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Autore: mrsdicaprio    18/08/2012    2 recensioni
Questa è una piccola scena che mi sono immaginata tra Esmeralda e Clopin, quando lei aveva l'età di sette teneri anni.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: La Esmeralda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La bambina teneva la mano di Clopin, e lui la portava per le strade di Parigi con un sorriso enorme stampato sul volto.
Era quello il bello di Clopin, riusciva a farla ridere sempre, anche nei momenti più tristi....era come un padre, per lei.
La bimba guardò una scena che avrebbe voluto vivere anche lei: una madre che comprava una pagnotta di pane e la dava da mangiare al proprio figlio, che (ipotizzò lei) avrebbe dovuto avere più o meno la sua stessa età. La donna pagò il fornaio, e poco dopo arrivò anche il padre del bambino che lo prese per la vita e lo caricò sulle sue spalle.
Lei non aveva mai vissuto una scena così nella sua vita. Certo, alla Corte aveva molte amiche, ma loro non rimanevano mai in un posto fisso come lei e Clopin, andavano e venivano da tutte le parti del mondo.
Clopin si accorse che la bambina si era fermata a guardare la scena, allora si inginocchiò verso di lei, in modo di essere proprio faccia a faccia.
- Come mai quel muso triste? - gli chiese lui, cercando di fare un sorriso per tranquillizzarla.
La piccola lo guardò negli occhi, e sembrava quasi che si stesse per mettere a piangere ed affondò nelle braccia di lui, che la strinse in un caloroso abbraccio, come avrebbe fatto un padre. Come avrebbe suo padre, colui che non ha mai conosciuto.
Pochi secondi dopo si staccò da lui, con le lacrime di coccodrillo agli occhi – Ma dimmi, ti sembra questo il modo di stare per strada? - chiese lui cercando di farle fare un sorriso, ma lei si asciugò le lacrime al vestito – Com'era mia madre? - le chiese decisa, e lui rimase sorpreso – Era...come quella donna che abbiamo visto prima? - mormorò con la voce innocente di una bambina di sette anni.
Lui la guardò con tenerezza, e poi scosse il capo -No, no Esmeralda – fece una piccola sospensione, e guardò il cielo, ricordando la donna – Lei era proprio come te. Dolce e bella come il Sole. Aveva uno sguardo fantastico, e gli occhi scuri come quelli di un cerbiatto. Era furba ed agile come una volpe, ed era bellissima. Tu le assomigli molto, e come aspetto fisico, hai preso tutto da lei. Ti amava davvero tanto. - concluse lui con un sorriso, ricordando la sua migliore amica.
La bambina era ammaliata da quella descrizione, ma ancora molte cose non le tornavano. - E allora perché mi ha lasciata da sola?- gli chiese nuovamente. - Perché il futuro non le ha voluto bene come le volevano tutti. Le ha riservato alcune peripezie, e lei non è riuscita a superare l'ultima: una malattia che si è sviluppata pochi anni dopo la tua nascita. Noi non avevamo mai abbastanza soldi e...e..ti ha affidato a me, pensando che fossi la persona più adatta per proteggerti e farti ridere – lui le passò una mano tra i capelli, scompigliandoglieli ironicamente, poi si alzò e la guardò con uno sguardo fiero di se stesso – E dimmi, ne sono stato all'altezza? - le fece l'occhiolino, e lei finalmente sorrise.
- Allora, ci incamminiamo alla Corte dei Miracoli? In fondo al mercato ci siamo già stati – le propose lui. Annuendo, lei acconsentì e lui la prese in collo e la trasportò fino alla Corte cercando di farla ridere con alcune battute ironiche sul panettiere ed il fioraio e fortunatamente la sua tristezza passò in poco tempo, dimenticandosi delle brutte cose con l'innocenza di un bambino.

  
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