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Autore: Lady Lynx    22/08/2012    0 recensioni
“Il Quidditch è solo uno sport.”
Un sorso di Whisky Incendiario, prima di adagiare il bicchierino sul tavolino di legno e afferrare la Gazzetta del Profeta del mattino.
“Il Quidditch fa guadagnare anche se perdi. Quindi non è importante vincere.” [...]
Il Quidditch era solo un gioco, certo.
Ma la gente non faceva altro che prendersi gioco di lei, da quando il Cercatore della Francia le aveva soffiato il Boccino da sotto il naso durante l’ultima partita.

Sulle note di "Minuetto" di Mia Martini.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Cho Chang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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cap2 Capitolo 2


Rinnegare una passione no,
ma non posso dirti sempre sì e sentirmi piccola così
tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te.
Troppo cara la felicità per la mia ingenuità.
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore...

“La Francia passa in finale. Affronterà la Croazia nell’ultima partita della Coppa del Mondo.”
Sospirò, tentando di far sciogliere il peso che le opprimeva il petto. Quella sera lui sarebbe arrivato per festeggiare, ne era certa. Però lei non voleva farsi trovare.
Osservò con attenzione la foto che lo ritraeva, sorridente, mentre veniva intervistato dal giornalista della Gazzetta del Profeta.
La didascalia recitava: “Graham Montague, Capitano e Cercatore della Nazionale francese, candidato per il prestigioso premio Boccino d’Oro di quest’anno.”
Sarebbe stato sufficiente sostituire ‘Cho Chang’ a ‘Graham Montague’ e ‘inglese’ a ‘francese’ per ottenere una probabile visione di come sarebbe stata la prima pagina della Gazzetta di quel giorno se solo lei non si fosse lasciata corrompere. O forse era meglio dire minacciare? O ricattare?
Si sentiva una nullità quando Graham si presentava a casa sua senza nemmeno avere la decenza di avvertire, ma era lei ad averglielo permesso fin dall’inizio.
Tre anni prima, quando lo aveva incontrato, era ingenua e sola. Seduta al tavolino esterno dell’Hotel di Roma dove la sua Nazionale era alloggiata in previsione dell’amichevole Inghilterra – Francia, rimuginava sulla piattezza della sua vita dal giorno della morte di Cedric. Era un avvenimento accaduto molti anni prima, ma non poteva negare che avesse lasciato diversi strascichi nel suo modo di vedere le cose. Le sembrava impensabile avere un altro fidanzato per paura di perderlo. Così si era gettata anima e corpo nel Quidditch, una volta uscita da Hogwarts, ed era entrata a far parte di una piccola squadra fino ad essere poi accettata nella squadra che tifava da quando aveva sei anni: i Tutshill Tornados.
Nonostante questi suoi successi, Cho non era mai stata molto amata dal pubblico. In particolare quando giocava contro le Holyhead Harpies, contro la Cercatrice Ginny Weasley. I giornalisti, per raccogliere materiale su cui costruire le notizie, intervistavano i giocatori prima delle partite e la Weasley – che era entrata a far parte di una squadra del “vero e proprio campionato” pochi mesi dopo essere uscita da Hogwarts, ovvero tre anni prima che ci riuscisse Cho – non risparmiava le frecciatine nei suoi confronti. Il pubblico, naturalmente, identificandola come la fidanzata di Harry Potter e quindi come donna dalla condotta irreprensibile, non poteva fare a meno di accettare le sue affermazioni come vere e quindi di odiare la Cercatrice che le si opponeva.
Cho pensava di sapere perché la Weasley ce l’avesse così tanto con lei: di certo aveva a che fare con Harry, con la relazione che avevano avuto ai tempi della scuola. Però le sembrava assurdo che una donna ormai adulta potesse aggrapparsi a così poco; i suoi compagni di squadra, infatti, le dicevano spesso che forse la Weasley la temeva anche da un punto di vista sportivo.
Tuttavia le sembrava una paura infondata, dato che Ginevra otteneva sempre abbastanza facilmente il ruolo da Cercatrice Titolare durante le convocazioni alle varie partite della Nazionale inglese. Cho rimaneva sempre in panchina, da Cercatrice Sostituta, sperando dentro di sé che la Weasley prima o poi si schiantasse da qualche parte.
Nel 2005, però,  l’allenatore della Nazionale si era accorto che qualcosa era cambiato nella Weasley: volava più lentamente, sembrava essersi ingrossata e si muoveva in modo goffo. Scoprirono che era incinta, e finalmente il tanto agognato ruolo di Titolare andò a Cho.
Per quel motivo si trovava a Roma e in quella circostanza aveva conosciuto – o meglio, incontrato di nuovo – Montague. Le si era avvicinato con nonchalance, offrendole un tè, e lei aveva accettato con piacere la sua compagnia. Da tempo non faceva una piacevole chiacchierata con qualcuno, essere una giocatrice implicava numerose trasferte e la sua migliore amica Marietta non era mai stata una molto incline a lasciare il suo paesino natale e le sue comodità. Inoltre i suoi compagni di squadra, forse sotto sobillazione di quella vipera di Ginevra, le rivolgevano la parola solo svogliatamente, come se le facessero un favore. Cho non sapeva l’italiano e aveva passato tutta la giornata precedente in quasi totale silenzio.
Quando Montague le aveva raccontato chi fosse e le aveva ricordato che anche lui era stato uno studente ad Hogwarts, lei non aveva potuto fare a meno di manifestargli tutta la sua simpatia. Si era sentita finalmente accettata da qualcuno, poi, quando lui si era complimentato con lei per l’ultima vittoria riportata dai Tornados sui Cannoni di Chudley – la squadra preferita da quello stupido di Ronald Weasley. Le aveva offerto la cena, avevano passeggiato per la città, erano andati a letto e avevano dormito insieme.
In mezza giornata, si era invaghita e aveva gettato all’aria anni e anni di sudati allenamenti.
Ma se n’era accorta troppo tardi.
Dopo quella prima notte di passione avevano iniziato a vedersi ancora, e ancora, e ancora.
Fino alla sera dell’amichevole, quando per amore di Montague aveva lasciato che fosse lui a prendere il Boccino fingendo di perdere il controllo della scopa.
Lo amava, che male ci sarebbe stato a perdere un’amichevole?
Ma la cosa non si era fermata lì, tutte le sere che precedevano un incontro Francia – Inghilterra erano segnate da una visita di Graham che, tra baci e carezze, le strappava la promessa che lei non avrebbe preso il Boccino.
Era andata avanti così fino a quando, nel 2006,  l’allenatore non l’aveva minacciata di espellerla dalla squadra. Una minaccia debole, considerando che l’unica persona in grado di sostituire Cho era Ginevra Weasley – una donna che in quel periodo aspettava il secondo figlio. Inoltre, Cho sembrava incapace di vincere solo contro la Francia, mentre contro tutte le altre Nazionali e con i Tornados era la stessa Cercatrice di sempre. Le era stata data un’altra possibilità.
Nel 2007, la Weasley si era ripresa “il posto che le spettava” – almeno da quanto emergeva dalla sua dichiarazione alla Gazzetta del Profeta. Cho era scivolata di nuovo nelle retrovie e improvvisamente Montague era sparito dalla sua vita. L’Inghilterra, quell’anno, aveva vinto i Campionati Europei proprio contro la Francia.
Lei aveva cercato di togliersi quell’imbroglione dalla testa, per quanto passasse le notti a rigirarsi nel letto per il desiderio, dicendosi che non sarebbe mai più riuscito a circuirla e che non ne avrebbe più avuto motivo. Ma pochi mesi dopo, quella vacca della Weasley – sì, era proprio così che aveva pensato in quella circostanza – era rimasta di nuovo incinta. E lei era tornata ad essere Titolare, con suo grande sgomento.
La sera dopo l’annuncio ufficiale della sostituzione della Weasley, Graham era tornato nel suo letto. Ci aveva provato, almeno.
Lei l’aveva respinto, lo aveva insultato, si era rifiutata di assecondarlo.
Lui le aveva detto che avrebbe potuto rovinarla: se avesse raccontato ai giornali che avevano una relazione da anni, nessuno avrebbe faticato a trovare un motivo a tutte le partite perse dall’Inghilterra contro la Francia quando lei era la Cercatrice Titolare della squadra inglese. Aveva le prove per dimostrarlo.
Cho non aveva potuto ribellarsi.
Proprio come quella notte, quando Graham entrò nella sua stanza per festeggiare la qualificazione della sua squadra per la finale e la sua nomina per il Boccino d’Oro.
Lei, nonostante la rabbia e la frustrazione, lo lasciò fare.


  
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