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Autore: Strega_Mogana    05/03/2007    12 recensioni
Cinque ragazze, cinque ragazzi, cinque amori.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inner Senshi, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il profumo del Natale (seconda parte)



- Non sono la donna adatta lui. – dico demoralizzata mentre prendo un biscotto dal tavolino di Rei.
Tecnicamente saremmo qui per studiare ma, come al solito, i nostri problemi personali riescono a prendere il sopravvento sulla nostra voglia di studiare.
Beh… non è che ci voglia poi molto.
- Dovresti smetterla di buttarti giù. – mi incoraggia Minako sfogliando a caso le pagine di una rivista che ha tirato fuori dalla borsa insieme al libro di storia e geografia.
- Ha ragione. – fa Makoto che sposta lo sguardo dall’equazione di matematica, al quaderno di Ami per copiare, alla rivista di Minako dove c’è un articolo sul suo cantate preferito – Se non gli confessi i tuoi sentimenti non potrai mai saperlo.
- Se gli confesso i miei sentimenti l’unica reazione che posso aspettarmi è una sonora risata in faccia. – mormoro scarabocchiando un angolo del mio quaderno di scienze dove dovrei rispondere a delle stupide domande sull’atomo, gli ioni o qualcosa del genere.
- Non puoi esserne certa..- dice Ami senza staccare gli occhi dal libro di informatica avanzata – in fondo, da quello che sappiamo, lui non ha un ragazza fissa.
Mi mordo un labbro, è vero Mamoru non ha mai accennato ad una ragazza e non l’abbiamo mai visto accanto a qualcuno di diverso da Motoki. Eppure è un bellissimo ragazzo, perché non è circondato da bellissime donne?
Che sia… oddio… che sia… no, non riesco neppure a dirlo!
Scuoto la testa scacciando questo orribile pensiero e sospiro, una mano delicata e dalle lunga dita si posa sulla mia spalla.
- Non angustiarti, - mi sussurra Rei con un tono dolce, un tono che usa raramente con me – è meglio sapere subito quello che prova Mamoru invece che fantasticare inutilmente no?
- Rei…- mormoro ingoiando l’ultimo pezzetto del biscotto al cioccolato – quando sei così dolce mi fai paura.
- Usagi ha ragione. – mi da corda Minako con voce tremante – Sembri posseduta da uno spirito che ti rende dolce… e mielosa… - finge di rabbrividire quando un cuscino la prende in pieno viso.
- Non sei divertente Minako!- urla Rei con il fumo che le esce anche dalle orecchie.
Ecco ora è la solita Rei, la preferisco in questa versione.
Minako afferra il cuscino e lo lancia verso la mia amica mora che si abbassa giusto in tempo così da finire in faccia a Makoto.
- Io cosa c’entro! – urla lei afferrando il cucino e tarandolo verso Minako che lo devia con una mano finendo in testa a Ami.
- Io voglio solo studiare!- grida l’altra prenderlo e tirandolo verso Makoto ma sbaglia mira e prende me in faccia.
- Ehi è colpa di Rei! – ribatto io rispondendo con un’altra cucinata e prendendo Rei.
E’ così che il nostro pomeriggio di studio è finito in una nuvola di piume.

***
- Non sono l’uomo adatto a lei. – sospiro tristemente mentre osservo incantato il liquido scuro nella mia tazza.
- Perché dici questo? – mi chiede Motoki appoggiato al bancone, oggi non ha bisogno di me e posso comportarmi come un cliente normale.
- Lei è vitale, allegra, istintiva.
- E tu sei un pignolo, musone, razionale.
- Grazie tante Motoki. – ribatto lievemente stizzito.
- Prego… dico solo la verità. – ridacchia lui divertito.
- Non mi sei d’aiuto!
- Andiamo Mamoru, all’università sei circondato da bellissime ragazze e quante volte sei uscito con loro?
- Non mi ricordo. – mento io girando il caffè nella tazza.
- Te lo ricordo io: tre volte. Sei uscito solo con tre razze e solo per una piccola uscita finita male.
- Allora?
- Allora sei talmente innamorato di Usagi che qualsiasi ragazza con cui esci la trovi noiosa o stupida. – si avvicina al mio viso continuando a tenere quell’aria da uomo che la sa lunga in fatto di donne anche se, a dire il vero, è conciato peggio di me – Devi dirglielo.
Si allontana dal mio viso e va a prendere le ordinazioni di due ragazze che sono appena entrate nel locale.
Forse ha ragione, dovrei dire ad Usagi i miei sentimenti, il massimo che può capitare è che non voglia uscire con me.
E se poi non vuole più vedermi?
No… non posso rischiare tanto, i pomeriggi al bar dove parliamo è tutto quello che ho. Non posso perdere queste occasioni di starle accanto.
Soffrirò ancora per un po’… è meglio così.
Osservo Motoki che serve le due ragazze, probabilmente hanno la stessa età di Usagi e delle sue amiche, sorridono e parlano tra i loro, sembrano felici, hanno una luce intensa negl’occhi.
- Stavo pensando… - continua il mio amico tornando al bancone – un modo perfetto per far capire ad Usagi che ti piace è farle un regalo a Natale. Non trovi?
- Non mi piace il Natale. – rispondo bevendo un sorso di caffè ormai disgustosamente freddo.
- Sei impossibile! – sbuffa contrariato prendendo la mia tazza vuota ed inserendola nella lavastoviglie.
- Lo so.
Sento la porta che si apre alle mie spalle e una folata gelida mi raggiunge sulle schiena.
- Ciao a tutti! –una voce cristallina, felice, limpida come il canto di un angelo.
Sorrido, non posso farne a meno e mi volto.
E’ appena entrata, imbacuccata nel suo cappotto, il capellino rosa calato fin quasi sugli occhi, le sciarpa le copre la bocca sottile che vorrei tanto baciare e le mani guantate reggono una decina di borse dei più svariati negozi. Cammina spedita fino al bancone, poggia a terra i suoi acquisti e si toglie il cappello. I suoi bellissimi capelli sono elettrici e si alzano appena mentre cerca con una mano di sistemarli mentre con l’altra si libera la bocca dalla sciarpa.
Come fa una ragazza esser così dannatamente seducente e sensuale anche solo mentre si toglie una sciarpa?
Dio mio… ora l’afferro e la bacio.
- Mamma mia Usagi. – fa Motoki affacciandosi dal bancone per vedere tutti i pacchetti che ha messo a terra – Hai dato fondo a tutti i tuoi risparmi?
- Più o meno…- sorride lei poggiando il capello, la sciarpa e i guanti sullo sgabello accanto al mio e slacciandosi i bottoni del suo lungo cappotto bianco uno dopo l’altro. Osservo le sue dita perfette mentre accarezzano il bottone lucido, poi lo fa passare per l’asola, passando al successivo.
Quanto invidio quei bottoni.
- Quando arriva il Natale non riesco a darmi un freno e faccio shopping selvaggio. Quest’anno poi ho trovato tutti i regali per le mie amiche in tempo record! Così mi sono fatta qualche regalino.
Non presto neppure attenzione alle sue parole, il cappotto si apre davanti ai miei occhi e la sua figura snella avvolta in un maglioncino rosa corto e un paio di semplici jeans blu scuri, mi riempie la vita togliendomi il respiro.
Credo che dovrò farmi un lunga doccia gelata quando torno a casa.

***
Mi sta fissando, lo sento, è impossibile non capirlo, sento la mia pelle che va a fuoco sotto i suoi occhi ma faccio finta di niente. So di aver attirato la sua attenzione, questi vestiti mi fanno sembrare più grande e mettono in risalto la mia figura che non è poi così male nonostante tutto quello che mangio.
Mi siedo accanto a lui, posando sulle gambe il mio cappotto.
- Sei sola?- mi chiede Motoki, l’unico che sta parlando fin ora.
- Sì, Minako si sta allenando con Kunzite, Ami e Zoisite vogliono portarsi avanti con i compiti delle vacanze, Rei e Jadeite hanno deciso di fare compere per conto loro, Nephrite si sta preparando per degli esami che deve dare a gennaio e Makoto è al supermercato a fare la spesa perché vuole cucinargli i suoi piatti preferiti. – mi mordo la lingua e abbasso il capo – Scusami Motoki… me n’ero scordata.
Lui sorride e fa un cenno con la mano.
- E’ acqua passata, - tenta di rassicurami – sapevo che Makoto lo amava ancora, non mi ero mai fatto troppe illusioni. Va bene così Usagi… veramente. Lei è felice e a me basta.
Sorrido di rimando a Motoki, so che gli era costato tanto dire a Makoto quello che provava, ormai da parecchi mesi, e so anche che non deve esser stato facile vedere la donna che ami tornare con il ragazzo che l’aveva fatta soffrire tanto. Ma Makoto è un donna forte e Nephrite ha capito quello che aveva perso. Sono innamorati più di prima, talmente tanto che fanno venire la nausea anche a Minako.
- Stai con i tuoi genitori il giorno di Natale? – mi chiede Motoki passandomi una tazza e versandoci dentro della densa e calda cioccolata.
Mi avvicino alla tazza e annuso estasiata il suo dolce profumo.
- Sì, volevano andare dai nonni ma hanno preferito passarlo in casa. Panna per favore.- chiedo porgendogli la tazza.
Il mio amico biondo sorride e mi mette la panna nella tazza.
- E tu?- chiedo prima si immergere il cucchiaino nella soffice nuvoletta di zucchero che galleggia sulla mia cioccolata.
- Chiudo il bar un paio di giorni e vado dai miei in montagna, c’è anche mia sorella che è appena tornata da un viaggio studio in Francia. Passerò due giorni a sciare.
Ho finito i discorsi che potevo fare con Motoki, afferro quella briciola di coraggio che ho e mi volto verso Mamoru.
- E tu Mamoru? – domando con un filo di voce.
- Sono di turno in ospedale. – dichiara distaccato.
- Ma è il giorno di Natale.
- La gente si ammala anche a Natale Usagi. E poi il Natale è giorno come un altro. – si alza e si avvia verso il bagno.
Mi volto verso Motoki che è sorpreso quanto me.
- Solitamente non passa con te il Natale?
- Sì, ma quest’anno ha preferito fare il turno in ospedale che venire a cena da me. Lo sai che Mamoru è sempre stato molto suscettibile sul Natale e le altre feste.
Annuisco tornando a concentrami sulla mia cioccolata quasi finita, so che Mamoru ha avuto un’infanzia difficile. Forse sono stata io ad essere poco delicata nel fargli quella domanda.
- Non ti preoccupare. – mi tranquillizza Motoki con un sorriso – Vedrai che quanto torna dal bagno si scuserà per il suo comportamento. Fa il burbero ma sotto sotto è un pezzo di pane.
Come se fosse stato chiamato a gran voce Mamoru esce dal bagno e torna da noi.
- Scusami Usagi. – dice con un sospiro – Non dovevo esser così burbero.
Mi volto verso Motoki che mi fa l’occhiolino e torna al suo lavoro.
- Non importa. – rispondo con un filo di voce alzandomi ed infilandomi il cappotto – Sono stata io poco delicata, dovevo farmi i fatti miei.
Mi sistemo la sciarpa e il cappello e prendo le buste.
- Ti do una mano. – fa lui anticipandomi e prendendo alcune buste.
Sorrido e annuisco.
- Grazie.

***
Quel suo sorriso e quella piccola parola mi hanno riempito il cuore di gioia. Mi sono comportato veramente da stupido. In bagno mi sono guardato allo specchio e mi sono dato del cretino, lei voleva solo esser gentile e io ho grugnito qualche parola come un orso.
Ma ora voglio rimediare.
Il freddo ci ha attaccato appena fuori dal bar, vorrei poter mettere un braccio intorno alle sue spalle e avvicinarla al mio corpo per scaldarla ma questi pacchi sono d’impiccio, senza contare che, probabilmente, mi tirerebbe un ceffone.
La osservo con la coda dell’occhio, Usagi si guarda attorno con un sorriso fanciullesco da mettermi allegria. Sembra una bambina che osserva il mondo per la prima volta. Si ferma a contemplare le vetrine addobbate, alza lo sguardo per vedere le luci natalizie sulle strade, saluta tutti quelli che incontra e ha anche fatto un’offerta ad un Babbo Natale che sta raccogliendo fondi per l’ospedale.
- Il Natale ti piace molto a quanto pare. – sorrido mentre lei è qualche passo avanti a me, saltella come una bambina e io non posso che adorarla sotto questo aspetto.
- Sì,- ammette arrossendo un poco – è il periodo dell’anno che preferisco.- si ferma un attimo come se stesse riflettendo se continuare o meno - Perché a te non piace?
Alzo le spalle come se non sapessi la risposta quando, invece, la conosco bene.
Il Natale è per le persone che hanno una famiglia… e io non ho una famiglia.
- Le strade sono affollate, la gente accalca i negozi, i prezzi aumentano e poi non sopporto l’idea che bisogna esser più buoni solo in questo periodo. Une persona è buona a prescindere dal mese, lo è sempre.
Si volta verso di me, i suoi occhi sono così luminosi che quasi mi manca il respiro.
- E’ solo una festa Mamoru… un giorno per esser felici. Un giorno per tornare bambini.
- Sono cresciuto molto in fretta Usagi, - ecco che torna il tono freddo e distaccato, purtroppo quando si parla della mia famiglia mi chiudo a riccio – non voglio tornare bambino.
- Peccato. – fa lei tornado a guardare la strada davanti a lei – Ti perdi molte cose.
- Tipo?
Sorride di nuovo.
- La luce dorata che avvolge la città, il calore che hanno i visi delle persone serene, l’amore che fluttua nell’aria e quel profumo che ha il mondo.
- Che profumo?
- E’ difficile da spiegare… è misto di carta da regali, abeti, frutta secca, cibo e un sacco di altre cose che non so spiegare. E’ un aroma che si sprigiona solo i primi di dicembre fino al giorno di Natale. Solitamente sono i bambini che lo sentono ma anche gli adulti se solo riuscissero a ricordare com’era bello quando si era piccoli.
- L’unico odore che sento è quello dei tubi di scappamento, della metropolitana e delle fogne mal gestite della città.
- Ecco…- fa lei dispiaciuta – non puoi capire.
- Mi dispiace. – le dico amareggiato – Non sono la persona adatta per capire queste cose.
- No..- mormora stringendo le borse – forse no…
Il mio cuore piange nel sentire queste parole, forse è vero che sono troppo freddo per una come lei. Lei ha bisogno di un uomo che sappia renderla felice, io non ne sono capace, non so darle quello che merita.
Mi sento morire dentro.

***
Mi sento morire dentro.
Mamoru e io siamo così diversi… abbiamo pensieri opposti.
Non è destino.
Non è proprio destino.
- Stai bene Usagi? – alzo lo sguardo dal piatto che mamma mi ha messa davanti agli occhi.
- Sì, mamma, - le rispondo con un lieve sorriso – sono solo molto stanca. Ho camminato parecchio oggi.
- Cara mangia qualcosa e poi vai a riposare. – mi sorride con il tono dolce tipico delle madri, deve esser di buon umore questa sera, solitamente quando vede che spendo così tanto mi fa una ramanzina lunga delle ore. Invece questa sera ha solo arricciato un po’ il naso e poi non ha detto nulla.
Strano… molto, molto strano.
Devo avere un’espressione così orribile da far pena perfino a lei.
Mangio appena, qualche boccone masticato velocemente ed ingurgitato ancor più velocemente. Sistemo i miei piatti e vado in camera mia, sento mio padre che si avvicina a mamma sussurrandole qualcosa come: “Magari ha l’influenza… non ha toccato cibo”
Mi chiudo la porta alle spalle e sospiro, i miei acquisti sono sparsi sul letto, solitamente li impacchetto subito, è una delle parti che preferisco. Immagino sempre la faccia di chi lo riceve mentre rompe il nastro e strappa la carta colorata ma questa sera non ho voglia di immaginare visi sorridenti e sguardi lucidi.
No, stasera voglio solo buttarmi a letto e dimenticare il momento esatto in cui il mio cuore si è spaccato a metà.
- Usagi…- è mia madre dall’altra parte della porta – Usagi…
- Che c’è mamma? – domando accendendo la luce della lampada sulla scrivania.
- Una telefonata per te.
Il mio cuore sussulta un attimo.
- E’ Minako. – continua quasi timorosa.
Il mio cuore torna a battere normale, deluso dall’ennesima illusione.
Apro la porta e prendo il telefono che mamma mi porge, ero così concentrata sui miei problemi che non l’ho neppure sentito suonare.
Torno nella mia camera e mi siedo alla scrivania.
- Pronto?
- Finalmente ti ho trovato è tutto il giorno che ti stavo cercando! Motoki mi ha detto che ti ho perso per un soffio.
- Perdonami ma ero molto stanca e sono tornata a casa piuttosto presto. – tento di scusarmi guardando distrattamente il fumetto metà letto che ho tra i vari libri di scuola.
- Hai fatto compere?
- Sì, ho speso quasi tutti i miei risparmi e tu?
- Sto cercando di convincere Kunzite a regalarmi un maglioncino che abbiamo visto oggi in un negozio dopo gli allenamenti. Io invece ho trovato il regalo perfetto per lui…
- Perfetto. – mormoro poco convinta sfogliando le pagine a casaccio osservando solo qualche figura.
Minako sta zitta qualche secondo e poi sospira.
- Cos’è successo Usagi? – mi domanda.
Mi mordo un labbro per non scoppiare a piangere.
- Nulla.
- Non mentire…
- Minako io… - sento un bip nella comunicazione e mi fermo – Minako scusa ho un’altra chiamata, resta in linea.
- Certo.
Schiaccio il pulsante per chiudere la conversazione con Minako e schiaccio l’altro per aprire la seconda chiamata.
- Pronto?
Nessuna parola, si sente solo il rumore del traffico.
- Pronto?
Ancora nulla, solo il rumore del traffico.
Sbuffo contrariata, sto per chiudere quando sento una voce maschile dall’altra parte.
- Usagi…
Il mio stomaco si contrae in uno spasmo, il mio cuore inizia a battere all’impazzata, riconosco quella voce… io… io la conosco…
Ho ancora il ricevitore in mano, attaccato al mio orecchio ma la mia mente è altrove, lontano mille miglia da qui è con…
- Mamoru? – mormoro con un filo di voce.
- Scusami se ti chiamo a quest’ora ma ho dovuto chiamare altri sei numeri prima di trovare casa tua.
Sorrido, la mano libera sta arricciando uno dei miei codini.
- Volevo parlarti. – continua con un tono di voce che non li ho mai sentito.
- Resta un attimo in linea. – gli dico riprendendo la telefonata con Minako.
- Era ora..- fa lei scocciata.
- Ti chiamo domani. – le dico senza darle nessuna spiegazione.
Sento che si lamenta dall’altra parte ma io non ci bado e chiudo la comunicazione riprendendo immediatamente la telefonata con Mamoru.
- Eccomi.
- La tua camera da sulla strada?
- Come?
- La tua camera da sulla strada?
- Sì, perché?
- Affacciati.
- Mamoru ma cosa…
- Usagi affacciati.
Mi alzo dalla sedia e vado alla finestra, sposto appena la tendina e mi viene quasi un colpo.
Mamoru è in mezzo alla strada, sta guardando giusto nella mia posizione con il cellulare in mano, apro la finestra e mi affaccio senza badare al freddo.
Dio mio se è bello…

***
Dio mio se è bella…
- Cosa ci fai qui?- mi domanda sempre al cellulare per evitare di urlare in mezzo alla strada.
Già… bella domanda, cosa ci faccio qui?
Devo dirle che, appena ci siamo separati, sono entrato in un cabina telefonica a sfogliare l’elenco degli abbonati solo per trovare il suo numero e il suo indirizzo? Devo dirle che è tutta la sera che corro da una parte all’altra della città solo per trovare cosa sua? Devo dirle tutto questo? Non lo so, non so neppure perché l’ho fatto. Forse volevo solo farle sapere che ci tengo a lei, che non importa se siamo differenti, che sono proprio queste differenze a renderla speciale ai miei occhi. Posso dirle che non posso più nascondere quello che provo?
Non lo so… per ora posso solo dirle:
- Mi dispiace Usagi.
Anche se lontana posso vedere i suoi occhi socchiudersi un momento.
- Per cosa Mamoru?
- Per esser stato così gelido oggi e per averti dato della bambina, anche se non in modo diretto.
- Non importa. – sussurra lei chinando appena il capo – Non è colpa tua.
- Invece sì,- ribatto deciso – sono stato insensibile.
Qualcosa di piccolo e candido mi passa davanti agli occhi, una… due… tre volte… alzo il capo e vedo i primi fiocchi di neve scendere flaccidi sulla terra, fanno strane spirali nel cielo prima di posarsi sull’asfalto e poi sciogliersi in pochi attimi. Torno a guardare Usagi, la mia vista è perfetta, la piccola, dolce, innocente creatura che amo ha alzato anche lei il capo e cerca di raccogliere i fiocchi di neve con la punta della lingua.
Un sorriso mi increspa le labbra e, con quella soave visione, pronuncio una frase che mi tengo dentro da mesi.
- Vuoi uscire con me?
Chiude la bocca e mi fissa.
- Cosa?
- Usagi...- parlo piano scandendo bene ogni singola parola – vuoi uscire con me?
- Uscita uscita?
Ridacchio divertito e annuisco:
- Un appuntamento Usagi. – specifico con un sorriso mentre i fiocchi candidi si incastrano tra i miei capelli – Io, te e una cenetta. Allora, vuoi uscire con me?
- Sì. – una sillaba sola, detta con un filo di voce tremante ma che ha la capacità di alleggerirmi il cuore.
- Ti passo a prendere domani sera alle sette. Va bene?
- Benissimo. – conferma lei con un sorriso luminoso come la luna piena.
- A domani allora.
- Ciao Mamoru.
Chiudiamo la telefonata, resto a fissarla fino a quando non rientra nella sua stanza sicuramente congelata. Affondo la mani nella tasca dei pantaloni e mi dirigo con passo svelto verso casa. Nevica più forte ora, i fiocchi sembrano grandi batuffoli di bambagia che cadono dal cielo, la neve inizia a rimanere sulle strade imbiancando i marciapiedi e i miei vestiti.
Mi blocco all’improvviso e alzo la testa, i fiocchi scendono sul mio viso baciandomi la pelle accaldata dopo quella telefonata con il mio angelo. Tiro fuori la lingua come un bambino dell’asilo, un fiocco gelato mi si posa sulla punta sciogliendosi all’istante, assaporo quel sapore dolce e mi pulisco il viso con le mani calde. Torno a camminare ma faccio solo pochi passi che un dolce profumo giunge al mio naso, un profumo che non ho mai sentito ma che, in qualche modo, mi è famigliare. Una fragranza che mi riporta indietro di anni, quando ancora ero bambino.
Non c’è bisogno di chiedersi a lungo che cos’è: è il profumo del Natale.

FINE


Siamo giunti alla conclusione anche di questa FF.
A tutte voi che volevate un finale con un bacio mi dispiace ma il finale aperto mi piace di più, rende meglio l’idea e, comunque, è sempre un finale a lieto fine.
Spero che vi abbia emozionato anche questa parte.
Ora posso dedicarmi anima e corpo all’ultima storia in sospeso che ho di Sailor Moon, il capitolo è quasi finito quindi, se tutto va bene, dovrei postarlo presto.
Grazie per aver letto e commentato, grazie per avermi sopportato e grazie per avermi sempre sostenuto!
Vi voglio bene!
Baci
Elena
   
 
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