No hope, no love, no glory, no happy ending
Davanti
al vialetto che portava a casa di Arthur esalò un lungo
sospiro
profondo.
I
fiori del tipico giardino inglese -tutte rose Tudor, create con la
magia- emanavano un dolce profumo che gli dette coraggio.
Strinse
nel pugno i leggeri steli del mazzo di Aquilegia mentre imboccava la
scricchiolante stradina di sassi bianchi.
Ce
l'avrebbe fatta sicuramente.
Lui
era l'eroe, giusto? Be' nessuno può dire di no all'eroe!
Tutte
le ragazze cadevano ai piedi di Superman, lui che era ancora meglio
non avrebbe avuto problemi con il bisbetico Inghilterra.
Annuì
ai suoi pensieri, rimanendo comunque poco convinto.
Cos'avrebbe
fatto subito dopo aver suonato il campanello?
Avrebbe
aspettato che qualcuno gli aprisse.
E
poi?
Si
sarebbe dovuto dichiarare?
No,
no. Il suo ex-tutore l'avrebbe mandato via ridendo cinicamente.
Ci
voleva una presa di posizione più forte, più
eroica.
L'avrebbe
preso e baciato lì, appoggiato allo stipite della porta.
E
poi?
Come
gli rinfacciava ogni giorno il britannico non era capace di
programmare minimamente il suo futuro ma continuava a provare ad
influenzare quello degli altri.
Perso
nelle sue elucubrazioni mentali era arrivato davanti alla porta della
casetta che trovò stranamente aperta.
Fece
per entrare esordendo nella sua solita risatona -aveva già
dimenticato i propositi di qualche secondo prima- quando udì
dei
rumori come di colluttazione provenire dal salotto.
Allora
attraversò la porta silenziosamente, con una cattiva
sensazione che
gli attraversava la schiena con un brivido.
Di
fronte alla porta del salotto si appiattì al muro e
sbirciò dentro.
Sembrava
che nella stanza di solito ordinata ed accogliente fosse passato un
tornado, le sedie imbottite volate un po' da tutte le parti, il
tavolinetto rovesciato addosso al caminetto, la teiera appesa al
lampadario come in un tentativo estremo di metterla in salvo.
In
mezzo a tutta quella baraonda Francia e Inghilterra si stavano
affrontando, tra graffi e morsi, alla pari di due bestie feroci.
Alfred
per un istante si immaginò di fare la sua entrata trionfale
e come
un vero eroe salvare il suo amato da quel dannato francese, poi vide
gli occhi di Arthur.
Gli
sembrarono più colorati, quasi di un verde fosforescente,
animati da
una furia così cieca da fargli paura. Ma quello che gli fece
veramente paura fu il vedere che in fondo a quelle iridi che tanto
amava non si annidava l'odio per il suo avversario ma una
felicità
indicibile.
Realizzò
che non aveva mai visto un Inghilterra tanto felice, nemmeno da
piccolo.
Oh
sì, con lui era stato sempre adorabile, il miglior genitore
che si
potesse desiderare, ma non si era presentato di certo lì per
riottenere un amabile tutore perso tanto tempo prima...
O
forse sì?
In
quel momento si rese conto che Francis lo guardava, mentre
trasformava un morso in un bacio violento.
Ritrasse
lo sguardo sconvolto.
Nei
suoi occhi aveva letto pietà, comprensione.
“Vai
via Amerique, diventa grande! Questo dolore capita prima o poi a
tutti, resisti!” gli diceva quel mare profondo in cui si era
riflesso il suo cielo per un istante.
Disgustato,
amareggiato, corse via e sbatté la porta lasciando che i
grandi
fiori gialli cadessero rotti sul pavimento dell'ingresso.
Era la prima volta che non otteneva quello che voleva e si stava comportando come un bambino viziato, ammise a se stesso molto tempo dopo, ma in quel momento -mentre tornando a casa piangeva senza ritegno- nella sua mente rimbalzava solo una frase che mai avrebbe pensato di contemplare: “no hope, no love, no glory, no happy ending”.
Sera!:)
Guardate
cosa mi
tocca scrivere per il mio amore di bruco!
Ora sei soddisfatta
mia carissima Moky?
Questo l'ho fatto
per te, anche se non sono riuscita a farla dolce e fluffosa ma
disperata e one sided!
E anche voi del pubblico mi raccomando fatevi sapere se vi è piaciuta!
Akai(la
rana)