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Autore: GirlOnFire    22/08/2012    2 recensioni
Una sera d'estate a guardare il cielo e parlare con Santana servirà a Quinn per capire cosa realmente prova nei confronti dell'amica Rachel.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uscì dall’aula come ogni giorno, non appena il docente finì la sua spiegazione di diritto privato, prese la sua roba e la ficcò in borsa. Al contrario di ieri, dei giorni precedenti, oggi era euforica.
Il biglietto che aveva in borsa le ricordava che a New York c’era qualcuno che l’aspettava, qualcuno che le si era avvicinato piano, che aveva scavato dentro di lei un letto dove far scorrere l’acqua di cui aveva bisogno. Adesso di quell’acqua non poteva fare a meno, quell’acqua di nome Rachel Berry.
Quinn e la mora erano diventate amiche l’ultimo anno di liceo e con il tempo il loro rapporto non si era scalfito, anzi, si era rafforzato anche con la distanza, anche se si vedevano quando potevano tra impegni legali allo studio dove la bionda faceva internato e quelli legati allo spettacolo di Rachel. Ogni volta però era una gioia potersi abbracciare davvero senza dover scrivere quell’azione al computer, senza doverla mimare di fronte uno schermo mentre l’altra lo vedeva attraverso lo schermo. Era bello poter sentire la voce di una e vedere ogni espressione dell’altra, non solo immaginarsele.
Mentre pensava a tutto ciò, l’ex capo cheerleader si affrettava a prendere la valigia nella stanza del campus che abitava e prendere quel treno che l’avrebbe portata dall’altra. Stavolta con una nuova consapevolezza: le avrebbe detto ciò che realmente sentiva nei suoi confronti.
Se n’era accorta così, una sera estiva di un paio di mesi prima, era la notte di San Lorenzo ed era sulla spiaggia con qualche suo collega dell’università e si era portata dietro Santana. Proprio con la latina condivise il telo e i pensieri, mentre la mora le parlava di quanto amasse Brittany e di come un unico solo ‘ma’ che riguardava Sebastian non riuscisse a farle vivere la relazione nel migliore dei modi, fu quel ‘ma’ a farle uscire da bocca quelle parole, senza averci riflettuto mai davvero:
"Penso che mi piaccia Rachel.”
“..e quindi forse dov- No, aspetta, cosa?”
“Penso che mi piaccia Rachel.”
“E dove sta la novità?”
La bionda guardò interrogativa l’amica di sempre e quella scoppiò a ridere prendendo la birra che aveva accanto e gustandola.
“Beh, io so da un mese che ti piace la nana, si vede da come la cerchi, da come le parli, da come ne parli.”
“Io.. l’ho capito solo adesso, ero talmente presa da Dean che non mi ero accorta quanto Rachel mi piacesse. E comunque, San, è etero.”
“Certo, e io sono Cenerentola e visto che è passata la mezzanotte, le sorellastre lo diranno alla mai matrigna e lei ucciderà tutti i topolini amici miei. Sveglia Fabray, non lo è.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Ehi, ho un radar infallibile io! L’hai dimenticato?”
Le fece l’occhiolino la latina e le passò la birra ghiacciata, ricominciando a parlare del suo problema visto che la bionda aveva ritrovato un minimo di concentrazione.
Ripensandoci, era vero, Santana non sbagliava mai, ecco perché a bruciapelo aveva chiesto solo pochi giorni prima a Rachel se lei avesse mai pensato alle ragazze in quel senso. La mora aveva scoperto della bisessualità della bionda quando erano entrambe due matricole, ma la bionda non aveva mai chiesto nulla a Rachel, mai fino ad allora quando lei rispose che avrebbe potuto essere bicuriosa.
“Quindi.. potresti innamorarti di una ragazza?”
“Beh, perché no.”
Sorrise Quinn, sul treno che la portava a New York, sorrise perché forse, per una volta era quella buona.
Quando scese fece di corsa le scale per arrivare prima dall’amica, quasi non sentendo il peso della valigia e quando la vide le si allargò il sorriso. Si abbracciarono pochi secondi di più e si guardarono negli occhi.
Era bellissima, come sempre.
Rachel la fece sistemare nella sua camera, le offrì il caffè e poi andarono a Central Park, dove Quinn iniziò a parlarle del più e del meno, finché non le rifece quella domanda: se potesse innamorarsi di una ragazza.
“A me piacciono le persone.”
“Quindi anche io?”
“Come persona intendi...?”
“Ti piace anche una minima cosa di me?”
“Mi piace come parli, mi piace come ridi, mi piaci anche quando piangi e fai uscire la parte fragile di te, mi piace quando ti fai forza con le tue stesse parole perché hai un modo tutto tuo di prenderti cura di te stessa. "Mi piaci, sì.”
“Come persona.”
“Come persona, sì.”
“Anche tu mi piaci.”
“Come persona..?”
Quinn fece una pausa e sospirò, doveva buttarsi, doveva provarci.
“Anche, non solo.”
Le si avvicinò piano al  viso e le guardò le labbra e poi gli occhi nocciola che erano così tristi, di una tristezza che solo chi si tiene sempre tutto dentro possiede e chiuse i suoi, per non vedere la tristezza che forse apparteneva un po' anche a lei, e la baciò piano, lentamente, sfiorandole teneramente le labbra con le sue, senza approfondire quei tocchi leggeri. La baciò come si bacia qualcuno con cui vuoi andarci piani ma che hai bisogno di fargli sentire che la vuoi. La baciò perché era quello che si sentiva.
La baciò e venne ricambiata.
“Forse.. non mi piaci solo come persona, Quinn.”

 

   
 
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