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Autore: Sherm    20/08/2012    5 recensioni
Come può un uomo essere capace di fare questo?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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16 Dicembre 1998.
Rosso. Tutto nella mia vita era rosso. Rosso sangue. Un rosso cremisi non troppo liquido ma neanche troppo denso. Il mio inizio, la nascita. Sono nata nel sangue. Il sangue di mia madre che mi partorì con tanta fatica e lottava contro la morte per colpa mia. E anche allora ero un peso. Una croce. Qualcosa per cui combatti ma che non vuoi veramente. Qualcosa per cui combatti per pena. O almeno per lui. Sotto questo punto di vista, avevo perso un genitore.
Mio padre non mi voleva, ero uno sbaglio. Un errore. Un incidente.
Per mia madre ero una benedizione.
La mia infanzia fu come un film della Disney. C’era un cattivo. Qualcosa per cui combattere. Gli eroi.
Ma i film della Disney finiscono tutti bene, con una grande canzone e la riappacificazione degli eroi e, ovviamente, la sconfitta del cattivo. Ma la vita non è un film, soprattutto non la mia.

22 Giugno 2006.
Sono cresciuta, nel sangue. Me lo ricordo, quel giorno. Seduta a tavola con la mia “famiglia”. Quella stessa famiglia che dopo pochi anni si sarebbero lamentati di me. Che mi avrebbero escluso. Che avrebbero inventato scuse per non vedermi. Mia madre era caduta. Aveva fatto un incidente. Era caduta da un aereo.
Ma questo non fermò mio padre. Dopo pochi mesi che mia madre uscì dall’ospedale, vidi ancora sangue. Non smetteva di scorrere. Anche nella mia mente c’era sempre quella visione di quel liquido rosso sul pavimento, sul muro, sul letto.

11 Febbraio 2012.
I miei genitori, ormai divorziati, non si parlano. Ma lui continua.
In un attimo la situazione degenerò e vidi mia sorella sbattuta contro un muro. Mia madre immobile.
E io? Io? Io ero solo capace di piangere. Ero solo capace di piangere. Mia sorella lottava. Mia madre aveva smesso di farlo tempo fa, guardando le proprie figlie morire davanti a lui, sia fisicamente che psicologicamente. Io? Ero patetica.
Stavo in un angolo a piangere mentre sentivo le grida e le bestemmie rilasciarsi nell’aria. Le mie lacrime non avrebbero aiutato.
E quando mia sorella stava per essere uccisa io cosa stavo facendo? Scappavo.
“Scappa, sorellina, mettiti in salvo. Non permettere che ti tocchi.” disse con la voce strozzata. La stava soffocando.
Mia madre scosse la testa, guardandomi. Io scappai in camera presi dei vestiti e l’essenziale e guardai quella scena orribile. Piangendo, scossi la testa verso mia sorella. Mia sorella mimò con le labbra un “Ti voglio bene” e un “Corri” E io aprii la porta scendendo i 5 paini di scale. Quando mi ritrovai nell’atrio non riuscii a pensare. Anzi, pensavo. Ma solo al rosso. Al sangue. Il sangue che conosccevo bene. Il sangue che aveva dipinto gli oggetti le pareti e il pavimento di casa per ben 20 anni. Corsi.
Fuori da quel residence.
Fuori da quell’incubo.
Ma nell’incubo ci vivevo, non potevo scappare. Nell’incubo ci vivo ancora.
Cosa sarebbe potuto accadere due giorni dopo? O due mesi? O due anni?
Chi mi può assicurare che non avrei più rivisto quel sangue? Quel rosso che aveva invaso ogni mio sogno e incubo la notte? Quel rosso che mi seguiva da sveglia o da addormentata.
La parte più brutta è che ci volevo vivere in quell’incubo.
Ci sarei vissuta per sempre, nel sangue.



Salve! Questa è una storia un po’ personale, nonchè la mia primissima pubblicazione qui su EFP. Non date caso ai verbi sbagliati, l'ho scritta alle due di notte, perdonatemi!
Spero vi piaccia! Baci, deepfede.
   
 
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