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Autore: Weeping Angel    21/08/2012    0 recensioni
Come avrebbe descritto, lei stessa, la precaria e caotica situazione nella quale il Paradiso tutto era sprofondato, da quando il Salvatore era ritornato a vivere la vita di un comune essere umano, nell'Assiah? Nessun controllo. Nessuna direzione. Sguardi accesi di rivalità, risse, assassinii, attacchi sconsiderati di Demoni...e la povertà di sempre, la miseria assoluta che caratterizzava i livelli più bassi del Paradiso. I nemici erano quelli che premevano saltuariamente al di là delle linee di confine, o quelli che si muovevano all'interno di esse, come comuni Angeli, cittadini, persino amici? Djibril non lo sapeva, e il pensiero la fece rabbrividire. Dopotutto, il Salvatore li aveva liberati da un Dio fittizio e fraudolento, ma cos'altro aveva lasciato in eredità alla stirpe alata? Null'altro che fragilità ed incertezza. Caos...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cry, Djibril, Michael, nuovo personaggio, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
 
 
Quella mattina il pavimento piastrellato della clinica rifletteva e quasi enfatizzava i raggi del sole già alto, così che la stanza pareva essere stata riempita di un bianco abbacinante ed irreale. Lì dentro, tutto era bianco: pavimento, muri, tende. Luce. Persino il viso dell'Arcangelo che riposava nella capsula del cold sleep, i lunghi capelli dorati a contorno di un viso dai lineamenti perfetti, delicati ma virili, la camicia lievemente sgualcita, come se si fosse appena disteso per riposare dopo una nottata di intenso lavoro – o intenso piacere. E d'altronde, non sarebbe stata una cosa così insolita, tenendo conto che l'Arcangelo in questione era Raphael. Barbiel, sua assistente personale, sua confidente, sua devota amica, osservò il bel viso composto dell'apparente giovane e sospirò. Un'altra giornata, l'ennesima, passata nell'attesa del suo -forse impossibile- ritorno. Scuotendo il capo, si ritrovò a compilare l'ennesima pila di scartoffie; anche quelle erano bianche, ed era compito suo fare in modo che non lo rimanessero per molto. Una ciocca di capelli mossi le scivolò davanti al viso, e lei la rimise al suo posto con un gesto aggraziato. Sebbene avesse attivamente smesso di occuparsi degli affari della clinica, Barbiel seguitava a riempire rapporti nei quali chiariva le attuali condizioni dell'Arcangelo dell'Aria. Condizioni che erano sempre le stesse, almeno apparentemente. Nessun cambiamento, neppure infinitesimale, che lasciasse presagire qualcosa di buono. La stessa ciocca di prima scappò nuovamente alla costrizione dell'orecchio destro, e tornò ad ostacolarle la visuale per qualche secondo. Proprio in quel momento, a Barbiel parve di captare, con la coda dell'occhio, la figura di qualcuno, fermo immobile sulla porta d'accesso alla camera del cold sleep. Ma quando la ciocca fu di nuovo al suo posto dietro l'orecchio e lei si volse per lanciare un'occhiata in quella direzione, non potè far altro che dirsi di essersi immaginata la cosa, perchè la soglia era sgombra. Non c'era nessuno in quella stanza, a parte lei e Raphael. -Eppure...- si ritrovò a mormorare a mezza voce, impostando il viso in un'espressione pensierosa. No, impossibile.
 
 
Nel mentre, l'Arcangelo dell'Acqua sedeva in quello studio relativamente spartano che aveva fatto proprio, i lunghi capelli lasciati sciolti sulle spalle esili, azzurri e leggeri quanto una cascata. Le mani bianche e delicate coperte da guanti trasparenti; l'abito elegante ma semplice, in seta blu con ricami argentati; lo sguardo dolce ma risoluto; la postura da regina e l'aria da eterna fanciulla sognatrice: tutto ciò contribuiva a rendere Djibril l'Angelo più bello e nobile del Paradiso. Immersa nei propri pensieri, l'immortale dominatrice dell'Acqua appariva più fragile e tormentata che mai, e si sarebbe detta una ragazza qualunque, una ragazza terrestre, se non fosse stata incredibilmente avvenente, troppo per un essere umano. Le mani giunte, i gomiti poggiati sulla scrivania di mogano, l'Arcangelo sembrava meditare, così che l'improvviso bussare alla pesante porta dello studio la fece trasalire. -Signorina Djibril?- la interpellò una voce, carezzevole e modulata, impostata da un certo rigore, sebbene fanciullesca. -Entra pure, Rasiel- rispose lei in un sospiro, e subito la porta si aprì, ed un giovane Angelo biondo fece la sua comparsa nella stanza. Apparentemente, quel ragazzetto efebico non avrebbe potuto superare i quattordici anni. Ovviamente, ne aveva molti, molti di più. -Signorina Djibril- ripetè, e nuovamente quella voce amabile si diffuse nella stanza, seguita da quella ancor più armoniosa della fanciulla. -Lo so, Rasiel. La riunione.- lo interruppe infatti, alzandosi e facendo il giro della scrivania, il passo cadenzato. Gli occhi dell'Arcangelo, di una straordinaria tonalità di blu, incontrarono quelli cerulei del giovane segretario, inchiodandolo sul posto. -Non vedo davvero l'ora di mettermi a discutere con Uriel, Mikael e...beh, ovviamente non con Raphael- rispose, ironica, chiudendo con una punta di pura amarezza. Il volto di Rasiel si rannuvolò, emulando inconsapevolmente quello di Djibril, contratto in un'espressione a metà tra l'indispettito e il sofferente. -Vedrete che si risveglierà presto...- tentò il piccolo Angelo, avendo frainteso ciò che in quel momento stava riempiendo come un gas velenoso il cervello di Djibril. Discussioni. Spiegazioni. Litigi, anche. Ecco cosa si aspettava la fanciulla. La cosa non la rendeva per nulla lieta. Ma rivedere i suoi compagni d'”infanzia”. Quello, forse, avrebbe potuto risultare addirittura piacevole, e quel pensiero fu come un toccasana, quando le accarezzò la mente, come un sospiro di vento. Avrebbe potuto sopportare i silenzi di Uriel, e le risposte pungenti di Mikael. Di nuovo. Finalmente. -Andiamo, Rasiel- invitò dunque l'Angelo più giovane, aprendo la porta dello studio, con un neonato sorriso in volto. E al ragazzo, in quel momento, parve di non aver mai visto in tutta la sua vita -che era stata assai lunga- un sorriso più incantevole.
 
 
In un piccolo studiolo colmo di scartoffie di ogni tipo, un giovane Angelo femminile stava sperimentando una vera e propria crisi. Non mistica, s'intende; la sostituta in carica dell'Arcangelo dell'Aria credeva semplicemente d'essere in ritardo, talmente in ritardo da poter competere tranquillamente con il Bianconiglio. -Dove avrò messo quei maledetti appunti!?- stava sbraitando, i grandi occhi -di un verde talmente tenue da apparire quasi trasparenti- spalancati. I capelli rosso mogano erano legati in una treccia disordinata, e le guance normalmente nivee, come il resto del suo incarnato, erano rosse per l'agitazione e la fatica della ricerca, che non aveva dato buoni frutti. Mai nessun Angelo avrebbe mai potuto competere in...umanità con Sehaliah. Perchè, guardando quello scricciolo di ragazza, non si aveva l'idea di nulla di regale, irraggiungibile o trascendente. Al contrario, Sehaliah avrebbe potuto facilmente confondersi tra milioni di liceali terrestri, e sarebbe passata inosservata. Bella? sì, ma non troppo. Appariscente? Per niente. Femminile? A modo suo. Insomma, Sehaliah era l'esatto opposto di Djibril, troppo perfetta anche solo per rasentare l'inadeguatezza dell'umanità. Quando l'aveva incrociata in un corridoio, solo il giorno prima, l'Arcangelo dell'Acqua non l'aveva neppure guardata. Anzi, non l'aveva neppure notata, quasi fosse invisibile, o peggio, incolore e scontata come un mero arredo, cosa che aveva colmato Sehaliah di sconforto. Ed ora eccola qua. Carica di documenti, come un mulo da soma, e non più decorosa di questo. In realtà, alla riunione mancava ancora un'ora, e lei era perfettamente in orario, anzi, in vergognoso anticipo. Peccato che non riuscisse assolutamente a rendersene conto, e si lasciasse divorare da un'apprensione totalmente ingiustificata. Dopotutto, lei era solo una sostituta, e doveva fare bella figura. Doveva. Per forza. La signorina Djibril avrebbe dovuto ricredersi sul suo conto -se mai aveva formulato un pensiero su di lei, non avendola minimamente degnata d'attenzione il giorno precedente-, e i signori Uriel e Mikael avrebbero dovuto trovarla assolutamente irresistibile, almeno a livello intellettuale. Insomma, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da un membro scelto della cerchia di Raphael: un Angelo attraente, amabile, arguto, intraprendente e soprattutto capace. Niente di più, niente di meno. Sehaliah sperava ardentemente di poter quantomeno apparire all'altezza. Quando, finalmente, le piccole mani nervose dell'Angelo si chiusero su una risma di fogli arrotolata a mo' di pergamena, la rossa si lasciò andare ad uno squittio di trionfo, si infilò malamente una giacchetta di tweed informale sopra la camicia -maschile- che indossava, infilò sotto il braccio più block notes d'appunti che potè (nonché il suddetto rotolo di fogli) e scappò letteralmente fuori dallo studio, senza neppure preoccuparsi di chiudere la porta alle proprie spalle. Nella sua mente, una sola frase, ripetuta più e più volte, come un mantra: Non essere te stessa.
  
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