"Madre, veglia e proteggimi.
Cresce
buio sopra di me.
Torna
per riconoscermi
il sangue di un'altra semina.
No,
non so chi sono più...."
Molte volte, durante quei
lunghi mesi, ho creduto di non farcela.
Ogni mattina, quando vedevo il
mio riflesso sempre più stanco e provato, quando vedevo una luce di terrore e
disperazione cominciare a farsi spazio nel grigio dei miei occhi, avevo sempre
più paura.
Una paura che mi prendeva ogni
fibra del corpo, che piano piano cercava di insinuarsi
in me e devastarmi, comandarmi.
Una paura che mi rendeva
illogico, impulsivo, disperato.
Sentivo il buio che mi inghiottiva, che mi confondeva, che mi distruggeva
dentro.
E
pregavo.
Di notte, al buio, mentre
sentivo i gufi fuori dalla finestra e le ore
trascorrevano lente ed inesorabili, ero arrivato a pregare.
Pregavo mia madre.
Pregavo che mia madre venisse
a salvarmi, come aveva sempre fatto da quando ero
bambino.
Pregavo che mi accogliesse tra
le braccia, che mi nauseasse del suo profumo costoso,
che mi abbagliasse con i suoi capelli biondo oro, che mi calmasse con la sua
voce nobile e femminile.
Pregavo che lei riuscisse a
farmi uscire da quella situazione, mentre tentavo con tutte le mie forze di
convincere me stesso che quello che stavo facendo era giusto.
"...Serpi,
Madre, mi chiamano.
Lingue
scure si posano.
No,
non so chi sono più..."
Quello che stavo
facendo era giusto.
Era ciò che avrebbe
voluto mio padre.
Era ciò che volevo io.
Che
loro mi avevano chiamato perchè avevano fiducia in me.
Loro mi avevano chiamato, mi avevano convocato radunandosi attorno a
me, coprendomi con le loro ombre più buie e fredde della morte.
E
quella era l'iniziazione a quella che sarebbe stata la mia strada, la mia vita,
il mio destino.
L'iniziazione a
diventare potente, importante, pericoloso.
Come
ero sempre voluto essere, tra le mura scolastiche, mentre mi
divertivo ad importunare e ridevo delle loro maledizioni.
Come lo era stato mio
padre.
Mio padre, che era
stato rinchiuso ad Azkaban e da cui non si era mai
più realmente ripreso.
Mio padre che non era
invulnerabile come io avevo sempre, scioccamente, pensato.
Mio padre che era,
nonostante tutto, un uomo, provato nell'anima e nello spirito, che da quando
era evaso aveva, se possibile, gli occhi ancora più spenti di
emozioni.
"...Tu
che sai,
sai cosa c'è più in là,
tu prega
e salvami..."
Cercavo di convincermi che ce l'avrei fatta.
Che tutto
sarebbe andato per il meglio.
Che tutto
sarebbe finito presto.
Cercavo di farmi inondare
dall'odio e dal disgusto per tutto ciò che vedevo.
Cercavo di ricordarmi tutte le
volte che, annoiato dal mondo tra le mura di Hogwarts, avevo immaginato come
doveva essere uno di loro, con la loro potenza, con il terrore che suscitavano.
Cercavo di ricordarmi
quando avevo studiato e toccato quel mantello nero di mio padre,
nascosto gelosamente nel suo armadio, con la speranza che un giorno l'avrei
portato io.
Mi vantavo,
con gli altri, dell'aver realmente capito i valori della vita, di essere un
passo davanti a loro perchè io,
solo io, ero stato chiamato da Lui in persona.
Ma in
realtà, io pregavo mia madre.
Mia madre, che aveva urlato
tanto di dolore quando aveva appreso la notizia, che
era impallidita fino a sembrare malata, che aveva perso la luminosità dei
propri capelli.
Mia madre che aveva tentato di
tutto perchè io non fossi invischiato in quella
missione.
Mia madre che era andata fino
a casa di quell'essere spregevole, che era arrivata a supplicarlo, a supplicare quella massa di capelli unti.
Mia madre che
era arrivata a supplicare lui.
Mia madre che sapeva cosa mi
sarebbe successo se avessi intrapreso la strada del Signore
Oscuro, perchè lei ci era passata, perchè aveva visto mio padre passarci.
Lei che non mi voleva
lasciare alla stessa fine che aveva fatto mio padre.
Mio padre che si
nascondeva, mi padre che si era rovinato.
Lei che aveva sempre
sperato per me un futuro migliore, un futuro che io,
scioccamente, non volevo.
Perchè io volevo
essere come mio padre.
Ed
in realtà, ad essere come mio padre non ci si guadagna nulla.
Anzi, si perde tutto.
"...Madre,
veglia ed ascoltami.
Madre,
le Serpi entrano..."
E
quella sera, quando vidi i primi di loro che sbucavano dall'armadio svanitore, dentro di me invocai mia madre con ogni fibra
del mio corpo.
Solo allora, in realtà, mi
resi conto di cosa stavo facendo, di cosa avevo fatto,
di cosa dovevo fare.
Stavano entrando.
Stavano entrando in quello che
era stato il mio mondo, la mia casa, la mia infanzia,
la mia vita.
Vi stavano entrando e la stavano distruggendo, devastando.
La stavano profanando.
Io avevo permesso che
loro la profanassero.
Dentro la mia testa, mentre i
miei movimenti venivano dettati dal terrore, non
sapevo fare altro che invocare mia madre.
Sperare che lei mi svegliasse,
che mi cullasse, che mi tranquillizzasse.
E sapevo che quello non era un
incubo, ne ero talmente consapevole che la
disperazione sembrava paralizzarmi, ipnotizzarmi.
Non ero io quello che si
muoveva, quello che schivava incantesimi, che si intrufolava
tra la folla, che prendeva le scale per la torre di Astronomia.
Non ero io quello che
stava per uccidere Albus Silente.
Non ero io quello che
lo ha visto galleggiare per un momento, sospeso a mezz'aria, il corpo senza
vita che cadeva poi come un ammasso di stracci e compariva dalla mia visuale.
Non ero io quello che,
in quel momento, a mezza voce invocai mia madre.
Non ero io quello che
seguiva Severus Piton per
fuggire da quel posto.
Non ero io il
fuorilegge.
Non ero io il Mangiamorte.
"...No,
non so chi sono più..."
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Note Non Molto
Importanti
(ma
se siete arrivati fin qua, potete anche perder tempo a leggerle)
La canzone è "Le
Serpi" dei Subsonica.
In realtà, devo
ammettere che non ho la più pallida idea di cosa volesse dire realmente il
testo, nel senso che non so a cosa in realtà di
riferisca.
Quindi mi scuso per
averlo strumentalizzato e "piegato" (forse
sarebbe meglio dire "adagiato") ai miei scopi.
è
solo che, mentre rileggevo per l'ennesima volta la scena di Draco in compagnia
di Mirtilla Malcontenta, nella sua disperazione, nelle sue lacrime...Non so, ho
risentito nelle orecchie il testo di questa canzone.
Probabilmente perchè
io, la prima persona che mi viene da invocare nella disperazione più pura
(rispetto a quello che ho provato, si intende) è
sicuramente mia madre.
Comunque
sono soddisfatta di questo lavoro, devo essere sincera.
A dire la verità, mi verrebbe
voglia di scrivere tantissimo altro sul tema, ma credo
che questa FanFiction sia completa così, e che
aggiungere altro servirebbe solo ad appesantirla (la reputo già abbastanza
pesante...).
Morale: mi sono
sforzata di non aggiungere altro.
Credo che se la mia
sete di scrittura sul tema continuerà a premermi in questo modo sulle dita,
forse scriverò ancora, ripartendo da zero.
(non
aspettatevi realmente nulla, in quanto sono la prima che non fa le cose che
dice di fare...Maledetta Pigrizia).
Sono soddisfatta
perchè mi è scivolata dalle dita in maniera così semplice da farmi rimanere esterefatta, soprattutto in questo periodo dove ci metto
giorni interi per scrivere qualcosa che posso considerare decente.
Visto l'affetto che
provo per questo scritto, e per questo Draco sperduto, se lasciate una
recensione (un commento, una critica, un consgilio,
un pensiero...quattro lettere in croce!!) sarà più che
gradita.
Grazie a tutti