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Autore: Roxette    03/03/2007    2 recensioni
Questo è quello che ho pensato quando ho sentito della rottura dei lucchetti attaccati al lampione centrale del ponte Milvio, reso ancora più famso dal libro di Moccia. Non l'ho mai letto e nemmeno mai visto il film.. perdonatemi ^^"""
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa già in partenza per le incoerenze e cose che magari non corrispondono al vero in questa fiction che non so nemmeno se vale la pena di continuare.. Chiedo davvero scusa, ma non ho mai letto i libri di Moccia e nemmeno ho mai visto i film..

Non voglio offendere nessuno e niente, voglio solo farvi vedere cosa, questa notte, mi è venuto in mente di scrivere dopo aver sentito le notizie ai telegiornali.

Spero interessi, sennò, sono pronta per le critiche. ^^”

Due qualunque nella leggenda

La sera tra l’1 e il 2 marzo

Ogni giorno, passavo davanti a quel lampione e mi tornava a memoria..

Quella volta io..

Per la prima volta, mi innamorai davvero…

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Roma/ Tranciati i "lucchetti degli innamorati" di Ponte Milvio

Venerdí 02.03.2007 15:00


I lucchetti degli innamorati, che nei giorni scorsi avevano suscitato polemiche tra i residenti del quartiere di Ponte Milvio, sono spariti nel corso della notte dal lampione dove erano agganciati. La moda per gli innamorati di attaccare i lucchetti nel lampione di Ponte Milvio per poi lanciare la chiave nelle acque del Tevere era stata rilanciata da un romanzo di Federico Moccia da cui è stato tratto l'ultimo film "Ho voglia di te". Il lampione con tutti i lucchetti agganciati è stato anche ripreso nell'ultimo video di Tiziano Ferro. Contro la presenza dei lucchetti era stato anche creato un comitato di quartiere. Questa mattina alcuni passanti hanno notato che erano stati staccati tutti i lucchetti della parte inferiore del lampione e a terra sono rimaste alcune tracce della catena andata a pezzi. Sul posto in mattinata sono intervenuti i vigili urbani del XX Gruppo.

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Friday, February 09, 2007

Tre metri sopra il cielo fa ancora tendenza.

Tre metri sopra il cielo fa ancora tendenza.

Proprio di fronte al ponte che ispirò il libro da cui ha preso vita il film,
continua a vivere la tradizione, per gli innamorati, di incatenare lucchetti intorno ad un lampione per sancire il loro legame in eterno .... gettando la chiave nel Tevere!

Come se non bastasse il carico di rifiuti tossici e non nelle acque del povero fiume, ci si mette anche la nuova moda a recare danno all'ambiente.
Per dimostrare al mondo e a se stessi di essere innamorati, i moderni Romeo e Giulietta, hanno pensato bene di addobbare i lampioni di Ponte Milvio (la prima menzione del ponte risale al207 A.C.) con una selva di lucchetti firmati.
Oltre a deturpare il ponte in questione, oramai considerato un monumento, la tradizione vuole che, sempre per lasciare un segno nell'eternità del proprio amore, le coppie debbano gettare la chiave del Tevere, con le ovvie conseguenze per le acque del fiume.
Tanto non importa sempre lungo gli argini sono presenti nell'ordine: carcassa di vespa, carcassa di cariola, radioline e chi più ne ha più ne metta!
Una volta ci si scambiava l'anello e una promessa, ora oltre alla promessa che, considerando le statistiche il più delle volte non viene mantenuta, si acquista un lucchetto dal ferramenta e il gioco è fatto: milioni di cittadini sapranno, passando sul ponte, che per esempio 'Antonio e Sara stanno 3 metri sopra il cielo e si amano per sempre come marito e moglie' ... sarà colpa della crisi?

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Ponte Milvio, un lucchetto per giurarsi amore eterno

Sulla scia del successo del libro di Moccia, il luogo storico è diventato meta degli innamorati: da diversi anni è consuetudine delle giovani coppie, mettere un lucchetto sul lampione e gettare le chiavi nel Tevere

Roma, 14 febbraio 2007 - È uno dei più antichi e, storicamente, dei più importanti ponti di Roma e ora è definito anche il luogo degli innamorati. Da diversi anni a Ponte Milvio, grazie soprattutto al successo editoriale di "Tre metri sopra il cielo", è consuetudine delle giovani coppie scrivere i loro nomi su un lucchetto, chiuderlo sul lampione centrale del ponte e gettare le chiavi nel Tevere, in modo che nessuno in futuro potrà spezzare il sentimento che li unisce. L'usanza sembra essere stata iniziata dagli allievi ufficiali della Scuola di Sanità in Costa San Giorgio, che al congedo legavano il lucchetto del loro armadietto su qualche appiglio del ponte per poi ritornarci con la propria ragazza e la medesima tradizione esiste anche sul Ponte Vecchio di Firenze, dove veniva utilizzata la cancellata del monumento dedicato a Benvenuto Cellini.
Contagiato dal successo del rito anche il XX Municipio che ha promosso il concorso "San Valentino a Ponte Milvio": una giuria di Vip premierà l'email o sms più romantico inviato dal 16 gennaio fino al 9 febbraio. Al vincitore verrà consegnato un lucchetto d'oro e due biglietti per la tappa romana del concerto di Tiziano Ferro.

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Da sempre una tra le mete predilette degli innamorati, sull'onda del successo del libro di Federico Moccia "Tre metri sopra il cielo" e dell'ultimo video di Tiziano Ferro il ponte dell'amore è diventato una vera e immancabile tradizione cittadina. La leggenda è diventata così popolare che centinaia di turisti e adolescenti romani si recano sul posto per realizzare questo rito e il palo dell'amore è oramai sommerso da ferraglia di ogni tipo (c'è chi addirittura ha voluto legare con la catena una ruota del motorino) tanto che i neo innamorati sono costretti a chiudere i loro lucchetti su altri pali.
"Siamo venuti qui da Milano per festeggiare San Valentino e i due anni di fidanzamento - raccontano Mirko e Guendalina di 18 e 17 anni - prima di vedere il video di Tiziano Ferro non sapevamo dell'esistenza di questo luogo, ma appena l'abbiamo guardato in Tv, la decisione di venire a Roma è stata immediata". Nessun viaggio invece per Cecilia e Simone di 16 anni: "Siamo della Capitale e anche noi abbiamo messo il nostro lucchetto e dopo averla baciata, abbiamo gettato la chiave nel fiume. Prima di leggere il libro di Moccia non conoscevamo questa tradizione".

Io.. in tutto quel turbine.. sentivo che non c’entravo niente.

Ma..

Ogni giorno ero costretta a passare su quel ponte per andare e tornare da scuola.. e io..

Non ne potei più di veder quel palo così pieno d’amore.

Non lo sopportai più..

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Sono rimasti solo quelli che si trovano nella parte alta del lampione

Spariti nella notte i lucchetti di Ponte Milvio

La moda, nata da un romanzo di Moccia, ha suscitato polemiche a Roma, anche nel mondo politico

ROMA - Dopo la polemica, anche politica, esplosa nei giorni scorsi diversi lucchetti attaccati al lampione di Ponte Milvio, a Roma, noto come quello degli «innamorati» sono spariti. La segnalazione è arrivata stamani ai vigili urbani del XX Gruppo da parte di alcuni passanti che hanno notato la mancanza dei lucchetti. Sarebbero rimasti soltanto quelli che si trovano nella parte alta del lampione che affaccia sul Tevere e a terra, tutto intorno al palo, ci sono piccoli resti di catena e degli stessi lucchetti.

La moda per gli innamorati di attaccare i lucchetti nel lampione di Ponte Milvio per poi lanciare la chiave nelle acque del Tevere era stata rilanciata da un romanzo di Federico Moccia, da cui è stato tratto anche tratto l'ultimo film «Ho voglia di te». Il lampione con tutti i lucchetti agganciati è stato anche ripreso nell'ultimo video di Tiziano Ferro. Contro la presenza dei lucchetti era stato anche creato un comitato di quartiere.

02 marzo 2007

I giornali ne parlano molto questa mattina..

Per tutti gli innamorati, ieri notte si è compiuto un delitto.

Un azione imperdonabile sul loro amore.

Ma per me.. è stato diverso.

È stata una liberazione, sì certo, ma..

Non fu la rottura in se dei lucchetti a farmi ritrovare la voglia di andare avanti o di farmi svegliare, per la prima volta da quando nacqui, in uno stato di trance estremamente piacevole.

Perché..

La notte del primo di marzo.. fui liberata da una persona..

Una persona che so che non dimenticherò mai per il resto della mia vita..

                                                                                                                      Giovedì 1, marzo 2007

Questa notte non la dimenticherò mai, per nulla al mondo..

-Preparati. Oggi, dopo la scuola, andremo da tuo padre.- mi disse mia madre questa mattina alle sette mentre mangiava colazione con caffè e cornetti comprati il giorno prima alla pasticceria di fianco a casa. Io, come al solito, non mangiai nulla.

Mi sistemai gli occhiali.

Stupida ferraglia inutile sul naso.. potevo benissimo usare le lenti a contatto, se solo avessi potuto. Mia madre non ne voleva sapere e, una volta che avevo tentato, mi riproverò e mi ritrovai con un segno in più sul corpo.

Meglio evitare ed indossare quei cosi.

Il suo cellulare squillò e lei rispose. Lei, era mia madre Claudia che fece cenno con la mano che doveva andare, mi misi a sparecchiare mentre usciva dalla porta con addosso una giacca in pelle nera e dei alti tacchi che facevano un rumore odioso sul parquet di casa nostra.

Appena lei fu uscita e sistemata la tavola, mi avviai al bagno.

E, come facevo spesso, mi misi davanti allo specchio e ricominciai a pensare a quello che realmente pensavo delle mie giornate da studentessa di superiori.

Schifo..

Mi fa schifo questo mondo..

Mi sento sempre soffocare in mezzo ad una classe piena di gente che ho rinunciato a capire e che posso solo ignorare. Le loro battutine, le loro azioni, le loro incoerenze e la loro mancanza di rispetto per qualcuno che sia meno di loro..

Bambocci che credono di sapere tutto sul mondo solo perché hanno passato un’infanzia infelice o perché sono secchioni e credono di sapere tutto o perché hanno trovato qualcuno con cui soddisfar una parte del proprio essere.. Ma la conoscenza, l’esperienza e l’amore.. non sono cose che possiamo proferire di aver raggiunto a 16, 17 o 18 anni.. nemmeno fossero 20.

La conoscenza e l’esperienza si avrà solo quando in prima persona si sperimenteranno svariate cose del mondo.. e l’amore..

L’amore vero, non è così facile da trovare.

Non quell’amore che arriva e ti trova così impreparato che potresti morire sul colpo non appena ti senti vibrare fortemente il cuore e ti fa mancare battiti pompando più sangue, riscaldandoti e facendoti passare in viso dal rosso fuoco al bianco glaciale per i tremolii che intanto si sono sparsi per il tuo corpo. E ti senti come se i tuoi piedi siano bloccati su una lastra di ghiaccio alla deriva mentre, davanti a te, la conseguenza di tutto questo, ti guarda come se solo tu valorizzassi la sua vita. Come se con la tua assenza arrivasse anche la sua morte.

Tutto ciò posso solo immaginarlo, perché non mi sono mai innamorata veramente, e nemmeno per finta.

Mai amato e mai desiderato amare.. mai capitato.

Non capisco la necessità di questo sentimento al quanto futile e banale.

Oramai è diventato un cliché stupido e senza significato alcuno. Tanto vale arrangiarsi e arrivare al nostro punto della vita dando il massimo.

E io ho intenzione di iniziare la mia scalata di oggi.. andando a scuola.

Capelli lunghi e castani-rossi, mossi con la frangia mal-tagliata. Occhi di un banale color verde chiaro ma macchiato di azzurro.. nemmeno il colore dei miei occhi doveva essere normale.. o i miei capelli.

Gli occhiali rettangolari e rosa. Un colore che odiavo come l’oggetto sul quale era posato quella tinta.

Il mio fisico anche era banale, ma nemmeno mi interessava più oramai.

L’importante era solo arrivare al punto della mia vita: soldi, conoscenza ed esperienza. Sapere tutto e avere tutto il possibile.

Questo è il vero significato dato ad una vita.

Mi sistemai un poco la sciarpa non troppo pesante che mi ero arrotolata attorno al collo e, casualmente, mi sfiorai il viso.

Brufoli.

Orribili segni dell’adolescenza che sembra colgano le persone e i momenti meno opportuni per questo genere di problemi.

Due sulla fronte e uno sulla guancia.

Uno schifo, certo, ma che potevo farci?

Ormoni.

Ed ecco il momento più odioso della mia giornata..

Il ponte Milvio.. quel palo tanto amato e da me tanto odiato..

Pieno di quelle promesse banali, segnate con quei lucchetti che non facevano altro che rovinare il bel panorama del Tevere.

Ma perché lo stesso non lo hanno fatto al ponte dei Sospiri?

Il nome sarebbe stato di più dalla loro parte, in fondo..

Rimasi lì, avvolta nel freddo abbraccio del mio poncho nero. Indossavo una maglia di lana pesante e un paio di pantaloni scuri sempre di un tessuto pesante, con ai piedi un paio di scarpe da tennis.

Sbuffai, e mi voltai.

Mi faceva rabbia.

Perché la mia banalità, seppur accettata, doveva sopportare giorno dopo giorno quella visione palese di amore e tenerezza? Che avevo fatto di male nei miei 17 anni di vita?

Odiosa la vita..

Una volta in classe, mi posizionai al mio banco in fondo alla classe, verso la finestra. La mia vicina di banco era una dark che non faceva altro che dormire sul banco mentre la lezione andava avanti ignorandola.

La mia era una scuola pubblica di Roma, e già si dovrebbe capire l’andamento e la disciplina che vi erano..

Non che nelle altre scuole superiori dell’Italia cambiasse qualcosa, ma da noi vi era l’anarchia più assoluta.

I ragazzi della classe impazzivano in fretta..

Non potevo far a meno di compatirli.. poveri ragazzini in presa alla tempesta ormonale della loro vita..

Con che dignità vivranno dopo aver fumato uno spinello tanto per provare. Dopo aver fatto sesso con una che non conoscevano senza preservativo tanto per sfidare il caso. Dopo aver picchiato un uomo della legge o uno dell’istruzione..

Cosa, di tutto questo, servirà alle loro vite e a quelle dei loro figli?

Non capivo il loro modo di agire e mai lo avrei capito, lo sapevo.

Le ragazze, anche loro, parevano in una sorta di sogno della mente.

Sembravano delle dive che si degnavano di andare a scuola con noi comuni mortali..

Caratterialmente e fisicamente, tentavano di essere delle vamp, piangendo per un unghia spezzata, per la riga dei capelli non lineare o per i propri genitori che, conoscendo bene i propri figli, non le lasciava uscir la sera o fissando il coprifuoco per le undici di sera.

Menti troppo ristrette le loro? O non volevano crescere?

Sono ottimista, e dico, che l’intelligenza e la maturità, un ragazzo di sedici anni e poco più, c’è ma è fermata dalla voglia di provare, il rischio e lo sfidare la morte e la vita.

Ma di questo a me non importa.

Interrogazione.

Spero interroghi me, dopo aver studiato come una demente per tutto il pomeriggio prima, sarebbe stato anche il minimo, ma niente..

Se gli altri sapessero che strepito per essere interrogata mi direbbero: “ma perché cavolo non ti presenti volontaria!? Ci vuoi così male??” bhè, non faccio così, per il semplice motivo che non ci tengo a presentarmi volontaria per loro. Perché dovrei? Che me ne verrebbe in cambio?

Nulla.

Quindi, cavoli vostri che non studiate, perché, se lo aveste fatto, non stareste in queste situazioni scomode.

Raccogliete ciò che seminate. Idioti.

Vengono interrogati quattro casinisti, l’ora dopo anche e dopo ancora, seguono due ore di film, cioè, totale libertà, visto che è un film che la maggior parte di noi ha già visto..

L’ora dopo è buca e veniamo tenuti d’occhio da un altro professore che si mette a chiamare la sua amante in classe, sapendo benissimo che la moglie lavora in quella stessa scuola e come professoressa come lui, di lettere.

L’amore non esiste affatto.

Finite le ore di scuola, mi dirigo verso il ponte.

Non riesco proprio a sopportarlo e, passo davanti ad esso fulminandolo con gli occhi e correndo un poco per arrivare a casa ed avere il tempo per farmi la doccia e cambiarmi.

Se mia madre Claudia voleva andare a trovare papà, non mi aspettava affatto un buon e tranquillo pomeriggio..

Come pensavo.

Fu un pomeriggio disastroso.

Mio padre era un idiota e mia madre pure.

Franco, mio padre, si è trovato una ragazzina da viziare con i soldi ereditati alla morte del nonno, mia madre si è incavolata e lo ha imitato trovando un ragazzino anche lei da viziare con i soldi ereditati dal nonno, visto che ne avevano fatto a metà di tutto.

Io sapevo già tutto ma, lo si poteva anche intuire..

La ragazza di mio padre e il ragazzo di mia madre, in realtà stavano assieme. Li avevo visti entrambi una sera attaccare un lucchetto in modo significativo al dannatissimo palo di quel maledettissimo ponte.

Robe da matti..

Quella sera, dovetti tornare a casa da sola, visto che mia madre andò direttamente in un locale con il suo ragazzo e che mio padre aveva del lavoro da sbrigare e doveva correre in ufficio per problemi urgenti. La sua ragazza, Giulia, rimase a casa di mio padre Franco con me.

Capii che avrebbe cercato di attaccar bottone, e me la svignai con la scusa che dovevo dar da mangiare al gatto o sarebbe morto di fame..

Che scusa idiota..

Lei sembrava dispiaciuta sinceramente, strano ma vero.

Bhè, me ne andai lo stesso e mi diressi a piedi verso casa mia.

Dopo mezz’ora, mi ritrovai sul ponte deserto.

Erano le undici oramai e guardai il palo della luce che si ergeva fiero con tutti i lucchetti chiusi attorno a lui.

Sbuffai e feci per andarmene, ma qualcosa me lo vietò.

Mi voltai ancora e mi avvicinai ad essi. Vi erano scritti diversi nomi di tutte le nazionalità. Mi poggiai con i palmi al parapetto freddo e rovinato da gomme da masticare e sigarette spente, oltre che a ricordi in un volatile passato in giornata o nel mese..

Vidi il Tevere davanti a me, appoggiata lì, come un corvo ai piedi di una maestosa statua, qual era quel palo della luce con tutte quelle dimostrazioni di un amore che, secondo la gente, non si sarebbe mai fermato fin tanto che ci sarebbe rimasto quel lucchetto lì fisso.

Una rabbia mi assalì. Incomprensibile cosa mi spinse a tentare di staccare tutte quelle speranze.

Sarà che, all’improvviso, mi apparse la mia vita come lo era veramente..

Vuota, insignificante, senza fine e senza un vero inizio.

Le speranze che aveva quella gente, erano pugnalate che mi facevano aprire, per ogni giorno di fila, gli occhi sulla mia vera vita.

Faceva male.

Ogni giorno, un male terribile.

Perché gente così dovrebbe sperare su un qualcosa di così stupido?!

E perché tutto ciò dovrebbe farmi così male?!

 

  
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