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Autore: Aeternal_cry    05/03/2007    1 recensioni
La mia migliore amica mi ha fatto conoscere il manga "Nana", della mitica Yazawa.
Inutile dire che me ne sono innamorata! Con questa fanfic -Che è la prima che scrivo :-P - ho voluto dare una mia impronta alla storia, dar vita a nuovi personaggi, renderla un pò mia, insomma!
Spero possiate gradirla, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ^___^

Inserisci una valida introduzione con un riassunto della storia o con delle citazioni della stessa.
Frozen, assistente admin di EFP
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Guardò la sua immagine riflessa nell’acqua ancora fumante, seduta nella vasca che aveva abbondantemente riempito per un bagno riposante che sperava l’avrebbe aiutata a trovare una seppur breve tregua dalla temperatura che in quei giorni d’inverno si era abbassata notevolmente. Prese a muovere l’acqua nella quale si stava specchiando, quasi a voler cancellare il suo volto, creando impercettibili onde. Sentiva la voce di qualcuno che parlava con Ren e che chiedeva di lei; anche se in realtà avrebbe voluto rimanere ancora per un bel pezzo a riscaldarsi nella tranquillità di quel bagno rilassante, decise che era meglio svuotare la vasca, e prepararsi ad una lunga chiacchierata che non aveva voglia di affrontare. Trovò nuovamente il suo volto nello specchio: restò per qualche secondo a scrutarsi, abbozzando un sorriso nel notare che finalmente non mostrava più il viso pallido che la superficie riflettente le aveva mostrato poco prima. Non era in piena forma, questo era certo, ma almeno Ren avrebbe smesso di preoccuparsi per il pallore del suo volto. Prese in mano l’asciugamano azzurro che aveva preparato vicino all’accappatoio bianco, e frizionò delicatamente i capelli corvini, lasciandoli ricadere sul volto per poi pettinarli e sistemarli dietro le orecchie. Mise l’asciugamano attorno al collo e uscì dal bagno pronta a salutare Ren, che si affrettava ad uscire, probabilmente per raggiungere i Trapnest ad una delle solite conferenze stampa prima del loro imminente Tour. Subito dopo aver lasciato il bagno rimpianse di essersene allontanata: un brivido freddo le fece stringere forte la corda dell’accappatoio intorno alla vita e si diresse verso la cucina per salutare l’amico. Era abituata fin da bambina al clima rigido del suo paese, ma in quei giorni la temperatura si era notevolmente abbassata e per la prima volta dall’inizio di quell’inverno si era ritrovata a sbattere i denti.
Il lungo bagno appena fatto l’aveva aiutata perlomeno a levarsi di dosso quel freddo penetrante, oltre che a risollevarle il morale, in quei giorni non propriamente alle stelle. Ren, che la conosceva meglio di chiunque altro, se n’era accorto subito e quando cercava di chiederle il motivo di quei momenti passati a riflettere, chiusa in se stessa, lei tentava in ogni modo di evitare l’argomento, cambiando discorso. Anche i suoi amici avevano notato la sua aria assente e Nobu non si sorprese più di tanto vedendola attraversare la stanza con lo sguardo distratto, ancora con addosso l’accappatoio e un asciugamano attorno al collo, i capelli ancora umidi e scompigliati intorno al viso lievemente pallido. Mentre Nana apriva qualsiasi mobile della cucina che potesse contenere una birra Nobu la guardò perplesso. Tuttavia lei cercò di celare i suoi pensieri dietro un lieve sorriso. Il ragazzo decise di andare subito al punto, determinato ad affrontare l’argomento una volta per tutte. Prese fiato e cominciò a parlare, schiarendosi la voce. -Cosa succede con Nana?-
-Niente- rispose lei con un tono di voce deciso-Cosa vuoi che succeda?-
-Bè, mi sembra che le cose si siano messe in qualche modo per il verso sbagliato, e non me ne sono accorto solo io...- Nana guardò Nobu diritto negli occhi, poi distolse lo sguardo per prendere una sigaretta dal pacchetto delle Black Stone e la accese con fare nervoso.
-Perché non senti più Nana? Che ti ha fatto?-
-Non è corretto, Nobu. Io non ho detto di non averla sentita- fece lei, buttando fuori tutto il fumo appena aspirato.
-E allora?-
-Ho detto solo che mi ha mandato un messaggio al cellulare. Ma non le ho risposto-
-E perché? Potevi sempre fare un salto da lei per vedere come stava! Cosa ti costava, scusa?-
-Mi ha detto che stava bene. Cosa avrei risolto andandole a parlare? Magari l’avrei anche disturbata...-
-Perché parli così? Cos’è che ti dà tanto fastidio?-
-Nobu, ma sei scemo? Svegliati! Ciò che mi dà fastidio è che in qualche modo si sta allontanando! Non sono io che me ne sto fregando, mio caro!- mentre diceva quelle parole prese a far roteare il bicchiere che aveva vicino a sé. Nobu notò che era davvero nervosa.
-Si… ma in qualche modo potevi capire il motivo per qui lo sta facendo, potevi parlarle! E invece sei venuta di corsa ad abitare con Ren...-
- Guarda che non avrei risolto niente parlandole, lo sai com’è fatta;-lo interruppe lei- E’ più testarda di me, quando ci si mette... E poi lo sa benissimo che Ren tra poco partirà e io non rimarrò qui da sola. Sa che sto solo approfittando delle due settimane di vacanza dei Trapnest-
Guardò fuori dalla finestra. Nobu la stava facendo riflettere non poco sulla sua situazione con Nana. Le aveva detto che avrebbe passato un pò di tempo con Ren, almeno fino all’inizio del nuovo tour del gruppo. Ma quando glielo aveva comunicato nemmeno lei era sicura di averle fatto conoscere le sue vere intenzioni. La verità era che Nobu aveva colpito nel segno: in effetti la prima cosa che aveva pensato andando a stare a casa di Ren era di trasferirsi almeno per un pò e cambiare aria. Aveva pensato che forse restare da Ren anche dopo la sua partenza poteva essere una buona idea; magari stare lontana da Hachi per un pò l’avrebbe aiutata a capire se era il caso di continuare a dividere la casa, gli amici e gran parte del tempo con lei. Si era affezionata a Nana, voleva bene a quella ragazza che sul treno che le avrebbe portate entrambe a Tokyo , fermo a causa di una forte nevicata, le aveva raccontato tutto di sé come se avesse incontrato la sua migliore amica dopo tanto tempo. In fondo era stata contenta di dividere quella casa troppo grande per una sola persona con quella ragazza simpatica, forse a volte troppo chiacchierona, ma che portava allegria con quel suo modo di fare sbadato. E ora Nobu le stava facendo notare che tutti i pensieri fatti finora stavano pian piano venendo meno, come se qualcosa fosse cambiato.
Prese ad aspirare la sigaretta in modo brusco, quasi a voler sfogare i suoi problemi su di essa; poi la schiacciò nel posacenere, spegnendola. Non aveva alcuna intenzione di farsi venire dei sensi di colpa per qualcuno; ma in fin dei conti, senza accorgersene, ogni volta che pensava a Nana cercava sempre di tenere occupata la mente con qualche altro pensiero proprio per non dover sentire dentro di sé un senso di colpa che a volte le faceva male.
-Vai a parlare con lei! Si sentirà triste in quella casa vuota...-
-Senti, se stai tanto in pena per lei perché non le telefoni?- disse con aria quasi assente, guardando fuori dalla finestra della cucina. La neve incessante copriva ormai completamente Tokyo sotto una pittoresca coltre bianca. Nana si alzò di scatto dalla sedia in cui si era adagiata e sotto lo sguardo spaesato di Nobu, prese a dirigersi verso l’appendiabiti accanto alla porta d’ingresso per cercare qualcosa all’interno del suo giubbotto.
-Se vuoi assicurarti che Hachi stia bene, tieni, fallo di persona- la ragazza mise le chiavi dell’appartamento delle due ragazze sul tavolo a cui erano seduti entrambi.- e questa volta cerca di essere convincente con lei, non permettere a quella zucca vuota di Takumi di portartela via!-
fece, poggiandogli una mano sulla spalla e abbozzando un lieve sorriso che tranquillizzò Nobu. Poco dopo, salutando Nana sulla porta, Il ragazzo le disse una frase che le rimase impressa per tutta la serata e che la lasciò pensierosa -Grazie di tutto, Nana; e non ti preoccupare: non lascerò che un membro dei Trapnest ti porti via un’altra persona a cui vuoi bene. Farò di tutto per non permetterlo...-
-Grazie, Nobu...-fu l’unica cosa che riuscì a dire all’amico.



Rivolse lentamente gli occhi al cielo, quasi a voler trovare protezione in esso. Era iniziato a nevicare. “Proprio come la prima volta che ho preso questo treno per arrivare a Tokyo...”si disse, gli occhi colmi di lacrime. Nei pochi minuti in cui aveva preso la decisione di andare via da Tokyo aveva pensato a tutto; aveva riflettuto sui suoi errori di ventenne forse troppo superficiale e ancora immatura per cavarsela da sola.
Al suo rapporto con Takumi, ormai quasi inesistente, per la verità. Non conosceva per niente quel ragazzo, se non per le notizie e gli articoli sui giornali che lei, con cura, aveva ritagliato e conservato a lungo. Takumi era una celebrità, il mito di moltissime ragazzine e lei, proprio come una di loro, non appena avuta la fortuna di conoscerlo, si era lasciata trasportare dal mito che quel ragazzo rappresentava per lei, piuttosto che dalle reali caratteristiche e dai pregi di quel ragazzo. E ora che se ne rendeva conto, ora che tutto era un pò più chiaro in mezzo alla confusione che provava, si sentiva triste, svuotata. Nana le sarebbe stata di grande aiuto, ma era ormai da tempo che non aveva più sue notizie. Sapeva solo che si era sistemata da Ren almeno per un paio di settimane, approfittando della pausa dei Trapnest. Nana... Ma perché si era così allontanata da lei, dalla sua Hachi, dalla sua compagna di casa nonché della loro nuova vita a Tokyo? Si sedette su una panchina vuota, e si lasciò andare ad un pianto silenzioso ma straziante, presa dai rimorsi e dai sensi di colpa per essere così diversa dai suoi amici e per il terribile difetto di sbagliare quasi sempre a discapito di qualcun altro. Alzò lo sguardo solo quando sentì il fischio di un treno che da un momento all’altro avrebbe lasciato la stazione per dirigersi chissà dove. Guardò l’orologio; no, era ancora troppo presto perché fosse il suo treno. Pensò a Nobu...Poverino, lui con tutte le premure si era offerto come sempre di riaccompagnarla a casa, allungando non poco il tragitto che era solito fare: era disposto a fare di tutto, anche a costo di finire nei guai pur di farle capire i suoi sentimenti per lei. L’amava, glielo aveva detto chiaramente, e lei era riuscita a farlo soffrire, cedendo ancora una volta alle attenzioni di Takumi. “Che stupida che sono stata!!!” pensò, riprendendo a piangere. “Forse ero finalmente riuscita a trovare una persona che mi amava veramente per come sono, che mi rispettava e che mi proteggeva... E io, come al solito ho preferito fidarmi delle fantasie che mi ero fatta su Takumi, facendo soffrire Nobu...!Non oso immaginare cosa possa pensare adesso di me!”.
Si asciugò le lacrime, prendendo ora a singhiozzare come una bambina. Avrebbe voluto correre a casa, da Nana, la sua amica, la persona che più di tutte le era stata vicina , che l’aveva aiutata nei momenti più difficili e che aveva condiviso con lei i momenti più felici della sua nuova vita nella capitale. Ma ora non c’era.
Guardò il sottopassaggio che collegava il lato della stazione in cui si trovava all’ingresso; rimase senza parole, non credendo ai propri occhi: qualcuno correva venendo verso di lei, gridando il suo nome.
-NANA!!!Nana...- Non le lasciò nemmeno il tempo di fargli domande; la tenne forte tra le sue braccia, il viso del ragazzo tra i suoi capelli mossi dal vento gelido di una giornata di neve. -N-Nobu... c-cosa ci fai qui...- disse lei spaesata, tra le braccia del ragazzo che pochi giorni prima le aveva confessato apertamente i suoi sentimenti per lei. Si accorse che il ragazzo ora tremava, proprio come lei. Tentò di soffocare i singulti che ora meno che mai avevano intenzione di abbandonarla -Perché sei qui?...-
-Ho parlato con Nana e lei mi ha dato le chiavi di casa vostra. Quando sono entrato ho visto un tuo biglietto sul tavolo e l’ ho letto...Scusa, ma ho dovuto farlo...- Disse lui, abbracciando la ragazza. Lei però si allontanò gentilmente da lui, sentendo una voce che avvisava la stazione della partenza del treno che l’avrebbe presto portata a casa- D-devo andare...-
-Perché? Nana, non andartene! Io...scusa se ti ho messo a disagio l’altra sera con Takumi... - A quelle parole Nana si sentì in preda alla tristezza e ai sensi di colpa come mai le era capitato. Il ragazzo che aveva fatto di tutto per lei e che lei aveva trattato male, ora le era di fronte e si stava prendendo le colpe di cui, in verità, avrebbe dovuto scusarsi lei... Prese a singhiozzare tra gli sguardi dei presenti che nel frattempo prendevano posto sul treno su cui sarebbe dovuta salire anche lei. -M-ma cosa dici...Sono io che ti ho trattato male...T-ti ho fatto soffrire per i m-miei comportamenti immaturi e t-tu mi chiedi scusa?...-
-Non pensaci! L’importante è che tu rimanga qui, con me! Non partire, ti prego...-
-Nobu...-il ragazzo le stava parlando con il cuore in mano e lei si sentì morire all’idea di farlo soffrire nuovamente- Non posso rimanere...H-ho bisogno di riflettere su tutto... Non sono più sicura di aver fatto la scelta migliore venendo ad abitare qui a Tokyo...Scusa, scusa davvero se ti ho fatto soffrire... n-non volevo... I-io devo andare...- Nobu restò a guardarla salire sul treno con lo sguardo spaesato, appeso alla fragile illusione di non essere sul punto di perdere la persona amata. Restò fermo a fissare il treno che nel frattempo aveva preso a muoversi. Nana si voltò a guardarlo: provò una tristezza indescrivibile, il cuore stretto in una morsa nel vedere il ragazzo che aveva appena salutato guardarla per la prima volta con gli occhi colmi di lacrime.
  
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