Buon giorno\Buona sera a tutti!
Finalmente dopo secoli mi sono decisa di pubblicare la storia e qui apriamo una piccola parentesi! Questa non è altro che il continuo dell'altra mia storia "The Story". Per chi non l'avesse letta beh... non credo sia obbligato a farlo poiché nel corso della storia verranno spiegati dei punti fondamentali e credo ci sarà anche qualche "Flash-Back" quindi sarà una vostra scelta! ;)
Come sempre commenti, consigli e critiche costruttive sono sempre molto ben accette! :)
Beh... mi pare di aver detto tutto e non mi rimane altro che augurarvi buona lettura! :D
P.s. Come sempre i Mars non mi appartengo e i fatti sono tutto frutto della mia immaginazione e ovviamente non scrivo a scopo di lucro!
The Secret is out... Or not?
1 Capitolo. (17 Aprile)
Sono
passati quattordici anni dall'ultima volta che misi piede a Los
Angeles. Proprio dentro quest'aeroporto promisi a me stessa che per
nessun motivo al mondo ci avrei mai più messo piede.
Ma
le cose non sono andate proprio come me l'aspettavo e per questo,
seduta su un appiccicoso e sporco marciapiede, aspettavo che le mie
due amiche muovessero il loro bellissimo culo per venirmi a prendere.
_
Mary!_
Mi
voltai svogliata a guardarmi in giro e non feci in tempo a mettere a
fuoco la persona difronte a me che un uragano mi travolse facendomi
perdere l'equilibrio.
_
Sei venuta davvero!_
A
quelle parole una risata inconfondibile pervase le mie orecchie e due
occhi azzurro-grigio mi sorridevano felici.
_
Certo! Te l'avevo promesso, o sbaglio?_ Risposi abbracciandola.
Sorrise
ancora una volta prima di prendere uno dei miei borsoni e caricarlo
in macchina.
_
Muoviamoci che siamo già in ritardo!_
_
Vick ma Asia?_ Chiesi una volta messa in moto l'auto.
_
E' a casa mia che ci aspetta!_ Esclamò facendomi
l'occhiolino.
_
Non ci sono stati problemi con la casa vero?_ Domandai preoccupata.
_
No, tranquilla è andato tutto liscio come l'olio._
Qualche
mese fa mi convinsero a comprare casa a Los Angeles e non so
perché
ma fui subito d'accordo con loro, forse perché in fin dei
conti
quella città così piena di vita mi mancava.
A
differenza mia Asia era arrivata lì due settimane in
anticipo, così
da sistemare gli ultimi dettagli con l'agenzia, aveva insistito
così
tanto che la cosa mi aveva dato molto da pensare.
Con
la testa piena di domande rivolsi lo sguardo verso il finestrino.
Quel posto non era cambiato granché dall'ultima volta:
traffico,
mare, alberi, caldo e ancora caldo erano rimasti invariati come se il
tempo si fosse fermato fino ad oggi.
Los
Angeles era molto diversa da Parigi e anche la mia vita. Una sera, io
e Asia, andammo in un club e fu proprio lì che incontrammo
per la
prima volta Vicki.
Bevemmo come delle spugne e la mattina dopo ci svegliammo in una
lurida camera di un motel e come ricompensa ricevemmo in cambio una
fastidiosissima emicrania. Da quel giorno noi e
“l'americana” ci
sentivamo almeno due volte alla settimana ed era proprio per farla
contenta che presi il primo aereo per la soleggiata California.
Dopo
circa mezz'ora di auto finalmente parcheggiammo, lasciammo le valigie
in macchina e salimmo con l'ascensore fino al suo appartamento.
_
Finalmente!_ Sbuffò Asia venendo ad abbracciarmi.
Si
stacco e potei vederla meglio.
_
Mary tu non hai idea di quanto sia meravigliosa la casa! -
Attaccò a
macchinetta. - Non vedo l'ora di fartela vedere! E' esattamente il
tipo di casa che piace a te!_
Sorrisi
del suo entusiasmo e la mia curiosità non vedeva l'ora di
essere
placata.
_
Oh credimi anche io non vedo l'ora di vederla! Dopo i salti mortali
che ho fatto per averla mi sembra il minimo!_
_
Hai visto! Non si è messa urlare quando ti ha vista!_ Si
intromise
Vicki uscendo dalla cucina con tre bottigliette d'acqua in mano.
_
Perché mi sarei dovuta mettere a urlare?_
_
Non lo vedi?! Sembra una lampadina!_
_
Ah! Ecco cos'era quella luce abbagliante proveniente dalle tue
parti!_ Scherzai facendo riferimento alla tinta platinata della mia
amica.
_
Quanto siete stupide! Non mi sta male!_ Esclamò Asia
sbuffando e
incrociando le braccia al petto.
_
A no?! Quasi quasi mando una foto alla NASA con su scritto che il
sole non è poi così luminoso!_ Continuai.
_
Ah! - Esclamò offesa. – Questo è
troppo!_
Mi
saltò letteralmente addosso, iniziando un litigio a base di
solletico e risate.
_
Dai ragazze! Fate le brave bambine e smettetela di litigare! - Ci
riprese Vicki asciugandosi le lacrime dagli occhi. – Mi
è appena
venuta in mente una splendida idea!_
_
Spara!_ Esclamai incuriosita.
_
Stasera cenerete qua! Sono già le nove e mezzo e io ho un
po' di
fame._
_
Mh! Devo dire che come idea non mi sembra malaccio... Giusto Mary?_
Chiese conferma Asia.
_
Giustissimo! Il mio stomaco infatti richiede a gran voce del cibo!_
Esclamai massaggiandomi la pancia.
_
Perfetto allora ordino Cinese!_ Ci informò Vicki
prima di sparire in cucina con il telefono in mano.
Quando
finalmente arrivò la cena ci sistemammo in salotto sedute
sul
tappeto.
_
Allora come procede il lavoro?_ Domandò Vicki
finendo di masticare il boccone di riso.
_
Alla grande! In questo periodo soprattutto abbiamo molte richieste._
Dissi gongolante.
Una
volta arrivate in Francia chiamammo dei nostri amici che, grazie a
Dio, ci trovarono immediatamente un appartamentino che in un modo o
nell'altro dovevamo pagare e proprio per questo cercammo dei piccoli
lavori part time e
mettemmo un po' di soldi
da parte. Qualche mese dopo trovai un volantino dove cercavano delle
apprendisti per arredatori di interni, feci dei concorsi e partecipai
a dei Master e nel giro di qualche anni venni ingaggiata da una delle
più grandi agenzie di arredamenti Francese. E adesso
all'età di
trentacinque anni mi trovavo a capo della stessa azienda in cui tutto
ebbe inizio.
_
Cavolo quasi mi dimenticavo. Asia la mia agenda?_ Le domandai.
Lei,
l'unica persona al mondo di cui mi fidavo ciecamente, era la mia
assistente. E visto che prima di lavorare per me lavorava come
segretaria di un avvocato mi era sembrata la scelta più
appropriata.
Anche perché, se vogliamo dirla tutta, nessuna di quelle
poverette
assunte prima di lei è riuscita a durare per più
di tre settimane
per colpa del mio modo di fare troppo perfettino ma di certo non
è
colpa mia se mi piacciono le cose ben fatte... o no?
_
Tutto a posto. Non hai impegni per almeno due mesi._ Mi
informò
passandomi il palmare.
_
Che bello! Quindi stai qua due mesi?_ Domandò Vicki
congiungendo le
mani in preghiera.
_
No tesoro mio, abbiamo detto una settimana._ Sorrisi ragionevolmente.
_
Ma no, ti prego! Non hai scuse questa volta! Hai due mesi di vuoto
quindi..._ Continuò sorridendo furba.
Mi hanno proprio fregata questa volta... pensai scuotendo la testa.
_
Il tuo silenzio è segno che ho vinto, vero?_
_
Mh mh..._ Mugugnai sconsolata.
Saltò
in piedi abbracciandomi.
_
Grazie, grazie, grazie!_ Cantilenò baciandomi tutto il viso.
_
Guarda che posso tranquillamente cambiare idea!_ Esclamai
malignamente.
_
Ok, faccio la brava._ Si fermò subito facendomi una
linguaccia.
Una
volta finito di cenare prendemmo tutta la roba e la portammo in
cucina per sistemarla. Era piccola in confronto alle altre camere: il
piano cottura con un frigo bianco e un tavolo in legno al centro con
quattro sedie intorno. Lo stretto indispensabile.
Ci
mettemmo comode sulle sedie e al centro del tavolo poggiai una
vaschetta di gelato alla nocciola con tre cucchiaini. Il dolce ci
voleva!
_
Vick
dimmi un po' di questo ragazzo che ha rubato il tuo cuoricino._
Sorrisi maliziosa.
_
Oh! Tomo!_ Sospirò facendo un sorriso dolcissimo.
_
Tomo?!_ Esclamai sbarrando gli occhi.
_
Che hai di male il suo nome?_ chiese la mia amica alzando un
sopracciglio.
_
Nulla e che non è un nome comune. Voglio dire non l'avevo
mai
sentito in vita mia!_
_
Beh questo è perché lui è Croato._
Iniziò
a parlarci un po' di lui, di come si erano conosciuti e come era nata
la loro relazione. Si vedeva lontano un miglio quanto fosse presa da
questo ragazzo, aveva il mio stesso sorriso di quando...
No!
Mary stop! Resetta il cervello e pensa ad altro!
_
Accidenti! Allora è una cosa seria!_
_
Si..._ Sussurrò diventando rossa.
_
Ce lo farai conoscere, vero?_ Chiesi eccitata.
_
Veramente io l'ho già conosciuto._ mi informò
Asia mangiando
un'altra cucchiaiata di gelato.
_
Oh! Riformulo la domanda allora! – Mi schiarì la
voce. – Vick?
Tesoro della mia vita? Mi farai conoscere il ragazzo che ti ha
fottuto letteralmente il cervello?_ Esclamai
facendola
scoppiare a ridere.
_
Sarà un onore!_ Acconsentì guardandomi negli
occhi.
_
Bene, visto che abbiamo sistemato le cose sarà meglio che
andiamo,
se no c'è il rischio che mi addormenti sul tavolo!_ Dissi
alzandomi
e andando in soggiorno a recuperare le mie cose.
Salutammo Vicki con la promessa di rivederci l'indomani. Prendemmo le valigie dalla sua macchina e le mettemmo in quella di Asia che si mise alla guida partendo alla volta di casa.
[…]
Ad
un certo punto si fermò davanti a un palazzo nero e bianco
interamente in stile moderno.
Scaricammo
il bagagliaio e attraversammo un portone in legno. Prendemmo
l'ascensore e pigiai il pulsante dell'ultimo piano. Con un “Din-don”
ci avvertì che ormai eravamo arrivate a casa.
Si
aprirono le porte e rimasi completamente a bocca aperta.
L'appartamento qualcosa di indescrivibile e il parquette
marrone scuro spiccava da sotto i tappeti.
A
sinistra c'era una grande cucina a isola completamente in acciaio
inox e il piano cottura in marmo e di fianco faceva la sua porca
figura il frigo a due sportelli.
A
destra il salotto: al centro troneggiava un tappeto nero a pelo lungo
e sopra si ergeva un divano in tessuto bianco. Di fronte ad esso il
camino spento con sopra un televisore al plasma e di fianco una
grande libreria in legno che conteneva già alcuni dei miei
volumi di
libri preferiti.
La
parete era completamente occupata da una grande vetrata da cui si
poteva vedere gran parte di Los Angeles illuminata.
Ero
completamente inebetita. Era ancora più bella di come
risultava
dalle foto.
_
Ti piace?_ Domandò Asia in un sussurrò.
_
E'...è bellissimo..._
_
La vista o la casa?_ Mi prese in giro.
_
Dai! Lo sai cosa intendo! - Esclamai dandogli un colpo sulla spalla.
– Sono bellissimi entrambi!_
L'abbracciai
forte cercando di trasmetterle tutta la felicità e la
gratitudine
che provavo in quel momento.
_
Dai sei stanca morta, ti sei fatto undici ore di volo! E' meglio se
vai a dormire!_
_
Ma...devo sistemare la roba._ Mi lamentai.
_
Cosa?! No, adesso vai a letto e non azzardarti a contraddirmi!_ Mi
sgridò accompagnandomi in quella che sarebbe stata la mia
camera.
_
Come vuoi tu mammina! - La presi in giro. - Buona notte!_
_
Buona notte anche a te Minnie._
Spalancai
gli occhi di scatto, rimanendo senza fiato.
Era
impossibile...
_
Ehi! Mary che hai? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!_
Chiese preoccupata accarezzandomi una spalla.
_
Co-come mi hai chiamata?_ Domandai atona dopo aver ripreso fiato.
_
Ti ho chiamata Mary, come altro ti dovrei chiamare scusa?_ Mi
guardò
confusa.
Sicuramente
pensava fossi impazzita.
_
No, io... – Scossi la testa scacciando via il pensiero.
–
Niente... - Cercai di sorridere. - Ho sentito male._
_
Ok... Dai riposati adesso, come vedi la stanchezza ti sta giocando
brutti scherzi! Buona notte._ Mi diede un bacio sulla guancia prima
di uscire e chiudere la porta.
Ancora
confusa presi la valigia e la misi sul letto e iniziai a disfarla.
Al
centro della stanza c'era un enorme letto con il copriletto in
pichet,
bordeaux
e nero,
ricoperto di cuscini di ogni genere. Davanti al letto una scrivania
in mogano con una lampada sopra. Presi il mio computer portatile e lo
sistemai sopra. Di fianco c'era una porta che sicuramente doveva
essere l'armadio...
Presi
un paio di magliette e pantaloni e iniziai a sistemarle sugli
scaffali e alla fine trovai anche il pigiama e entrai nel bagno. Era
piccolo e delicato, tutto piastrellato da delle mattonelle blu e
bianche. E nell'angolo vidi l'oggetto del mio desidero e relax, una
vasca con annessa la doccia.
Aprì
il rubinetto facendo scorrere l'acqua senza controllo. Presi dei sali
da sopra una piccola mensola e ne buttai dentro una consistente
quantità. i sanitari erano bianchi e nell'angolo c'era una
grande
vasca. Quando il bagno fu invaso da una nuvola di vapore allora mi
spogliai e con un grande sospiro mi immersi nell'acqua caldo che mi
avvolse in un tenero abbraccio.
In
quel momento pensai a quello che era successo circa mezz'ora fa.
Impossibile
che avessi le visioni! Non ero mica una drogata!
Avevo
sentito perfettamente quel soprannome e la cosa mi aveva a dir poco
sconvolta.
Pensai
a lungo facendo mille congetture. Uscì dalla vasca solo
quando
l'acqua era ormai fredda e la pelle dei miei polpastrelli grinzosa.
Mi
guardai per un attimo allo specchio. Ormai non ero più la
ragazzina
ferita dal suo ragazzo, adesso ero una donna!
Una
donna a capo di una delle più grandi agenzie di arredamento
che
siano mai state create. Non avevo tempo di pensare a cose
così
futili come l'amore!
Ma
il destino non doveva pensarla proprio come me...