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Autore: Clopina    21/08/2012    3 recensioni
Raccolta di brevi storie.
3 - A volte le decisioni in guerra vanno prese con coraggio e distacco, più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.
4 - Conoscere il loro ‘nipotino’ può diventare un’esperienza debilitante per il Team.
5 - Di sicuro nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di passare l’ultimo dell’anno in quella situazione.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt .037 - SOUND
Una conversazione a tarda ora tra Hannibal e Murdock.
[4x23 - “Il rumore del tuono”]





Era stata una terribile idea.

Il colonnello sapeva che i suoi uomini erano ancora provati dal loro recente ritorno in Vietnam, e se solo fosse stato più accorto e non si fosse lasciato plasmare dalle parole e le false promesse di Fullbright, non lo avrebbe mai permesso. Troppi ricordi dolorosi avevano dimora in quel luogo.

Avevano trovato ognuno un modo diverso per sfuggire a quelle ombre: da quella mattina il suo tenente era sceso alla spiaggia e non aveva ancora fatto ritorno, mentre, a giudicare dai rumori che arrivavano dal retro della casa, PE sembrava deciso a riportare in rotta i suoi pensieri lavorando a migliorie pressoché inutili sul furgone.

Hannibal preferiva rimanere nella villetta che Sberla aveva ‘procurato’ al Team, abbastanza isolata e nei pressi di Santa Monica, dove avevano deciso di passare un paio di settimane per rilassarsi e ‘ricaricare le batterie’.

Ma gli restava ancora una cosa da fare. Con un sospiro stanco, si alzò dalla poltrona.

Non fu difficile per il colonnello trovare il suo capitano. Era seduto fuori, sulla sedia nel portico, illuminato solo dalla luce del crepuscolo, lo sguardo perso sull’oceano.

Nonostante ciò, il colonnello sapeva che era consapevole della sua presenza. "Capitano."

"Colonnello."

"È stata una cavalcata selvaggia, non è vero, Murdock?"

Murdock sorrise, un sorriso falso e tirato, che durò poco. L’insolita espressione seria tornò sul suo viso.

Passarono diversi minuti in un silenzio teso, prima che il capitano parlò di nuovo.

"Riesco ancora a sentirlo, Hannibal."

Non una risposta alla sua domanda. Non che se l’aspettasse davvero. Ma di sicuro non si aspettava un’affermazione così diretta. Ma del resto, sapeva anche quanto Murdock fosse imprevedibile.

"Lo so." Esitò un attimo, poi aggiunse, "Anch’io lo sento, a volte."

Il rumore dei rotori. Elicotteri. Nelle rare e brevi volte che ricordava, che veramente pensava alla guerra, al Vietnam, o alla Corea, quella era la prima cosa che la sua mente decideva di riportare in superficie. Un rumore infernale che non riusciva a cancellare dai pensieri.

"Davvero?" Il tono confuso (ed era un tocco di speranza che ci sentiva dentro?) di Murdock lo riportò al presente.

"Sì. Ma non gli lascio mai prendere il controllo su di me, Murdock."

Silenzio.

"Non puoi continuare così. Ricordarsi è già brutto abbastanza. Non pensarci, Murdock. Non riuscirai mai a venirne fuori se continui a farlo."

"Ma-" Si bloccò, come indeciso sul come proseguire, forse troppi pensieri a cui desiderava dar voce. Quando continuò, il suo tono era così basso che il colonnello dovette avvicinarsi per capire le sue parole. "A volte penso ad un determinato momento, o una qualche missione, e mi rendo conto che se solo fossi arrivato un attimo prima… o se avessi fatto una q- qualche cosa invece di un’altra… avrei potuto… avrei evitato-"

Hannibal lo interruppe; il capitano sembrava sull’orlo di una crisi isterica, e non intendeva rischiare. Non con le memorie di guerra. "Non fermarti a considerare i ‘se’ e i ‘ma’, Capitano. Non ha mai aiutato nessun uomo ad ottenere alcun risultato." Appoggiò una mano sulla spalla dell’uomo più giovane. "Tu hai fatto il possibile, molte volte spingendo al limite le tue capacità. Devi capirlo, Murdock."

Murdock si limitò ad annuire. Non sembrava potesse rispondere.

Ma per Hannibal era importante che riuscisse ad accettarlo, perciò continuò. "Importante è ricordare, Capitano, ma più importante è dimenticare. Sono parole di qualcuno vissuto un secolo fa, ma hanno ancora un grande valore. Lo so che non posso chiederti di dimenticare ciò hai visto o vissuto, ma almeno cerca di non dare modo ai ricordi di consumarti. So che lo puoi fare, Capitano."

Il lungo silenzio scese di nuovo tra di loro, ma questa volta era un silenzio confortevole mentre il giovane uomo considerava le sue parole. I suoi occhi non si erano mai mossi dall’oceano, e il colonnello seguì il suo sguardo e si lasciò rilassare e perdere in quella sconfinata distesa d’acqua, senza mai spostare la mano.

Quando il capitano parlò di nuovo, non sussultò.

"Ci proverò, Colonnello." Un sorriso, e la mano rimase per un altro momento sulla sua spalla.

E, se ascoltava con attenzione, il rumore del tuono sembrava già più lontano.




Non bisogna lasciarsi intrappolare dai pensieri o dai ricordi.
Quando arrivano bisogna osservarli con distacco e lasciarli scivolare via.
I pensieri restano con noi solo se li tratteniamo.
Gianrico Carofiglio, Il silenzio dell’onda





A/N: Una settimana fa cercavo ispirazione, e cercando, cercando ho trovato una lista di cento prompt che ho poi deciso di usare. Non ho idea se riuscirò ad utilizzarli tutti, ma di certo farò del mio meglio!
Questo qua potrei chiamarlo ‘preparazione alla quinta serie’, dove Murdock vive ormai fuori dall’ospedale psichiatrico. Anche se nel mio canon è semplicemente scappato dal VA non appena ha ricevuto il nuovo indirizzo del team e non è mai stato rilasciato, riesce lo stesso a fronteggiare la situazione anche quando è pressoché costretto a vivere - e lavorare - da solo.
E dopo le parole che scambia con Hannibal alla fine dell'episodio "Il rumore del tuono", ho sempre pensato che una volta tornati in America il colonnello sarebbe tornato alla carica per avere una discussione più profonda con Murdock. Ed è da questo dialogo che è nata questa piccola one-shot.

M: “Colonnello, Colonnello, posso farle una domanda? …Prima di tornare indietro… ci aveva mai pensato?”
H: “Me lo ricordavo, ma non ci ho mai pensato.”

Sinceramente, per me il rumore del tuono provocato dalle pale dell'elicottero è il più bel suono del mondo.
Oh sì. E quest’autrice ha veramente sofferto per Fullbright, anche se dalla storia forse non si vede.
  
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