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Autore: Yuki Kiryukan    20/08/2012    3 recensioni
Rebecca Jane Callaway si è appena trasferita col padre a Dallas. Mentre si prepara ad affrontare il primo giorno alla sua nuova scuola, si è già abituata all'idea di trascorrere i prossimi anni che l'attendono nella noia e monotonia totale.
Solo in seguito capirà quanto sbagliate fossero quelle previsioni.
Solo dopo aver scoperto la verità sulla sua stessa esistenza.
Solo dopo aver intrecciato la sua vita a quella di Zach Hudson ed al suo, loro, segreto.
Dal cap 15:
"Che cosa stiamo facendo, Zach?" gli chiesi sulle labbra "Tutto questo non ha senso"
Lui si allontanò lentamente da me. Era serissimo "Deve averne per forza?"
"Noi dovremmo ucciderci" gli ricordai, per quanto doloroso fosse anche il solo pronunciare quella frase.
"E questo chi lo dice?" sembrava irritato. Si ostinava a non voler guardare in faccia la realtà.
Deglutii, mentre una lacrima mi rigava la guancia " Il nostro sangue"
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve, ed ecco a voi il capitolo 25! ^.^
Allora, devo dire, che di questo capitolo intanto non mi piace il titolo che ho scelto...Ma non riesco proprio a trovarne un'altro.
sarà il caldo... Non sapete che fatica scrivere i capitoli con quest'afa! >.<''
Non ho molto da dire a riguardo...è sempre un capitolo serio e ricco di pensieri...
Beh, Leggete e vedrete! ;)
Fatemi sapere quello che ne pensate! =3
A presto!
Yuki!

                                           Prima Dell'Inizio

 


L’espressione “mi è crollato il mondo addosso”,  non era nemmeno paragonabile al mio stato d’animo

Sentivo su di me, il peso dell’intero universo.

Quando chiudevo gli occhi, vedevo il viso di Zach, e la sua espressione combattuta nel momento in cui aveva detto che era finita. Sembrava che ci fossero diapositive nascoste dietro le palpebre che si divertivano a tormentarmi.

Non sarei riuscita a sopportare quella notte, se Amy non fosse venuta nella mia stanza, per consolarmi, e per piangere insieme a me.

   << Non l’ho nemmeno potuto avvertire… >> bisbigliò, con la testa poggiata al mio cuscino. Ovviamente, si riferiva a Ryan.  << Domani li attaccheremo. Ed io non… >>

  << L’ho fatto io >> dissi senza guardarla.

Lei sollevò il busto, visibilmente sorpresa   << Quando hai… >>

  << Zach è venuto qui… verso l’imbrunire di ieri >> le confessai.

La vidi sbiancare, ma non disse nulla. Parlò dopo diversi muniti di pesante silenzio  << E… com’è andata? >>

Feci un sorriso amaro, tanto che mi sembrò quasi di sentirne il sapore  << L’ho avvertito dell’attacco. E gli ho detto che lui e Ryan dovevano fuggire. Non centrano con quanto è successo. Ma lui non ha voluto ascoltarmi… >>

Sentii le lacrime pungermi la base degli occhi. Chissà come, riuscii a non farle debordare.

  << Io non posso proprio perdonare quei quattro per quello che hanno fatto >> continuai   << Per questo devo e voglio combattere. Ma volevo almeno che Zach fuggisse… Ma dovevo immaginarmelo che non mi avrebbe dato retta. Non è il tipo da scappare >> mi morsi il labbro inferiore 

<< Ha detto che io considero la missione più importante di lui >>

Infatti è così che deve essere

Amy corrucciò la fronte   << Non può fare certi paragoni! È da immaturo >>

  << Però, pensandoci, forse ha ragione. Io ho una morale, un senso di giustizia… e li ho messi davanti a lui, e all’amore che ci legava >>

La sua espressione divenne ancora più confusa  << “Legava?” >>

Quella volta, non riuscii a trattenere i lucciconi, che mi rigarono le guance  << Ha detto che è finita, Amy. Abbiamo scelto due fazioni opposte. O meglio, noi apparteniamo a due fazioni opposte >> feci una pausa  << No. Noi siamo opposti >>

Fui immediatamente travolta dalla crudele verità delle mie stesse parole.  << Già.. >> continuai  << Non poteva andare che così… >>

Fin dal primo momento. Dal giorno in cui lo trovai steso a terra. Da quando scoprii chi era lui e chi ero io. Anche quando, stando tra le sue protettive braccia, credevo che quell’illusione potesse continuare.

Amy mi abbracciò forte, e mi accorsi che anche lei stava piangendo, dal movimento ritmico delle sue spalle esili. Il suo, era un pianto silenzioso.

La abbracciai a mia volta.

  << Siamo state entrambe sfortunate >>  mi disse, tra i singhiozzi.

  << Amy… forse tu e Ryan potete ancora… >>

 << No >> mi interruppe lei, mentre la sua mano mi accarezzava la schiena, come a rassicurarmi  << Anch’io, come te ho una missione che devo portare a termine. Non ne sarò la protagonista, a differenza di te, ma non posso nemmeno lavarmene le mani. Quando vedo Mark in quelle condizioni… mi sento davvero capace di un omicidio… >>

Tirai in su col naso   << Ma…con Ryan... >>

  << Con Ryan è... è finita tempo fa... >> Capii che stava cercando di non scoppiare in un pianto disperato

  << Ma voi vi amate >> la contraddissi. Non era giusto che anche lei rinunciasse all’amore.

  << Anche tu e Hudson, no? >> Si allontanò da me, fissando i suoi occhi di smeraldo nei miei  << Inoltre, non ti lascerei mai affrontare tutto questo da sola. Come potrei? >>

Altre calde lacrime mi scesero sulle guance, ed Amy sorrise paziente  << Non piangere, Becky. Tutto questo è terribile, ma il peso che porti puoi dividerlo con me. Così sarà più facile >>

  << Grazie…Amy >> singhiozzai, ormai al limite.

Lei mi strinse la mano   << Nella battaglia di domani, ci faremo forza a vicenda. Non so come andrà a finire…ma sento che quando arriverà il momento critico…sapremo cosa fare >>

Annuì, continuando a piangere come una bambina. Mi addormentai così. Con Amy che continuava a rassicurami, come una mamma paziente, sebbene anche lei fosse bisognosa di conforto, tanto quanto me.

Sognai Zach, e la sua figura non mi abbandonò nemmeno quando mi svegliai la mattina seguente. 

Quello, sarebbe stato il giorno più brutto della mia vita. Ne ero sicura.

Di prima mattina, andai nel laboratorio medico a far visita a Mark. Lo trovai uguale a come l’avevo lasciato tre giorni prima. E provai la medesima stretta al cuore.

Soltanto i fastidiosi bip facevano da sottofondo alla mia visita.

Perdonami, Mark. Io facevo l’innamorata felice e contenta, e tu sei finito così. Ti prego, dammi la forza di impugnare quella spada, oggi.

È incredibile che tu debba sempre trovare una fonte da cui prendere coraggio

La voce fastidiosa mi schernì, come suo solito. Incredibilmente, ci stavo quasi facendo l’abitudine.

Cos’è, sei ancora insicura? Vuoi che altre persone si riducano così per spingerti a muoverti? Mark deve forse morire per farti decidere a sguainare la spada contro di loro?!

Un’ondata di rabbia mi investì, e la fronte mi si imperlò di sudore.

No. Non doveva permettersi di dire una cosa del genere. Io non avrei lasciato più nessuno soffrire o… morire.

Tutta quella storia…sarebbe finita quello stesso giorno.
 
 
La sede dello Scudo Rosso era così frenetica, e brulicante di agenti, che quasi stentavo a riconoscerla.

Una squadra di tiratori scelti ci avrebbe affiancati nell’attacco. La stessa che era capeggiata da John Constant. Immaginavo, che per loro, fosse una questione personale, oltre che una missione da portare a termine.

Mio padre era teso come una corda di violino. Quando veniva interpellato, o parlava con qualcuno, balbettava frasi sconnesse, capite solo da lui.

David era scuro in volto. Coordinava gli agenti con fare autoritario e bisbetico, ma sembrava perfettamente padrone dell’operazione.

Quando fu ormai tardo pomeriggio, a tutti vennero distribuite delle tute nere, simili a giubbotti anti proiettile.

Julia, invece, diede dei ricaricatori per le pistole ad ognuno tranne che a me. Rabbrividii nel riconoscerli. Erano i particolari proiettili contenenti il mio sangue.

Facevano sul serio. Dovevo saperlo, ma mi sentivo inquieta lo stesso.

Incontrai Kyle solo quando venne personalmente da me per fornirmi dell’arma con la quale avrei dovuto combattere.

Evitai tutte le volte che potevo di guardarlo in volto. Mi imbarazzava troppo.

L'arma che mi porse, era una spada diversa da quella con cui avevo tenuto i miei allenamenti.

  << Questa è una spada forgiata apposta per te >> mi disse lui, con tono basso e tranquillo, che mi irritò profondamente. Si comportava come se non fosse successo nulla il giorno precedente.

Sguainò l’arma, e mi mise sotto gli occhi la lunga lama affilata  << Guarda qui >>

E mi indicò una sottile rientranza nella lama, lunga quanto essa, che si assottigliava man a mano che ci si avvicinava alla punta dell’arma.
Sembra come…un piccolo canale.

  << In questa rientranza che vedi, devi far scorrere il tuo sangue >> mi spiegò Kyle  << Basta tagliarti il dito con la punta della spada, appena sotto il manico >> e mi indicò un’altro punto  << Così, non appena colpirai i Chimeri, quegli esseri saranno immediatamente contagiati dal tuo veleno >>

Rimasi a guardare l’arma con aria persa.

Vedendo che non mi muovevo, Kyle la ripose nella fodera di colore rosso acceso, e me la mise in mano  << È tua >>

La strinsi con la mano che tremava. Addirittura una spada simile…

Quella missione non permetteva possibilità di sconfitta.

Ma il peggio arrivò quando fummo tutti caricati sulle auto che ci avrebbero portati nel luogo del giudizio.

Durante l’intero viaggio, mi attraversarono la mente tutti i ricordi che avevo in comune con Zach. Dall’ inizio alla fine. E continuavo a pensare solo ad una cosa.

La missione l’avrei portata a termine. Questo è certo. Ma, se fossi stata costretta ad eliminare tutti i Chimeri, Zach compreso, allora l’avrei fatta finita anche con me.

Dopotutto, se non sarebbero esistiti più i Chimeri, la mia stessa esistenza sarebbe diventata inutile, no?

Mi sorpresi a sorridere, seppur flebilmente. Nonostante tutto, mi rendeva felice il fatto che la mia esistenza e quella di Zach fossero legate in modo così stretto.

Stavo stringendo così forte la spada che avevo in grembo che mi si arrossarono le mani.

Amy, seduta al mio fianco, nell’auto guidata da mio padre, mi strinse una mano, imponendomi di abbandonare la presa.

  << Se proprio devi stritolare qualcosa, stringi la mia mano. Credo che ti darà più soddisfazione >>

Le sorrisi, e feci come mi aveva suggerito. Non lasciai la sua mano per tutto il percorso, fin quando non fummo obbligate a scendere dall’auto.

Riconoscevo quel luogo. Percorsa l’angusta stradina asfaltata, la moderna ed ariosa villetta bianca sarebbe stata ben visibile.

Notai la squadra di tiratori sparpagliarsi nella boscaglia di quel luogo un tantino sperduto, e il mio ritmo cardiaco accelerò.

Quella era la realtà.

Concentrati, Rebecca. Sei fuggita abbastanza. Ora basta.

Per chi lo stai facendo?

Quella voce si ostinava a non abbandonarmi anche in un momento così delicato.

Per chi lo stavo facendo? Che razza di domande.

Melissa, il signor Constant, Mark, e chissà quante altre persone morte per mano dei Chimeri…

È  davvero così? Non fare l’ipocrita anche con te stessa. Loro sono solo una scusa e lo sai bene anche tu. Ammettilo che lo stai facendo unicamente per te

Mi sentii mancare a quell’affermazione.

Ma certocontinuò la voce   “ Per rimediare all’odio di David verso di te. Per paura che tuo padre possa disprezzarti. Non puoi deluderti vero? Solo così ti apprezzeranno. Ah, e poi, ci sei tu. Hai scoperto che cosa sei. Non puoi andare contro… te stessa. Lo fai per te. Unicamente per te”.

No. Non era vero.

Blasfemie.

Non avevo mai, nemmeno lontanamente pensato ad una cosa del genere!

Avevo sempre creduto che quella fosse una voce immaginaria nella mia testa, una specie di coscienza, che mi tormentava, approfittando del mio stato emotivo ridotto a pezzi.

Ma come poteva una voce immaginaria, parlarmi con tanta arroganza, di cose che non avevo nemmeno mai pensato?!

Non poteva venirmi a dire che lo stavo facendo unicamente per me.

Non potevo uccidere Zach per  mio compiacimento.

Non aveva senso. Il cuore accelerò i battiti.

Chi sei tu?

Chiesi, sentendomi una perfetta stuoida, a qualcuno nella mia testa, che non si degnò di rispondermi.

  << Ecco la casa! >> disse qualcuno.

Eravamo vicini. Tremendamente vicini.

Derek, a qualche metro da me prese in pugno la pistola. Fu successivamente imitato da diversi agenti, comprese Susan e Gwen. Kyle estrasse la sua spada. Amy non fece nulla. Si limitava a rimanermi di fianco.

Quando fummo distanti solo qualche metro, potei scorgerli.

Erano tutti in fila. Da sinistra a destra: Adam, Lilith, Ryan, Zach, Misa ed Alyssa.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Ci stavano aspettando.

Io l’avevo avvertito! Gli avevo detto di scappare. E lui, loro che facevano?!

David, in testa al nostro gruppo si irrigidì, e si fermò a diversi metri di distanza dallo schieramento nemico.   << Che sgradevole benvenuto >> commentò acido.

Zach scrollò le spalle  << Ci comportiamo da perfetti padroni di casa >> gli rispose a tono, ma guardava me.

Avevo osservato quegli occhi solamente il giorno prima, ma mi sembrava di non vederli da una vita.

  << Deduco che siate a conoscenza del motivo per cui siamo qui, dunque >> continuò David, impassibile.

Zach fece spallucce, permettendosi addirittura di sorridere   << Posso provare ad indovinare. Perché intanto non mi da un indizio, nonnetto? >>

Ma era scemo? Lo stava sfidando? Voleva proprio morire?!

David si irritò. Una vena sulla sua tempia prese a pulsare   << Omicidio multiplo aggravato, tanto per cominciare. Dimmi, ti dice qualcosa? >>

Zach si grattò il mento   << Vediamo… non so… per esempio? >>

  << Per esempio l’uomo, nostro agente, che avete brutalmente ucciso tre giorni fa, tralasciando l'infinita scia di sangue che vi portate dietro >>

Zach continuava a sorridere  << Oh, adesso mi sembra di ricordare. Non poteva essere così chiaro fin da subito? >>

Non lo riconoscevo più. Che fine aveva fatto lo Zach che conoscevo io? Era calato nella parte del nemico spietato fino a quel punto?!

  << Quindi vi assumete la piena responsabilità delle vostre azioni! >> tuonò David  << Non avremo scrupoli a massacrarvi tutti! >>

  << Ve ne siete fatti fin troppi di scrupoli, fino ad ora >>  Adam fece un passo avanti  << Perché invece di continuare ad abbaiare, non ci fate vedere di che pasta siete fatti? >>

Dopo di quello, David perse del tutto la pazienza. Cacciò dalla cintura che potava alla vita una massiccia pistola, e sembrava intenzionato a scaricargli contro l’intero caricatore.

Poi, sentii un brusio intorno a me.

Capii solo successivamente che si trattava del brusio prodotto dalle ricetrasmittenti di cui alcuni degli agenti che componevano il nostro gruppo, erano dotati. Mio padre compreso.

Stavano ricavando qualche informazione.

Dopo qualche secondo, vidi David abbassare la pistola di qualche centimetro  << Mi correggo >> disse, ed ebbi il sospetto che la sua voce stesse tremando    << L’omicidio di ben due agenti della nostra organizzazione… Questo ci autorizza ancor di più a staccarvi quella maledetta testa >>

Mi sentii persa. Aveva detto due…?

Due?!

Vidi mio padre girarsi in mia direzione. Guardò prima me, poi Amy e i miei compagni di scuola che mi circondavano  << Mi dispiace ragazzi… mi dispiace così tanto… >> farfugliò, visibilmente sconvolto   << Ci…ci hanno appena informato >> si massaggiò il mento con fare nervoso. 

Non volevo sentire. Qualsiasi cosa stesse per dire, non volevo sentirla. 

Avevo troppa paura di sapere di cosa si trattasse.

  << Non ce l’ha fatta… >> biascicò poi lui, bianco come un cencio  << Mark… Mark è appena deceduto >>
  
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