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Autore: LeftEye    19/08/2012    6 recensioni
Cercò di riportare alla mente cosa avesse visto nel sonno di tanto sconvolgente da farlo svegliare di soprassalto, ma tutto ciò che vedeva ancora del sogno erano degli occhi rossi.
Tanti occhi rossi.
E anche… ora ricordava! Una giovane donna.
***
Fanfic corretta e modificata! Il pianeta Vegeta è alle prese con un virus che trasforma tutti in zombie, come andrà a finire?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Livello otto: trattativa

 

 

 

 

Vegeta si era visto arrivare una sbarra di ferro in faccia ma era riuscito a bloccarla con facilità, tuttavia l’attacco l’aveva colto di sorpresa.
«Dannazione!» si lasciò sfuggire un’imprecazione di fastidio perché era stato talmente concentrato su quell’aura debole che non aveva previsto quel colpo.
«Dannazione!» esclamò a sua volta la ragazza dai capelli azzurri che si trovava di fronte al Saiyan, tremante come una foglia.
La osservò: era diversa da come gli era apparsa in sogno, aveva perduto quell’aura eterea ed angelica – se mai l'aveva avuta realmente –, aveva i capelli sporchi e scarmigliati, il volto arrossato e abiti semplici, quasi maschili, ma c’era in lei un che di esotico ed affascinante.
Forse erano gli occhi, così chiari e brillanti come pietre preziose, o la corporatura esile nonostante il seno generoso, o l’audacia con cui aveva deciso di colpirlo invece di nascondersi.
«Scusa!» esclamò dispiaciuta. «Credevo fossi uno di quei mostri!»
Tacque per qualche istante; si avvicinò a Vegeta e inaspettatamente lo abbracciò, poi scoppiò a piangere e a ridere allo stesso tempo, allontanandosi, portandosi le mani alla bocca e guardandoli come se non avesse mai visto un essere vivente.
Si sedette per terra continuando a singhiozzare, lasciando Vegeta e la bambina completamente spiazzati.
«Credevo… di essere rimasta da sola!» disse Bulma tra le lacrime.
«Come hai fatto a sopravvivere?» le chiese il Saiyan, restando impassibile davanti allo sfogo emotivo della ragazza.
«Mi sono nascosta nel condotto dell’aria, qui sopra.»
«E gli infetti non ti hanno sentita?» Vegeta parve stupito: come avevano fatto a non sentire il suo odore? «Hanno un olfatto molto sviluppato.»
«Credo siano i composti chimici che aleggiano nei laboratori a disturbarli. Sono anche molto sensibili alle luci dei neon, infatti non sono rimasti quaggiù per molto tempo. Allora la mia intuizione era giusta, è proprio un virus?» chiese la donna, asciugandosi le lacrime con la manica della maglia e riprendendosi subito.
Il Saiyan annuì.
«Come avete fatto a trovarmi?» chiese la donna, ma Vegeta rispose con un'altra domanda:
«Sei la figlia del dottor Brief?»
«Sì, perché?»
«E’ stato lui a creare il virus» le rivelò, non del tutto certo della sua affermazione, ma non poteva certo dirle che la stava cercando per via di un sogno!
«Che cosa?!» esclamò la giovane donna, sconvolta, mentre nuove lacrime rendevano lucidi i suoi occhi. «No, non è possibile, lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere!»
«Quando si è sotto gli ordini di Freezer, si fa qualunque cosa» ribatté gelidamente Vegeta, ricordando terrificanti avvenimenti del suo passato.
«E perché Lord Freezer avrebbe dovuto contagiare tutti i Saiyan con un virus del genere?»
«Non lo so. Probabilmente i suoi piani erano diversi e qualcosa è andato storto; lui è scappato dal pianeta la notte del contagio, e si è portato dietro il tuo vecchio.»
Lei si portò una mano alla bocca, trattenendo un singhiozzo; si chiese se suo padre fosse ancora vivo e se lo avrebbe mai rivisto.
«Dove sono finiti tutti gli altri abitanti della città?»
«C’è qualche sopravvissuto nascosto, ma tutti gli altri sono morti, o sono stati infettati.»
«Stai dicendo che… diecimila persone, nel corso di nemmeno quattro giorni, si sono trasformate in zombie?»
«Zombie?» ripeté Vegeta, confuso. Non aveva mai sentito quella parola.
«Sì, zombie… ah, è vero, voi Saiyan non avete la televisione. Ma tu sembri sapere molto su di loro.»
«Li ho osservati, invece di restarmene nascosto come un topo di fogna» sbottò Vegeta.
«Scusa tanto se non sono forte abbastanza da difendermi da sola!» abbaiò la ragazza, poi il suo sguardo si posò sulla bambina, addolcendosi.
«Ehi, piccolina, come ti chiami?»
Lei si ritrasse, guardandola torva.
Come si permetteva, quella vecchiaccia, di chiamarla piccolina?!
Non ricevendo risposta, Bulma si rivolse all’uomo, che fece spallucce, scuotendo la testa scocciato.
«Non sai come si chiama?» si stupì lei. «Ma da quanto vi conoscete?»
«Qualche giorno.»
«Povera piccola, deve essere spaventata a morte» sospirò Bulma, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla bambina. «Devi anche essere affamata: la vuoi una merendina?»
Le tese la mano, sorridendo dolcemente e, dopo un attimo di esitazione, Kauli la prese e si fece condurre in un’altra stanza.
Vegeta, lasciato solo, sbottò risentito:
«Ehi, anch’io ho fame!»
Le raggiunse in una saletta dove si trovavano un paio di distributori automatici con la vetrina frontale frantumata e una macchinetta del caffè.
«E’ tutto il cibo che hai?» s’informò il Saiyan, rimasto deluso dalla misera quantità di vivande presenti.
«Purtroppo sì» rispose tristemente Bulma, porgendo alla bimba un sacchetto di patatine e lasciando che Vegeta si servisse da solo.
Si sedette su una sedia lì accanto, appoggiando il mento sulle mani e queste sulle ginocchia, pensierosa, poi all’improvviso esclamò:
«Ah! Ma non mi hai ancora detto il tuo nome!»
«Vegeta» bofonchiò l’uomo.
«Oh» fece lei, sorpresa. «Quel Vegeta?»
«Perché, quanti ne conosci?»
«U-uno. Il principe dei Saiyan» balbettò la ragazza. «Ti facevo più vecchio. E perché sei venuto in questa città?»
«Cercavo te» lo disse con un tono talmente profondo che, se Bulma fosse stata in piedi, le sarebbero mancate le ginocchia.
«P-perché?»
«Sei figlia di uno scienziato e, se ti trovi qui, lo sei anche tu. Devi trovare la cura per il virus.»
«Devo?! Ma io mi occupo di tutt’altro campo della scienza, non so quasi nulla di medicina! Sono specializzata in microtecnologia, i composti che hai visto nel laboratorio sono tutto fuorché organici!»
Vegeta iniziò ad alterarsi e balzò in piedi:
«Se pensi che sia venuto fin qui per niente ti sbagli di grosso! Tu creerai il vaccino per quel dannato virus o mi condurrai da qualcuno che lo possa fare!»
Com’era possibile che lei non fosse in grado di aiutarlo? A che cosa era servito quel sogno, a cosa era servito quel lungo viaggio?
Lei lo guardò intimorita.
«Ok, ok, calmati. Forse ho parlato a vanvera. In fondo, io sono un genio» affermò con orgoglio. «Penso che in qualche modo si possa fare, mi basterà informarmi da qualche manuale e potrei provarci. Ma questo non è il posto adatto, dobbiamo spostarci in un laboratorio attrezzato, e mi serve il sangue di un infetto. Possiamo anche partire subito.»
«No, sta calando la notte» rispose Vegeta. «Con il buio escono i Saiyan infetti e sono i più pericolosi. Dobbiamo attendere l’alba e muoverci con cautela. Io sono immune al virus e…»
«Sei immune?» ripeté Bulma, illuminandosi. «Ma è meraviglioso, perché non l'hai detto prima? Questo faciliterà sicuramente le mie ricerche! Dovrò prelevare anche un po’ del tuo sangue.»
«Va bene. Tu però dovrai stare attenta. Se anche solo vieni graffiata, ti trasformerai e allora ogni speranza sarà perduta.»
Si voltò a guardarla come se fosse un oggetto prezioso, da custodire con cautela e gelosia, e lei arrossì.
«Dobbiamo andare a nord, là ci sono altri laboratori adibiti alla ricerca medica, dovrebbe esserci l’essenziale. Per stanotte, allora, non possiamo far altro che riposarci. Sarete esausti! In fondo al corridoio c’è un bagno con una vasca: io ho dovuto usare l’altro che ha solo un lavandino, perché ho perso le chiavi di questo, ma per te non dovrebbe essere un problema sfondare la porta…» si portò una mano ai capelli arruffati, arrossendo, «e poi, avevo troppa paura di essere attaccata mentre mi lavavo. Non mi sono praticamente mai spostata dal laboratorio principale, era il posto che mi sembrava più sicuro.»
Si rivolse nuovamente alla bambina, che era rimasta sempre in silenzio.
«Allora, non mi vuoi dire come ti chiami?»
Visto che il principe l’aveva fatto, poteva farlo anche lei.
«Kauli» rispose piano, riluttante più che intimidita.
«Lieta di conoscerti, Kauli. Ti accompagno in bagno, ok?»
Le tese la mano, che la bambina stavolta non prese, ancora sotto l’influsso intimidatorio di Vegeta, ma seguì la donna in fondo al lungo corridoio.
Il Saiyan aprì la porta con un calcio e le due poterono entrare in una piccola stanza immacolata, con il pavimento e le pareti ricoperte di piastrelle bianche, un water, un lavandino e una vasca.
«Purtroppo non ho abiti di ricambio da darti» si scusò la donna. «Ma c’è tutto quello che ti serve per lavarti. Vuoi che ti lasci da sola?»
La bambina fece per dire qualcosa ma poi esitò ed abbassò lo sguardo, stringendo forte i lembi inferiori della sua maglia.
«C’è qualche problema?» le domandò Bulma, posando le mani sulle ginocchia per abbassarsi alla sua altezza.
«Io… di solito è mia sorella che mi aiuta a lavarmi. Mi va sempre il sapone negli occhi e mi brucia.»
«Oh… beh, in questo caso, che ne dici se se ci laviamo contemporaneamente? Così facciamo anche prima e Vegeta non si infastidisce; non sembra un tipo molto paziente. Dimmi, quante volte ti ha fatta arrabbiare in questi giorni?!»
«M-mai» balbettò lei.
«Nah, non ci credo! Non dirmi che riesci a sopportarlo! “Io sono il grande guerriero Vegeta, io non mi nascondo”!» Bulma prese a scimmiottare il Saiyan, riuscendo a strappare a Kauli una risatina.
La donna aprì il getto dell’acqua, attese che diventasse calda e riempì la vasca, poi iniziò a spogliarsi, imitata dalla bambina, che la osservò di sottecchi, con curiosità.
Fino ad ora l’unico corpo di femmina che aveva visto era stato quello di sua sorella, che aveva diciassette anni ed aveva un fisico molto diverso da quello di Bulma.
Ginger era fatta solo di ossa e muscoli: aveva degli addominali molto sviluppati, buoni bicipiti, ma le ossa le sporgevano dalle anche e, quando si piegava in avanti, Kauli poteva vedere tutte le ossa della colonna vertebrale. Mangiava tanto, aveva ereditato l’enorme appetito di ogni Saiyan in buona salute, ma era magrissima. Aveva il viso appuntito e pochissimo seno, soprattutto pettorali. Se avesse avuto i capelli corti, la si sarebbe facilmente scambiata per un maschio di tredici anni.
Quella Bulma invece, era tutto l’opposto: aveva i fianchi più larghi rispetto al busto, braccia sottili e… quelle enormi protuberanze sul petto.
Continuò a guardarla incuriosita anche quando si immersero nell’acqua calda e rilassante della vasca.
Bulma era molto diversa dalle donne Saiyan… sembrava così debole, eppure Kauli provò per alcuni istanti un sentimento di invidia: neppure Ginger era così bella.
«Anche io avrò quelle… cose, da grande?» chiese dopo un po’, indicando il petto di Bulma.
Lei sorrise, leggermente imbarazzata.
«Beh… le donne Saiyan si allenano molto, il tuo fisico crescerà in modo diverso dal mio: tu diventerai sicuramente più magra e muscolosa!»
«Sì, ma anch’io avrò quelle?» insistette la piccola.
«Direi di sì. Magari non così grandi, anzi lo spero per te: certe volte sono davvero ingombranti! Quando andavo a scuola e facevamo ginnastica, correndo saltavano di qua e di là e i ragazzi ridevano… era terribilmente imbarazzante!»
«E perché hai i fianchi così larghi?»
La donna spalancò la bocca a “o” in un muto grido di protesta.
«Non sono troppo larghi! Hanno la misura giusta e tutte le donne li hanno così, anche alcune Saiyan. Vedi, a una certa età una bambina, come te, inizia a crescere, per trasformarsi in una donna, e questo si nota appunto dalla crescita del seno, l’allargarsi del bacino, e l’arrivo delle mestruazioni.»
«E perché?»
Bulma alzò gli occhi al cielo: amava i bambini, ma non nella loro fase dei “perché”.
«Perché in questo modo la donna si prepara ad avere dei figli: il bacino deve essere spazioso per ospitare un bimbo, il seno servirà a produrre latte per nutrirlo, e le mestruazioni… per rimanere incinta.»
«E come si rimane incinta?!»
No, questo era troppo!
«Il compito di spiegartelo lo lascio alla tua mamma, quando sarai diventata più grande.»
«Mia madre è morta. E anche mio padre» ribatté astiosamente Kauli.
«Oh, mi dispiace» si scusò Bulma, mortificata. «Ti mancano molto?»
«No» rispose la bambina guardandola negli occhi come con aria di sfida, ma Bulma vi lesse qualcos’altro, qualcosa che la piccola voleva tenere nascosto, come evidentemente le era stato insegnato.
«Chi ti è rimasto, allora?»
«Mia sorella, Ginger. Viviamo insieme nella casa dei nostri genitori, nella capitale.»
Non osò chiederle dove fosse in quel momento sua sorella, era piuttosto chiaro, ma la bambina pareva non essere della stessa opinione:
«Presto verrà a prendermi e combatterà i mostri insieme al principe Vegeta. Lei farebbe di tutto per proteggermi.»
«Certo, deve volerti un gran bene. E ti prometto che, da parte mia, farò di tutto per riuscire a trovare un vaccino.»
Sentirono bussare alla porta, già mezza scassata, in modo talmente violento da farla tremare.
«Allora, vi muovete voi due?!»

 

***

 

Note: è un po' strano che sul pianeta dei Saiyan non ci sia la televisione ma ci siano dei distributori di merendine e di caffè, ma questa è una fan fiction e tutto è possibile! Ho deciso di attenermi all'atmosfera comica e surreale di Toriyama XD

   
 
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