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Autore: WhispererOfTheNight    19/08/2012    0 recensioni
Un storia tra passato e presente, un'archeologa che cerca di ricostruire un passato dai contorni bui, un destino che può essere cambiato,l'amore che va oltre ogni cosa, anche contro il tempo, anche contro la morte...(TEMPORANEAMENTE SOSPESA)
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Probabilmente è più di un anno che non aggiorno questa storia, quindi chiedo davvero scusa a chi la seguiva per aver smesso di aggiornarla.  Chiedo venia T__T adesso che l’ho ripresa spero di poterla continuare e magari di finirla XD spero vi piaccia questo nuovo capitolo 

                                                                   

                                                                    Destini uniti

-Damian! Presto corri a vedere- urlai quando finalmente raggiunsi l’interno e vidi il mio amico( se così si poteva ancora chiamare). – Virgi? Che è successo?- chiese guardandomi a metà tra lo stupito e lo sconcertato.-Ti prego Damian, vieni a vedere cosa ho trovato!- continuai a pregarlo.- Damian mi fissò un secondo cercando di capire cosa ci fosse di così importante da vedere, poi sospirando disse- Andiamo-. Senza perdere tempo lo trascinai nel cortile interno, vicino al corridoio dove avevo visto Marcus scomparire. Presi la mia torcia elettrica e mi addentrai immediatamente all’interno, seguita da un Damian sempre più perplesso. Ma non so per quale motivo, il corridoio mi sembrava più lungo di prima, a un tratto vidi una luce, prima flebile, poi sempre più forte. –Ma che accidenti…?- mi domandai confusa.-Ehm, Virgi?- Sta zitto Damian- sbottai accelerando il passo per raggiungere la luce e senza rendermene conto ci ritrovammo fuori dalla villa, in una zona laterale. –Non è possibile…- mormorai esterrefatta -Virgi non vorrei deluderti, ma eravamo già a conoscenza di questo passaggio, veniva usato dalla servitù per spostarsi all’esterno della villa-. Senza nemmeno ascoltarlo, continuai a mormorare – Che fine ha fatto il muro con il simbolo?- Il muro con il simbolo? Virgi ma di cosa stai parlando?- Perchè mi stai facendo questo? Che diavolo vuoi da me?- cominciai a urlare senza controllo- Ma con chi parli Virginia?- Con Marcus accidenti!- sbottai irritata- Chi?- mi rispose Damian che mi osservava come se fossi pazza- il ragazzo con gli occhi grigi, quello che gira nella villa come se fosse casa sua! -Oh andiamo Virgi, vuoi piantarla con questa storia? Non c’è nessuno oltre noi in questa villa! - Damian ti prego credimi, c’è qualcun altro qui, qualcuno che non fa parte del team dello scavo, ma che conosce la villa come le sue tasche e che continua a nascondersi osservando tutti i nostri movimenti- Virginia sei diventata paranoica, qui non c’è nessuno.- sbottò Damian. Un silenzio imbarazzato seguì questa conversazione. Era già la seconda volta che chiedevo a Damian se vi fosse qualcun altro all’interno dell' edificio, e viste le risposte negative, cominciavo anch’io a credere di essere vittima di allucinazioni visive. Il mio stato di totale sconforto però impietosì Damian che aggiunse con un tono più sommesso- Magari questa villa era abitata da qualche senzatetto che aveva trovato il modo di entrarci e adesso non sa più dove andare, perciò continua a girare nei dintorni senza farsi scoprire, questo spiegherebbe come fa a “nascondersi” senza farsi scoprire. –Già, può darsi- ribattei senza convinzione- Oppure è un fantasma- esclamò Damian con una sonora risata che fece sorridere anche me. – Credo che per oggi possiamo chiudere il cantiere, vado dai ragazzi ad avvertirli di riporre gli attrezzi- concluse avviandosi verso l’interno della villa. –Si- risposi con un sospiro. Ma mentre ci avviavamo, mi fermai, ripensando a quello che aveva detto Damian. – Un fantasma…- pensai. Io di certo non credevo nel soprannaturale, ne tantomeno in presenze come i fantasmi. Però quel ragazzo aveva davvero un’aria bizzarra, come se non appartenesse al nostro mondo.  E poi che fine aveva fatto il muro con il disegno della chiave? Me l’ero immaginata? Stavo davvero impazzendo? Più ripensavo a quello che era successo, meno riuscivo a capirci.

 

Marzia era di fronte al corridoio e mi osservava incuriosita. Non riusciva a capire perché mai l’avessi portata a quel vecchio corridoio della servitù che ormai nessuno utilizzava più. Ma lei non sapeva che in quel vecchio passaggio avevo costruito qualcosa di molto speciale, che conoscevo solo io, e adesso anche lei. – Marcus, la signora mi aspetta per il bagno quotidiano, non posso restare ancora molto- Ti prego Marzia, vieni con me- le dissi, quasi supplicandola, lei mi guardò perplessa, ma mi seguì verso l’interno del corridoio. La luce della torcia che avevo acceso rischiarò poco il buio del passaggio, ma ci permise di arrivare a quello che io avevo costruito. Appena arrivammo a destinazione, Marzia guardò il muro che aveva davanti con aria stupita. – Marcus, che ci fa qui questo muro?- Non è un muro qualsiasi Marzia, è una porta.- risposi sorridendo. Vedendo che Marzia non riusciva a capire, le dissi- hai il medaglione che ti ho regalato?- Si certo- disse, toccandosi il medaglione che aveva attorno al collo- Bene- dissi- spingi leggermente l’incisione della chiave-. Marzia obbedì e appena lo fece, la piccola incisione si rivelò per quello che era, una chiave che avevo inserito a incastro nel medaglione. Senza proferire parola, Marzia la raccolse e mi guardò esterrefatta. – Inseriscila nell’apertura della parete, sotto l’incisione della chiave- Marzia eseguì e mie istruzioni e appena girò la chiave nella parete, si sentì un rumore sordo, il rumore si un meccanismo che entrava in funzione. La parete si abbassò lentamente verso terrà, grazie al sostegno di due cavi che la sostenevano, finchè non si trovò a terra in posizione orizzontale, davanti ai nostri piedi. Di fronte a noi c’era una stanza segreta, che io avevo costruito, ponendoci tutto quello che poteva essere utile: anfore, unguentari, catini, lucerne, una panca di legno e un letto dello stesso materiale. Appena entrati nella stanza, tirai una corda che pendeva dal soffitto, e il meccanismo entrò di nuovo in funzione, stavolta risollevando la parete che tornò in posizione verticale. – Marzia- cominciai a parlare con la voce tremante- questo è un posto che ho costruito a tuo uso esclusivo. Potrai venire qui quando vorrai, potrà servirti per pregare, per rifugiarti, per stare un po’ in solitudine, potrai utilizzarlo come vuoi. – Come hai ricavato una stanza da un corridoio?- mi chiese lei, la voce rotta dall’emozione- ho utilizzato parte della mia stanza, il signore non viene mai nelle stanze dei servi, non lo scoprirà mai- le dissi, rassicurandola. – Marcus…- mormòrò lei, guardandomi. Ancora una volta pensai a quanto fosse bella, a quanto avrei voluto stringerla a me, a quanto avrei voluto stare con lei ogni attimo della mia vita. – E se io volessi portare qualcuno qui?- aggiunse lei,osservando il letto. Una fitta mi trapassò il cuore, ma non lo diedi a vedere e dissi- Puoi portare chi vuoi qui, Marzia…-ma mentre lo dicevo Marzia si era avvicinata, fissandomi con i suoi intensi occhi verdi. – E se volessi portare te qui?- A quelle parole, non riuscì più a pensare a nulla. Io l’amavo, amavo Marzia più di ogni altra cosa al mondo, e il solo pensiero che anche lei mi amasse, mi riempiva l’anima di mille emozioni. Marzia si avvicinò a me, e mi mise una mano sulla guancia, un contatto che mi fece tremare. Mi pose le morbide labbra sulla fronte, dandomi un bacio dolce e profondo, per poi soffermarsi sulla mia bocca, dove le sue labbra si chiusero sulle mie. Una lacrima scese sulla mia guancia, bagnandole la mano, ma lei non ci fece caso. Invece mi prese l’altra mano e mi condusse verso il letto. Non riuscivo più a elaborare pensieri, sapevo solo che la desideravo, che l’amavo, e adesso sapevo che i miei sentimenti erano ricambiati e che i nostri destini si erano ormai uniti. Sapevo solo che i suoi baci erano dolci e roventi allo stesso tempo, che avevano un gusto delicato,quasi come le more che adorava mangiare. Quella notte sapevo solo che amavo alla follia il sapore del suo respiro.

                      

  
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