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Autore: Letiziadassie    21/08/2012    1 recensioni
Aprii gli occhi, avevo la vista annebbiata, ma ricordo chiaramente un ragazzo accovacciato su di me. I suoi occhi blu mare pieni di lacrime, gridava aiuto. Ma nonostante fosse sporco di terra e terrorizzato, avrei giurato che fosse un angelo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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27.8.2011
 
"Papà, non sei stanco di guidare?”
"Un po'. Ma non ci fermiamo, voglio arrivare a Dublino entro stasera
Mio padre era un.. sinceramente non avevo capito cosa faceva esattamente, so solo che doveva girare per il mondo, infatti io giravo con lui. Mi mancava la mia terra, la California, ma con mio padre sarei andata in capo al mondo.
Quella sera dovevamo andare a Dublino e stavamo passando per una cittadina chiamata ‘Mullingar’, carina.
Parlavamo, era il mio migliore amico oltre ad essere mio padre, avrei fatto di tutto per lui, e lui avrebbe fatto lo stesso per me. Lo si leggeva in faccia che era stanco ma non voleva perdere l’affare quindi lo lasciai proseguire a patto che arrivati a destinazione si sarebbe riposato.
"va bene, ma quando siamo a Dub.. PAPÀ! ATTENTO
 
fuoco.
 
fumo.
 
sangue.
 
 
Aprii gli occhi, avevo la vista annebbiata, ma ricordo chiaramente un ragazzo accovacciato su di me. I suoi occhi blu mare pieni di lacrime, gridava aiuto. Ma nonostante fosse sporco di terra e terrorizzato, avrei giurato che fosse un angelo.
 
"Si riprenderà?"
"Penso di sì, ha subito un trauma molto violento ma fortunatamente un ragazzo stava passando da quella strada e ha chiamato in tempo i soccorsi.
"Tra quanto si risveglierà?”
"Presto. Toglili la flebo e disinfettale le ferite." ordinò la voce maschile.
La porta si chiuse e io aprii gli occhi lievemente. Una ragazza bionda stava scostando la coperta per cominciare a disinfettarmi i tagli sulle gambe. Bruciava, quindi gemetti. Lei si accorse che ero sveglia e mi guardò con compassione
"Ciao, io sono l'infermiera Cooper."
Non dissi niente, ero troppo confusa. Dov'era mio padre?
Cos'era successo?
Lei mi scrutò un istante dopodiché ricominciò a bendarmi.
"M-mio padre?" chiesi con tutta la forza che avevo in corpo.
"Lui è..” cominciai a piangere.
..in coma" continuò dispiaciuta la ragazza.
Ebbi un tuffo al cuore. lacrime scendevano lentamente rigandomi il viso.
 Pensavo di essere forte, ma non lo ero abbastanza e a quanto pare non lo era stato nemmeno lui. L'infermiera uscì ed entrò un dottore che mi spiegò la situazione.
“Tuo padre è in coma, non sappiamo se e né quando si risveglierà. Comunque noi lo terremo qua, non si può spostare da nessun’altra parte. Riguardo a te hai subito una forte commozione celebrale ma ti rimetteai presto.” Parlava come una macchinetta, era neutro, nessuna emozione, non sembrava un uomo.
Io annuivo cercando di trattenermi dal piangere, ero persa, sola al mondo.
Il dottore mi avvisò che sarebbe arrivata l’assistente sociale per alcune domande dopodiché uscì.
Arrivò una donna robusta, sui 50 anni, capelli rossicci e occhi marroni, era l’assistente sociale. Ispirava simpatia.
"Allora.. ho solo bisogno di qualche conferma. Tu sei Nicole Dylan Solej ed hai 18 anni. Sei californiana giusto?” chiese sorridente.
Annuii perplessamente. Vidi che aveva in mano il mio passaporto e quello di mio padre, mi si strinse la gola. "Tuo padre è John Michael Solej, 45 anni." disse più cautamente.
 sospirò e poi chiese:"Tua madre?"
 Un'altro tasto dolente, mio madre ci abbandonò alla mia nascita
"n-non lo so, lei non c'è più.”
 
"Non hai famigliari da avvisare?" chiese.
"No, ho solo mio padre.. o meglio, avevo.”
"va bene, ti troveremo una sistemazione provvisoria. Tua padre deve restare qui e quindi anche tu suppongo.”
Annuii e la donna uscì.
Le lacrime ricominciarono a scendere e io scoppiai in un pianto liberatorio.
Smisi quando vidi che sulla soglia della mia porta c'era un ragazzo.
"se vuoi ripasso dopo." mi disse.  "no entra pure." sussurrai asciugandomi gli occhi.
Scrutai meglio il ragazzo:
Biondo, statura media, sui diciannove anni.
Mi soffermai sulla faccia, lo riconobbi, non si scorda il viso che è stata la tua ultima speranza.
"Sei il mio angelo." sussurrai ma lui mi sentì perché sorrise e mi abbracciò. Ricominciai a piangere nell'incavo della sua spalla e lui all'orecchio mi sussurrò: " ..e tu la mia principessa".
staccammo dopo che ebbi finito di piangere. Quel ragazzo non sapeva quanto gli fossi riconoscente.
"Io sono Niall Horan." disse allungando la mano verso di me.
"Piacere, Nicole." dissi rispondendo alla stretta di mano.
"Mi hanno detto della situazione di tuo padre.. Mi dispiace." sussurrò.
Io non dissi niente.
"Ho sentito anche che ti stanno cercando una sistemazione qua vicino. Mi sono offerto di ospitarti, almeno finché tuo padre non si sveglia. Vivo con mio fratello Greg a cinque minuti da qui. Lui lavora in un negozio e io sono in un gruppo con altri quattro amici, siamo una band.”
Più lo guardavo e ascoltavo e più mi convincevo che quel ragazzo era il mio angelo.
“Allora verrai da me, ovviamente se a te va bene.”
Sorrisi riconoscente.
 
  
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