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Autore: darkroxas92    24/08/2012    7 recensioni
E se Harry Potter fosse finito per sbaglio nel mondo di Fairy Tail durante la sua infanzia? E se fosse stato accolto proprio nella gilda numero uno di Fiore? E se un giorno Albus Silente riuscisse a ritracciarlo, chiedendogli di tornare nel suo mondo d’origine? Come si svilupperà la storia del mago più famoso della comunità magica con queste premesse?
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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02

Ed eccomi qui con il secondo capitolo!
Devo dire che al momento sono piuttosto ispirato da questa storia, perciò aspettatevi, almeno all'inizio, aggiornamente relativamente veloci (tranne settimana prossima, che non ci sarò XD).
Vedo con piacere che la storia ha avuto un discretto successo, e questo non può fare altro che motivarmi a proseguirla. E vedrete, i nostri maghi di Fairy Tail ne combineranno di tutti i colori XD.
Prima di passare alle risposte delle recensioni, ringrazio Fly89 per avermi fatto da beta.

@ Ciccio85: Eh eh... per una volta, sono stato il pioniere di un nuovo filone di crossover XD.
@ Accio_Serena: Mi fa piacere che quest'idea ti sia piaciuta. Per quanto riguarda le virgolette, i motivi per cui le uso sono due: primo, perché mi sono più comode da usare. Secondo, ho scritto tutte le mie fiction così, perciò ormai rimango fedele a questo modo XD. Per i dialoghi invece, non mi pare di aver scritto tutta la storia solo a dialoghi. Poi io personalmente preferisco le storie dove ci sono per la maggior parte dialoghi, perché (almeno, io sono così XD) li trovo più chiari rispetto a una serie di descrizioni. Comunque sono punti di vista. Spero che anche i prossimi capitoli risultino di tuo gradimento!
@ ganduil: A essere precisi, svillupa la sua magia "alla Fairy Tail", quindi in maniera possiamo dire grezza, ma è sempre la sua magia XD. Per quanto riguarda la mia possibile influenza da Otto e company... no, o almeno, non troppo XD. Per Draco Malfoy... vedrai, molto presto lo vedrai (anche se per quella reazione, dovrai aspettare un po' di più XD). Spero di essere all'altezza delle aspettative.
@ fria: Beh, direi che per una volta non ho fatto aspettare troppo tempo XD

Bene, e ora... Buona lettura a tutti!

Capitolo 02: Arrivo nel mondo magico! Diagon Alley!
Quando i sei maghi uscirono dalla fiamme, si ritrovarono in una stanza circolare.
Attorno a loro c’erano centinaia di libri e quadri appesi all’apice delle pareti, i cui soggetti erano tutte persone per la maggior parte anziane, che dormivano.
Fanny si staccò da Silente, andando a riposare sul suo trespolo.
Su una mensola di fronte a loro c’era in bella vista un vecchio e grigio capello a punta, pieno di toppe.
“Benvenuti a Hogwarts.” Disse Silente. “E per essere più precisi, benvenuti nel mio studio.”
I cinque maghi di Earthland però erano troppo impegnati a guardarsi attorno per dargli retta.
“Q-Questo…” cominciò Lucy, con gli occhi che brillavano. “È il paradiso in terra!” esclamò al settimo cielo, ammirando le decine di oggetti disseminati per la stanza che non aveva mai visto prima, per poi guardare i libri.
“Nemmeno la biblioteca della nostra gilda è così ben fornita.” Commentò sorpresa Erza.
“E non avete ancora visto la biblioteca della scuola. Questa è solo la mia collezione personale.” Ridacchiò il preside, interrompendosi quando la porta si aprì di colpo, colpendo uno sfortunato Natsu, che finì a terra.
“Preside! L’ha trovato?” chiese una signora, di circa sessant’anni, entrando di colpo e fermandosi quando vide il Dragon Slayer a terra che si teneva un naso dolorante.
“Oh, scusami.” Disse subito lei, tirando fuori una bacchetta e puntandola verso il volto del mago, per poi mormorare qualcosa.
Immediatamente il dolore scomparve, lasciando un Natsu decisamente sorpreso.
“La professoressa McGranitt, vicepreside.” La presentò Silente ai maghi. “Vi insegnerà trasfigurazione durante i vostri sette anni.”
“Silente, ma cosa-” cominciò lei, fermandosi quando vide Harry.
“Come puoi vedere Minerva, sono riuscito a trovarlo. Si era smaterializzato all’estero, ed è cresciuto assieme a questi ragazzi che ho portato con lui. Sono tutti maghi, ansiosi di cominciare gli studi.”
La professoressa squadrò per qualche secondo i compagni di Harry, per poi annuire.
“Capisco. Allora immagino di dover aggiornare l’elenco degli studenti.”
“Prima dovrò inoltrare la richiesta di trasferimento al Ministero.” Spiegò Silente. “Nel frattempo, vorrei che andasse a chiamare Hagrid. Digli di prepararsi per accompagnare Harry e i suoi amici a prendere il materiale necessario.”
La McGranitt annuì, per poi uscire dalla stanza.
“Come faremo a pagare il materiale scolastico?” chiese Lucy. “Non abbiamo soldi, e inoltre non è sicuramente la stessa moneta.”
“Non preoccupatevi, Hogwarts mette a disposizione una certa cifra per situazioni del genere. Inoltre, se posso permettermi, Harry ha una discreta somma messa da parte, in quanto eredità dei suoi genitori.”
“Davvero? Nonostante sia scomparso è rimasta a mia disposizione?”
Silente sorrise, mentre andava a sedersi dietro la sua scrivania.
“La Gringott è molto affidabile come banca. È impossibile rubare qualcosa che sia tenuto lì dentro. Pensate, ci sono anche dei draghi come guardiani.”
Sentendo ciò, Natsu scattò in piedi.
“Draghi?!” ripeté, avvicinandosi al preside. “Hai detto proprio draghi?!”
“Sì. Sapete, la Gringott è forse l’unico edificio in Inghilterra che ne ha uno o più al suo interno.”
“E sai se c’è un drago di nome Igneel?!” chiese il Dragon Slayer.
“Che io sappia, i draghi non hanno nomi personali. Comunque, credevo che Igneel fosse il nome di tuo padre.”
“Infatti suo padre era un drago.” Rispose Harry al posto del rosa. “Natsu è cresciuto con un drago del fuoco, ed è stato proprio lui a donargli la sua magia.”
“Davvero?” fece sorpreso Silente. “Vuoi dire che nel vostro mondo i draghi sono creature intelligenti?”
“Certo! È stato lui a insegnarmi tutto quel che so!” replicò Natsu. “Solo, è scomparso nel nulla qualche anno fa, e da allora lo sto cercando.”
“Draghi intelligenti… dove andremo a finire di questo passo?” disse una voce.
I maghi si guardarono intorno.
“Sopra di voi, idioti!” fece la stessa voce, attirando lo sguardo dei ragazzi su un quadro, dentro il quale si vedeva un uomo che sbadigliava.
“Devo avere le allucinazioni…” fece Gray. “Mi è sembrato di vedere un quadro muoversi e parlare…”
“E a me è sembrato di vedere un ragazzo talmente maleducato da spogliarsi nell’ufficio del preside.” Replicò il quadro, facendo notare nuovamente al mago del ghiaccio il suo problema.
“Phineas, ti presento dei nuovi studenti.” Disse Silente. “Ragazzi, lui è Phineas Nigellus Black, uno dei tanti presidi che mi ha preceduto nei mille anni di storia di Hogwarts.”
“Lo avete rinchiuso in un quadro per mille anni?!” esclamò incredulo e spaventato Happy.
“No, no.” Rispose il preside, ridacchiando. “È una magia, che diciamo, copia l’identità di una persona dentro un quadro. Quelli che vedete qui sopra sono tutti i presidi che mi hanno preceduto. E quando deciderò di andarmene, anche il mio quadro si aggiungerà a loro.”
“In pratica sono immortali?” domandò Erza.
“Beh, non possono proprio essere definiti vivi, perciò direi di no. Scoprirete che Hogwarts è piena di quadri, e tutti i loro occupanti sono in grado di interagire con gli studenti e i loro simili.”
Mentre diceva ciò, cominciò a prendere delle pergamene.
“Prima di lasciarvi andare con Hagrid, devo sapere i vostri nomi completi per poter notificare al ministero la vostra iscrizione.”
“Io sono Erza Scarlet.”
“Natsu Dragonil!”
“Gray Fullbuster.”
“Lucy Heartphilia.”
Il preside annotò tutti i nomi.
“D’accordo. Allora entro domani sarete registrati al ministero, e come vi ho detto, farò sì che per Natsu e Erza non dicano niente sulle loro magie continue.” Disse, per poi fermarsi quando sentì bussare forte alla porta.
“Avanti.” Fece, mentre Natsu si allontanava dall’uscio per non ripete l’esperienza di poco prima.
Di fronte a loro apparve un uomo che era decisamente alto e più grosso rispetto a uno normale. Aveva il volto quasi nascosto da una criniera di capelli scuri, lunga e scomposta, e da una barba incolta e aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhi che scintillavano come neri scarafaggi.
“Eccomi, professor Silente.” Disse Hagrid, per poi guardare i maghi di fronte a lui. “Chi di voi è Harry?” chiese subito.
Il moro si fece avanti.
“Sono io.” Disse, analizzando l’uomo di fronte a sé.
“Lo sapevo, sei identico a tuo padre, mentre gli occhi sono di tua madre. Però avrei scommesso che avresti avuto gli occhiali.”
“Oh, non appena ha cominciato a non vedere bene, il nostro Mas- volevo dire, un amico dei nostri genitori gli ha fatto un incantesimo per correggere la vista.” Spiegò Gray, correggendosi subito non appena si accorse dell’errore che stava per commettere.
Per sua fortuna Hagrid non se ne rese conto.
“Allora Hagrid, come ti ha già anticipato Minerva, desidero che tu accompagni Harry, Natsu, Erza, Gray e Lucy a Diagon Alley per fargli prendere tutto il materiale necessario. Ecco qui la lista.” Disse porgendogli la lettera di Harry. “E ecco anche le chiavi per la camera di Harry, quella di Hogwarts per prendere i soldi per gli altri quattro ragazzi e, infine… c’è anche quella questione da risolvere.”
Hagrid annuì serio, prendendo tre piccole chiavi che il preside gli porse.
“Ragazzi, lui è Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts.” Lo presentò infine ai cinque maghi.
“Ah, Natsu, aspetta un secondo.” Continuò il preside, per poi aprire un cassetto e tirare fuori un piccolo zaino. “Credo che questo ti sarà utile se vuoi portare con te Happy. Meglio non lasciarlo libero, potrebbe perdersi.”
Il mago del fuoco annuì, mentre il suo amico saltava dentro lo zaino, sotto lo sguardo sorpreso di Hagrid.
“Quel gatto dev’essere parecchio intelligente per aver capito al volo che cosa doveva fare.” Commentò, non vedendo Happy che si mordeva la lingua per non parlare.
“Bene, allora vi consiglio di passare per il camino.” Concluse Silente, alzandosi e avvicinandosi al camino che si trovava poco lontano.
“Per il camino?” ripeté Lucy. “E come-”
“Solitamente noi maghi ci smaterializziamo, ma voi siete ancora minorenni e non potete, perciò il metodo più veloce è questo. Hagrid, glielo puoi mostrare tu?”
L’uomo borbottò qualcosa sul fatto che preferiva altri mezzi di trasporto, ma annuì e si avvicinò al camino.
Sotto gli occhi sorpresi dei ragazzi, mise la mano in un sacchetto appeso al muro, tirando fuori quella che sembrava povere.
Non appena la gettò nel camino, si creò dal nulla una fiamma verde.
“Dovete scandire bene dove volete andare.” Disse Hagrid, entrando nelle fiamme. “Diagon Alley!”
Non appena ebbe detto ciò, le fiamme lo avvolsero, facendolo scomparire.
“W-Wow!” esclamò Lucy, con gli occhi spalancati per la sorpresa.
“Ma qui usate solo il fuoco per muovervi?”
“No, solitamente come ho già detto ci smaterializziamo direttamente dove vogliamo. Altrimenti usiamo le scope volanti.”
“Scope volanti?” ripeté Natsu. “Non oso immaginare come sarà starci sopra…” continuò, diventando leggermente verde, mentre Erza si avvicinava al cammino, prendendo la polvere in mano.
“Allora il posto si chiama Diagon Alley, esatto?” chiese conferma la maga, ricevendo un assenso come risposta.
“Va bene… allora andiamo!” esclamò, buttando la polvere nel camino e pronunciando il nome della destinazione.
Uno ad uno, anche gli altri maghi la imitarono, lasciando per ultimo Harry.
“Harry, aspetta un minuto.” Lo fermò Silente.
Il ragazzo si girò verso l’anziano mago, restando in silenzio.
“Prima che tu vada, devo avvertirti che non appena farai la tua entrata nel mondo magico, ti ritroverai circondato da persone ansiose di conoscerti. Come ti ho già detto, qui sei una celebrità.”
“Tranquillo professore, sono una celebrità anche nel mio mondo. Non ho mai sopportato stare al centro dell’attenzione, ma mi ci sono ritrovato lo stesso. Qui non sarà diverso.”
Silente sorrise.
“Allora non ho altro da dirti. Hagrid vi spiegherà il resto. Buona giornata, Harry.” Concluse, mentre il moro prendeva la polvere e imitava gli amici.

 

Harry fece qualche colpo di tosse mentre usciva dal cammino.
“Ben arrivato.” Disse Erza, mentre gli altri si stavano ancora togliendo la fuliggine di dosso.
“Devo dire che come mezzo di trasporto è piuttosto veloce ed efficace… anche se ti lascia un po’ sporco.” Commentò il mago del ghiaccio.
“Almeno non sono stato male.” Fece Natsu.
“Io preferisco evitare quando possibile.” Borbottò Hagrid.
I maghi si guardarono attorno, rendendosi conto di essere finiti in quello che aveva tutta l’aria di essere un bar.
“Il solito, Hagrid?” chiese il barman, avvicinandosi al grosso uomo, che però scosse la testa.
“Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts.” Rispose lui, indicando i quattro maghi, mentre Harry si scuoteva con una mano i capelli, rendendo visibile per qualche secondo la cicatrice.
“Buon Dio!” esclamò Tom, guardandolo sorpreso. “Questo è… non sarà mica…?”
Mentre diceva ciò, tutti i clienti del bar si fermarono, girandosi verso di loro.
“Cos’è tutta questa attenzione improvvisa?” chiese Lucy a bassa voce.
“Mi venisse un colpo… Ma è Harry Potter! Quale onore!” continuò il barman, uscendo da dietro il bancone e afferrando la mano di un sorpreso Harry. “Bentornato, signor Potter, bentornato!”
Sotto gli occhi increduli dei maghi di Fairy Tail, il moro si ritrovò a stringere decine di mani, incapace di liberarsi da quella situazione.
“Nemmeno da noi aveva tutta questa fama.” Mormorò Gray a Erza, che annuì.
“Nemmeno io ho mai dovuto stringere così tante mani quando ero con mio padre…” disse Lucy.
Natsu fece per aprire bocca, ma si bloccò sentendo un brivido lungo la schiena.
Si girò di colpo, ritrovando di fronte ad un uomo pallido, con un turbante che gli avvolgeva la testa e un tic nervoso a un occhio.
“Professor Raptor!” esclamò Hagrid, riconoscendolo e allontanando con quella scusa Harry dai suoi fan. “Ragazzi, il professore sarà uno dei vostri insegnanti a Hogwarts.” Lo presentò.
“P-P-Potter!” fece questi, balbettando vistosamente. “N-N-Non so dirle qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscerla.”
Poi si girò verso gli altri maghi.
“E l-l-loro chi s-s-s-ono?” chiese.
“Amici di Harry. Anche loro cominceranno quest’anno a frequentare Hogwarts.” Rispose Hagrid.
“Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?” chiese Lucy, mentre Natsu continuava a guardare con timore l’uomo.
“D-Difesa co-contro le Arti O-O-Oscure.” Rispose lui, per poi girarsi di nuovo verso Harry. “N-N-Non che a lei s-serva, eh P-Potter?”
Ridendo nervosamente, guardò tutti i ragazzi.
“Su-Suppongo che vi s-s-stiate ri-rifornendo d-di tu-tu-tutto quel che vi s-s-serve, v-vero? I-Io devo prendere u-un nuovo li-libro s-sui va-va-vampiri.” Disse, tremando a quel pensiero.
“Beh, noi ora dovremmo andare.” Fece Hagrid, in modo che tutti lo sentissero. “Un mucchio di acquisti da fare. Sbrigatevi ragazzi.”
I cinque non se lo fecero dire due volte e seguirono l’uomo in un piccolo cortile fuori dal locale, che dava su un muro.
“Silente mi aveva detto che ero famoso… ma non pensavo così tanto famoso…” commentò Harry, riprendendo a respirare.
“Pensa al lato positivo: non dovrai presentarti in continuazione, visto che qui ti conoscono tutti.” Scherzò Erza.
“A proposito Harry…” chiese Hagrid, mentre cercava qualcosa nelle sue tasche. “Cosa ti è successo attorno alla cicatrice?”
Harry si voltò verso i suoi compagni, che annuirono.
“È un simbolo che ci lega come amici.” Rispose, mentre anche gli altri quattro maghi mostravano lo stesso simbolo, che ognuno aveva impresso. Erza e Natsu lo avevano sulle braccia, Gray sul petto e Lucy sul dorso della mano.
“Capisco.” Fece sorridendo Hagrid, tirando fuori dalla sua giacca un ombrello rosa. “Ora fate un passo indietro.”
Sotto lo sguardo confuso dei maghi, colpì diversi e precisi mattoni del muro con la punta dell’ombrello.
Pochi secondi dopo tutti i mattoni cominciarono a muoversi, lasciando in breve tempo un varco che dava su una via in quel momento affollata di persone, ma soprattutto ragazzi come loro.
I membri di Fairy Tail guardarono increduli la scena di fronte ai loro occhi.
“Rettifico: questo è il paradiso!” esclamò Lucy, osservando ammirata le decine di negozi di magia.
“Non ho mai visto così tanti luoghi magici tutti insieme…” commentò Erza.
“Il vecchio farebbe carte false per poter essere qui, ne sono sicuro.” Aggiunse Natsu.
“Eh eh. Diagon Alley fa sempre questo effetto, ma prima che vi perdiate nei negozi, occorre che andiamo a prelevare il denaro necessario.”
I cinque annuirono, seguendo l’uomo lungo la grande via, fermandosi di fronte a un grosso edificio bianco.
“Questa è la Gringott, la banca dei maghi.” Disse Hagrid, mentre varcavano l’ingresso.
I cinque maghi si fermarono a osservare una strana creatura che si trovava lì a fare la guardia. Era più basso di loro, il viso dal colorito scuro e l’aria intelligente, una barba a punta e dita e piedi molto lunghi.
Si inchinò di fronte a loro mentre varcavano la porta.
“Quello che cos’era?” chiese Gray.
“Un folletto. Sono loro a gestire la Gringott. E credetemi, è assai difficile fregare uno di loro.”
Il gruppo si fermò di fronte a una porta d’argento sopra la quale c’erano incise le seguenti parole:

Straniero, entra, ma tieni in gran conto
Quel che ti aspetta se sarai ingordo
Perché chi prende ma non guadagna
Pagherà cara la magagna
Quindi se cerchi nel sotterraneo
Un tesoro che ti è estraneo
Ladro avvisato mezzo salvato:
Più del tesoro non va cercato

“Bisognerebbe essere dei pazzi per cercare di rapinare questa banca.” Disse Hagrid, mentre i cinque ragazzi non poterono evitare di deglutire.
Il gruppo proseguì, ritrovandosi in un enorme corridoio, ai cui lati c’erano alti scranni, su ciascuno dei quali era seduto un folletto.
Hagrid si diresse verso uno di essi, seguito dai cinque maghi.
“Salve.” Disse. “Siamo venuti a prendere un po’ di soldi dalle casseforti del signor Potter e del fondo di Hogwarts.”
“Avete le chiavi, signore?” chiese il folletto.
Hagrid annuì, consegnandogli le chiavi che Silente gli aveva dato.
“E poi c’è anche questa.” Disse, consegnandoli una lettera. “Riguarda lei sa cosa della camera blindata settecentotredici.”
Il folletto prese la lettera, leggendola subito.
“Molto bene.” Disse restituendola al proprietario. “Qualcuno vi accompagnerà nelle camere blindate. Unci-unci!” chiamò, facendo arrivare un altro folletto, che li condusse in una delle tante porte che portavano fuori dalla sala.
“Che cosa c’è in quell’ultima cassaforte che ha nominato?” chiese curiosa Lucy.
“Mi spiace, ma non posso dirvelo. Segreto di Silente.” Rispose Hagrid, mentre Unci-Unci si fermava di fronte a dei binari.
Natsu sbiancò visibilmente quando vide tre carelli arrivare e fermarsi di fronte a loro.
“Ma tu guarda come si è fatto tardi!” esclamò, girandosi per uscire. “Credo proprio di dover andare!”
A fermarlo fu Erza, che lo fissò seria.
“Dov’è che dovresti andare?” chiese, guardandolo negli occhi.
Hagrid e Lucy si sorpresero per quello sguardo, mentre gli altri tre si limitarono a deglutire.
“O-Ora che ci penso, non è poi così tardi…” ritrattò Natsu, deglutendo, per poi salire sull’ultimo carello.
“Allora, chi va con Natsu?” chiese Harry, dopo essersi seduto sul primo carello.
“Harry, bastardo!” gli urlò contro Gray, mentre senza dire nulla, anche Lucy e Erza si erano andate a sedere nel carello in mezzo, mentre Hagrid si sedette accanto a Harry.
“Maledizione…” sospirò Gray, affiancandosi al mago del fuoco, mentre Unci-unci si metteva in piedi accanto a Hagrid.
“Ma perché tutta questa preoccupazione? È vero, non è uno dei viaggi più comodi, però-”
“Se le cose stanno così, ti consiglio di non guardare indietro. Non è uno bello spettacolo vedere Natsu quando è su un mezzo di trasporto.”
“E perché?”
Ma prima che qualcuno potesse rispondere, i tre carelli partirono, acquistando subito velocità e cominciando a fare una serie continua di curve, scendendo sempre più in profondità.
“Aiuto!!!” urlò Natsu, affacciandosi fuori dal carello, con il volto ormai completamente blu.
Non che gli altri maghi fossero messi tanto meglio.
“Ma che razza di mezzo è questo?!” urlò Lucy con le lacrime agli occhi per la paura.
Quando finalmente i tre carelli si fermarono, Natsu scivolo letteralmente fuori, mettendosi a baciare la terra.
“F-Finalmente giù…” balbettò a fatica, mentre Happy da dentro lo zaino cercava anche lui di evitare di rimettere.
“La prima volta è sempre così… anche se spesso non si ci abitua mai…” fece Hagrid, mentre il folletto apriva una porta, rivelando una stanza piena di monete d’oro, argento e di bronzo.
“Ecco la stanza del signor Potter.” Disse Unci-unci, facendosi da parte.
I cinque maghi si avvicinarono.
Gray fece un fischio.
“Cavoli Harry, potevi dircelo di essere così ricco!” esclamò.
“E secondo te io lo sapevo?!” replicò lui, mentre Hagrid si avvicinava.
“Le monete d’oro si chiamano galeoni” spiegò. “Diciassette falci d’argento fanno un galeone e ventinove zellini un falci. Semplice, no?”
“Non proprio, ma direi che possiamo farci l’abitudine.” Rispose Erza, mentre Harry prendeva la borsa che Hagrid gli stava porgendo.
“Con tutto questo oro, la gilda vivrebbe nel lusso per molti anni senza bisogno di fare alcuna missione.” Commentò Natsu, poco prima che Lucy gli pestasse il piede.
“Gilda?” chiese curioso Hagrid. “Che cosa sarebbe?”
“È il nome che abbiamo dato alla nostra casa.” Rispose Harry, cercando di rimediare al danno dell’amico, mentre infilava nella borsa un po’ di monete di tutti i tipi, abbondando per poter eventualmente aiutare i compagni di gilda.
Poi, con grande rammarico di Natsu e Hagrid, risalirono sui carelli, scendendo ulteriormente, fermandosi di fronte a un’altra cassaforte, dove stavolta entrò solo Hagrid, uscendo con quattro sacchi pieni di monete che consegno ai maghi di Fairy Tail. “Questi sono i soldi che Hogwarts da a quelli che come voi non hanno possibilità di permettersi il materiale. Sono sufficienti per lo stretto necessario.”
“A me sembra anche troppo!” esclamò Gray, guardando dentro la sua borsa.
Dopo essersi assicurati di aver chiuso bene le borse, scesero ancora più in profondità, fermandosi di fronte a una terza porta, dove entrò di nuovo solo Hagrid.
I cinque maghi notarono che a differenza delle precedenti era vuota, salvo un piccolo pacchettino che Hagrid prese e infilò in una delle sue ampie tasche.
Senza chiedere nulla, avendo capito che non avrebbero comunque avuto alcuna risposta, il gruppo si apprestò a tornare in superficie, dove una volta usciti dalla banca, Natsu si fiondò in un angolo per poter rivedere la propria colazione.
“Stavolta non posso proprio dargli torto…” commentò Gray, portandosi una mano sullo stomaco. “A saperlo stamattina non mi sarei abbuffato in questo modo.”
Harry e Erza rimasero in silenzio, senza mostrare agli altri come stavano realmente, mentre Lucy era seduta a terra con gli occhi che roteavano ancora.
“Adesso potremmo andare a prendere le vostre uniformi.” Disse Hagrid, anche lui visibilmente scosso, indicando un negozio poco lontano, il cui nome era ‘Madama McClan: abiti per tutte le occasioni’.
I ragazzi annuirono, mentre Natsu si riavvicinava a loro.
“Mai. Più!” scandì. “Non ho intenzione di scendere la sotto mai più!”
I quattro maghi non riuscirono a trattenere una risata mentre si avvicinavano al negozio.
“Sentite, vi spiacerebbe se facessi un salto al Paiolo Magico a bere un cordiale?” fece il custode di Hogwarts. “Detesto quei carelli della Gringott. E no, tu devi restare qui per farti prendere le misure.” Disse anticipando Natsu, che abbassò subito arrendevolmente la testa, seguendo i compagni nel negozio.
“Hogwarts cari?” li accolse Madama McClan, vedendoli entrare. “Ho qui tutto l’occorrente… Di là c’è un altro giovanotto che sta provando l’uniforme.”
I cinque annuirono, seguendola sul retro.
“Non capisco perché dobbiamo indossare un’uniforme…” borbottò Gray a bassa voce.
“Magari così riuscirai a levarti quel tuo problema.” Disse senza troppa convinzione Harry, mentre Madama McClan indicava loro degli sgabelli accanto a un ragazzo dal viso pallido e appuntito, che in quel momento stava provando una lunga tunica nera con l’aiuto di un’altra strega.
La proprietaria del negozio cominciò subito a prendere le misure dei cinque maghi, che rimasero in silenzio finché il ragazzo biondo non cominciò a parlare.
“Ciao.” Disse. “Anche voi a Hogwarts?”
“Sì.” Risposero insieme i membri di Fairy Tail.
“Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comprando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po’ più avanti.” Continuò con voce annoiata e strascicata, senza preoccuparsi se poteva interessare ai cinque. “Dopo li trascinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco proprio perché noi del primo anno non possiamo averne di personali. Penso che costringerò mio padre a comprarmene una e la porterò di straforo, in un modo o nell’altro.”
“Io personalmente trovo una fortuna che non sia obbligatorio.” Commentò Natsu, infastidito come gli altri quattro dal ragazzo.
“E voi ce lo avete un manico di scopa?” chiese lui, incurante del commento del rosa.
“No.” Risposero monotoni i cinque.
“Sapete giocare a Quidditch?”
“Non abbiamo mai avuto la possibilità di imparare.” Rispose aspra Erza.
“Io sì. Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per far parte della squadra della mia Casa, e devo dire che sono proprio d’accordo. Voi sapete già in quale Casa andrete a stare?”
I cinque si guardarono confusi.
“No.” Rispose infine Lucy, sperando che nel vaneggiare del ragazzo scappasse anche qualche spiegazione.
“Be’, nessuno lo sa veramente finché non si trova sul posto, non è vero?” Ma io so che starò a Serpeverde: tutta la mia famiglia è stata lì. Pensate, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei, voi?”
“Non saprei…” rispose Harry, cercando di assimilare le scarse informazioni che stava ricevendo.
“Ehi! Guardate quello!” esclamò il biondino, indicano Hagrid che era davanti alla vetrata principale, che stava salutando i cinque maghi.
“Si chiama Hagrid.” Fece Gray. “E lavora a Hogwarts.”
“Oh, l’ho sentito nominare. È una specie di inserviente, vero?”
“Non credo, mi sembra abbia abbastanza fiducia da parte di Silente.” Rispose Lucy, che come i suoi compagni faticava sempre di più a sopportare il ragazzo.
“Davvero?” fece scettico lui, con un piccolo ghigno. “Perché siete con lui? Dove sono i vostri genitori?”
“Morti.” Risposero insieme Harry e Gray.
“Non li ho mai conosciuti.” Fece Erza.
“Mio padre è scomparso nel nulla.” Disse atono Natsu.
“Anche i miei non ci sono più.” Mormorò Lucy, abbassando lo sguardo.
“Oh, scusatemi.” Disse il ragazzo, senza però mostrare il minimo risentimento. “Ma erano come noi?”
A quel punto Erza lo guardò con un misto di rabbia e curiosità.
“Come sarebbe a dire?”
“Erano maghi o babbani?”
“Non credo ti possa interessare. Inoltre, non ne abbiamo la minima idea, visto che tutti noi siamo cresciuti con dei genitori adottivi.” Rispose Harry, mentre Natsu borbottava qualcosa che il biondo non riuscì a capire.
“Io penso che non dovrebbero permettere agli ‘altri’ di frequentare, non trovate? Loro non sono come noi, non sono capaci di fare quello che facciamo noi. Pensate che alcuni, quando hanno ricevuto la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts. Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche famiglie.”
I cinque maghi non poterono che guardare sempre con maggiore disgusto il biondo.
“Noi non creiamo alcuna distinzione tra purosangue e non.” Rispose aspro Gray. “Anzi, consideriamo feccia quelli che si fanno di questi problemi.”
Il ragazzo sbuffò, evidentemente infastidito da quel commento.
“E voi come fate di cognome?” chiese infine.
Per fortuna dei maghi di Fairy Tail, Madama McClan li interruppe.
“Ecco fatto cari.” Disse, permettendo così ai ragazzi di trovare una scusa per interrompere la loro discussione con il ragazzo.
“Bene, penso che ci rivedremo a Hogwarts.” Si congedò lui, sempre senza cambiare tono di voce.
“Io spero di vederlo in mezzo a una torre di fuoco, e se non sarà così fortunato, ce lo mando dentro io…” commentò Natsu non appena furono fuori dall’essere sentiti.
“Speriamo non ce ne siano altri come lui.” Fece Erza. “Non ho mai faticato tanto a trattenere l’istinto di prendere la spada e di dare una sonora lezione a qualcuno.”
“Che cosa c’è?” chiese Hagrid, vedendo le loro espressioni.
Harry gli riferì del dialogo che avevano avuto con il biondo, al ché l’uomo sbuffò.
“Se solo avesse saputo chi sei tu, Harry, di certo non avrebbe parlato in quel modo. E credo che anche i tuoi amici subiranno un po’ della tua fama, essendo cresciuti assieme a te.”
“Ma Harry è davvero così famoso?” chiese ancora sorpresa Lucy. “Insomma, non è stato nient’altro che fortunato a non morire per colpa di Vold-”
“Stsss!!!” fece Hagrid, intimandola al silenzio. “Non nominare quel nome! Nessuno lo nomina!”
“Silente non mi sembrava della stessa idea.” Replicò Erza.
“Silente è l’unico mago di cui Voi-Sapete-Chi aveva paura. È naturale che non ha alcun timore nel chiamarlo per nome! Ma per tutti gli altri maghi, il suo nome è un tabù. Vi consiglio di non nominarlo, fareste solo tremare di paura chi vi ascolta.”
“Ridicolo.” Commentò Harry. “Come si fa ad avere paura di un nome? Manco fosse Zeref…” mormorò a voce bassa in modo che solo i suoi compagni potessero sentirlo.
“Ad ogni modo, immagino vi stiate chiedendo che cosa sono le Case, vero?” disse Hagrid, cambiando discorso.
“E anche che cos’è il Quidditch.” Fece Gray.
“Cavoli, non sapete nemmeno quello? E dire che tutti i maghi lo conoscono!”
“Il nostro gruppo era un po’… isolato dal resto della comunità magica.” Spiegò Erza.
“Giusto un tantinello…” aggiunse a bassa voce Natsu.
“Beh, il Quidditch è lo sport dei maghi. Non vi so spiegare le regole, perché sarebbe troppo complicato, ma si gioca volando sulle scope.”
“Allora io mi tiro già fuori!” esclamò il Dragon Slayer.
“Le Case di Hogwarts invece sono i gruppi dove si viene divisi a scuola. Ne esistono quattro e tutti dicono che quelli di Tassorosso sono dei mollaccioni, ma…”
“Beh, allora non dobbiamo preoccuparci.” Disse Gray. “Noi siamo tutto fuorché dei mollaccioni.”
“Tu però potresti passare per un pervertito, se non smetti di toglierti i pantaloni.” Commentò Erza, osservando il compagno appoggiare a terra la maglietta e cominciando ad abbassarsi i pantaloni.
“Cavoli! Di nuovo!” esclamò, ignorando le risate di alcuni maghi che passavano lì vicino.
“Caldo?” chiese Hagrid.
“È un vizio che ho preso quando mi allenavo tra i ghiacci, e da allora non me lo sono più tolto.” Rispose borbottando Gray, per poi sgranare gli occhi accorgendosi di aver parlato troppo.
“Ti allenavi tra i ghiacci?!” ripeté incredulo l’uomo. “Come sarebbe a dire?!”
“Gray proviene da una zona dove faceva sempre freddo.” Cercò di rimediare Lucy.
“G-Già… e quindi dovevo per forza correre in mezzo ai ghiacci… eh eh…”
Hagrid sembrò accettare la spiegazione.
“Ad ogni modo, è meglio finire a Tassorosso che a Serpeverde. Tutti i maghi e le streghe che hanno fatto una brutta fine sono stati a Serpeverde. Voi-Sapete-Chi era uno di loro.”
“E permettono ancora che ci sia?” chiese sorpresa Erza.
“E una delle case create dai fondatori di Hogwarts. Esiste da mille anni e molti maghi importanti sono usciti da Serpeverde.” Replicò Hagrid. “Beh, adesso che ne dite di cominciare ad acquistare il tutto? La lista è assai lunga.”
Seguendo l’uomo, i cinque maghi esplorarono l’intera Diagon Alley.
Per prima cosa acquistarono un baule a testa, dentro i quali cominciarono a mettere il resto del materiale scolastico.
Quando entrarono nella libreria, rimasero tutti inebetiti per l’enorme quantità di libri al suo interno, e furono tentati dall’acquistare libri che non erano sulla lista, salvo Hagrid che glielo impedì.
“Peccato…” mormorò Erza, mettendo giù un libro che spiegava come far diventare più resistenti spade e armature. “Questo mi sarebbe tornato assai utile.”
Quando fu il turno di prendere l’occorrente per le pozioni, Harry e Erza dovettero portare fuori a forza Natsu, che dopo aver visto che vendevano sangue di drago, stava per dare in escandescenza, letteralmente.
“Ma come osano?!” sbraitò in un momento in cui si liberò dalla presa dei due maghi di classe S. “Se solo Igneel lo sapesse-”
Quando Hagrid, Gray e Lucy uscirono dalla farmacia, guardarono la lista.
“Direi che non ci rimane altro che questa bacchetta…” disse la maga degli spiriti stellari.
“Non capisco a che cosa possa servirci.” Borbottò Harry, mentre si avvinavano a un negozio la cui insegna recitava le seguenti parole: ‘Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.’.
“Ovviamente vi serve per poter fare le magie. Non puoi di certo farle muovendo solo la mano, no?”
Harry rimase in silenzio, mentre gli altri quattro ridacchiarono nervosamente.
Non appena aprirono la porta un lieve scampanellio invase il negozio.
Di fronte a loro c’erano migliaia di piccole scatoline, impilate in ordine una sull’altra, che partivano dal pavimento per arrivare al soffitto.
I cinque maghi rimasero a contemplare in silenzio, finché Natsu non si girò di colpo.
“Buon pomeriggio.” Disse una voce sommessa, che fece saltare per lo spavento tutti tranne il mago del fuoco, che lo aveva sentito arrivare grazie al suo udito sviluppato.
I maghi si girarono, ritrovandosi di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti.
“Salve.” Risposero insieme i ragazzi.
“Ah, sì. Sì, sì, sì, ero sicuro che l’avrei conosciuta presto, signor Potter.” Disse l’uomo, squadrando Harry. “Ha gli occhi di sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un quarto, sibilante, di salice. Una bella bacchetta per un lavoro d’incanto. Suo padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. Undici pollici. Flessibile. Un po’ più potente e ottima per la trasfigurazione. Be’, ho detto che suo padre l’aveva preferita… ma in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente.”
Poi Olivander si girò verso gli altri quattro maghi, guardandoli interessato.
“Curioso… Davvero curioso…” disse, avvicinandosi a Natsu, per poi spostare lo sguardo su Erza e infine su un mazzo di chiavi che Lucy teneva alla cintura. “Sembra che voi siate in possesso di una magia molto, molto rara…”
“D-Davvero?” balbettò la bionda, non sapendo cosa dire.
Olivander si girò verso il custode di Hogwarts.
“Hagrid, temo che qui ci vorrà un bel po’ di tempo. Potresti approfittarne per andare a bere qualcosa al Paiolo Magico. Ti vedo un po’ debole.”
“Colpa di quei dannati trabiccoli della Gringott…” bofonchiò, annuendo. “Allora li lascio nelle sue mani. Tornerò a prenderli più tardi.”
Detto ciò, uscì dal negozio, lasciando soli i maghi e il fabbricante di bacchette.
“Ho immaginato…” cominciò lui. “Che fosse meglio non far sapere a Hagrid che voi avete addosso una magia a noi sconosciuta.”
Sentendo ciò, i cinque ragazzi sgranarono gli occhi.
“Vendo bacchette da molto, molto tempo. E mai prima d’ora mi era capitato di vedere qualcosa del genere. Questo ragazzo sembra essere avvolto da una magia continua. Lo stesso vale per l’occhio della ragazza dai capelli rossi, mentre l’altra ragazza possiede delle chiavi magiche che io non avevo mai visto.”
Poi si girò verso Gray.
“In te sento un’altra magia ancora, anche se direi più simile alla nostra. E infine, il signor Potter. Anche la sua magia è diversa da quella che dovrebbe avere, come se l’avesse sviluppata in maniera diversa dal normale.”
Un sorriso apparve sul volto del vecchio signore.
“Trovare delle bacchette adatte per voi sarà un’impresa, come non mi è mai capitato prima.” Disse, per poi prendere un metro e girandosi verso Natsu. “Vieni qui. Come ti chiami?”
Il Dragon Slayer fece un passo avanti.
“Natsu Dragonil.” Rispose.
“Bene signor Dragonil. Quale braccio usa per la bacchetta.”
“I-Immagino il destro.” Rispose, alzandolo ad un cenno del fabbricante, che cominciò a misurarlo dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all’ascella e poi prese anche la circonferenza della testa.
Mentre faceva tutto ciò, continuò a parlare.
“Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi.”
Sentendo ciò Natsu sussultò.
“Tranquillo signor Dragonil, non viene fatto del male a nessuna di queste creature. In più, dovete sapere che non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago.”
Poi, con sorpresa di tutti, l’uomo si allontanò, lasciando che il metro continuasse da solo a prendere le misure, mentre il proprietario cominciava a esaminare le scatole delle bacchette.
Pochi secondi dopo ne prese una, tirando fuori una bacchetta che porse a Natsu.
“Quercia, nove pollici, peli di unicorno. Flessibile.” Disse descrivendone tutte le caratteristiche.
Natsu la prese in mano, ma la tenne solo per qualche secondo prima che Olivander gliela togliesse di colpo.
“No, no, non va bene.” Disse, prendendole un’altra.
Sotto gli occhi sorpresi dei maghi, fece provare a Natsu decine di bacchette diverse.
“Proviamo questa. Dodici pollici, noce, corde di cuore di drago. Rigida. Ottima per gli incantesimi.” Disse porgendogli l’ennesima bacchetta.
Questa volta, non appena Natsu la prese in mano, dalla bacchetta uscì una piccola fiammata, che fece fare un passo indietro a Olivander.
“Che cosa-” fece il rosa, mentre il fabbricante di bacchette sorrideva.
“Pare che la bacchetta vi abbia trovato, signor Dragonil.” Disse. “Anche se non avevo mai visto qualcosa del genere. È come se la bacchetta avesse reagito a qualcosa, scatenando quel fuoco.”
“Beh, già questo mi piace assai!” esclamò Natsu.
“Allora, adesso direi che tocca a voi.” Disse Olivander, guardando Erza.
“Mi chiamo Erza Scarlet.” Si presentò lei.
L’uomo ripeté lo stesso rituale con lei, Gray e Lucy.
A Erza consegnò una bacchetta di frassino, dieci pollici, con una piuma di fenice e anch’essa rigida.
Gray invece si ritrovò con una bacchetta di salice, tredici pollici, peli di unicorno, flessibile.
Lucy ne ricevette una di betulla, dieci pollici, peli di unicorno e molto flessibile.
Infine toccò a Harry.
Con grande sorpresa dei quattro maghi di Fairy Tail, il loro amico fu quello con più difficoltà a trovare la bacchetta.
Olivander gli fece provare circa la metà di quelle che aveva in negozio.
Ad un certo punto si fermò di fronte a una delle scatole ancora chiuse.
“Ora, mi chiedo… sì, perché no… combinazione insolita… agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile.” Disse consegnandola a Harry.
Non appena la prese in mano, il mago si sentì pervadere da un calore lungo le dita.
Istintivamente, abbassò la bacchetta, facendo uscire da essa delle scintille rosse e d’oro.
“Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene… che strano… ma che cosa davvero strana…”
Mentre diceva ciò, cominciò ad avvolgere le bacchette in una carta da pacchi, consegnandole ai nuovi proprietari.
“Ma che strano… davvero strano.” Continuò.
“Mi scusi… che cosa c’è di strano?” chiese Lucy.
“Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, signorina Heartphilia. Una per una. Si da il caso, che la fenice dalla cui coda proviene la piuma della bacchetta del signor Potter abbia prodotto un’altra piuma, una sola.” Dicendo ciò rivolse la sua attenzione a Harry. “È veramente molto strano che lei sia destinato a questa bacchetta, signor Potter, visto che la sua gemella… sì, la sua gemella le ha procurato quella ferita.” Concluse, indicandogli la fronte.
Harry spalancò gli occhi, imitato dai suoi amici.
“Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano queste cose. È la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che da lei dobbiamo aspettarci grandi cose, signor Potter… Dopotutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose… terribili, è vero, ma grandi.”
Harry annuì serio, per poi pagare assieme agli altri le bacchette e uscire dal negozio, dove trovarono Hagrid ad aspettarli.
“Finalmente.” Esclamò questi, sorridendo. “Credevo vi foste messi a provare tutte le bacchette del negozio.”
“C’è mancato molto poco Hagrid.” Rispose Natsu.
“Beh, allora direi che è il momento di un piccolo extra, se lo desiderate.” Disse il custode, indicando un negozio di animali. “Dovete sapere che ad ogni studente è concesso di portare con sé un animale. Harry, visto che hai già compiuto gli anni, ti regalerò un gufo. Sono molto utili, portano la posta e tutto il resto.”
“Scusi, temo di non aver capito… i gufi portano la posta?” chiese Lucy.
“Già. Se volete, potete prenderne uno anche voi. Solo Natsu non può.”
“E perché?”
“Hai già quel gatto, e non puoi avere più di un animale.”
“Beh, io posso volare di mio, aye…” mormorò Happy da dentro lo zaino, in modo che solo Natsu lo sentisse.
Una ventina di minuti dopo, Harry, Gray, Erza e Lucy uscirono dal negozio ognuno con un gufo al suo fianco.
Harry aveva preso una civetta bianca, come anche Gray, con la differenza che la sua aveva delle penne con riflessi azzurri.
Erza invece aveva preso un gufo reale, con striature rosse come i suoi capelli, mentre Lucy si era accontentata di un gufo normale dalle piume marroni.
“Allora adesso dobbiamo tornare da Silente?” chiese Harry a Hagrid, che però scosse la testa.
“No, mi spiace. Silente vi ha prenotato due stanze al Paiolo Magico, dove resterete finché non comincerà la scuola, ovvero il primo settembre. Vi farà sapere in seguito come potrete raggiungere la stazione.”
“S-Stazione?” ripeté Natsu. “Vuoi dire che dobbiamo prendere un treno per andare a scuola?!”
“Già, e il viaggio dura quasi tutto il giorno.”
Sentendo ciò, il Dragon Slayer perse i sensi, facendo scoppiare a ridere i suoi amici.


   
 
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