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Autore: NuvolettaRosa    21/08/2012    0 recensioni
Arianna e Rossella, due giovani sorelle, sono inseguite da un sogno: aprire un negozio di vestiti, e fare le stiliste. Ebbene si, ci riusciranno, ma qualcosa di misterioso e soprannaturale, ribalterà tutto...
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano li. Le due "sorelline"... Ma come si potevano permettere di profanare la mia dimora? Avevo gli occhi rossi di rabbia e stavo per urlare. Peccato che nessuno mi potesse sentire. Osservavano incredule il mio negozio. La mia casa. Cosa avevano in mente? Qualsiasi cosa sia stata, mi sarei vendicato, con le buone o con le cattive. Preferibilmente, con le cattive. Sgusciai lentamente dentro il negozio. Al buio del mio punto di riferimento. Stucco cadente, vetri rotti ovunque, carta da parati rovinata. Perché volevano cambiarlo? Era bellissimo cosi com'era, e mi sarei preso la mia parte, giurando su mia madre. Le avrei sterminate. Stupida razza umana. Esseri viventi insignificanti. Capaci di rovinare ciò che è il mondo. Il bellissimo mondo. Capaci di rovinare e basta. Ero arrabbiato. Sapevo che avrei riconquistato il mio territorio, ma l'unico pensiero al momento nella mia testa, era eliminarle. Sul colpo. Farle cadere a corpo morto. Ma volevo una morte lenta, e dolorosa. Per loro. Scacciai i pensieri e incominciai a fissarle intensamente. Quel faccino cosi bello, bello e felice, presto, si sarebbe trasformato in una morsa di terrore. Ah, non vedevo l'ora. Prestai attenzione ai loro discorsi: -Rossella!!! Non vedi, è bellissimo. Dobbiamo solo ristrutturarlo. Ordinare merce e avremmo finalmente la nostra bella impresa!- Disse euforica la prima. Era rivolta alla ragazza accanto, Rossella. -Io ancora non ci credo, non vedo l'ora di iniziare con le ristrutturazioni. Arianna, sono felicissima.- Rispose. Allora, le due ragazze... erano Arianna e Rossella. Interessante. Non gli restava molto da vivere. Avrei seguito Le ristrutturazioni e i lavori. Mentre la mia mente elaborerà un diabolico piano, ma, lasciamo scorrere il tempo, non c'è fretta, non esiste. Guardai ancora le due ragazzine. Fecero il primo passo verso il negozio. Potevo immediatamente risucchiarle in un buco nero. Ma non mi pareva necessario. Provavo una certa tenerezza. Cosi giovani e piene di vita. Ma anche un filo di disprezzo. Io ero morto molto giovane. Ero appena sposato e lasciai una moglie e due bei gemellini. 200 secoli or sono. Quando mia moglie morì. La cercai, e lei non mi volle vedere, ha detto che ero stato cattivo e crudele, che avevo pensato solo a me stesso, e lasciai la mia famiglia al vento. Non era colpa mia, se quello sparo mi trafisse e cadi a terra. Mi accasciai senza respiro. Tutt'ora sono sopraffatto da un ira funesta. Che non riesco a smaltire. Forse, quelle due ragazzine, erano quelle buone. Due piccole esche ingenue. Avrei aspettato il momento giusto. Qualche giorno dopo le ragazze piombarono in negozio con alcuni uomini muscolosi, con elmetti in testa. Erano pieni di palette, vernice rosa ed altri aggeggi. Ero un fantasma, non mi poteva vedere nessuno mi poteva sentire ne vedere, allora, ne approfittai per rovesciare alcuni barattoli di vernice. Con un colpo secco la vernice aperta cadde a terra e sporcò tutto il pavimento. -Eh? Oh, è caduta della vernice, cominciamo bene...- Sospirò Rossella alzando gli occhi al cielo. Stavo cominciando a fare casino. Rovesciai frettolosamente una bottiglia d'acqua aperta, e il contenuto si rovesciò sul pavimento. Poi, cautamente, lanciai un martello al muro, che prontamente, si spaccò. Le ragazze e gli operai erano in piena crisi. -Ma che cavolo sta succedendo?- Sbottò furiosa Arianna. Rossella si stava mettendo a piangere. -E' tutto un disastro...- Disse singhiozzando. Ero soddisfatto, ma, per un po, le avrei lasciate perdere. Sgattaiolai fuori all'aria aperta. Ricordai vagamente un parco non lontano dalla mia postazione. Chissà che fine avesse fatto. Mi guardai intorno. Solo aggeggi moderni e persone felici che camminavano con una fortuna di buste in mano. Le guardai negli occhi. Volevo anche io essere felice come loro. Raggiunsi lentamente il parco. Ma non vidi ciò che mi aspettai. C'era una statua. Una schifosissima statua. Ma se questo era il volere degli umani... per me andava bene tutto, o quasi. Girovagai per la città per alcuni mesi. Senza una meta, aspettando che il negozio si mettesse in attività. L'attesa era lunga e noiosa, ma dopo un po, finalmente, tornai per vendicarmi. Mentre ero per strada mi venne una brillante idea: avrei preso il corpo di Rossella. E sarei stato di nuovo felice. Sarei stata Rossella. Sarei stata femmina, si, però, sarei stato/a felice... Anzi!! Perché tenersi la felicità per se? Dovevo trovare la mia famiglia, e compiere ciò che non ho mai compiuto. Darei dei corpi a tutta la mia famiglia, la mia amata moglie, e i miei due figlioletti. Non vedevo l'ora. Riuscì velocemente dal negozio. Rimasi stupefatto. Stavano passando li. Com'era bella... com'erano cresciuti. Com'erano belli, la mia famiglia. Corsi incontro a mia moglie. -Ah! Che vuoi tu... ora? Non ti sei ancora pentito?- Disse la mia amata. Era arrabbiata ed era evidente. Dietro di lei c'erano i miei bellissimi figli. Riaffiorarono tutti, i pochi ricordi. -Ci sono delle ragazze, noi, insomma, cara.- Dissi deciso, smettendo di balbettare, gli presi le mani e la guardai negli occhi. -Ho visto i nostri figli crescere e sono orgoglioso, vi sono sempre stato accanto, ora, ci sono due sorelle, un padre, e una madre, potremmo scordare tutto, potremmo lasciarci tutto alle spalle, prendere i loro corpi e farci una vita.- Dissi. Con le lacrime agli occhi. -La vita che non abbiamo mai vissuto.- L'abbracciai. Lei era stupefatta. Mi credeva. Perfetto. -Ok. Ti credo, sei sincero.- Ero al settimo cielo, mi sentivo come non mi sentivo più da secoli. -Il negozio sta chiudendo, ora le ragazze dovrebbero fare i conti, sai che facciamo? Le seguiamo prima a casa, e poi, prenderemmo possesso della famiglia!!- Dissi euforico. Mi assecondarono tutti. Dopo qualche minuto le giovani uscirono e chiusero il negozio. Le seguimmo fino a casa, e durante il tragitto mi sentii meglio. Forse stava per finire tutto. Era cena, e loro stavano mangiando. Li ipnotizzai con un gesto della mano. E mi immedesimai nei loro corpi, con il resto della famiglia, ognuno prese il suo posto, distruggendo le anime dei precedenti possessori. Tutto d'un tratto mi sentii mancare. Mi girò la testa e svenni. Non vidi più niente ed il buio si estese su di me. Ma... Mi trovavo in una cassa di legno. Battei disperatamente porta, e non riuscii ad uscire. Poche ore dopo realizzai: ero in una bara. Ero nel corpo che avevo abbandonato secoli fa, che ora era cenere. Cosa potevo fare?? L'unica cosa che mi restava era pregare che il mio spirito svanisse presto da quella terra... e non sapevo nemmeno dov'era la mia famiglia.
  
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