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Autore: thecarnival    23/08/2012    6 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA CAUSA: ESAMI UNIVERSITARI.
Lei: ventisette anni, francese di nascita ma italiana d'adozione.
Lui: italiano, meglio dire, romano D.O.C.
Lei: vive in un piccolo appartamento in una zona tranquilla di Roma e si mantiene grazie ad un modesto lavoro che tuttavia sta iniziando ad odiare, perché è propria a causa di esso che ha visto infrangere le sue aspettative sul vero amore e sugli uomini: l'organizzatrice di matrimoni.
Lui: condivide casa con due sue amici e colleghi e, a differenza di lei, ama il suo lavoro, perché non solo guadagna soldi ma anche donne: è uno spogliarellista in un noto locale di Roma, il Ladies Night, ed è la principale attrazione del locale.
Entrambi pensano che l'amore sia inutile e passeggero, che la gente si stanchi di stare sempre con la stessa persona e che, prima o poi, si finirà per soffrire.
Le loro vite si intrecceranno per caso e il caso non li lascerà più allontanare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Undress my heart.'
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A chi ha sempre sognato di assistere a uno spogliarello.
Alla panna e ai sogni erotici.





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DUE.





Sbuffai infastidita, ero certa che quella fosse  una congiura nei miei confronti da parte di tutti gli esseri mortali e immortali dell'universo.
Il Karma, per esempio, mi stava punendo; sì, perché nella mia vita passata dovevo essere stata un serial killer, o una vedova, o non so cos'altro per fare infuriare in questo modo gli dei. 
Frenai il mio flusso di pensieri: io non ero buddhista o induista, non credevo nel Karma. La mia era solo sfiga.
- Ehi biondina, sei venuta per il bis? E quando dico venuta...
Solo tantissima sfiga.
Feci finta di nulla, dovevo solo continuare a camminare verso la mia auto e ignorarlo; lui non esisteva era solo un terribile scherzo della mia fervida immaginazione, come lo erano le sue mani, le sue braccia...
NO.
Camminare, macchina.
- Sto parlando con te. Hai perso la lingua dopo ieri sera? Eppure mi sembrava che...
- Senti un po', razza di coso oliato, smettila di parlare. Non hai qualche spettacolo da fare?
Il suo sorrisetto mi fece innervosire ancora di più: strinsi i pugni lungo i fianchi, mi morsi la lingua per non dirgli altro e proseguii dritta per la mia strada. Avevo di meglio da fare che perdere tempo con uno stupido spogliarellista da quattro soldi: dovevo riuscire a mettere in moto quella dannata Panda. 
Al terzo tentativo ebbi l'istinto di incendiarla e ballare sulle sue ceneri: mi aveva lasciata troppe volte a piedi ma quel giorno era stato l'apice; non solo ero tornata di fronte quello stupido locale, ma rischiavo anche di far tardi al matrimonio di Virginia e non potevo permettermelo: ero la sua wedding planner! 
Chiamai Giulia prima di urlare e uccidere tutti i passanti che mi guardavano curiosi e chiedevano se avessi bisogno di aiuto. Lei era romana, conosceva sicuramente qualche meccanico - onesto - che avrebbe riparato una volta per tutte quel rottame che mi ritrovavo per auto.
- In effetti sì.
- E dammi il numero, che aspetti?
- Oggi è sabato, apre solo nel pomeriggio.
- Allora vienimi a prendere. Non ho abbastanza soldi per un taxi e non posso prendere i mezzi per arrivare a quello stupido parco.
Era solo mezzogiorno e io ero già stanca e stressata con i piedi doloranti a causa dei tacchi: odiavo quei terribili affari inventati solo per far sentire inferiori noi donne; sì, perché doveva essere stato uno stupido uomo maschilista a disegnarle e metterle sul mercato. Un uomo che non sapeva cosa significasse stare ore e ore sulle punte con degli spilli conficcati nei talloni. Una donna poteva essere bella ed elegante sempre e in qualsiasi circostanza, non aveva bisogno di ricorrere a mezzi insulsi quali scarpe, super trucco o intimo seducente.
La verità era che le mie stupide caviglie mi impedivano di poter indossare scarpe come quelle per più di qualche ora e il mio stupido fisico troppo formoso e tondeggiante mi obbligava ad acquistare dell'intimo adatto a contenere la mia ciccia. 
Un colpo di clacson mi fece ridestare dai miei pensieri; rimisi le scarpe e scesi da quell'inutile auto. Avrei voluto lasciare un cartellino con scritto “Rubatemi” almeno avrei guadagnato qualcosa dall'assicurazione, ma chi era quel coraggioso o pazzo che avrebbe anche solo sfiorato quella macchina?
- Sei la mia salvatrice.
- Lo so, lo so, ma rimandiamo i ringraziamenti a domani. Piuttosto dimmi: che hai fatto ieri sera?
Deglutii a vuoto. - Io? 
- No, lo stavo chiedendo al vecchietto in bici- Tirò giù il finestrino dal mio lato e si rivolse al signore in bicicletta fermo accanto a noi, al semaforo: – Salve, potrebbe dirmi cos...- La bloccai prima che l'uomo potesse sentirla. - Allora, ti decidi a parlare o no?
- Sono stata all'addio di Virginia, la mia cliente.
- Questo lo so, dato che è stata un'idea mia e di Mina. Io voglio sapere quello che è successo.
- Intendi prima o dopo che me ne andassi?
- Qual è la parte più interessante?- Si voltò a guardami speranzosa e avida di pettegolezzi.
- Se per te è interessante aver avuto un tizio mezzo nudo, o tutto nudo, sulle proprie gambe allora la parte prima che me ne andassi.
Inchiodò all'improvviso, rischiando di farmi strozzare con la cintura di sicurezza – Tu hai, lui ha... voi? Credo di non aver capito.
Risi di gusto, tranquillizzandola – Forse è meglio se ti racconto un'altra volta, non vorrei morire proprio oggi.
- Parla o ti uccido con le mie stesse mani.
Risi di nuovo e le raccontai, evitando alcuni dettagli davvero scandalosi, quello che era successo la sera prima al Ladies Night, quando quel ragazzo mi aveva trascinata sul palco, fatta sedere su una sedia e si era spogliato davanti ai miei occhi.
- Ti ha messo della panna montata sul collo? - Ormai le sue erano delle semplici domande retoriche, formulate con una nota un po' isterica – E lui, la panna sulla pancia, e tu... Devo cominciare a frequentare questi locali.
Affermò risoluta, mentre arrestava l'auto nell'apposito parcheggio di fronte la villa dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
- E' stato molto imbarazzante. Volevo sotterrarmi.
- Sì ma intanto gli hai ficcato la lingua nell'ombelico!
La spinsi amichevolmente e scoppiammo a ridere, mentre varcavamo la soglia di quell'immenso giardino: i tavoli erano già disposti come avevo ordinato, insieme alle composizioni floreali; il tavolo degli sposi si ergeva su uno stupendo palchetto di legno abbellito con rose bianche e violette.
L'atmosfera era magica, veniva quasi voglia si sposarsi.
- Notizie dalla Chiesa? - Chiesi a un mio collega che era appena tornato dalla celebrazione.
- Sono marito e moglie. Anche se la sposa ha avuto un attimo di tentennamento, tutto nella norma.
- Fammi indovinare: paura di essere tradita?
- Peggio, paura di tradire.
Non capivo i matrimoni; se due persone arrivavano a decidere di convolare a nozze era perché si fidavano l'uno dell'altra, perché lo volevano davvero, perché si amavano: allora perché farsi prendere dal panico? Il matrimonio era un ennesimo pezzo di carta, come il diploma o una laurea, non bisognava possederne uno per prendersi cura della persona che si amava; si poteva fare a prescindere da quello. 


Virginia era bellissima; emozionata e bellissima. Stretta alle braccia del suo sposo, salutava gli invitati sorridendo e scherzando; quella era la parte più divertente del matrimonio, almeno per gli altri, perché per me e i miei colleghi era quella più stancante dato che dovevamo coordinare tutto.
- Vieni Emily, fai un brindisi con noi.
- Non posso, Virginia, sto lavorando.
- Dai ti prego, fallo per la sposa.
Mi avvicinai al tavolo degli sposi e brindai insieme a loro e ai testimoni; ci fu più di un brindisi, per colpa delle battutine velate sulla panna e roba simile, di Virginia e Sonia; quelle due erano tremende, però conoscendole avevo imparato ad apprezzarle: non erano così terribili come avevo pensato all'inizio.
- Basta con i brindisi o non potrò più lavorare.
Liquidai Sonia e tornai alla mia postazione, dalla quale controllavo che tutto filasse liscio come l'olio; mi rilassai solo quando gli sposi aprirono le danze sulle note di “I will always love you” suonata dall'orchestra d'archi ingaggiata per l'occasione. 
Un po' scontata come canzone, era la più gettonata insieme a “Your song” di Elton John. Ero convinta che nessuno facesse mai caso al testo: “I will always love you” parlava di una triste e dolorosa separazione, non era per niente adatta come colonna sonora di un matrimonio. 
Tirai un sospiro di sollievo quando il ricevimento arrivò al termine: non vedevo l'ora di poter togliermi quelle scarpe troppo scomode e indossare le mie belle pantofole morbide. Mi ero, però, dimenticata dell'auto ferma di fronte quel maledetto locale; dovevo ancora telefonare il meccanico e sperai davvero che avesse un attimo di tempo libero da dedicarmi. Aspettai che tutti gli invitati andassero via, mentre davo le ultime indicazioni al catering : era stato uno dei matrimoni più difficili della mia vita lavorativa.
- Emily, grazie di tutto, sei davvero favolosa.
Virginia mi si era avvicinata con gli occhi lucidi dall'emozione, le sorrisi perché ero felice per lei: era una brava e cara ragazza, anche se all'apparenza sembrava tutto l'opposto; sperai davvero che il suo matrimonio fosse uno di quelli perfetti che si vedono nei film d'amore in bianco e nero, o in quelli troppo romantici.
- Mia madre passerà lunedì mattina per terminare il pagamento.
- Non c'è nessuna fretta, puoi stare tranquilla.- Il suo abbraccio mi lasciò di stucco e ricambiai dopo qualche secondo – Divertiti. 
- Senz'altro; tu invece, salutami Mr Panna. 
Risi al pensiero e salutai gli sposi definitivamente; era strano che mi affezionassi così tanto ad una coppia, di solito restavo fredda e distaccata, come era giusto che fosse; ma Virginia mi aveva stravolto la vita.

La macchina del mio collega si fermò proprio di fronte al Ladies Night. Lo ringraziai troppo imbarazzata per il luogo in cui ci trovavamo e aspettai che se ne andasse prima di andare verso la mia auto e chiamare quel maledetto meccanico che lavorava solo il sabato pomeriggio.
Per fortuna almeno era libero e mi avrebbe raggiunta dopo una mezz'ora circa. Erano le diciotto e trenta, cosa diamine avrei fatto per tutto quel tempo, da sola? Non avevo neanche il coraggio di guardare i miei piedi, dovevano essere simili a delle pagnotte.
- Puoi dirlo che ormai non puoi più fare a meno di venire qui.
Stavo iniziando ad odiare quella voce, oltre alla sua faccia da schiaffi.
- Sì hai ragione: stavo pensando di cominciare a lavorarci anche.
- Senza offesa, ma non hai il fisico adatto. Saresti una buona donna delle pulizie, però.
- Quindi tu, ieri sera, eri solo in prova? Perché hai il viso adatto per pulire i wc.
- WC?- Rise, facendomi innervosire. - Ma come parli? Si chiamano cessi e no, non ero in prova. Io sono la star. 
- Sì, la star dei cessi.- In realtà non volevo dirlo ad alta voce, ma fu più forte di me; risi io stessa per la battuta geniale.
- Sei simpatica come un cactus nel culo. 
- Spero uno di quelli con le spine.
- Ovvio, e quelle sono anche velenose.
Scrollai le spalle, mica solo lui poteva farmi innervosire: io ero un'esperta in quel settore. 
Stava per ribattere, ma fu chiamato da un ragazzo, ne fui davvero lieta; lo salutai con un sorrisetto impertinente sul viso, lui invece mi rispose alzando il dito medio: soliti cafoni e burini romani.
Mi chiusi in macchina, accendendo la radio, in attesa del famigerato meccanico. Chissà se fosse minimamente sexy come Tony di 'Iniezioni d'amore', un telefilm che trasmettevano sul digitale terrestre il giovedì sera. Lo sperai davvero, almeno avrei guadagnato qualcosa da quel disastro.
Erano le diciannove passate quando vidi arrivare un furgoncino rosso con il nome del meccanico stampato sui fianchi; quando scese quello strano individuo, per poco non scoppiai a ridere ricordando quello che avevo pensato prima: altro che Tony il meccanico, quello era un misto tra Tony Ciccione e il commissario Winchester dei Simpson.
- Allora signorina, vediamo che problema c'è con te.
Doveva anche essere un po' fuori di testa per parlare con le auto e non degnare di uno sguardo le persone.
Il suo viso perplesso mi fece preoccupare. - E' qualcosa di grave?
- Un bel po' signora. Sia il motore che il motorino di avviamento sono andati; potrei portarla in officina e sostituire i pezzi ma, detto tra noi, le verrebbe a costare tantissimo. Meglio comprarne una nuova.
Quella giornata non poteva andare peggio.
Chiamai prima Giulia e poi anche Mina per chiedere se potevano darmi un passaggio fino a casa, oppure alla fermata della metro più vicina: non me la sentivo di cambiare tre autobus quella sera.
Per fortuna Mina era libera, ma solo dopo le ventuno; avevo freddo e fame, mi veniva da piangere: possibile che fossi così tanto sfigata? Non potevo neanche sedermi in auto, dato che il signor Ciccio l'aveva portata via con quella specie di furgoncino / carro attrezzi. Mi sedetti, quindi, su un gradino accanto l'ingresso del locale: era l'unico posto disponibile e io avevo bisogno di stendere le gambe e far affluire sangue ai piedi.
Dopo mezz'ora una moto di grossa cilindrata si spense davanti a me; scese sicuramente un ragazzo, lo si capiva dalle gambe muscolose e dalle spalle larghe. Non stavo sbavando, solo dando un'occhiata.
Quando si tolse il casco integrale, il mio cuore perse un battito: era di una bellezza disarmante.
Capelli castani, viso pulito con dei lineamenti dolci, forse per la giovane età, e, infine, uno sguardo così profondo da gelarti sul posto. Quel ragazzo spruzzava sesso da tutti i pori.
- Ha bisogno di aiuto? 
Mi guardai in giro per essere sicura che parlasse con me: molto idiota come reazione, dato che là fuori c'eravamo solo io e lui. 
- Io, no. Aspetto che la mia amica mi passi a prendere, dovrebbe essere qui tra po'.
- Non per farmi i fatti suoi, ma da dove viene la sua amica? 
- Zona Prati, perché?
- Allora aspetterà un bel po': c'è stato un incidente ed è tutto bloccato.
Sbuffai disperata, era mica Venerdì diciassette? Oltre alla fame e al freddo poi, dovevo anche fare la pipì: mi sentivo sola ed abbandonata. La conferma del ritardo e della zona bloccata al traffico me la diede la stessa Mina con un messaggio, ero così nervosa che avrei potuto alimentare un'intera cittadina solo con un urlo.
- Questa sera fa piuttosto freddo, perché non entra nel locale? Almeno starà al caldo.
- Oh no no no. Non voglio più mettere piede lì dentro, senza offesa.
Non sapevo se quello fosse il proprietario o uno dei dipendenti, era meglio specificare.
- Non faccia la timida, ho un ricordo ben preciso di lei di ieri sera.- Arrossii e mi alzai; peggio di quello che mi era successo in quelle dodici ore, non poteva andare. - Io sono Riccardo.
- Emily.
Gli strinsi la mano mentre scendevamo quei gradini che mi separavano dall'inferno: il locale era vuoto e luminoso, completamente diverso dalla sera prima; anche la musica era di un altro genere, soft e rilassante. Veniva quasi voglia di restare lì e ordinare qualcosa da bere, peccato che sapessi cosa si nascondeva dietro i sorrisi degli uomini e del dj, per non parlare della voce viscida del proprietario.
Riccardo, quel caro ragazzo, mi fece accomodare su uno dei divanetti accanto ai camerini; almeno lì stavo più comoda e non c'era il rischio che qualcuno mi vedesse e mi scambiasse per impiegata, spogliarellista o peggio, una ninfomane! 
Distesi le gambe e sperai che Mina arrivasse il prima possibile: ero davvero stanca e sentivo il mio letto chiamarmi ad alta voce.
Passò un'altra ora; ora in cui avevo visto passare tantissimi ragazzi, vestiti in modo strano e poi mezzi nudi, andare a fare le prove per lo spettacolo di quella sera, quello in cui ero seduta era davvero un bel posto. Smisi di sghignazzare quando mi accorsi che il cellulare non aveva campo in quella sottospecie di sotterraneo porno; non sapevo se Mina fosse arrivata o mi avesse chiamato. Imprecai mentalmente, soprattutto quando mi dovetti alzare e andare verso l'uscita.
Il Karma però, voleva punirmi ancora: come se non fosse bastato tutto quello che avevo già sopportato.
- Biondina. - Andai a sbattere contro una roccia, ma poi mi resi conto si trattasse semplicemente di... Come si chiamava? - Che ci fai qui?
- Ti cercavo. Volevo chiederti che tipo di olio usi, vorrei avere la pelle morbida e lucente come quella tua.
Rise e sperai mi lasciasse in pace, ma a quanto pare non aveva di meglio da fare.
- Quindi?
- Un ragazzo molto carino e gentile mi ha fatta entrare e... EHI, non devo dare spiegazioni a te.
- Domandare è lecito...
- Mandarti a fanculo è una goduria. 
Salii di corsa le scale d'emergenza e mi ritrovai nel retro del locale, improvvisamente il mio cellulare iniziò a squillare come un matto: inutile leggere gli sms, chiamai quella pazza della mia amica.
- Co, cosa?
- Sto prendendo Giulia e veniamo lì. Voglio vedere lo spettacolo.
- Mina, ti assicuro che non ti perdi nulla. Ti noleggio un film porno e facciamo prima.
Rise – Un film porno? Ma tu chi sei. Comunque non cambio idea: voglio vedere Mr Panna in azione.
Mi sembrò di sentire un urletto eccitato, doveva essere sicuramente Giulia; quelle due stronze mi avevano incastrata.
Rientrai nel locale disperata. E io che avevo sperato di non metterci più piede.











******

Me si nasconde perché si vergogna.
Non so quale scusa accampare per giustificarmi; quando ho avuto l'idea di una storia con degli spogliarellisti non c'era caldo, non sapevo di Magic Mike e non conoscevo il tizio che somiglia lontanamente a Geremia (e ha il suo vero nome!) Quindi, sì, ero e sono una porcia; potete dirlo perché non mi offendo.
Sono fiera di questi bei tre uomini che gironzolano nella mia mente quasi nudi e ogni tanto si spogliano per me! =Q___
Ok, cosa posso dire di serio ma non noioso?
Ho aggiornato oggi e non domani perché so della chiusura del sito di domani notte; avrei potuto aggiornare domani mattina o pomeriggio ma tra lo studio e il mare non so se avrei avuto tempo.
E poi basta. Una cosa molto noiosa che vorrei precisare:
la storia è ambientata a Roma (dove sono stata solo una volta, quasi 10 anni fa, e ho visto poco e niente!) per fortuna esiste internet e gente disposta a darmi indicazioni :)
Il “Ladies Night” però, non esiste; è solo il frutto della mia malata immaginazione. Forse esisterà un locale simile ma, questo, con loro tre bei ragazzi, non c'è (altrimenti mi sarei trasferita subito)
Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo e chi ha subito aggiunto questa pazzia tra i preferiti e seguiti: riceverete un premio speciale. MUHAHAHA
Grazie, ovviamente, a chi ha commentato.
Alla prossima.
Saluti pannosi.



AH! Una cosa che avevo dimenticato e che DEBINA87 mi ha fatto ricordare: il TONY meccanico di cui parlo in questo capitolo è un personaggio della storia (e non telefilm) di CHIARA FALLSOFARC "Iniezione d'Amore" che trovate qui su EFP. Metterò il link diretto la prossima volta perché adesso sto modificando il capitolo dall'html e non sono neanche sicura del risultato! XD P.S. Grazie mille adEllinaBellina per aver letto in anteprima e aver eliminato gli obbrobri.

   
 
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