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Autore: Draclaire    24/08/2012    6 recensioni
Questa è una one-shot su Ron ed Hermione e parla di quando Ron, al sesto anno, finisce in infermeria dopo aver bevuto l'idromele avvelenato del professore Lumacorno e pronuncia il nome di "Hermione" davanti a tutti. Ma come avrà reagito lei? Bè, buona lettura !!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quella volta che Ron disse "Herm...Herm...Hermione"



Quella mattina fui svegliata dalla voce di Ginny che, scuotendomi freneticamente, diceva di prepararmi e correre con lei in infermeria. Le sue parole erano troppo veloci e il mio cervello troppo addormentato per comprendere tutto il discorso.
“Un filtro d’amore… Lumacorno…. Idromele….Harry… bezoar…eroe….Ron….Infermeria….”.
Un momento.
Aveva forse detto…Ron? Ron e infermeria? Ron. In infermeria.
Due minuti e mezzo dopo correvamo giù per le scale dirette da madama Chips. E da Ronald.
Quando entrammo l’infermeria era deserta e silenziosa, se non fosse stato per la testa rossiccia e il lieve russare provenienti dal penultimo letto in fondo a sinistra. Corremmo a sederci accanto a lui e Ginny mi spiegò tutta la storia, a cominciare da Romilda Vane, col suo filtro d’amore, per finire con il bezoar di Harry.
E poi iniziò a parlare di Harry e di come fosse sveglio, intelligente, brillante…. . Alzai gli occhi al cielo. Quando Ginny iniziava a parlare di Harry poteva continuare per ore, senza fermarsi mai, senza stancarsi mai, senza che le si seccasse la lingua o non avesse più nient’altro da dire. Ne aveva, ne aveva eccome. 
Così, misi la sua voce in sottofondo, commentando occasionalmente con qualche “ah”, “oh” al momento giusto, e presi ad osservare suo fratello.
Quante volte avevo guardato il suo viso? Quante volte avevo visto la sua bocca curvarsi nel solito sorriso sghembo? Per quanto tempo avevo avuto di fronte quell’esplosione perfetta di lentiggini e non ero rimasta senza fiato? Come avevo fatto a non accorgermi di quelle sopracciglia, di quel naso, di quel mento? E le sue labbra? Erano sempre state così rosee, così sottili, così…?
Non lo sapevo.
C’era qualcosa che io, Hermione Granger non sapevo, e leggere un libro non sarebbe stato d’aiuto. Pazzesco.
[….]
Mezz’ora dopo correvo a perdifiato fuori dall’infermeria, su per le scale, fino ad arrivare davanti al quadro della Signora Grassa. Spostando freneticamente il peso da un piede all’altro le urlai la parola d’ordine, le guance in fiamme e i cappelli scompigliati per la corsa. Mi tuffai nella sala comune attirando gli sguardi stupiti di chi scendeva per la colazione, ma, senza fermarmi un secondo, sfrecciai verso le scale del dormitorio, entrai come una furia e mi buttai sul letto, il cuore come un tamburo nel petto. Fortunatamente la camera era vuota, non avrei voluto condividere quel momento con nessun altro. Perché lui non aveva detto il nome di “qualcun altro” nel sonno, no, lui aveva detto il mio. Il mio! “Hermione”. Hermione, Hermione, Hermione, Hermione. Non era forse il nome più bello del mondo ora che lo aveva pronunciato lui? Eppure.. eppure quante volte mi aveva chiamata? Quante volte aveva detto, scritto, urlato, sussurrato, farfugliato il mio nome? Mille e mille, ma nessuna era paragonabile a quella, nessuna.
Lì in quell’infermeria, davanti a Ginny, Harry, la McGrannit, Piton, Silente e LAVANDA, si, anche davanti a lei, lui mi aveva chiamata. Mi voleva lì con lui. Voleva me!
Presi in braccio Grattastinchi, lo strinsi forte, appoggiai il viso contro il suo pelo e...piansi. Piansi dalla felicità.

 

 
  
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