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Autore: Rota    19/08/2012    1 recensioni
[Takao&Midorima - pre slash]
“Occhio di falco”, così lo aveva denominato la gente del villaggio da cui l'aveva prelevato, otto mesi prima. Otsubo aveva potuto constatare da sé il perché di un soprannome così strano e insolito, persino per un cacciatore come lui, ed era riuscito a sfruttarlo benissimo a proprio vantaggio. Procacciarsi selvaggina in più, in quei luoghi, non era certo una cosa cattiva.
C'era però da dire anche che Takao dimostrava la sua età in ogni occasione possibile, giustificato da un'assenza di malizia di fondo che lo lasciava al sicuro da ogni maligna diceria – come in quel momento, in cui sembrava letteralmente pendere dalle labbra di quel vecchio racconta storie.
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota

*Titolo: All in the eyes of a boy

*Fandom: Kuroko no Basket

*Personaggi: Midorima Shintaro/Falco!Midorima, Takao Kazunari, Altri

*Generi: Fantasy, Angst

*Avvertimenti: Bi- Shot, AU, What if...?

*Rating: Giallo

*Credits: A new day has came, Celine Dion

*Note: Storia appartenente ad una lunga serie fantasy che la sottoscritta ha intenzione di stendere per iscritto, passo dopo passo. Come altre quattro che la seguiranno, questa bi- shot o storia a due capitoli prevederà una ben precisa struttura: primo capitolo incontro, secondo capitolo il disastro.

Ad ognuno dei membri della Generazione dei Miracoli è stato da me assegnato un elemento naturale, un animale e quindi anche un ruolo specifico che vedrò di illustrare man mano la cosa procederà. Ho deciso di iniziare da questa coppia per puro caso, lo ammetto XD non ha per questo maggior o minore importanza delle altre quattro.

Per i nomi, sono tutti quelli originali della squadra di Midorima – Nakatani è il coach, per chi non lo sapesse XD

Spero sia una buona lettura :)

 

 

 

 

 

 

I was waiting for so long
For a miracle to come
Everyone told me to be strong
Hold on and don't shed a tear


 

La ruota del carro incontrò l'ennesimo, brutto sasso incastrato nella terra brulla della strada, così che il suo interno completo – persone e oggetti – ebbe un sussulto capace di fare male persino al sedere.

Nakatani protestò con un lungo lamento e sporse la testa equina di lato, verso il padrone accanto a lui: più di tutti gli altri, il cavallo sembrava infastidito da tutto quel ballare disordinato. Taisuke, d'altronde, non poteva certo biasimare l'animale, costretto dall'intraprendenza dei suoi padroni a percorrere una nuova strada tutta impervia per quei ripidi sentieri di montagna.

Eppure era sempre stato questo, fin dal principio, il compito della compagnia Shutoku, ovvero quello di fungere da collegamento tra i vari paesini sperduti arroccati laddove mente umana neppure concepirebbe la vita di tutti i giorni, ad altitudini tali che era strano persino riuscire a respirare, dove neppure gli stambecchi più coraggiosi dirigevano i propri vivaci salti. Parecchie persone dipendevano da quello che loro riuscivano a trasportare, e Otsubo non poteva certo ignorare questo particolare solo in virtù di qualche lamento aggiuntivo: il tempo avrebbe abituato la possente bestia a qualsiasi fatica, ne era certo.

Il ragazzo diede una pacca al suo fianco e lo spronò ad andare avanti, ad avere pazienza. Dietro di loro, altri due carri continuavano la propria marcia con la medesima fatica, passo dopo passo. Shinsuke era visibilmente sfinito e di tanto in tanto non riusciva proprio a trattenersi dall'appoggiarsi all'animale con tutto il suo peso; la povera bestiola, sovraccaricata, rispondeva ogni volta con un morso per niente gentile ai suoi fianchi. Kiyoshi, d'altro canto, aveva l'aspetto di chi si regge in piedi soltanto per ostinazione, dimostrando come al solito suo un temperamento caldo e un orgoglio assai notevole e cocciuto.

Solo uno della loro compagnia era ancora abbastanza arzillo da riuscire ad urlare.

-Ecco là il villaggio!-

Takao Kazunari, ragazzino appena ventenne, venne avanti quasi saltellando con un braccio proteso dritto davanti a sé, facendo ballare il proprio arco assieme a sé. Seguendo la linea tratteggiata dal suo arto e dal suo dito, gli altri tre riuscirono a intravedere attraverso la nebbia delle nuvole basse qualcosa di simile ad una casetta grigia. E poi un'altra, e poi un'altra ancora.

Erano quasi arrivati.


 

“Occhio di falco”, così lo aveva denominato la gente del villaggio da cui l'aveva prelevato, otto mesi prima. Otsubo aveva potuto constatare da sé il perché di un soprannome così strano e insolito, persino per un cacciatore come lui, ed era riuscito a sfruttarlo benissimo a proprio vantaggio. Procacciarsi selvaggina in più, in quei luoghi, non era certo una cosa cattiva.

C'era però da dire anche che Takao dimostrava la sua età in ogni occasione possibile, giustificato da un'assenza di malizia di fondo che lo lasciava al sicuro da ogni maligna diceria – come in quel momento, in cui sembrava letteralmente pendere dalle labbra di quel vecchio racconta storie.

La taverna del luogo, unico posto del villaggi di due strade e mezzo più una scuola a far tanto, era composta da una stanza, un bancone e giusto un tavolo con delle sedie, per far riposare i vecchi. Il camino sempre acceso donava una luce rossiccia a pareti e pelli, tanto da rendere il tutto quasi surreale. Oltre a Kazunari c'erano in tutto altri quattro bambini che, esattamente come lui, guardavano il signore con tanto d'occhi e osservavano il più religioso silenzio cosicché le parole dell'uomo potessero rimbombare tra le assi di legno e i loro timpani.

-Vi dico la verità, figli miei. Dovete credermi quando vi racconto del Grande Dominatore, perché in natura non esiste predatore dell'aria più grande, più magnifico e più possente di lui! Una volta scelta la sua preda, mai fallisce! Scende in picchiata veloce come il vento e con i suoi artigli la intrappola e la porta al proprio nido! Mai è esistito volatile più nobile e spietato di quello!-

Ad Otsubo scappò un sorriso che subito, senza preparazione, si mescolò ad uno sbadiglio ben profondo. La stanchezza del viaggio gli appesantiva le spalle e le membra peggio che una corazza di ferro e lui non aveva neppure la forza di finire il frugale pasto che i paesani del luogo gli avevano offerto in segno di ospitalità e gratitudine.

Shinsuke russava della grossa, ormai, completamente sdraiato sopra il tavolo e con il proprio mantello di pelle a coprirgli metà del volto; Kiyoshi si stava divertendo a fargli i dispetti per non cadere a sua volta addormentato, ma si vedeva ogni tanto il suo sguardo fuggire verso il fuoco e quindi l'anziano signore sedutovi davanti. Taisuke alzò il proprio boccale di sidro e ingoiò quel che rimaneva nel liquido con un sorso per rivolgersi quindi, di nuovo, al vecchio seduto qualche metro più in là.

-Molte storie, molte leggende sono legate al Grande Dominatore. Storie tragiche, storie d'amore, storie felici e, vi assicuro, tutte quante vere! Come arma dell'Imperatore Celeste ha sconfitto i nemici più difficili, come Falco ha esteso a ogni cosa il proprio dominio sull'aria!-

Un bimbetto particolarmente audace alzò la mano ma non attese di ricevere l'attenzione altrui per fare la propria domanda.

-Chi è l'Imperatore Celeste?-

Al vecchio – lo si poté notare chiaramente – sfuggì un sorriso davvero tenero: soltanto le generazioni più giovani non potevano conoscere la famosissima leggenda dell'Imperatore Celeste e delle Armi dei Miracoli a lui annessa.

-L'Imperatore Celeste fu colui che ricacciò il male all'Inferno quando questo si ribellò a Dio per la seconda volta. Costruì quattro armi imbattibili che assunsero il dominio di ogni elemento naturale. Il Grande Dominatore è colui che sferza l'aria come un infallibile tiratore!-

La voce di Takao fu pronta a farsi sentire, squillante e piena di energia.

-E dove si trova ora, lui?-

Sembrava davvero un moccioso, con quegli occhi grandi e il sorriso aperto. Otsubo sorrise, ricordando come un'epifania la prima volta che gli aveva visto scoccare una freccia e abbattere quindi con un unico colpo sicuro uno stambecco a quasi ventri metri di distanza: non si sarebbe mai detto che si trattasse proprio della medesima persona.

-Oh, ragazzo, questa non era cosa da chiedere! La dimora del Grande Dominatore è un luogo impervio per qualsiasi essere umano che abbia un po' di sale in zucca. La cima più alta della montagna più elevata, lì si trova il terribile Falco, perché egli desidera la quiete e la pace come nessun altro. Si dice che abbia sempre castigato con pene peggiori della morte chiunque abbia osato anche solo avvicinarsi a lui!-

Paradossalmente, Takao sembrava ancora più eccitato di prima – lo si poteva intuire dal movimento frenetico che avevano le mani sulle ginocchia e il continuo dondolio della sua schiena. Taisuke, prima che gli venisse in mente di fare un'altra domanda e quindi d'allungare ulteriormente quella stancante giornata, lo riportò al suo posto e lo chiamò presso di sé.

Era ora di coricarsi, per tutti loro.


 

-Quanti giorni hai intenzione di rimanere in questo villaggio, signor Capitano?-

Scaricare la merce per riordinare ed esporre di norma era la prima cosa che la compagnia di preoccupava di fare, tuttavia Otsubo aveva ritenuto che fosse davvero poco umano obbligare i propri compagni di viaggio ad una fatica simile, specie dopo tre giornate di intensa marcia. Così si era alzato presto quella mattina e aveva raccolto a sé i suoi tre uomini, cominciando a disporre la merce sopra i banchi per la vendita.

Già qualche donna era sbucata in strada, in compagnia o da sola, e un paio di bimbi particolarmente mattinieri si erano nascosti dietro gli angoli di un edificio accanto per spiare gli stranieri e le loro attività da una posizione privilegiata. Accadeva sempre quando la Shutoku arrivava in un nuovo villaggio e come forma di benvenuto non era per nulla spiacevole. Avrebbero imparato tutti, poi, a gestirsi meglio.

Otsubo prelevò un grande pacco di pelli dal carro e con un leggero tonfo lo scaricò sopra il banco.

-Non più di tre giorni, a essere sincero. Il tempo di vendere la roba e di far riposare i muli.-

L'uomo guardò direttamente l'altro, con uno sguardo fisso che non ammetteva retrocessioni.

-Perché?-

L'altro sorrise, cercando di nascondere il proprio fine in un'ormai palesata dichiarazione d'intenti.

Alzò le mani verso di lui, in un segno di resa preventiva.

-Era giusto per sapere, Capitano. Curiosità!-

-Otsubo aveva imparato che quando i suoi sottoposti lo chiamavano “Capitano” significava che era loro desiderio avere qualcosa – come Shinsuke che adorava la frutta e quindi, nel momento in cui si poteva barattare qualche mela in più di quelle poche che si trovavano in quei luoghi, non doveva neppure fare troppa pressione su Taisuke per essere accontentato, o come Kiyoshi che invece aveva una vera e propria mania per la modernizzazione dei mezzi di trasporto e ogni qualvolta trovava una ruota migliore per il proprio carro, un giogo che fosse più solido ma meno pesante o un animale che fosse più giovane non esitava neppure un secondo a qualche spesa extra.

Takao, dalla sua, aveva la mania di partire per lunghe sedute di caccia, o almeno così Taisuke era riuscito a capire dal quel poco tempo che avevano convissuto assieme.

L'uomo sospirò e rivolse lo sguardo non più al ragazzo ma alla propria merce.

-Vorrei che evitassi di metterti in situazione pericolose di tua spontanea volontà. Non è di un bambino o di un infermo di cui prendersi cura che ho bisogno e tu lo sai.-

Gli diede la schiena e si diresse verso la cassa di pentolame che era riposta nel carro di Kimura.

-Ti posso aspettare cinque giorni, sei se ti sono proprio necessari. Non di più.-

Quando si voltò nuovamente, Kazunari era già sparito.


 

Superando anche l'ultima delle case del piccolo villaggio, Takao si era affacciato ad una piccola radura di erba giallastra e rada, secco sotto i suoi piedi. Aveva alzato lo sguardo e aveva analizzato la parete rocciosa della montagna, cercando di tracciare con occhi nudi un percorso fattibile con le sue sole mani.

Aveva l'arco dietro di sé, inseparabile compagno, una buona scorta d'acqua, una sacca con carne secca, un po' di pane e formaggio e un mantello spesso sulle spalle: di più non si portava mai dietro, per non pesare troppo.

Fece un balzo ben agile e atterrò su un sasso poco distante prima che un lento fruscio lo facesse voltare di scatto. L'uomo anziano di quella sera sorridendo zoppicava nella sua direzione, imperterrito, portando il bastone avanti ogni volta solo di qualche spanna.

Rispose al suo sorriso e gli andò incontro.

-Vecchio, cosa ci fai qui?-

Quando furono vicini, l'uomo si piegò appena di lato e portò una mano a frugare nella propria tasca, a lungo. Ne estrasse un coltello e un pendaglio che porse al giovane.

-Per portare fortuna ad una persona tanto impavida!-

Takao non seppe dire se quello che lesse nello sguardo di lui fosse pura e semplice rassegnazione drammatica – come se già lo desse per morto – ma invece di farsi domande accettò di buon grado l'omaggio e indossò l'amuleto. Un bel aquilotto dallo sguardo severo cozzò contro il suo petto e si infilò sotto i vestiti, al riparo dall'aria.

-Grazie vecchio!-

Gli diede un solo bacio sulla guancia prima di andarsene.


 

Un brivido freddo lo colse quasi impreparato e lui fu costretto a fermarsi per l'ennesima volta a respirare piano. L'aria si era fatta sempre più rarefatta e i movimenti che faceva difficoltosi e lenti: Takao aveva rinunciato a guardare in basso, per considerare l'altezza raggiunta, dopo la prima mezza giornata di scalata.

Si stava avvicinando la trentesima ora di ascesa, aveva quasi finito il proprio cibo e aveva dormito a malapena cinque ore in tutto quando era riuscito a trovare uno spiazzo orizzontale che potesse pressappoco contenerlo – e come se non bastasse, da due ore a quella parte era entrato in una fitta coltre di nebbia che gli rendeva davvero difficile la vista e quindi anche ogni altra cosa.

Ammise a sé stesso che l'idea non fosse stata delle migliori che magari, se mai ci fosse stata un'altra opportunità, avrebbe anche evitato di dare troppo peso alle dicerie della gente per andare a cacciare qualche animale leggendario dall'esistenza assai dubbia. Era tempo che scendesse per riunirsi agli altri.

Alzando faticosamente lo sguardo, vide una prominenza a qualche metro di distanza che sembrava fuoriuscire almeno di poco dalla nebbia biancastra. Decise che avrebbe guardato per un'ultima volta il paesaggio e quindi sarebbe disceso fino a valle.

Allungò le braccia uno, due volte con fatica, spinse con la base dei piedi e si issò su, fino a rotolare sulla superficie orizzontale. Si accorse subito che la zona su cui aveva rotolato era più estesa di quanto si fosse aspettato, ma prima di alzare lo sguardo dovette recuperare il fiato prima di svenire proprio a quel punto.

Appoggiò il palmo della mano a terra e si alzò lento e solo a quel punto lo vide nel bianco tutt'attorno: una curva scura gigantesca che si alzava dal terreno e traspariva al di là delle nuvole.

Si fece avanti, passo dopo passo, superando la barriera di vapore con circospezione e attenzione. Quando la cosa si mosse la prima volta, lui restò fermo sul posto indeciso se semplicemente tornare indietro o far finta di essere un sasso. Quando si mosse la seconda volta, si acquattò a terra velocemente e si fece quanto più piccolo e sottile possibile. La cosa quindi rimase immobile e lui, dopo qualche minuto, decise di ritirarsi almeno di qualche metro per osservare meglio. Fu emesso un suono lungo e lamentoso che rimbombò oltre la roccia e le nuvole e che si insinuò nella cassa toracica di Takao fino a far vibrare cuore e polmoni. La cosa cercò di muoversi una terza volta ma non ci riuscì, quindi desistette dal fare ogni altro movimento.

Passò diverso tempo prima che Kazunari decidesse di muoversi ancora, appoggiando sia mani che piedi a terra. Avanzava di un metro e si fermava, avanzava e si fermava: proseguendo, via via i confini che delimitavano la figura che aveva davanti a sé si fecero sempre più chiari, finché non capì perfettamente cosa gli stesse di fronte.

Non un uccello qualsiasi, per quanto ne avesse le fattezze.

Non un mostro mitologico, per quanto di sicuro in natura non potessero esserci dimensioni tali.

Il Grande Dominatore intrappolato in una rete di corde d'oro lo stava fissando senza staccargli lo sguardo di dosso, imperscrutabile – come un uomo farebbe con un curioso insetto.

Takao valutò la resistenza delle corde che lo tenevano prigioniero e capì da subito come per lui non fosse possibile neanche distendere un'ala, figurarsi andargli addosso e ucciderlo. Così, abbastanza sicuro di non venire ammazzato sul colpo, fece un giro lento della creatura e lo ammirò in tutto e per tutto, per ogni sua piuma e muscolo. Di sicuro quelle ali e quel corpo sarebbero stati in grado di portare un uomo in volo, ma Takao si chiese anche da quanto tempo non si librassero nel cielo libere da ogni cosa.

Arrivò quindi di nuovo al capo e una ventata gelida scosse le piume dell'imponente rapace e il mantello del ragazzo. No, non era un'azione degna uccidere una creatura simile – troppo nobile, troppo magnifica.

Voltò lo sguardo alle corde e le toccò, saggiandone la resistenza. Al tatto non sembravano diverse da mille altre che già aveva toccato e allora immaginò che il Falco dovesse rimanere segregato in quel posto per una qualche sorta di magia più che per un vero e proprio atto di forza.

Guardò ancora il Falco negli occhi chiari, non seppe dire se per ricevere una conferma di qualche sorta o altro. L'animale era evidentemente stanco, spossato da un'agonia che doveva durare da moltissimo tempo, ma conservava un orgoglio e una magnificenza che Kazunari non aveva mai visto altrove.

Estrasse il coltello e cominciò a recidere le corde, una a una.

Forse fu l'azione improvvisa, forse la velocità degli stessi movimenti, la sorpresa e la confusione: il Falco strillò di paura e cominciò a muoversi furiosamente, nonostante Takao cercasse di calmarlo con voce ferma e grave.

Tre, quattro, cinque, sei. Un'ala era libera.

Sette, otto, nove e dieci. L'intero corpo riusciva a muoversi.

Takao fece qualche passo indietro per lasciare che la bestia potesse finalmente respirare, ma questa in un gesto inconsulto mosse l'ala di lato e lo spinse via, verso il burrone. Takao ebbe solo il tempo di lasciare la presa sul coltello e sentire l'aria che sferzava contro la sua testa prima di rendersi contro di cascare nel vuoto.


 

Uno strillo acuto – non il suo, che si confondeva con il sibilo forte del vento.

Gli occhi lacrimavano ma erano piume quelle che vedeva tutt'attorno a sé.

Il corpo da niente si fece concreto, sotto di sé, e morbido.

Aprendo di nuovo gli occhi, con le orecchie sorde e il cuore che pompava il ritmo di una vita che si crede ormai estinta, Takao si accorse d'essere in groppa al Grande Dominatore.

Lo portò in cielo, oltre le nuvole e le cime delle montagne, sbattendo le ali forti e prive di qualsivoglia esitazione. Gli fece vedere l'alba rosa e le nuvole bianche, squarci di lande che poteva conservare soltanto nei suoi sogni, fiumi grandi quanto valli e praterie estese come catene montuose.

Quando Takao abbassava gli occhi su di lui, il Falco li alzava appena perché lo potesse vedere e non ne provasse alcun timore. Pieni di energia e qualcosa di simile alla gioia, alla felicità, e quella sicurezza che ancora non aveva di ché vacillare e anzi si fortificava come la presa delle mani del ragazzo sulle sue piume ogni qualvolta osava una curva più ardita.

Una vita per una vita, Kazunari aveva capito solo da quello che il Dominatore avrebbe ripagato con la propria fedeltà la libertà consegnatagli.


 

Fu come volare tra le braccia di un angelo celestiale.


 


 


Let the rain come down and wash away my tears
Let it fill my soul and drown my fears
Let it shatter the walls for a new, new sun

A new day has come


 


 


 

Note finali.

Giusto per spiegare alcune cosette, tipo le manie che ho affibbiato ai vari personaggi XD i genitori di Kimura gestiscono un negozio di frutta e verdura, e quindi ho pensato che una cosa simile potesse essere da lui, mentre Kiyoshi è bravo con il palleggio e quindi ho tradotto la cosa con “movimento” e quindi “viaggio” e quindi con una sorta di piccolo meccanico maniaco XD

 

   
 
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