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Autore: Alex98    22/08/2012    1 recensioni
“Accomodati, Harry.” disse Silente facendolo entrare nel suo ufficio.
Harry si sedette e guardò il preside come se fosse solo un frutto della sua immaginazione.
“Cosa volevi chiedermi, Harry?” gli chiese Silente.
“Vede, signore…Tom Riddle ha rimediato ai suoi errori oggi, ma non so se sia giusto perdonarlo. Gli altri dicono di no.”
“E tu cosa dici?”
“Io dico di sì, ma…”
“Ma? Harry, le nostre scelte sono quelle che ci aiutano a crescere. Se questa è la tua scelta, io la approvo.”
“Ma, signore, è sempre un assassino.”
“Vedi, Harry, io credo che Tom Riddle avesse sempre avuto paura. La paura e l’odio distruggono l’anima e Riddle l’ha provato sulla sua pelle.”
“Lei ha sempre detto che Tom assomigliava a me a differenza delle scelte. Questa scelta che sto facendo…”
“No, Harry. Tu non sei come lui. L’hai dimostrato molte volte. Non ti ricordi nel Ministero della Magia quando hai sconfitto Voldemort ricordandoti dei tuoi amici? Non dimenticarlo mai. Io ti voglio bene, Harry. E non perché sei il prescelto o perché hai portato a termine la missione che ti avevo affidato, ma perché sai amare. E questa è una qualità che Riddle non ha mai avuto."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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LA MORTE DI VOLDEMORT E IL RITORNO DI TOM RIDDLE

 

 

Harry si nascose nella Sala Comune dei grifondoro.

Aveva bisogno di pensare.

Stava accadendo tutto così in fretta.

E quello era un luogo perfetto per riflettere.

Lì aveva festeggiato tutte le vittorie nelle partite di quidditch e nelle prime sfide del torneo tremaghi, aveva pianto e aveva riso.

Lì aveva capito qual’era la sua vera famiglia.

Certo, adesso era tutto diverso.

I letti erano stati incendiati e alcune pareti erano state distrutte, ma almeno i mangiamorte non l’avevano ancora raggiunto.

Ma non poteva starci per molto.

Non avrebbe permesso che altre persone morissero.

Non avrebbe deluso Fred, Lupin e Tonks.

I loro sforzi non sarebbero stati vani.

Gli serviva solo un po’ di tempo, ma i mangiamorte gli stavano alle costole.

E soprattutto Voldemort.

Tom Riddle.

Un mago che molti ritenevano simile a lui.

Come poteva essere simile a lui, un ragazzo che aveva sempre combattuto per la giustizia, Voldemort, il cui solo nome faceva rabbrividire a causa di tutti gli atti orribili che aveva compiuto.

Aveva diviso la sua anima in sette parti, anzi otto, e aveva ucciso migliaia di persone.

Sì, entrambi erano degli orfani mezzosangue inconsapevoli dei loro poteri e sapevano parlare con i serpenti, ma Voldemort li aveva sempre usati per fare del male.

A volte gli faceva pena.

Come poteva, con i requisiti di Harry, aver scelto una strada completamente diversa?

Aveva accettato la decisione del cappello parlante e aveva intrapreso una vita piena di omicidi.

Si guardò intorno e vide la foto della sua vittoria nella partita grifondoro contro serpeverde il primo anno.

Sorrise.

Per un istante.

Poi tornò a guardarsi intorno, sperando che Voldemort non fosse ancora arrivato.

“No, mia figlia no!” sentì urlare.

Era la voce di Molly Weasley.

Ginny!

Non doveva distrarsi.

Neville stava cercando di uccidere il serpente, mentre lui non stava facendo niente.

Lui.

Il prescelto.

Si alzò e corse a cercare Voldemort.

Non voleva ucciderlo.

Harry non aveva mai usato la maledizione avada kedavra.

Aveva solo diciassette anni, e poi quella maledizione era imperdonabile a qualunque età.

Sapeva bene che Voldemort era un assassino, ma…

“Avada kedavra!”urlò Voldemort vedendolo arrivare.

Harry schivò l’incantesimo e si preparò al duello finale.

Uno dei due sarebbe morto.

Non poteva esserci un’altra soluzione.

In realtà c’era, ma…

“Non ci pensare! Concentrati!” pensò Harry.

“Avada kedavra!” urlò Voldemort.

“Expelliarmus!” gridò Harry.

Ecco.

Non aveva usato l’anatema che uccide.

Ma avrebbe vinto lo scontro?

La verità è che non gli interessava vincere il duello.

Voleva solo invitare Voldemort a ragionare.

Voleva che passasse dalla parte dei “buoni”.

Intanto Neville aveva ucciso Nagini e Voldemort stava diventando sempre più vulnerabile.

“Tom! Non deve finire così! Nessuno vuole veramente la guerra! Nemmeno i mangiamorte! Nemmeno tu, Tom!” urlò Harry.

“Sei un folle!” sibilò Voldemort.

“Tom, ti prego!”

“Non mi chiamo Tom!”

“Sì, invece! Dai, basta! Se continui così, morirai! Abbiamo distrutto i tuoi horcrux! Ora sei un semplice mortale! Quindi ti chiami Tom! Tom Riddle!”

“Tu morirai, Harry Potter!”

“Preferisco morire che vederti in questo stato!”

“Allora ti accontenterò!”

“No, Tom! Tu non hai il coraggio di uccidermi né il potere! La bacchetta di sambuco non ti ubbidirà mai!”

“Bugiardo!”

“Io non mento! Sei tu che menti a te stesso!”

Così la bacchetta di sambuco tornò dal suo padrone e Voldemort cadde a terra, ormai morente.

Tutti cercarono di abbracciare Harry, ma lui li bloccò e corse da Tom Riddle.

“Ho sbagliato. E il mio errore ha danneggiato una generazione di maghi. Perciò non perdonarmi, Harry Potter.” mormorò Tom.

Il corpo di Tom Riddle si disintegrò e un’onda di energia si propagò in tutto il Mondo Magico.

I mangiamorte ritornarono ad essere dei maghi senza peccati.

I genitori di Harry, Cedric Diggory, Sirius Black, Albus Silente, Malocchio Moody, Remus Lupin, Nynphadora Tonks, Fred Weasley, Severus Piton, Dobby e tutte le vittime della guerra tornarono in vita.

Hogwarts tornò come prima e tutti corsero incontro ai loro cari.

Inutile descrivervi la felicità che provò Harry quel giorno.

Così, nonostante tutto, Harry perdonò Tom Riddle, un mago come lui che aveva fatto delle scelte sbagliate, ma che aveva rimediato al suo disastro.

Ma le ferite delle vittime rimanevano nei loro cuori e non potevano essere rimarginate.

La guerra aveva segnato le loro vite e nessuno si sentiva in grado di perdonare un assassino.

 

“Accomodati, Harry.” disse Silente facendolo entrare nel suo ufficio.

Harry si sedette e guardò il preside come se fosse solo un frutto della sua immaginazione.

“Cosa volevi chiedermi, Harry?” gli chiese Silente.

“Vede, signore…Tom Riddle ha rimediato ai suoi errori oggi, ma non so se sia giusto perdonarlo. Gli altri dicono di no.”

“E tu cosa dici?”

“Io dico di sì, ma…”

“Ma? Harry, le nostre scelte sono quelle che ci aiutano a crescere. Se questa è la tua scelta, io la approvo.”

“Ma, signore, è sempre un assassino.”

“Vedi, Harry, io credo che Tom Riddle avesse sempre avuto paura. La paura e l’odio distruggono l’anima e Riddle l’ha provato sulla sua pelle.”

“Lei ha sempre detto che Tom assomigliava a me a differenza delle scelte. Questa scelta che sto facendo…”

“No, Harry. Tu non sei come lui. L’hai dimostrato molte volte. Non ti ricordi nel Ministero della Magia quando hai sconfitto Voldemort ricordandoti dei tuoi amici? Non dimenticarlo mai. Io ti voglio bene, Harry. E non perché sei il prescelto o perché hai portato a termine la missione che ti avevo affidato, ma perché sai amare. E questa è una qualità che Riddle non ha mai avuto. Perciò ti capisco se provi compassione per quel mago.”

Harry sorrise e lo abbracciò, il volto rigato dalle lacrime.

“Mi è mancato molto, professore.” singhiozzò Harry.

“Anche tu mi sei mancato.”

“Ora mi scusi, ma devo proprio andare. I miei genitori mi aspettano e io…”

“Lo so Harry. Sono felice per te.”

Harry si congedò e Silente rimase a guardarlo dai suoi occhiali a mezzaluna.

“Che Dio ti benedica, Harry Potter.”

   
 
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