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Autore: Just a dreamer_    23/08/2012    4 recensioni
“Avrei un discorso degno di un Oscar da farti, ma sinceramente, non ne vale la pena sprecare fiato. Quindi, ti auguro il meglio. Sii felice con miss belle-tette, vivi la tua vita e io vivo la mia”.
Girai i tacchi e feci qualche passo. Mi arrestai per un secondo, voltandomi.
“Ah, buona giornata!”. Feci un mezzo inchino e, sfoderando il mio sorriso più bello, gli rivolsi un’ultima occhiata.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU DON’T DESERVE MY TEARS

 
Presi la mia borsa e uscii di casa. Ero in perfetto orario! O meglio, in anticipo, ma poco importava.
Quel giorno non faceva particolarmente caldo e ogni tanto uno spiffero arrivava a farti venire la pelle d’oca.
Mi chiusi la porta alle spalle annunciando ai miei che sarei uscita con il mio ragazzo.
Mi sistemai i capelli in una coda e mi avviai con passo deciso verso il luogo dell’appuntamento: un parco a dieci minuti di distanza da casa mia. Era un posto tranquillo, quasi sempre soleggiato, pieno di alberi, con un piccolo stagno e qualche gioco per bambini.
Salutai la mia vicina a spasso con il cagnolino e mi avviai per la strada.
Presi il cellulare e inviai un breve messaggio: -Amore, io sono fuori, sto arrivando-.
Nel giro di un minuto mi arrivò la sua risposta: -Ok tesoro, io vengo dieci minuti in ritardo perché devo aiutare mio padre in negozio-.
Per me non c’erano problemi, avrei fatto un giro più lungo per far passare il tempo.
D’altronde, non poteva dire di no a suo padre. Spesso si fermava con lui a lavorare quando i clienti erano troppi da gestire per uno solo e così arrivava in ritardo, ma si faceva perdonare con un piccolo pensierino. Per esempio, una volta mi regalò un orsacchiotto di peluche con scritto ‘Baciami’; un’altra volta, mi portò una nostra foto con una dedica sul retro.
Dio, era il ragazzo perfetto per me!
Sorrisi ripensando a tutti i pupazzi in camera mia, suoi regali dal primo all’ultimo.
Decisi di prendere via Johnson per allungare la strada.
Osservai il cielo. Il sole era spuntato di nuovo e i brividi di freddo sparirono. Si preannunciava una buona giornata. Il che era ottimo, visto che quel pomeriggio avevamo deciso di fare un romantico pic-nic e la pioggia non poteva assolutamente rovinarlo. Aveva pensato a tutto lui, al cibo e alla tovaglia.
 
Erano le tre e un quarto e io ero in ritardo di dieci minuti. Forse la strada che avevo scelto non era così corta come pensavo. Affrettai il passo e mandai un breve sms: -Fra poco arrivo!- e premetti il tasto invio.
Ormai stavo praticamente correndo, quando una musichetta arrivò alle mie orecchie. Era dannatamente familiare. Sembrava quasi la sua suoneria dei messaggi. E proveniva da un vicolo alla mia destra.
Mi bloccai di colpo e incuriosita mi avvicinai per capire cos’era. Cercai di muovermi il più silenzioso possibile.
Sentii dei rumori a pochi passi da me. feci qualche passo in più.
No. Non era possibile. Non poteva essere vero. Non lui.
Il cuore perse un battito a quella vista: stava baciando una ragazza, le sue mani vagavano e toccavano ovunque potevano e lei di certo non lo fermava.
“Harry…” sussurrai.
Lui si voltò verso di me con un’espressione scocciata. Forse pensava che fosse un amico. Ma quando mi vide rimase a bocca aperta, fissandomi come se fossi un fantasma. La ragazza mi squadrò dall’alto al basso.
“E tu chi sei?” chiese.
“Oh, nessuno di importante, solamente la sua ragazza. Ma continuate pure, sembravate alquanto impegnati, non volevo disturbare scusatemi” risposi cercando di sembrare il più indifferente possibile.
Gli voltai le spalle e girai l’angolo.
“Kate! Aspetta, Kate!” lo sentii urlare da dietro. Continuai spedita senza girarmi.
Ma una mano mi bloccò senza preavviso. Cercai di liberarmi dalla sua presa ferrea, invano. Era troppo forte per me.
“Lasciami!” gli ordinai a denti stretti.
“No, ascoltami, per favore”.
Alzai lo sguardo infastidita e incontrai il suo viso. Perfetto, ecco cos’era. Fottutamente perfetto.
I capelli arruffati come al solito incorniciavano un sorriso mozza fiato, che in quel momento era sparito e due pozzi verde smeraldo, da cui traspariva gioia e felicità, ma ora erano spenti e vuoti. Vedevo dispiacere. Ma non me ne facevo niente del suo dispiacere.
“Ti do cinque minuti” gli dissi puntando i suoi occhi. La mia espressione diceva tutto.
Prese un profondo respiro, guardandosi attorno mentre cercava le parole adatte. “Sono un idiota. Ho sbagliato e lo so perfettamente. Ma ti prego Kate, perdonami, ti scongiuro! Lo sai che non sono mai stato bravo a parole… Troverò il modo di farmi perdonare, te lo prometto! Sei tutto per me, non puoi abbandonarmi…”.
“Tu… tu hai una vaga idea di come mi senta io adesso? Hai una vaga idea di cosa vuol dire per me? Harry, tu mi hai tradita!” sbottai indicando dietro di lui il vicolo.
“Ma lei non conta niente! Davvero, tu per me sei l’unica, lei è solo un errore” cercò di difendersi visibilmente in difficoltà.
Risi amaramente: “Oh certo, un errore brava a letto, scommetto! E togli quella mano, cazzo!” scossi il braccio finché non mollò la presa. Cercai di trovare nei suoi occhi un barlume di verità, ma c’era solo menzogna e pentimento.
“Ok, ti ho tradita, lo ammetto. Ma ti giuro, che se potessi tornare indietro…”.
Scossi la testa osservandolo con disprezzo: “Risparmiami le frasi sdolcinate stile film che non servono a niente, Styles”.
Mi guardò stupito. Styles. Non l’avevo mai chiamato con il suo cognome, mi aveva sempre dato fastidio, era come rivolgersi ad uno sconosciuto. E in quell’occasione, lo era appena diventato.
“Ora non mi chiami nemmeno più Harry?” chiese allibito facendo un passo verso di me.
“Problemi?” dissi di rimando.
Nel giro di due secondi mi prese il viso tra le mani, avvicinandolo al suo. Potevo sentire il suo respiro irregolare, il suo cuore battere contro il mio petto, vedevo il suo labbro tremante.
“Io ti amo” disse scandendo bene le parole: “Ti amo come non ho mai amato nessun’altra. È vero, ti ho tradita, ma per lei non provo assolutamente niente. Ora guardami dritto negli occhi e dimmi se sto mentendo”.
Lo scrutai attentamente, ma notai che era sicuro di sé e probabilmente non stava raccontando l’ennesima bugia. Forse diceva il vero. Forse provava davvero qualcosa per me, qualcosa di vero. Se no, perché saremmo ancora insieme dopo due anni? Ma quella ragazza…
Incrociai le braccia al petto. Non gliel’avrei data vinta così facilmente. “Da quanto va avanti questa storia?”. Rimase zitto. Il che mi fece innervosire ancora di più.
“Rispondi” sibilai.
Si stava torturando le mani e non riusciva a stare fermo, continuava a muovere i piedi. Era sempre così quando nascondeva qualcosa, lo conoscevo come le mie tasche oramai.
“Qualche mese…” balbettò indifeso.
Ok, la mia pazienza aveva un limite e dopo quella frase, l’aveva superato alla grande.
“Qualche mese?!?!” dissi alzando il tono di voce: “Perché, perché?!”. Sbattei un piede a terra. La borsa scivolò dalla spalla e la buttai sul marciapiede con parecchia forza. Dovevo pur scaricare la rabbia su qualcosa. La mandai al diavolo incurante che dentro ci fosse il mio cellulare.
“Io non…”.
“Tu cosa?”.
“Non lo so, va bene? Ha iniziato a scrivermi tempo fa… le ho detto che stavamo insieme, ma lei ha continuato. Un giorno avevo finito l’allenamento di calcio mezz’ora prima e stavo tornando a casa, lei mi ha visto per strada e senza dirmi niente mi è saltata addosso” cominciò disperato.
“Oh, poverino! E tu naturalmente non potevi dirle di no, altrimenti ci sarebbe rimasta male, vero? ma che stupida che sono, avrei dovuto capirlo subito che non era colpa tua!” constatai battendomi una mano sulla fronte.
Un mezzo sorrisetto si fece spazio accompagnato da quelle fossette che tanto adoravo. Colta alla sprovvista, portò le sue labbra sulle mie, baciandomi dolcemente come solo lui sapeva fare. Era una vera e propria tentazione. La mia soglia di autocontrollo era andata lentamente in frantumi. Portai le braccia al suo collo e lo sentii cingermi i fianchi.
Era una delle sensazioni più belle del mondo. Ogni volta mi sentivo protetta, al sicuro. Lui era il mio principe azzurro. Ma quella non era una favola.
Mi staccai di malavoglia. Lui si passò la lingua fra le labbra visibilmente soddisfatto. Se credeva di essersi salvato con questo si sbagliava di grosso.
“Sai, Harry, per un attimo ho creduto che fossi sincero. E devo ammetterlo, sei un ottimo attore. Ma non sono nata ieri e comunque non ci vorrebbe una laurea per capire quanto tu sia stronzo. Ma io ti amo e i sentimenti non si cambiano da un momento all’altro. Ho passato due anni bellissimi con te, pensando che anche tu fossi felice. E forse all’inizio lo eri, ma evidentemente negli ultimi mesi non ti bastavo. Avresti potuto dirmelo. Avresti potuto rompere senza mandare avanti questa messa in scena. Per cosa poi? Per la troia di turno tutto trucco e niente cervello. Pensavo fossi più furbo, davvero”.
Aprì la bocca per replicare, ma non ne uscì alcun suono.
Continuai sempre più convinta: “Mia madre mi ha sempre detto di non farsi comandare dagli uomini, di pensare con la mia testa e di essere indipendente. E io l’ho ascoltata. Non nascondo che ci sia rimasta di merda nel vederti appiccicato a quella la… ma ti devo ringraziare. Grazie per avermi fatto aprire gli occhi”.
Mi prese la mani incrociando le dita. “Dopo tutto quello che ho fatto per te?” chiese a voce bassa.
Ah, ora era lui la vittima!
Ero sul punto di rispondergli per le rime, quando mi venne in mente una cosa. Devo aiutare mio padre in negozio.
“Un momento… quindi, ogni volta che dovevi aiutare tuo padre, ti vedevi con lei?” chiesi contando mentalmente quante volte le aveva scritto messaggi così. Troppe, troppe volte.
“Non sempre…” riuscì a dire.
Non solo aveva superato il limite, ma si era anche permesso di prendermi per il culo.
“Ah! Questa è bella!” urlai. Alzai le braccia al cielo. Una serie di insulti si fecero largo nella mia testa, ma non li dissi.
Al contrario, presi un respiro profondo e mi calmai.
“Avrei un discorso degno di un Oscar da farti, ma sinceramente, non ne vale la pena sprecare fiato. Quindi, ti auguro il meglio. Sii felice con miss belle-tette, vivi la tua vita e io vivo la mia”.
Recuperai la borsa, girai i tacchi e feci qualche passo. Mi arrestai per un secondo, voltandomi.
“Ah, buona giornata!”. Feci un mezzo inchino e, sfoderando il mio sorriso più bello, gli rivolsi un’ultima occhiata. Non c’era odio, rammarico o dispiacere. Bensì pura allegria.
Soddisfatta, me ne andai in un’uscita trionfale.
Decisamente, la migliore che potessi fare.

 
THAT’S ME:
Eccomi qua!! Ho sfornato questa OS ieri. Mi è venuta in mente così, niente di speciale, ma volevo sapere il vostro parere.
Anche se qua ho messo Harry dalla parte del torto, preciso che lo adoro come tutti gli altri nella band.
Beh, che dire, spero vi sia piaciuta, lasciate un piccolo commentino e vi va :D
Bye <3
 

 
 
  
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