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Autore: caith_rikku    03/03/2007    6 recensioni
"Molte volte, durante quei lunghi mesi, ho creduto di non farcela. Ogni mattina, quando vedevo il mio riflesso sempre più stanco e provato...avevo sempre più paura" "Pregavo che mia madre venisse a salvarmi" uno squarcio su ciò che passò Draco nel 6° anno. Quando il sogno di un bambino si scontra con la realtà
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Molte volte, durante quei lunghi mesi, ho creduto di non farcela

 

 

"Madre, veglia e proteggimi.

Cresce buio sopra di me.

Torna per riconoscermi

il sangue di un'altra semina.

No, non so chi sono più...."

 

Molte volte, durante quei lunghi mesi, ho creduto di non farcela.

Ogni mattina, quando vedevo il mio riflesso sempre più stanco e provato, quando vedevo una luce di terrore e disperazione cominciare a farsi spazio nel grigio dei miei occhi, avevo sempre più paura.

Una paura che mi prendeva ogni fibra del corpo, che piano piano cercava di insinuarsi in me e devastarmi, comandarmi.

Una paura che mi rendeva illogico, impulsivo, disperato.

Sentivo il buio che mi inghiottiva, che mi confondeva, che mi distruggeva dentro.

E pregavo.

Di notte, al buio, mentre sentivo i gufi fuori dalla finestra e le ore trascorrevano lente ed inesorabili, ero arrivato a pregare.

Pregavo mia madre.

Pregavo che mia madre venisse a salvarmi, come aveva sempre fatto da quando ero bambino.

Pregavo che mi accogliesse tra le braccia, che mi nauseasse del suo profumo costoso, che mi abbagliasse con i suoi capelli biondo oro, che mi calmasse con la sua voce nobile e femminile.

Pregavo che lei riuscisse a farmi uscire da quella situazione, mentre tentavo con tutte le mie forze di convincere me stesso che quello che stavo facendo era giusto.

 

"...Serpi, Madre, mi chiamano.

Lingue scure si posano.

No, non so chi sono più..."

 

Quello che stavo facendo era giusto.

Era ciò che avrebbe voluto mio padre.

Era ciò che volevo io.

Che loro mi avevano chiamato perchè avevano fiducia in me.

Loro mi avevano chiamato, mi avevano convocato radunandosi attorno a me, coprendomi con le loro ombre più buie e fredde della morte.

E quella era l'iniziazione a quella che sarebbe stata la mia strada, la mia vita, il mio destino.

L'iniziazione a diventare potente, importante, pericoloso.

Come ero sempre voluto essere, tra le mura scolastiche, mentre mi divertivo ad importunare e ridevo delle loro maledizioni.

Come lo era stato mio padre.

Mio padre, che era stato rinchiuso ad Azkaban e da cui non si era mai più realmente ripreso.

Mio padre che non era invulnerabile come io avevo sempre, scioccamente, pensato.

Mio padre che era, nonostante tutto, un uomo, provato nell'anima e nello spirito, che da quando era evaso aveva, se possibile, gli occhi ancora più spenti di emozioni.

 

"...Tu che sai,

sai cosa c'è più in là,

tu prega

e salvami..."

 

Cercavo di convincermi che ce l'avrei fatta.

Che tutto sarebbe andato per il meglio.

Che tutto sarebbe finito presto.

Cercavo di farmi inondare dall'odio e dal disgusto per tutto ciò che vedevo.

Cercavo di ricordarmi tutte le volte che, annoiato dal mondo tra le mura di Hogwarts, avevo immaginato come doveva essere uno di loro, con la loro potenza, con il terrore che suscitavano.

Cercavo di ricordarmi quando avevo studiato e toccato quel mantello nero di mio padre, nascosto gelosamente nel suo armadio, con la speranza che un giorno l'avrei portato io.

Mi vantavo, con gli altri, dell'aver realmente capito i valori della vita, di essere un passo davanti a loro perchè io, solo io, ero stato chiamato da Lui in persona.

Ma in realtà, io pregavo mia madre.

Mia madre, che aveva urlato tanto di dolore quando aveva appreso la notizia, che era impallidita fino a sembrare malata, che aveva perso la luminosità dei propri capelli.

Mia madre che aveva tentato di tutto perchè io non fossi invischiato in quella missione.

Mia madre che era andata fino a casa di quell'essere spregevole, che era arrivata a supplicarlo, a supplicare quella massa di capelli unti.

Mia madre che era arrivata a supplicare lui.

Mia madre che sapeva cosa mi sarebbe successo se avessi intrapreso la strada del Signore Oscuro, perchè lei ci era passata, perchè aveva visto mio padre passarci.

 

Lei che non mi voleva lasciare alla stessa fine che aveva fatto mio padre.

Mio padre che si nascondeva, mi padre che si era rovinato.

Lei che aveva sempre sperato per me un futuro migliore, un futuro che io, scioccamente, non volevo.

Perchè io volevo essere come mio padre.

 

Ed in realtà, ad essere come mio padre non ci si guadagna nulla.

Anzi, si perde tutto.

 

"...Madre, veglia ed ascoltami.

Madre, le Serpi entrano..."

 

E quella sera, quando vidi i primi di loro che sbucavano dall'armadio svanitore, dentro di me invocai mia madre con ogni fibra del mio corpo.

Solo allora, in realtà, mi resi conto di cosa stavo facendo, di cosa avevo fatto, di cosa dovevo fare.

Stavano entrando.

Stavano entrando in quello che era stato il mio mondo, la mia casa, la mia infanzia, la mia vita.

Vi stavano entrando e la stavano distruggendo, devastando.

 

La stavano profanando.

Io avevo permesso che loro la profanassero.

 

Dentro la mia testa, mentre i miei movimenti venivano dettati dal terrore, non sapevo fare altro che invocare mia madre.

Sperare che lei mi svegliasse, che mi cullasse, che mi tranquillizzasse.

E sapevo che quello non era un incubo, ne ero talmente consapevole che la disperazione sembrava paralizzarmi, ipnotizzarmi.

Non ero io quello che si muoveva, quello che schivava incantesimi, che si intrufolava tra la folla, che prendeva le scale per la torre di Astronomia.

 

Non ero io quello che stava per uccidere Albus Silente.

Non ero io quello che lo ha visto galleggiare per un momento, sospeso a mezz'aria, il corpo senza vita che cadeva poi come un ammasso di stracci e compariva dalla mia visuale.

Non ero io quello che, in quel momento, a mezza voce invocai mia madre.

Non ero io quello che seguiva Severus Piton per fuggire da quel posto.

Non ero io il fuorilegge.

Non ero io il Mangiamorte.

 

"...No, non so chi sono più..."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***********************

Note Non Molto Importanti

(ma se siete arrivati fin qua, potete anche perder tempo a leggerle)

 

La canzone è "Le Serpi" dei Subsonica.

In realtà, devo ammettere che non ho la più pallida idea di cosa volesse dire realmente il testo, nel senso che non so a cosa in realtà di riferisca.

Quindi mi scuso per averlo strumentalizzato e "piegato" (forse sarebbe meglio dire "adagiato") ai miei scopi.

è solo che, mentre rileggevo per l'ennesima volta la scena di Draco in compagnia di Mirtilla Malcontenta, nella sua disperazione, nelle sue lacrime...Non so, ho risentito nelle orecchie il testo di questa canzone.

Probabilmente perchè io, la prima persona che mi viene da invocare nella disperazione più pura (rispetto a quello che ho provato, si intende) è sicuramente mia madre.

 

Comunque sono soddisfatta di questo lavoro, devo essere sincera.

A dire la verità, mi verrebbe voglia di scrivere tantissimo altro sul tema, ma credo che questa FanFiction sia completa così, e che aggiungere altro servirebbe solo ad appesantirla (la reputo già abbastanza pesante...).

Morale: mi sono sforzata di non aggiungere altro.

Credo che se la mia sete di scrittura sul tema continuerà a premermi in questo modo sulle dita, forse scriverò ancora, ripartendo da zero.

(non aspettatevi realmente nulla, in quanto sono la prima che non fa le cose che dice di fare...Maledetta Pigrizia).

Sono soddisfatta perchè mi è scivolata dalle dita in maniera così semplice da farmi rimanere esterefatta, soprattutto in questo periodo dove ci metto giorni interi per scrivere qualcosa che posso considerare decente.

 

Visto l'affetto che provo per questo scritto, e per questo Draco sperduto, se lasciate una recensione (un commento, una critica, un consgilio, un pensiero...quattro lettere in croce!!) sarà più che gradita.

 

Grazie a tutti

  
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