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Autore: staytruexx    20/08/2012    2 recensioni
Dei segreti contorti entrarono nella mia vita in quel periodo.
Ogni giorno mi svegliavo presto a causa di luridi incubi che avevo durante il sonno.
La perdita di quelle due persone importantissime per me,mi mandò nel buio più totale.
Vagavo nei miei pensieri,e mi ritrovavo sempre lungo una galleria,all'oscuro di tutto e di tutti,cercavo la luce,ma non la trovavo.
L'unica cosa che mi rimaneva fare,era sedermi e piangere.
Ma poi, quando arrivò lui, arrivò la luce.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                    Chapter 3.
Ognuno di noi nella vita ha un obbiettivo. Il mio era quello di essere felice,o qualcuno che mi faceva sentire quest'emozione,sentimento,come chiamarlo?
Fin a quel momento quasi nessuno era riuscito a rendermi felice al cento per cento,no,neanche i miei genitori.
Camminavo tranquilla col mio vassoio tra le mani,quando una piccola distrazione mi fece fare la figura di merda,come succedeva sempre ogni anno.
Mi ritrovai distesa per terra,a pancia in aria. Il vassoio spiaccicato in faccia e i capelli bagnati di acqua.
Mi alzai pian piano. Quasi tutta la mensa era in silenzio a fissarmi. Mi tolsi il purè dagli occhi.
E.. - MA SEI PROPRIO STRONZO ALLORA! MA CE L'HAI GLI OCCHI? SE E' NO,SPERO HAI LE ORECCHIE PER SENTIRE QUELLO CHE STO DICENDO,MA VAFFANCULO VA! - mi diressi in infermieria,e si sentì una risata di gruppo proveniente dalla mensa.
Sentii dei passi dietro di me.
-Hei,hei,hei!- qualcuno aprì bocca. Sentivo una presenza,era alle mie spalle. -Aspettami!-
Mi fermai,aspettando che giunse il mio passo,e ricominciai a camminare.
Era lui,quel codardo che si è divertito a farmi fare figure di merda.
Arrivammo alla porta dell'infermieria. Bussai. Non sentii la voce dell'infermiera,ma la porta era aperta,quindi aprii la porta con la mano sinistra,dato che la destra era oramai gonfia a causa della botta, e quel ragazzo mi seguì.
Aprii il cassetto dove erano presenti le pomate,e presi quella adatta ai lividi.
Mi sedetti su una poltrona,e con la coda dell'occhio vidi che era impalato lì,all'uscio della porta.
Mi scivolò la pomata prima ancora che la presi in mano,e lui dopo averci riflettuto e avermi visto in difficoltà disse -Faccio io,dai.- e poi aggiunse mentre mi spalmava la pomata,come se stesse spalmando della marmellata su una fetta biscottata -Cazzarola e che botta che hai preso!-
Lo guardai male e lui si trattenne quasi la risata,ma poi non resistette più.
Sorrisi anch'io e poi esclamai -Non fa ridere,anzi fa male!- 
E tacque,si sentì quasi in colpa,raggiunsi un altro mio obiettivo.
Quando sentii la campanella di botto mi alzai,e lo salutai -Ho la lezione di biologia,ciao!-
-Ehm..ciao.- Ricambiò il saluto.
Presi lo zaino e chiusi la porta dietro di me,correndo in aula di biologia.
                                                                                                ***
La scuola era finita finalmente e Amanda mi accompagnò a casa.
Sbuffai.
-Cosa c'è?- mi chiese.
-E' che ho preso C in biologia.- Sbuffai ancora.
-Dai,migliorerai!- Mi sorrise.
                                                                                               ***
Nel pomeriggio andai al parco per concentrarmi sulla materia che odiavo di più : la matematica.
Ero tutta applicata sugli esercizi che forse stavo capendo qualcosa e sentii una voce familiare per i miei timpani.
-Hei!-
Era lui,il ragazzo di quella mattina.
-Ciao.- Dissi scocciata.
-Cosa combini?- Mi chiese incuriosito.
-Matematica.- Sbuffai.
-Mh..- Dette un'occhiata agli esercizi e mi diede le soluzioni.
-Cazzate. Questa non è matematica,quella che faccio io è matematica.- Se ne vantò.
-E che cos'è? Inglese?- Chiesi sarcastica.
-Pft.- Dopo quest'espressione,sorrise fissando gli esercizi.
Mi alzai spontaneamente e mi aggiustai la maglia.
-Beh..si è fatto tardi.- dissi scostando lo sguardo,stava iniziando a diventare imbarazzante.
-Già.- Si limitò a questo semplice avverbio.
-Ciao.- Mi alzai,voltai le spalle,presi la mia borsa e me ne andai,diretta a casa.
                                                                                        ***
-Sunshine!- Esclamarono insieme i miei nonni come i cori delle chiese ai matrimoni.
-Nonno Alfred! Nonna Margharet!- ricambiai quello strano saluto,chiamiamolo così.
Mi sedetti a tavola,dove mi aspettava una bella fetta di carne e un po' di insalata.
Il vino bianco era finito in frigo e nonno ne aveva voglia,così proprosi di andarci io in cantina per prenderlo.
-Nonono,cara. Ci vado io,non ti preoccupare.- Mi (quasi) impose mia nonna.
E io mi stetti alla sua decisione.
Quando finii la mia cena,decisi di tornare in camera per finire i compiti e poi filare a letto.
Ripetetti la Letteratura Inglese e finii tardi per tutti i compiti che la prof. assegnò.
Mi appoggiai sul letto e..crollai.
                                                                                       ***
Di colpo spalancai gli occhi.
Era mattina,me ne accorsi grazie ai (ancora deboli) raggi di sole che entravano in stanza.
Sognai la stessa cosa della scorsa notte,ma non riuscivo mai a capire cos'era.
Scesi le scale e mi recai ai fornelli.
Mi riscaldai una un po' di latte con i cereali,per poi divorare tutto.
Ero in bagno a lavarmi denti quando sentii il claxon del bus della scuola e mi recai subito giù per poi entrare e dirigermi in quel manicomio.
Arrivammo,cercai Amanda con lo sguardo,ma non la trovai.
La cosa mi insospettì molto.


Spazio alla scrittrice.
Essì,eccomi ancora qui.
Ecco che i fatti iniziano ad uscire dal loro guscio.
La domanda me la porgo anche io,ora. 
"Cosa succederà nel prossimo capitolo?" E chi lo sa!
Grazie  delle recensioni e delle visite,spero sia stato di vostro gradimento.
Giusy,xx.
  
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