Probabilmente
è più di un anno che non aggiorno questa storia,
quindi chiedo davvero scusa a
chi la seguiva per aver smesso di aggiornarla.
Chiedo venia T__T adesso che l’ho ripresa spero
di poterla continuare e
magari di finirla XD spero vi piaccia questo nuovo capitolo
Destini uniti
-Damian!
Presto corri a vedere- urlai quando finalmente raggiunsi
l’interno e vidi il
mio amico( se così si poteva ancora chiamare). –
Virgi? Che è successo?- chiese
guardandomi a metà tra lo stupito e lo sconcertato.-Ti prego
Damian, vieni a
vedere cosa ho trovato!- continuai a pregarlo.- Damian mi
fissò un secondo
cercando di capire cosa ci fosse di così importante da
vedere, poi sospirando
disse- Andiamo-. Senza perdere tempo lo trascinai nel cortile interno,
vicino
al corridoio dove avevo visto Marcus scomparire. Presi la mia torcia
elettrica
e mi addentrai immediatamente all’interno, seguita da un
Damian sempre più
perplesso. Ma non so per quale motivo, il corridoio mi sembrava
più lungo di
prima, a un tratto vidi una luce, prima flebile, poi sempre
più forte. –Ma che
accidenti…?- mi domandai confusa.-Ehm, Virgi?- Sta zitto
Damian- sbottai accelerando
il passo per raggiungere la luce e senza rendermene conto ci ritrovammo
fuori
dalla villa, in una zona laterale. –Non è
possibile…- mormorai esterrefatta -Virgi
non vorrei deluderti, ma eravamo già a conoscenza di questo
passaggio, veniva
usato dalla servitù per spostarsi all’esterno
della villa-. Senza nemmeno
ascoltarlo, continuai a mormorare – Che fine ha fatto il muro
con il simbolo?-
Il muro con il simbolo? Virgi ma di cosa stai parlando?-
Perchè mi stai facendo
questo? Che diavolo vuoi da me?- cominciai a urlare senza controllo- Ma
con chi
parli Virginia?- Con Marcus accidenti!- sbottai irritata- Chi?- mi
rispose
Damian che mi osservava come se fossi pazza- il ragazzo con gli occhi
grigi,
quello che gira nella villa come se fosse casa sua! -Oh andiamo Virgi,
vuoi
piantarla con questa storia? Non c’è nessuno oltre
noi in questa villa! -
Damian ti prego credimi, c’è qualcun altro qui,
qualcuno che non fa parte del
team dello scavo, ma che conosce la villa come le sue tasche e che
continua a
nascondersi osservando tutti i nostri movimenti- Virginia sei diventata
paranoica, qui non c’è nessuno.- sbottò
Damian. Un silenzio imbarazzato seguì questa
conversazione. Era già la seconda volta che chiedevo a
Damian se vi fosse qualcun
altro all’interno dell' edificio, e viste le risposte negative,
cominciavo anch’io
a credere di essere vittima di allucinazioni visive. Il mio stato di
totale
sconforto però impietosì Damian che aggiunse con
un tono più sommesso- Magari
questa villa era abitata da qualche senzatetto che aveva trovato il
modo di
entrarci e adesso non sa più dove andare, perciò
continua a girare nei dintorni
senza farsi scoprire, questo spiegherebbe come fa a
“nascondersi” senza farsi
scoprire. –Già, può darsi- ribattei
senza convinzione- Oppure è un fantasma-
esclamò Damian con una sonora risata che fece sorridere
anche me. – Credo che
per oggi possiamo chiudere il cantiere, vado dai ragazzi ad avvertirli
di riporre
gli attrezzi- concluse avviandosi verso l’interno della
villa. –Si- risposi con
un sospiro. Ma mentre ci avviavamo, mi fermai, ripensando a quello che
aveva
detto Damian. – Un fantasma…- pensai. Io di certo
non credevo nel
soprannaturale, ne tantomeno in presenze come i fantasmi.
Però quel ragazzo
aveva davvero un’aria bizzarra, come se non appartenesse al
nostro mondo. E poi
che fine aveva fatto il muro con il
disegno della chiave? Me l’ero immaginata? Stavo davvero
impazzendo? Più
ripensavo a quello che era successo, meno riuscivo a capirci.
Marzia era
di fronte al corridoio e mi osservava incuriosita. Non riusciva a
capire perché
mai l’avessi portata a quel vecchio corridoio della
servitù che ormai nessuno
utilizzava più. Ma lei non sapeva che in quel vecchio
passaggio avevo costruito
qualcosa di molto speciale, che conoscevo solo io, e adesso anche lei.
–
Marcus, la signora mi aspetta per il bagno quotidiano, non posso
restare ancora
molto- Ti prego Marzia, vieni con me- le dissi, quasi supplicandola,
lei mi
guardò perplessa, ma mi seguì verso
l’interno del corridoio. La luce della
torcia che avevo acceso rischiarò poco il buio del
passaggio, ma ci permise di
arrivare a quello che io avevo costruito. Appena arrivammo a
destinazione,
Marzia guardò il muro che aveva davanti con aria stupita.
– Marcus, che ci fa
qui questo muro?- Non è un muro qualsiasi Marzia,
è una porta.- risposi
sorridendo. Vedendo che Marzia non riusciva a capire, le dissi- hai il
medaglione che ti ho regalato?- Si certo- disse, toccandosi il
medaglione che
aveva attorno al collo- Bene- dissi- spingi leggermente
l’incisione della
chiave-. Marzia obbedì e appena lo fece, la piccola
incisione si rivelò per
quello che era, una chiave che avevo inserito a incastro nel
medaglione. Senza
proferire parola, Marzia la raccolse e mi guardò
esterrefatta. – Inseriscila nell’apertura
della parete, sotto l’incisione della chiave- Marzia
eseguì e mie istruzioni e
appena girò la chiave nella parete, si sentì un
rumore sordo, il rumore si un
meccanismo che entrava in funzione. La parete si abbassò
lentamente verso
terrà, grazie al sostegno di due cavi che la sostenevano,
finchè non si trovò a
terra in posizione orizzontale, davanti ai nostri piedi. Di fronte a
noi c’era
una stanza segreta, che io avevo costruito, ponendoci tutto quello che
poteva
essere utile: anfore, unguentari, catini, lucerne, una panca di legno e
un
letto dello stesso materiale. Appena entrati nella stanza, tirai una
corda che pendeva
dal soffitto, e il meccanismo entrò di nuovo in funzione,
stavolta risollevando
la parete che tornò in posizione verticale. –
Marzia- cominciai a parlare con
la voce tremante- questo è un posto che ho costruito a tuo
uso esclusivo.
Potrai venire qui quando vorrai, potrà servirti per pregare,
per rifugiarti,
per stare un po’ in solitudine, potrai utilizzarlo come vuoi.
– Come hai ricavato
una stanza da un corridoio?- mi chiese lei, la voce rotta
dall’emozione- ho
utilizzato parte della mia stanza, il signore non viene mai nelle
stanze dei
servi, non lo scoprirà mai- le dissi, rassicurandola.
– Marcus…- mormòrò lei,
guardandomi. Ancora una volta pensai a quanto fosse bella, a quanto
avrei
voluto stringerla a me, a quanto avrei voluto stare con lei ogni attimo
della
mia vita. – E se io volessi portare qualcuno qui?- aggiunse
lei,osservando il
letto. Una fitta mi trapassò il cuore, ma non lo diedi a
vedere e dissi- Puoi
portare chi vuoi qui, Marzia…-ma mentre lo dicevo Marzia si
era avvicinata,
fissandomi con i suoi intensi occhi verdi. – E se volessi
portare te qui?- A
quelle parole, non riuscì più a pensare a nulla.
Io l’amavo, amavo Marzia più
di ogni altra cosa al mondo, e il solo pensiero che anche lei mi
amasse, mi
riempiva l’anima di mille emozioni. Marzia si
avvicinò a me, e mi mise una mano
sulla guancia, un contatto che mi fece tremare. Mi pose le morbide
labbra sulla
fronte, dandomi un bacio dolce e profondo, per poi soffermarsi sulla
mia bocca,
dove le sue labbra si chiusero sulle mie. Una lacrima scese sulla mia
guancia,
bagnandole la mano, ma lei non ci fece caso. Invece mi prese
l’altra mano e mi
condusse verso il letto. Non riuscivo più a elaborare
pensieri, sapevo solo che
la desideravo, che l’amavo, e adesso sapevo che i miei
sentimenti erano
ricambiati e che i nostri destini si erano ormai uniti. Sapevo solo che
i suoi
baci erano dolci e roventi allo stesso tempo, che avevano un gusto
delicato,quasi
come le more che adorava mangiare. Quella notte sapevo solo che amavo
alla
follia il sapore del suo respiro.