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Autore: Fleide    24/08/2012    6 recensioni
Quando si perde la persona a cui si tiene di più, si fa di tutto per riaverla indietro... Anche se lottare vuol dire soffrire e superare tutti i propri limiti.
Cal Lightman questo lo sa.
Si morse violentemente un labbro mentre si stringeva il capo tra le mani: la macchina di Gillian stava bruciando davanti a lui.
Urlò. Urlò con quanto fiato aveva in gola. Urlò anche se il dolore che provava gli impediva di farlo.
Sentiva delle sirene in lontananza e delle voci... era tutto confuso,  attorno a lui il mondo crollava facendolo sprofondare nel nulla. Faceva male. Faceva dannatamente male.
Genere: Romantico, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  ~ And if it all goes crashing into the sea ~

{ Prologo }


- Allora Finn... Dov'è Guffry?
Erano in quella stanza da almeno un'ora e il sospetto non accennava a voler cedere. Li addestrano bene. Troppo bene.  Si passó stancamente una mano sul volto. Certe volte era dura, e non solo per il suo fisico e la sua mente, ma anche per il suo orgoglio. Sopratutto per il suo orgoglio. Io sono il migliore. Tornò a fissare l'uomo seduto davanti a lui. Cosa provava? Paura? No, purtoppo non ne aveva, sarebbe stato facile altrimenti farci leva per sapere qualcosa. Rabbia? Nemmeno quella. Disprezzo? Oh sì, quello sì, il disprezzo. Lo guardava come se fosse un insetto.
- Dov'è Guffry? - ripeté con calma.
Ancora nessuna risposta. Inclinò la testa di lato cercando un qualsiasi particolare che gli potesse essere sfuggito in quella lunga ora, ma niente. Quell'uomo era ermetico.
Bastardo
.
Si  alzó di scatto e si  avvicinó alla parete luminosa massaggiandosi il collo con una mano. Quello era un caso che l'FBI gli aveva affidato circa una settimana prima: trovare i terroristi che avevano cercato di  far saltare il centro di Washington.  Appartenevano tutti alla Real Irish Republican Army.
Sollevò un angolo della bocca in una smorfia amara: Ancora l'Irlanda.
L'FBI ne aveva presi tre e ora toccava a lui e alla sua squadra stanare il capo.
Routine. 
Battè un pugno sulla parete luminosa:
- Reynolds! Il verbale della cattura. - fece prima di togliersi la giacca.
La poggió sulla schienale della propria sedia e cominció ad arrotolare le maniche della camicia, senza distogliere lo sguardo dal terrorista.
- Fa un po' caldo non trovi?
L'uomo non mutó espressione. Lui fece un segno di assenso e si allungò sul tavolo che lo divideva dal sospetto fermandosi ad un palmo dal suo volto. L'altro non fece una piega. Sfida? Ci sto.  Un ghigno gli comparve sul volto.
- Lightman.
- Si!
Si voltò di scatto: Reynolds era in piedi davanti alla porta e gli tendeva una cartella azzurra. Teneva una mano su un fianco sollevando la giacca e mostrando quindi la pistola. Lightman spostò lo sguardo sul sospetto: non aveva battuto ciglio alla vista della pistola. Bene. Reynolds non lo spaventa. 
- Lightman? Il verbale. - ripetè l'agente.
- Ah? Ah si! Grazie Reynolds. - sbatté rumorosamente la cartella sul tavolo - Ora ecco... Sì, torna di là.
Reynolds sospirò ed uscì. Lightman tornó al sospetto:
- Di nuovo soli.
Spostò la sedia allontanandola un poco dal tavolo, poi vi ci si lasciò cadere. Incrociò le gambe distese e corrugò la fronte cercando di cogliere un qualsiasi cambiamento sul volto dell'uomo. Nulla. Aumento del battito? No. Variazioni di sudorazione? No. No. No! Niente! Niente di niente in un'ora di interrogatorio!
Afferrò la cartella sul tavolo e rilesse il verbale.
- Uhm... Se stato preso proprio qui sotto vero? Proprio accanto ad un'autobomba... Che casualità! - gettò con forza il verbale sul tavolo. - Ma eri solo.
Fu un attimo, solo un attimo: un cambiamento. Eccoci finalmente. Lightman sorrise compiaciuto dopo aver notato un improvviso quanto breve dilatarsi delle narici del sospetto.
- Ah è così? Dunque eri solo... Ma non lo dovevi essere. Gli altri due sono stati presi a tre isolati da te. Strano non credi?
Aumento del battito. Non aveva bisogno che glielo dicesse Foster dall'altra parte del vetro, gli bastava osservare con attenzione le tempie dell'uomo che di lì a poco sarebbe stato un libro aperto per lui.
- Già. Non doveva assolutamente andare così! Vero Finn?
L'uomo si cominciò ad agitare spostando lo sguardo da Lightman alle pareti luminose della sala.
- E cosa è successo? - continuò l'altro avvicinandosi al tavolo e all'uomo - Forse sei rimasto indietro? - No. Niente vergogna.- No... Forse ti hanno lasciato indietro?- Rabbia... - Non si fidavano forse? - Rabbia verso i compagni. - Dovevano nascondere Guffry vero? - l'uomo cominció a mostrare evidenti segni di impazienza .Sì così da bravo...-  E non potevano fidarsi di un... Traditore.
- Io non sono un traditore!
 Centro.
Finn si era alzato di scatto dalla sedia facendo finire a terra i vari apparecchi che gli erano stati collegati al braccio, guarda Lightman dritto negli occhi.
- Io non sono un traditore.
- No... - sussurrò il dottore facendo scorrere il proprio sguardo sul viso dell'altro uomo - No, tu non sei un traditore, questo è certo.  E allora perchè lasciarti indietro?
Finn si sedette senza rispondere. No caro, ormai sei mio. 
- Perchè ti hanno lasciato indietro? - ripetè Lightman alzando la voce.
- Non lo so! - rispose l'altro con lo stesso tono.
Già. Lightman continuò a studiare il volto dell'uomo alla ricerca di qualsiasi cosa potesse tornargli utile. Poggiò il capo sul palmo di una mano sorreggendolo mentre batteva sul tavolo le dita dell'altra. Era stanco, stanco da morire.
E quello?
- Cos'era? - chiese senza cambiare posizione.
- Cosa?
- Cos'era quello? Hai avuto un pensiero... Ti ha attraversato per un attimo la mente vero? Non negare, l'ho letto sul tuo volto - Sai che posso farlo, sai che so farlo bene.
- Io... - Forza - D'accordo. - Sì! - Io credo che... Qualcuno non ha rispettato il piano. Qualcuno ha commesso un errore.
- Un errore? Che tipo di errore?
- Non lo so! Io ero distante dagli altri, so soltanto che ad un certo punto mi hanno detto che l'operazione era saltata e che dovevamo fuggire. Non era stata organizzata così la fuga... Io...
- Non saresti dovuto rimanere così indietro.
- No infatti.
Lightman continuó a fissarlo.
- Non so altro.
Bugiardo.
- Oh sí che sai altro! - si alzó di scatto e si avvicinó al sospetto - Per esempio: dove possiamo trovare Guffry? 
Parla! Ne ho abbastanza!
- Io non lo so! - fece  Finn.
- Bugiardo! - gridó Lightman sbattendo il palmo di una mano sul tavolo con rabbia - Tu non sai  dov'è Guffry, ma dove potrebbe essere, vero?!
- Io...
 Forza!
- Io... - Finn sospiró abbassando lo sguardo, quando rialzò gli occhi  Lightman capì di aver vinto - C'é un appartamento...vicino alla Roosevelt School... Potrebbero essere lì.
Vero.
- Foster!- gridó Lightman battendo con forza i pugni su una delle pareti luminose - Abbiamo finito.
Finalmente.


- Ti stai divertendo? Ah bene bene... Cosa? No certo che non mi sento solo! Sì va bene, ci vediamo tra due settimane allora... Ti voglio bene, ciao.
Poggió il telefono sulla scrivania e tornó al suo caffè corretto. Si sentiva solo? Certo che no! Invece sì. Bevve un lungo sorso, felice che il liquido bollente riuscisse a rianimarlo un poco. Negli ultimi giorni aveva dormito poco, bisognava prendere Guffry prima che tornasse in Irlanda quindi non aveva avuto un attimo di pausa.
Qualcuno bussó alla porta. Lightman alzó lo sguardo verso la porta del suo ufficio: Gillian era sulla soglia. Gillian...
- Posso? - chiese con un sorriso.
Certo.
- Oh sì, sì, entra.
Non era l'unico ad avere passato una settimana pesante: Gillian, come lui, aveva lo sguardo stanco. Del caso si erano occupati in pratica solo loro due, l'FBI aveva voluto coinvolgere il minor numero possibile di persone, quindi avevano dovuto fare in due il lavoro che di solito svolgevano in quattro. Senza contare che tenere Torres e Loker lo lontani dal caso li aveva ulteriormente tenuti impegnati!
Gillian si sedette davanti a lui senza smettere di sorridere:
- Ottimo lavoro.
Lightman rise e riaffondò la testa nella tazza del caffè.
- Hai sentito Emily? - continuò la dottoressa Foster.
- Emily? Sì... Tutto a posto lassù... Si sta divertendo. Dice che c'è la neve e sta imparando a sciare.
- La neve? Ah.... - sospiró - Magari nevicasse anche qui! - fece Gillian con gli occhi che le brillavano.
- Dio tesoro, dopo una giornata del genere riesci ancora ad entusiasmarti per qualcosa? - chiese ridendo.
Gillian incroció le braccia e lo guardó storto.
- Ah ho capito. Deve essere l'effetto delle porcherie che mangi. Quello per esempio cos'è? - indicò una piccola scatola marrone che la dottoressa teneva in mano da quando era entrata assieme ad un cucchiaino.
- Budino al cioccolato. - rispose secca.
- No, non è come pensi, non ne voglio affatto! - ingoiò tutto d'un fiato il resto del caffè.
- Io non ho detto niente.
- La tua faccia sì.
Gillian infilò il cucchiaino nella confezione del budino.
- Tra un paio d'ore arriva un cliente, lo sai vero? - chiese quando ebbe finito in silenzio di mangiare.
- Si... - rispose distrattamente l'altro giocherellando con una maschera appesa alla parete alla sue spalle.
- Cal... Promettimi che farai il bravo.
- Sì mammina ! Perché tu dove vai? - chiese cambiando tono dopo aver visto Gillian alzarsi.
- Ad una festa.
- Cosa?! E di chi?! - si alzó avvicinandosi all'amica.
- Di un'amica del college - rispose divertita Foster sistemandogli la camicia.
Un'amica?
- Tu quindi fai il bravo mi raccomando! La situazione di questa società è già precaria, non fare colpi di testa!
Aveva finito di sistemarlo ma aveva lasciato entrambe la mani sul suo petto. Cal la fissó per un istante: il tocco caldo dell'amica lo faceva sentire così bene... Erano solo lui e lei, il resto del mondo spariva. Solo lui e lei.
Solo io e te.

Sollevó un angolo della bocca e coprì le mani di Gillian con le proprie: un brivido lo percorse al ricordo di ció che era successo qualche giorno prima. Allontanò con dolcezza le mani dell'amica da sè e le sorrise:
- Faró del mio meglio. Promesso tesoro.



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Nota dell'autrice:  Lo so, come prologo è un po' infinito (scusate!) ma mi piaceva tanto la parte dell'interrogatorio e mi sono fatta un po' prendere la mano =) Comunque spero che la storia (è un po' presto per dirlo lo so) vi piacerà, anche perchè non ho ancora finito di vedere Lie to Me (anche se con tutto lo spoiler che mi sono fatta è come se lo avessi fatto) e ho il terrore di scrivere delle cavolate!  Ah! Per quanto riguarda il titolo, è un verso della canzone "Ships in the Night" di Mat Kearney , canzone che insieme a "Hurricane" dei 30 Seconds to Mars mi ha ispirato per questa fan fiction. Detto questo, spero vogliate lasciare un piccola recensione :)
A presto!
Federica
   
 
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