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Autore: izayoi007    04/03/2007    7 recensioni
Questa volta una one-shot.
Ichigo potrà essere mai davvero felice? E se sì, con chi? La sua vita sembra perfetta ma nasconde un segreto che solo pochi conoscono...
Come al solito aspetto un sacco di commenti!
A TUTTI QUELLI CHE L'HANNO GIà LETTA: LA STORIA HA SUBITO DELLE MODIFICHE, SIETI INVITATI TUTTI A RILEGGERLA E, SE POSSIBILE, ESPORRE IL PROPRIO PENSIERO SULLE NUOVE MODIFICHE.
Baci Baci Izayoi007
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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One-shot
 
 
 ADESSO, VOGLIO SOLO TE


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Mia Ikumi e Reiko Yoshida; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

- P-pronto? - la sua voce, dall'altro capo del telefono, gli giunse bassa e rotta dai singhiozzi, facendogli, ancora una volta, stringere il cuore in una morsa d'acciaio.
- Ichigo...sono io...- le rispose, il tono basso e fermo, come al solito: lui non era certo il tipo da lasciar trasparire una qualsiasi sorta di emozione.
- Oh...!Shirogane-kun...sei tu! - mormorò lei; la sorpresa nel sentirlo, traspariva abbondantemente.
- Sì...- secco e asciutto, monosillabico come pochi.
- D-dimmi, cosa posso fare per te?- il cambiamento fu immediato, falsamente gentile e tranquillo, il suo tono di voce, era solo il fantasma di ciò che lui ricordava come quello di cui si era innamorato tanti anni prima.
- L'ha fatto di nuovo...vero? - diretto, semplice e conciso, forse non avrebbe dovuto essere tanto duro, lei non lo meritava: aveva scelto quella vita solo con il desiderio plausibile di essere veramente felice, solo con la convinzione che con lui lo sarebbe stato, solamente con la voglia di celebrare il proprio amore verso di lui con un il rito sacro del matrimonio di tre anni prima.
Strinse i pugni a quel pensiero: diavolo, Ichigo alla fine lo aveva davvero sposato, senza che lui potesse in alcun modo impedirlo, se l'era lasciata sfuggire come la sabbia che ti scivola via dalle dita, trasportata da un flebile alito di vento...
- N-no! I-io...ho solamente avuto una brutta giornata...- sospirò, lei sapeva perfettamente che Ryou non era così ingenuo...
Sapeva che non le avrebbe mai creduto...
Sapeva che lui sapeva...
- Dove sei? - da come glielo aveva chiesto, Ichigo capì subito che non l'aveva bevuta.
Ormai tutti loro sapevano, tutti loro erano a conoscenza del suo piccolo segreto, tutti i suoi amici le avevano consigliato di lasciarlo, ma lei non aveva voluto, convinta sempre che lui sarebbe cambiato, che sarebbe tornato ad essere il Masaya che aveva conosciuto da ragazzina, il dolce, gentile, premurosa ragazzo d'oro della sua prima ed ultima cotta.
Si lasciò sfuggire un altro singhiozzo, era sicura che il biondo dall'altro capo del telefono l'avesse sentita: lui era stato quello che si era arrabbiato di più, quando era venuto a saperlo, quando aveva visto in che stato era.
- Shirogane-kun...ti assicuro che sto bene...non c'è bisogn...-
- Dove sei?! - la sua voce si fece più insistente.
- A casa...-  sussurrò afflitta.
- Lui c'è? - non che gli importasse sul serio, però era meglio non avere troppi intoppi al momento.
- No, sono sola...-
- Ok, fra poco sono lì...- neanche il tempo di controbattere, il telefono cominciò ad emettere il consueto suono di chiamata "occupata".
Pigiò il tasto rosso del suo cellulare e dopo averlo fissato per qualche istante, lo getto sul letto.
Anche se non avrebbe voluto che il ragazzo la vedesse ridotta in quello stato, in fondo, era felice che lui la venisse a trovare, era davvero contenta che Shirogane venissi lì per lei.
Da molto tempo ormai si era accorta che nonostante provasse qualcosa di profondo verso Masaya, Shirogane occupava sempre un posto importante nel suo cuore.
Ricordava ancora la sua reazione quando, era successo la prima volta:  lei era scappata al caffè, ritrovando tutte le sue amiche e i due ragazzi americani.
Di sicuro non ne era stato entusiasta, e quando lei aveva affermato di non volerlo lasciare, il biondo aveva sgranato gli occhi e guardandola male, le aveva dato della stupida.
Quanto aveva ragione...era stata solo una povera sciocca sognatrice...
Ma Ryou non l'aveva comunque lasciata, aveva continuato a starle accanto.
Lui eri lì, tutte le volte in cui aveva bisogno di conforto e di una spalla su cui piangere...
Lui era lì, quando aveva avuto bisogno di cure...
Lui era lì, quando era talmente stanca e malata che non si reggeva in piedi...
Lui era sempre lì...c'era sempre stato, ed era sicura che ci sarebbe sempre stato anche in futuro.



Eccolo: ormai riusciva a scorgere la casa, anzi, la villa in cui lei e Masaya erano andati a vivere in seguito al matrimonio.
Con rapidità, una volta davanti al cancello della grande abitazione bianca, scese dalla moto e si levò il casco.
"Il lavoro di ministro dell'ambiente frutta parecchi soldi, a quanto pare..."
Fu questo il primo pensiero del ragazzo, fermatosi un momento a rimirare il luogo: quella era una delle ville più grandi e ben curate della città.
Munita di un giardino-parco da favola, quella reggia era tutto ciò che un uomo potesse desiderare.
Quello era l'esatto esempio di avidità e arroganza umana. Simbolo della ricchezza, motivo di vanto e insensato paradosso della vita di un ambientalista convinto.  Lodato per le proprie idee e convinzioni, Masaya era il prototipo di uomo, marito e padre perfetto: ricco, bello ed intelligente. Amante incallito della natura, faceva costruire una villa dalle mastodontiche dimensioni, proprio al centro di una zona considerata protetta.
Sorrise di sbieco, consapevole di essere di molto superiore a lui: certamente non era inferiore in quanto ad intelligenza e fattore culturale, era tra gli uomini di successo più ricchi e famosi del mondo e, di sicuro, il fascino e la bellezza non gli mancavano...
A meno che, qualcuno possa ritenere di sgradevole aspetto uno che probabilmente è il simbolo fisico della bellezza. Una strana ed eccitante combinazione di un qualcosa di angelico e, allo stesso tempo, lussurioso.
Un mix di sfacciataggine e serietà, calore e freddezza...qualcosa di umanamente incomprensibile...
Riprese a camminare, dirigendosi a passo spedito e sicuro verso l'entrata.
Venne accolto dal maggiordomo di fiducia della ragazza, l'unico che le fosse di un qualche conforto, dentro quella prigione dorata, che lo indirizzò verso la camera della ragazza.
Preferì proseguire da solo, non si fece scortare da lui.
Una volta arrivato davanti alla porta della camera di lei, bussò delicatamente.
- Avanti! - la sua voce gli giunse ovattata dall'interno della stanza.
Quando fu dentro, la prima cosa che notò fu proprio lei: vestita con una semplice camicia da notte di seta rosa, lunga fino a metà coscia, sostenuta da un paio di sottilissime e bianche bratelline, una delle quali era scivolata lungo l'esile spalla e ricadeva mollemente sul suo braccio.
Se ne stava seduta scompostamente sullo stipite, piuttosto largo, della grande finestra della camera da letto matrimoniale, lo sguardo tristemente puntato al di fuori di quel mondo fittizio e spregevole che la circondava.
I raggi solari forti e lucenti del mattino la illuminavano di nuova luce, in contrasto con la sua figura stanca e sofferente.
La pelle nivea e liscia era percorsa alternativamente da piccole e grandi escoriazioni, lividi, tagli e quant'altro.
Quando si voltò verso di lui, poté notare anche un grosso livido sul suo bell'occhio destro: accidenti, com'era ridotta stavolta!
Quel bastardo l'aveva rifatto, aveva osato toccare nuovamente la sua Ichigo.
Lei gli sorrise, un sorriso dolce e tristissimo che riservava solo a Shirogane.
- Ciao...-  proferì solo, prima di alzarsi e dirigersi verso di lui.
Senza che ne capisse il motivo, o avesse un qualsiasi modo di reagire, lei gli portò le braccia al collo e quasi subito lo baciò con passione.
- Ti ringrazio di essere venuto...- gli soffiò, a pochi centimetri dalle labbra, rivelandogli un inconfondibile odore di alcool.
Ora era chiaro il motivo di quel gesto. Ed altrettanto, la presenza di quelle bottiglie vuote, sotto la finestra che prima, poiché nascoste nella penombra della lunga tenda bianca, non aveva notato.
- Sei ubriaca...- proferì schietto, staccandosi da lei.
Ichigo sorrise furba, per poi passare ad un una vera e propria risata sguainata, con il capo reclinato all'indietro.
Si sentiva leggere, euforica come non mai, non sentiva il peso della testa sulle spalle, nè i suoi pensieri, nè i soliti problemi che l'affliggevano di continuo.
- Può darsi...- rispose, riavvicinandosi e percorrendogli lentamente il petto con le dita - ...ma che importa...tanto a lui importa solo che io me ne stia qui buona buona tutto il giorno e che sia qui pronta, a sua disposizione, la sera, per la consueta trombata notturna! - esclamò, allargando le braccia.
- Ora basta Ichigo! Dannazione, è ora che questa storia finisca, non puoi andare avanti così, prima o poi ti ammazzerà! - esclamò, prendendola per le spalle  e scuotendola leggermente.
Di nuovo un sorriso, uno di quei suoi sorrisi così dolci e sereni.
Come stava bene in sua compagnia, si sentiva talmente bene che dimenticava tutto il resto.
Era stranamente agitata e contenta quando sapeva che lui sarebbe andato a trovarla e sentiva il cuore battergli furiosamente nel petto, ad ogni suo sguardo, quasi fosse un tamburo impazzito.
- Ti preoccupi per me...- sussurrò, carezzandogli delicatamente una ciocca di capelli biondi che gli si adagiava sul viso -...come sei dolce...avrei dovuto sposare te...non lui...- concluse, mentre il suo sorriso si trasformava in una smorfia sofferente.
Con uno scatto, corse nel bagno adiacente alla stanza.
Ryou era in grado di sentire il rumore dei conati di vomito che emetteva.
Quando giunse in bagno, la trovò seduta per terra, davanti al water, gli occhi chiusi, con il gomito appoggiato al bordo della tavoletta mentre con la mano, tra i capelli rubino, si sorreggeva stancamente il capo.
Le si avvicinò, inginocchiandosi davanti al lei le prese la testa fra le mani.
- Basta...- le sussurrò -...tu vali molto di più...- era serio, come non lo era mai stato con lei.
- Hai ragione, valgo quel tanto che basta in più, per permettermi di essere la sua valvola di sfogo quando torna dal lavoro, tanto da permettergli di picchiarmi fino a che non perdo i sensi....- ribatté, mordendosi il labbro inferiore, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime che lei cercava disperatamente di reprimere, mentre il suo cuore cedeva ancora una volta allo sconforto più nero.
- Diavolo Ichigo, sai perfettamente che intendo! Sei una persona meravigliosa, hai preso persino la laurea in medicina! - Ryou ricordava perfettamente la felicità della rossa, il giorno che era entrata nel caffè, sventolando quel pezzo di carta stampata che testimoniava il suo successo.
Peccato non avesse mai avuto modo di sfruttarla, Aoyama l'aveva costretta a rinunciare al lavoro.
Ma ora lui la rivoleva, rivoleva quella ragazza piena di gioia e vitalità di un tempo, rivoleva la donna di cui si era innamorato.
Senza più dire parola, si alzò e sparì all'interno della camera, ritornò poco dopo in mano una lunga giacca nera.
Gliela mise in dosso e, nonostante le sue accese proteste, se la caricò in spalla e uscì da quella villa.
Una volta fuori, la fece salire sulla moto e vi salì anche lui, intimandole di reggersi, per poi partire a tutta velocità.
Quando scesero, Ichigo si guardò attorno spaesata; non conosceva quel posto, sembrava una clinica privata.
Il biondo la guidò fino all'entrata, dove vennero accolti da un uomo anziano, piuttosto corpulento che sorrise al giovane, salutandolo cordialmente; era evidente che quei due si conoscessero.
- Buon giorno, signorino Shirogane...posso fare qualcosa per lei? - domandò gentilmente, guardandola incuriosito.
- No grazie, vorrei solo far fare un giro alla mia amica...- spiegò vago
Il medico, perché non era altri che un dottore, assentì con il capo e si fece da parte, lasciandoli passare.
Presero a vagare per i corridoi silenziosi di quel posto e Ichigo si sentì stranamente a disagio.
- Shirogane-kun, mi spieghi dove mi stai portando? - domandò, leggermente irritata, dal suo comportamento misterioso, per di più si sentiva in imbarazzo, visto che sotto quel sottile cappotto non aveva altri che una succinta camicia da notte.
Lui non rispose ma si fermo d'innanzi a quella che doveva essere una delle camere di un paziente.
- Quella è una ragazza che hanno portato qui quattro giorni fa: è stata picchiata dal marito tornato ubriaco dal bar, ora è in coma e i dottori sostengono che non ce la farà...- spiegò celermente.
Ichigo scrutò la piccola figura stesa sul letto, ridotta in condizioni pietose e tenuta in vita da un macchinario.
Improvvisamente si sentì in angoscia e desiderò con tutto il cuore che lei si svegliasse, poiché era ingiusto, poiché non doveva subire passivamente una sorte che non si era scelta da sé, ma che qualcun altro aveva scelto per lei.
Si stupì di ciò che stava pensando...
Lei la capiva, riusciva a comprendere il dolore che doveva aver provato quella povera ragazza, ma nonostante provasse pena per lei, non riusciva a ritrovarcisi in quella situazione.
Forse perché lei, la sua sorte, se l'era scelta da sola e la subiva senza ribattere in alcun modo?
Ed allora....era per quello che quel ragionamento non lo faceva anche per il suo caso?
Perché le sembrava di essere estranea a tutta quella faccenda?
Le pareva di essere una spettatrice che segue inerme lo scorrere e gli eventi della propria vita, come se seguissi un film alla tv.
Vide Shirogane riprendere il cammino, e lo seguì senza fiatare.
Scesero al piano inferiore, in una zona completamente differente dalle altre; li l'odore del disinfettante era più forte e deciso, non vi era nessuno ed era un luogo incredibilmente cupo e tetro, in cui faceva incredibilmente freddo.
Il biondo si diresse verso una stanza ed estrasse una cartelletta da un archivio.
La studiò per qualche istante, dopodiché si avvicinò ad una delle porticine che vi erano incastonate nella parete di fronte, e che lei non aveva notato prima.
La aprì, tirando fuori una specie di barella su cui vi era adagiato qualcosa, coperto da un lenzuolo.
- Avvicinati...- bisbigliò lui, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.
Titubante, Ichigo si avvicinò.
Quando fu sufficientemente vicino, l'americano sollevò il lenzuolo, scoprendo ciò che nascondeva.
Non appena lo vide, la rossa sussultò e stava per mettersi a gridare dal terrore, quando sentì la mano del biondo posarsi sulla sua bocca.
- Miyuki Mazaua, trent'anni, sposata, tre figli, morta, squartata dal marito perché si era rifiutata di andare a letto con lui...- sentì il soffio caldo di lui sul collo mentre parlava.
Perché gli procurava un tale piacere?
Per quale motivo desiderava ardentemente che lui la baciasse, che posasse le sue morbide labbra sulla pelle del suo corpo?
Nonostante quella situazione, di misto fra inspiegabile piacere e orrore, di fronte a quella visione, decise di contrarsi su quello che gli stava davanti: decisamente la spaventava di più quello che si agitava nel suo animo, piuttosto che quella macabra visione.
Tornò a prestare attenzione a ciò che era posato su quella barella e non riuscì a reagire, quella visione l'aveva sconvolta; riusciva solo a starsene lì e a guardare, con gli occhi sbarrati, il corpo martoriato di quella donna.
Per un momento, vide se stessa, lì, al posto di quella donna, con la gola sgozzata, il petto squarciato e il resto di un indefinibile ammasso di carne e budella.
Un brivido freddo le percorse la schiena e l'idea di ciò che poteva accaderle, se non avesse cambiato vita, la fece vacillare.
-...Tu non vuoi finire così...vero Ichigo?! - un altro sussurrò. Lei assentì, terrorizzata, con il capo.
-...Non vuoi fare la fine di questa donna...vero Ichigo?- altro assenso.
-...ed allora cosa aspetti? Non vuoi essere felice, non vuoi poter vivere serenamente, con qualcuno che ti ami veramente accanto? - ancora una volta la sua testa si mosse dall'altro verso il basso, con un movimento lentissimo.
Finalmente capì, comprese cosa avrebbe dovuto fare e si arrese all'evidenza: il suo Masaya non sarebbe più tornato quello di un tempo.
Capì anche il motivo del perché non riusciva a reagire: la paura.
Ma non la paura di quello che sarebbe potuto accaderle se lui si fosse arrabbiato sul serio.
La paura di rimanere sola, di essere abbandonata e di non riuscire a sopravvivere alla solitudine.
Ma ora, accanto a sé, aveva una persona speciale, qualcuno che non l'avrebbe mai lasciata sola, qualcuno che le voleva davvero bene...e che finalmente aveva capito non essere, per lei, solo quello che aveva sempre considerato un buon amico...
Ryou la lasciò andare e lei si voltò a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime.
- Mi aiuterai? - chiese flebilmente, guardandolo nei suoi di ghiaccio.
- Certo...- affermò sicuro, sorridendogli appena. Anche lei sorrise, sorrise come non faceva da anni scaldandogli il cuore, avvolgendolo in un caldo abbraccio amoroso.
Rimisero tutto a posto e lasciarono quel luogo di morte e tristezza.
Shirogane decise che non era il caso di riportarla a casa, si diresse dunque verso il caffè, ben sapendo che Keiichiro non ci sarebbe stato.




Ben  presto giunse la sera e Ichigo, dopo essersi fatta una doccia e cambiata con degli abiti di lui, si stava godendo, sul terrazzino del secondo piano, il delicato e fresco venticello notturno d'estate.
- Si sta bene questa sera...- nemmeno si voltò, sapeva bene a chi appartenesse quella voce.
- Già...- confermò pacata, sorridendo ampiamente.
- Questa è la prima volta in tre anni che passo la notte fuori da casa mia...- affermò, dopo qualche minuto di silenzio.
- ...E non mi ricordo l'ultima volta che mi sono sentita così bene...- continuò, voltandosi verso di lui con una vera espressione felice.
Finalmente, ora che lo guardava, capiva il motivo della sua gioia ed agitazione, ora che lo l'aveva davanti, comprendeva cosa fosse tutta quell'agitazione nel suo cuore.
E finalmente si sentì pronta ad ammettere ciò che provava.
- Ne sono contento...- ammise lui, con voce calma e bassa, appoggiandosi alla ringhiera del balcone.
- Shirogane-kun...tu credi che troverò mai la felicità...magari con qualcuno che possa amarmi sul serio? - chiese, facendolo sobbalzare.
- Questo dipende da te...- rispose, alzando lo sguardo sulla luna piena e tonda.
Si sentiva sereno, ora che lei era al suo fianco, al sicuro.
- Dipende da me? - gli fece eco la ragazza, guardandolo interrogativo.
- Certo, siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro...con le nostre azioni ed i nostri desideri...tu, adesso, cosa vorresti? - domandò, volgendosi verso di lei.
Ichigo lo scrutò per qualche istante, arrossendo impercettibilmente, gli sorrise avvicinandosi e dopo essersi messa in punta di piedi, inaspettatamente lo baciò.
Fu un bacio delicato, casto e sincero.
Dopo un attimo di smarrimento, Ryou, sentendosi prendere da un'ondata di felicità travolgente, rispose al bacio, approfondendolo, con tutto il sentimento di cui era capace.
- Adesso, voglio solo te....- sorrise e si baciarono di nuovo.
  
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