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Autore: Peeta97    18/08/2012    8 recensioni
Durante i settantaquattresimi Hunger Games hanno combattuto 24 tributi. Soltanto 2 sono tornati a casa. Ma anche gli altri hanno combattuto, hanno vissuto momenti di disperazione e di sconforto. Perciò mi sembra giusto che vengano ricordati. Uno per uno, un ricordo di ogni tributo dei settantaquattresimi Hunger Games che ha avuto un ruolo nella storia di Katniss.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza dei coltelli pronuncia il nome della bambina. Vengo invaso da una rabbia sorda e disumana.
RUE!
Avevo visto il suo volto fluttuare nel cielo dell’arena, e avevo giurato di vendicarla.
RUE!
Così tenera e fragile che persino le ghiandaie si innamoravano di lei.
Caccio un urlo rabbioso e mi scaglio contro Clove, trascinandola via dal corpo inerte della Ragazza in Fiamme.
La faccio roteare e la scaglio a terra, instancabile grazie alla rabbia.
Mi accorgo solo ora dell’oggetto nella mia mano. È un sasso delle dimensioni di una pagnotta. Non ricordavo nemmeno di averlo raccolto, ma basterà.
- Cos’hai fatto a quella ragazzina? L’hai uccisa?-
La ragazza del 2 indietreggia a quattro zampe, negli occhi un terrore puro. Prova a rispondermi, ma non la sento. La rabbia appiattisce tutti i suoni circostanti.
- Hai detto il suo nome, ti ho sentito. L’hai uccisa?- sbraito. Ormai sono praticamente sopra di lei. – L’hai fatta a pezzi come stavi per fare con questa ragazza?- dico, colto da un nuovo orrore.
RUE!
Il cui canto era così melodioso che persino gli uccelli si fermavano ad ascoltarlo.
La ragazza del 2 vede il sasso nella mia mano e perde la ragione. Comincia a chiamare il suo compagno di distretto. Lui risponde, ma non arriverà in tempo.
Chiama aiuto come lo avrà chiamato Rue. Si dispera come si sarà disperata Rue. Piange come avrà pianto Rue.
CALO LA PIETRA.
Niente sangue, solo una grossa crepa nel cranio a significare che per lei è finita.
Di colpo, ricordo l’altra ragazza e mi volto, la pietra alzata sopra la testa.
È sanguinante, spaventata, una preda facile.
Sto per darle il colpo mortale quando, all'improvviso, ricordo le parole di Clove.
-Cosa diceva?- grido, indicando il corpo moribondo della ragazza del due – Su Rue che era tua alleata?—
-Io… noi… abbiamo fatto squadra. E fatto saltare le provviste. Ho tentato di salvarla, davvero. Ma lui è arrivato prima. Il ragazzo del distretto 1-
Marvel. Era questo il suo nome. Era lui che, settimane prima, mi aveva chiesto di unirmi ai favoriti. Sapevo che era morto, ma non sapevo per mano di chi.
- E tu l’hai ucciso?- domando.
- Si, l’ho ucciso – è la risposta della Ragazza di Fuoco. – E ho coperto lei di fiori. Ho cantato finché non si è addormentata- aggiunge. Ha le lacrime agli occhi.
E, d’un tratto, la immagino.
RUE!
Coperta di fiori, trafitta da una lancia. La ragazza di fuoco che canta e lei che si addormenta, beata. Ma la mia Rue non si è addormentata.
- Addormentata?- chiedo, con voce roca -
La ragazza deglutisce a fatica, poi risponde.
- Morta. Ho cantato finché non è morta. Il tuo distretto… mi ha mandato del pane – Si asciuga il naso, poi mi lancia uno sguardo stanco.
-Fallo in fretta, Tresh-
Ma io non posso farlo, non posso proprio. Ha aiutato Rue, vendicato Rue. Tutte cose che avrei dovuto fare io, il grande e grosso Tresh.
Sono in debito con lei, e io odio essere in debito. Ci sarà solo un momento in cui potrò risarcirla. E quel momento è adesso.
Le punto il dito contro in modo accusatorio.
- Per questa volta ti lascio andare- sussurro – Per la ragazzina. Tu e io siamo pari, allora. Non siamo più in debito, capisci?-
La ragazza di fuoco annuisce.
-Clove!- grida di nuovo Cato. La sua voce adesso è molto più vicina.
Lascio cadere la pietra e afferro i grandi zaini contrassegnati con l’uno e con l’undici.
Per chiunque altro sarebbero pesantissimi, ma non per me.
Scatto verso il mio territorio senza voltarmi indietro. Farlo sarebbe come ricordare a me stesso il mio fallimento.
Mi ero ripromesso di non uccidere nessuno, e invece l’ho fatto.
Mi ero convinto di non essere un burattino nelle mani di Capital City. Ma, evidentemente, lo ero.
 E il mio unico filo era RUE.
  
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