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Autore: Natsuki Nagoya    18/08/2012    1 recensioni
[Devil&Love Song]
"Divenni come lei... e mi sporcai. Avevo perso ogni possibilità di dirle che la detestavo. E per questo iniziai a detestare anche me, codarda e fifona com'ero..."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piena di rimorsi, alzai lo sguardo verso il grande specchio davanti a me: mostrava una ragazza abbastanza carina, con lunghi boccoli biondi e un sorriso appena accennato. Gli occhi color nocciola erano spenti. Dietro di lei soltanto un lungo corridoio che portava ai bagni del dormitorio.
Lei se n’era andata e io non potevo che esserne felice. Finalmente mi ero liberata di lei, della sua lingua tagliente e della sua maledetta voce. 
Sciacquai velocemente il viso per la terza volta, il tempo di vedere entrare dalla porta in legno di mogano altre ragazze.
“Che ci fai qui, Mori? Spostati!” – Con un gesto veloce mi spinsero e cercai appoggio nel muro di marmo alla mia destra per non cadere a terra.
Sorrisi. Come facevo sempre.
“Adesso che non c’è più Kawai non sai come difenderti, eh?”
Alcune studentesse alle sue spalle risero.
Mikage odiava Kawai. E chi non la odiava? Era cattiva, Maria Kawai. Una ragazza antipatica e maleducata, che non si faceva problemi a dire come stavano realmente le cose... e non sorrideva mai. Avevano tutti paura di lei... anche io. Mi aveva resa sporca.
Sorrisi nuovamente. Cos’ altro potevo fare? Come potevo comunicare i miei sentimenti ormai?
Guardai fuori dalla finestra del corridoio mentre le altre ragazze se ne andavano canticchiando a squarcia gola. Da lì si vedeva il grande giardino che circondava la Cappella del St. Katria. Era così grande, con la sua bellissima fontana davanti l’ingresso e le ortensie piantate qua e là. Solo qualche mese prima in quel giardino si trovavano lei e Maria. Cantavano sempre insieme loro due, durante l’ora di pranzo, e tutte le ragazze dell’istituto si sedevano attorno a loro per ascoltarle e applaudirle. Ero così felice in quei momenti.. la mia voce si univa perfettamente a quella di Maria, in un intreccio di suoni in grado di commuovere chiunque.
Maria trasmetteva sempre sentimenti tristi... e cantava come se volesse piangere in qualsiasi momento.
Io invece non trasmettevo assolutamente nulla.
Cantavo semplicemente perché amavo farlo... ma a chi importava? Maria mi sosteneva e le ragazze intorno a noi ci adoravano. Ero popolare. Finchè mi ammalai... e smisi di cantare per sempre. La mia voce scomparve in una lunga notte d’autunno e non tornò mai più. Maria mi aiutava e parlava per me. E cantava... cantava, con la sua bellissima voce, quella maledetta voce che avrei voluto toglierle per sempre. Ogni pomeriggio tornava davanti la Cappella e cantava con tutta se stessa, sempre più triste e sola. Mi appoggiai unicamente a lei... perché fu l’unica a rimanermi vicino quando la mia popolarità scomparve e smisi di poter comunicare con gli altri. La mia gentilezza e il mio sorriso sparirono come il sole quando viene coperto dalle nuvole... e iniziai ad approfittare di quella ragazza che se pur cattiva ci teneva davvero a me. Divenni come lei... e mi sporcai. Avevo perso ogni possibilità di dirle che la detestavo. E per questo iniziai a detestare anche me, codarda e fifona com’ero.

“Ehi, stai piangendo?”
“Non toccarmi, non mi conosci nemmeno! Che fai!?”
“Oh scusami... ti ho sentita cantare e sembrava che stessi piangendo... non volevo infastidirti!”
“Non sto affatto piangendo!”
“Meglio cosi, no?”



Un altro ricordo, e istintivamente sorrisi.
Maria era così. Testarda, una lingua tagliente... ma era affidabile, sincera e generosa. Pur odiandola non riuscivo più a immaginare la mia vita senza il suo sostegno. E adesso che ero rimasta da sola... piangevo negli angoli della mia stanza perché sentivo la sua mancanza. Già, mi mancava Maria Kawai. Mi mancava la sua fierezza, vederla arrivare in classe al mattino presto sempre a testa alta e lasciarmi difendere da lei... perché infondo le volevo bene e mi rendeva felice.
Senza capire come, mi ritrovai a piangere. Pensai al giorno in cui Maria fu espulsa dal St. Katria a causa mia e... provai a cantare.
Per la prima volta sentii il mio corpo vibrare come se fosse attraversato da tamburi. Il ricordo di Maria era ancora troppo vivido in me e morivo dalla voglia di rivederla. Non emisi alcun suono... ma nella mia mente continuai a cantare per ore davanti a quella finestra.
Era così... che si sentiva ogni volta Maria?

"O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen und freudenvollere."
  
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