“Papà.”

Una voce femminile, delicata e dolce come solo quella di una bambina sul punto di addormentarsi nel suo comodo lettino può esserlo, fece girare l'uomo in questione, il quale la guardò senza l'ombra di un sorriso sul suo volto.

“Hai mai avuto il sospetto che la tua vita sia come un libro?” 

Quelle parole uscirono dalla bocca della graziosa bambina senza che potesse fare qualcosa per trattenerle. Il padre alzò un sopracciglio e sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli. Non le rispose, semplicemente le diede le spalle e se ne andò, seccato del fatto che aveva perso anche solo pochi secondi della sua vita ad ascoltare quella stupida domanda. La piccola guardò la porta, ormai chiusa, con le lacrime agli occhi. Portò la coperta fin sotto il mento e la strinse forte, lasciando scappare un paio di lacrime amari, bollenti, dolorose, subito seguite da altre lacrime, ancora più dolorose di quelle precedenti. Dopo qualche minuto si abbandonò al sonno, esausta.

 

“ Quinn, posso farti una domanda? ”

La voce dolce e profonda di Joe la fece tornare alla normalità, quella normalità che era completamente diversa dal suo passato. Suo padre non faceva più parte della sua vita, e questo non poteva far altro che renderla sollevata. Ma, anche se l'idea di non avere più nulla a che fare con quell'essere la rassicurava, automaticamente le faceva bruciare lo stomaco, come se qualcuno avesse deciso di farci un falò, li dentro. Quinn, ricordandosi che il ragazzo aspettava solo lei, si voltò e lo guardò con attenzione. Vedeva il viso dell'amico leggermente arrossato, si mordeva con forza il labbro inferiore e giocava con la sua collana in modo quasi frenetico. Quella scena la fece sorridere. Non per un fatto di circostanza; non perché magari potesse sembrare un bambino impaurito e le facesse pena; non perché lo voleva prendere in giro. Sorrise perché con lui stava bene, ma bene davvero.

“ Certo, dimmi pure. ”

Rispose finalmente la bionda, portando distrattamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, troppo presa a guardare il volto di Joe, il quale arrossiva ancora di più, per rendersi conto che quella ciocca era davvero troppo corta e non poteva rimanere li dietro per più di qualche secondo. Vide chiaramente l'amico prendere un respiro profondo e unire i palmi delle mani come se stesse per pregare, poi chiuse gli occhi.

“ Hai mai pensato che la tua vita sia come...come un libro? ” 

Chiese il Gesù Adolescente, così tanto a bassa voce che Quinn, per un istante, pensò di essersi immaginata tutto. Quel suo piccolo pensiero, però, non le impedì di sgranare gli occhi e socchiudere le labbra, guardandolo quasi sconvolta. Boccheggiò in cerca di una risposta, ma non seppe dargliela. O meglio, non riuscì a dargliela. Il sospiro rassegnato che uscì dalle labbra del ragazzo le fece capire che lui aveva frainteso il suo silenzio.

“ Scusa, ora ti sembrerò un idiota. Non dovevo chiedertelo. ” 

Affermò infatti Joe, posando le mani sul tavolo della biblioteca dove si trovavano, facendo forza sulle braccia per alzarsi. La bionda fu come risvegliata da un brutto sogno: il suo braccio scattò come una molla e la sua mano si strinse attorno al braccio dell'amico, spingendolo a sedersi di nuovo. Gli si avvicinò lentamente, guardandolo negli occhi. Si ricordava perfettamente quello che aveva pensato la prima volta che lo aveva visto, alla riunione della Squadra Celeste. Lui era quello che lei aveva sempre desiderato, ma non aveva mai cercato. Era puro, intelligente, dolce, cristiano e tante altre cose che l'avevano attratta, ma non fisicamente. Emotivamente. Quando lui l'aveva aiutata con la fisioterapia si erano ritrovati in una condizione tale da permettere ad entrambi di confidarsi, di esprimere le loro emozioni, di ammettere le loro più grandi paure quali fossero. Entrambi erano stati, chi in un modo e chi in un altro, condizionati troppo dal giudizio degli altri, finendo entrambi a pensare che la loro vita era come un libro, comandata da qualcuno esterno che non erano loro.

“ Io penso che sia venuta l'ora di scrivercelo noi, il nostro libro. ” 

Sussurrò lei, ormai a due centimetri di distanza dal volto di Joe. Gli accarezzò tremante una guancia, poi posò le sue labbra su quelle del ragazzo. Fuochi d'artificio. Avevano ragione, Rachel e Finn, quando c'era qualcosa di veramente forte, sembrava di vedere i fuochi d'artificio. Entrambi sorrisero, senza smettere di baciarsi in quel modo puro, casto, quasi infantile. Era ufficiale: se la loro vita doveva essere un libro, gli autori sarebbero stati due: Joseph Hart e Quinn Fabray.

Pat's Corner:

Ero intenta a cercare ispirazione per continuare le mie due storie (una Pucktana e l'altra Quinntana), quando mi è passato per la testa il fatto che quasi tutte le mie storie hanno come personaggio principale Santana. Io la adoro, ma forse ogni tanto bisogna uscire dai propri schemi, decidere di scrivere su qualcun'altro. Qualcuno che, magari, si odia. Il che mi ha portato a pensare: io odio Quinn Fabray. Poi ho pensato anche al fatto che la coppia Joe/Quinn non era stata portata avanti e questo ha deluso sia me che altre mie amiche. Così mi è venuta l'idea di fare una shot su loro due, che, per quanto io detesti il personaggio della bionda, sono tremendamente dolci insieme. Ed eccomi qui. Spero che la mia storia vi sia piaciuta. Vi prego, fatemi sapere. Anche se la leggete e pensate: che schifo. Non mi interessa. Almeno mi avete detto il vostro parere :) Saluti, Pat.

Ps: Perdonatemi se ho fatto qualche errore. Correggerò :)