Notte
Io
vivo la
notte. Il giorno mi
disturba: troppa luce, sebbene io abbia amato il sole nella mia
esistenza
mortale. Ma ora… ora assopita cerco ristoro nella luce,
mentre i sensi si
affinano la
notte. La
vivo, la respiro, scivola sulla mia pelle come se fosse un cappotto
caldo,
avvolgente, ed è paradossale, perché non sento il
gelo dell’inverno né la
canicola dell’estate, eppure questa sensazione di
familiarità mi prende solo
quando è notte. Riesco a percepire cose che prima non
avevano voce, troppo
presa forse dal mio essere fragile e concentrata su me stessa. Ora i
miei sensi
sono tutti rivolti verso l’esterno: suoni, rumori, bisbigli,
posso sentirli
tutti. E a volte è un gran mal di testa, lo ammetto.
Ascoltare i pensieri e
leggere la cattiveria dell’uomo come se fosse un libro
è qualcosa che ancora mi
sconvolge, nonostante io sia un essere immondo adesso. Mi nutro di
loro, di
assassini, ladri, stupratori, convincendomi di aver fatto del bene
all’umanità,
quando probabilmente sono crudele al pari o forse più di
loro. E l’etica ha
perso valore per me, che seguo il desiderio nella mia bocca, la voglia
di
divorare e uccidere, senza ritegno. Eppure ho un freno. Non riesco ad
uccidere
chiunque, non riesco a non pensare a farlo solo se necessario. Ma non
ho un’anima,
perché se l’avessi proverei rimorso per quanti tra
i miei denti hanno esalato
l’ultimo respiro. Io m’inebrio di
quell’ultimo istante, quel respiro profondo
che divide la vita dalla morte, io bramo di fissare gli occhi di chi
lascia
questa vita per sempre. Forse perché sento un legame tra me
e quel corpo
esanime, mi ricorda la mia fine. In città si vocifera la
presenza di un killer
seriale, lo chiamano il giustiziere, e tra un bicchiere e
l’altro nei bar c’è
chi lo elogia. “Infondo ci ha tolto la feccia dai
piedi”. Se sapeste la verità,
ora avreste paura, signori.
Caccio,
di notte. Individuo la
mia preda, scelta con cura tra un pontile e un vicolo buio. Lascio che
scappi,
che si illuda di potermi sfuggire, ma so già che non
avrà scampo, e questo
rende la caccia più eccitanti. L’odore della
paura, il battito accelerato, il
sangue che pompa veloce nelle vene, per me sono afrodisiaci.
Io
vivo la notte: il giorno mi
disturba. Solo la notte può esser complice dei miei
peccaminosi incontri, che
concludo come una mantide religiosa, rubando la vita e bramando
l'ultimo sospiro.