco insieme!” sorrise, per poi tornare a rivolgersi a lui “Per sdebitarmi con te, io e i miei nuovi amici ti aiuteremo a pulire questo posto.”
Come se niente fosse, quella, che aveva classificato come folle, afferrò una scopa animata, poggiata contro alla parete – rimasta, molto probabilmente, immobile per non finire anch’essa nel suo mirino –, e, volteggiando su se stessa, cominciò a canticchiare una canzoncina veramente irritante, almeno alle sue orecchie. Sotto gli occhi sgomenti dei presenti, si mosse a ritmo della propria voce e, più che pulire, contribuì a sollevare un bel po’ di polvere. Solo quando si accorse che nessuno di loro si era mosso, si fermò.
“Forza, amici.” parlò con i suoi servitori “Datemi una mano a pulire!”
Questi rimasero ugualmente al proprio posto: come lui, parevano aver perso ogni energia solo avendola accanto.
Poi, inaspettatamente, si avvicinò a lui, con occhio critico.

“Cucciolone, fammi vedere le zampe.”
“Che cosa?” furono le prime parole che uscirono dalla sua bocca, dopo minuti di silenzio.
“Coraggio, non essere timido.”
Con un gesto fulmineo, afferrò le sue zampe, per poi esaminarle da vicino. Soltanto ad ispezione terminata, tornò a rivolgersi a lui, stavolta più autoritaria:
“Hai le zampe tutte sporche. Se vuoi mangiare, ti conviene lavartele perché io non ho intenzione di farti sedere a tavola, conciato a questa maniera.”
Quelle parole ruppero bruscamente lo stato di torpore in cui era caduto. Digrignò i denti, irritato, e, prima ancora che Biancaneve potesse aggiungere qualcosa, la afferrò malamente per un braccio; una volta aperto il portone, la gettò fuori.
“Basta così! Trova un altro posto dove nasconderti, squilibrata!” ringhiò, per poi chiudere, con foga, la porta, facendo tremare le pareti.
“Sei veramente maleducato, Cucciolone!” la sentì urlare, indispettita.
Esasperato, si passò le zampe sul volto.
“Ma, Padrone, perché…” provò ad interrogarlo Lumière, ancora scosso dai recenti avvenimenti, ma lui, sempre più snervato, lo fermò con un’occhiataccia:
“Fa’ silenzio!”
Preferiva rimanere Bestia piuttosto che subire, giorno dopo giorno, il martirio della presenza di quella pazza. Repentinamente, si ritrovò solidale con la matrigna di Biancaneve e non gli fu difficile capire perché avesse cercato di togliersela dai piedi.

FINE


So bene che, come al mio solito, ho sfornato un’emerita cretinata, ma, quando mi è venuta in mente Biancaneve assieme alla Bestia, all’interno del suo castello, sono scoppiata a ridere e non ho resistito all’idea di buttare giù qualche riga. Sia chiaro che il film “Biancaneve” mi è sempre piaciuto, ma credo che lei, Cenerentola e Aurora siano le principesse un po’ più… ehm… tonte? Forse tonte è un po’ forte… diciamo, allora, con la testa fra le nuvole, in modo particolare Biancaneve XD Avrei qualche idea per scrivere altre brevi storie con la Bestia e le altre principesse all’interno del suo castello, prima d’incontrare Belle, ma non so se avrò il tempo materiale per buttare giù qualche riga.
Nel frattempo, spero di non avervi schifati e di ricevere le vostre opinioni :) Baci :)
Ps: parlando del nostro Principe in versione pelosa, eventualmente sorgesse qualche dubbio, ho utilizzato il femminile quando era presente la parola “Bestia”, mentre, negli altri casi, mi sono rivolta a lui al maschile, come fanno i personaggi all’interno del film. Inoltre, non mi sono dilungata volutamente nelle descrizioni, preferendo rimanere su uno stile un po’ più leggero.

  
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